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Autore: Jadis96    02/01/2010    8 recensioni
"Con la forza della verità, in vita, ho conquistato l'universo". [Prima storia della serie "V"]
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'V'
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Niente di personale, Alto Cancelliere.
Questo avrei voluto dire un attimo prima, ma decisi di non interrompere il discorso di Creedy. Non potevo essere scortese con il mio creatore, con colui che stava per farmi l’immenso piacere di uccidermi.
<< Sfrontato fino alla fine… tu non piangerai come lui, vero? Tu sei come me, non hai paura della morte >>.
<< L’unica cosa che io e lei abbiamo in comune, signor Creedy, è che stiamo entrambi per morire >>.
Lui sorrise, sicuro di sé. Guardava la situazione da un solo punto di vista, ovvero quello in cui io sarei morto entro cinque minuti, e di questo non potevo biasimarlo. Ma credeva anche che fossi indifeso, e su quello avevo da ridire.
<< Ah si? E come credi che succederà? >>
<< Con le mie mani attorno al suo collo >> risposi, mentre con immenso piacere immaginavo la scena.
<< Cosa credi di fare? Abbiamo controllato questo posto e non hai nulla. Nulla a parte i tuoi diabolici coltelli e le tue belle mossette di karate. Noi abbiamo le armi >>.
<< No, voi avete la speranza che quando le vostre pistole saranno scariche non sarò più in piedi, altrimenti sarete tutti morti prima di ricaricare >>.
Mi ero quasi dimenticato delle dodici armi da fuoco puntate contro di me, ma era un dettaglio tanto insignificante da non meritare la mia attenzione.
<< E’ impossibile! >> esclamò Creedy, poi aggiunse rivolto ai suoi uomini << Uccidetelo! >>.
E i colpi partirono all’unisono.
I primi non riuscirono a superare lo spesso strato di metallo che mi proteggeva, poi uno andò a segno.
Intravidi uno schizzo di sangue quando il proiettile penetrò a fondo nella mia carne, mentre il mio corpo mi imponeva di urlare, di reagire.
Io però rimasi fermo, attento a non lasciarmi sfuggire neanche un gemito, anche quando un secondo proiettile mi colpì.
Fu lo stesso con un terzo, un quarto e infine un quinto, quando udii il familiare rumore di una pistola scarica.
<< Ora tocca a me >> dissi, mentre maneggiavo con agilità i coltelli affilati.
A quel punto immaginai le note della mia musica e pensai a come mi avrebbe fatto piacere ascoltarla un’ultima volta.
Prima il dolce suono degli archi, poi il resto dell’orchestra… infine il crescendo, lo stesso che aveva accompagnato l’esplosione del vecchio Bailey.
Mentre ripercorrevo con la mente quelle note familiari, udivo l’altrettanto familiare suono di una lama che fende l’aria, di un fiotto di sangue, di un urlo sommesso.
Il dolore e il piacere guidavano i miei gesti precisi e veloci, e così facendo mi permisero di ucciderli uno ad uno.
Tutti tranne Creedy. Doveva essere V ad occuparsi di lui, nella piena consapevolezza di farlo.
Intanto continuava a sparare, ma aveva perso tutta la sua sicurezza. Potevo vedere il terrore malcelato nei suoi occhi.
<< Muori! Perché non muori?! >>.
Continuò a sparare, e tre dei cinque proiettili andarono a segno.
Il dolore divenne tanto insopportabile che, per la prima volta, ebbi paura. Non per la mia vita, quella ormai non rientrava nelle mie priorità, ma di non avere la forza di arrivare da Evey. Volevo dirle che tutto ciò che in me era rimasto umano, senza essere divorato da V, ormai apparteneva a lei. Era l’unico motivo per cui ero ancora consapevole del battito del mio cuore, e del sangue che mi scorreva nelle vene.
Entrambe le cose sarebbero cessate in fretta, e dovevo affrettarmi, prima di abbandonarmi alle calde e invitanti braccia della morte.
Mi avvicinai a Creedy, consapevole che la mia ora era già giunta da molto, e che i miei passi erano guidati solo ed unicamente da V e dal suo desiderio di vendetta.
<< Perché non muori?! >> esclamò di nuovo, mente iniziava a tremare.
<< Sotto questa maschera non c’è solo carne, c’è un’idea… e le idee sono a prova di proiettile >>.
Detto questo mantenni la mia parola e Creedy morì come avevo previsto… con le mie mani attorno al suo collo.
 
La mia vendetta è compiuta.
 
Mi tolsi la protezione di metallo, che sembrava diventare sempre più pesante ogni secondo che passava. Con la coda dell’occhio notai che era sporca di sangue, così come il muro al quale mi appoggiai poco dopo.
Il contatto con la parete mi fece rabbrividire. Iniziai a respirare più affannosamente, ma nonostante ciò sentivo l’aria mancare sempre di più.
Il dolore diminuiva progressivamente, lasciando il posto ad un tenue intorpidimento e alla consapevolezza che quelli sarebbero stati gli ultimi battiti del mio cuore.
In verità furono anche gli unici a non essere alimentati dalla vendetta, bensì da qualcosa di altrettanto potente, qualcosa che non avevo mai provato prima e mai avevo sperato di provare.
 
<< V! >>. La voce ansiosa di Evey mi fece capire che ce l’avevo fatta, ma non sarei mai riuscito a spiegarle che non doveva più chiamarmi così.
V era un’idea ed in quel momento io ero solo un uomo.
V era immortale, io non lo ero.
 
Evey, con una stretta tremante ma salda, mi impedì di cadere, e lentamente, mi ritrovai sul pavimento gelido della metropolitana.
Evey ritrasse la mano sporca di sangue, e nei suoi occhi vidi distintamente il terrore che la attanagliava.
 
<< Dobbiamo fermare il sangue >>. Disse, mentre nella sua voce brillava ancora una piccola fiamma di speranza.
<< No, ti prego… non farlo >>. La implorai, perché sapevo che non sarebbe stato di nessuna utilità e avremmo sprecato tempo prezioso.
<< Sono finito, e sono felice di esserlo >>, aggiunsi dopo aver ripreso fiato.
<< Non dire così >>, Evey sperava, non avrebbe mai smesso, ma io speravo solo che i miei secondi contati comprendessero anche le poche parole che volevo assolutamente dire.
<< Ti ho detto… solo la verità… >>. Trassi un respiro profondo, ma ebbi la sensazione che l’aria non potesse più entrare nei miei polmoni. Sentivo il gelo che mi avvolgeva, allontanandomi dal dolore della vita, e per un po’ fui quasi tentato di abbandonarmi ad esso, ma resistetti.
<< Da vent’anni aspettavo questo momento… non esisteva nient’altro… finché non ho visto te. Allora è cambiato tutto… io mi sono innamorato di te Evey, come non credevo che mi potesse più accadere >>
<< V, io non voglio che tu muoia >>. La sua voce tremava, come le lacrime nei suoi occhi, che ancora non accennavano a voler uscire.
<< E’ la cosa più bella che tu potessi darmi… >>.
La voce di Evey che mi chiamava diventò sempre più lontana, così come i suoi singhiozzi.
Improvvisamente capii che c’erano un’infinità di cose che avrei voluto dirle, ma che era troppo tardi.
Chissà, forse in quel momento una piccola lacrima inumidì la fredda e insensibile superficie della mia maschera.
 
Adesso sta a te, Evey.
Rendere migliore questo mondo.
 
Sperai intensamente che quelle parole potessero arrivare a lei in qualche modo, perché non potevo pronunciarle.
Le ultime forze mi permettevano a stento di respirare, ma l’aria non arrivava a me, e il sangue fluiva copiosamente dalle sette ferite. A quel punto nessuna parte del mio corpo mi apparteneva.
V aveva concluso il suo ruolo con una sola ed unica certezza.
La maschera sarebbe sempre rimasta dov’era. Evey non lo avrebbe mai tradito togliendola, e quel pensiero mi sarebbe bastato per trovare la pace, probabilmente per l’eternità.
Con la forza della verità, in vita, ho conquistato l’universo.
   
 
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