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Autore: pikkola_cullen94    04/01/2010    2 recensioni
che cosa sarebbe successo se bella...abbandonata da edward decidesse di diventare un vampiro? e se dopo tre anni si riincontrassero? BETATO DA:ChucBassina
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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18 capitolo ISABELLA SWAN/AMBRA COLEMAN
Quei pochi minuti, passati nell'abitacolo della mia macchina, mi sembrarono un eternità. Ipotizzai qualsiasi cosa, qualsiasi eventualità. Mi preparai ad attaccare, ad essere attaccata, non lasciai niente al caso. Mi sbottonai l'aderente giubbino di pelle marrone che indossavo, per sentirmi piu libera. Fui anche tentata, un paio di volte, di abbandonare l'auto sul piccolo sentiero che stavo attraversando, e che portava al grande spiazzato,per correre a casa, ma poi capì che sarebbe stato meglio non destare sospetti. Feci partire anche piu volte la chiamata automatica, dal mio cellulare verso Goord, ma il telefono era gettato sul sediolino al mio fianco, quasi mi aspettassi, che nessuno avrebbe risposto.
Quando finalmente arrivai nello spiazzo, fuori la tenuta, la mia pazienza ed il mio autocontrollo, erano ormai arrivati al limite. Emettevo ringhi soffusi, il mio corpo era scosso da leggere convulsioni. Finalmente, potè uscire dall'auto stretta e fragile. Il mio corpo agì d'istinto, senza bisogno di nessun comando. Si mosse veloce, e silenzioso nella notte buia. Mi diressi verso la grande casa, il capanno usato per parcheggiare le nostre auto era vuoto, ebbi paura. Corsi in casa, spalancai la grande porta, le luci erano tutte spente.
-"Goordon??!!" mi guardai in torno, poi salì le scale,  mi diressi nel suo studio.
-"Goord?! dove siete??!!" Non sapevo cosa pensare, ne tantomeno, cosa fare. Improvvisamente, sentì un fruscio alle mie spalle, qualcuno si stava avvicinando,stava salendo le scale, mi accucciai dietro la porta, pronta a scattare. Non avevo mai combattuto per davvero. Goord, mi aveva insegnato qualcosa, ma su come staccare la testa ad un vampiro feroce ed assatanto, non sapevo propio niente! Non sarei scappata. Lo sapevo. Avrei affrontato chiunque stesse avanzando, in quel momento, nel corridoio largo e ottocentesco della grande casa. La porta cigolò, ma quel suono fu coperto dal mio ringhio, cupo, forte, quasi urlato...per la paura...per la tensione, per la voglia di dimostrare che chiunque mi trovassi di fronte io ero superiore. Mi lanciaì contro il mio avversario, e per istinto la mia testa, puntò il suo collo. Ma fu tutto inutile. Due braccia possenti e forti, mi afferrarono . Continuaì a ringhiare e a dimenarmi, ma mi sentì sbattere contro la parete con un colpo forte e deciso, al mio fianco, le cornici appese incominciarono a cadere a terra,anche il ritratto di Annamarie cadde. Il vampiro mi bloccò, non avevo piu la forza per reagire. Avanti fallo, pensavo...ero pronta a ricevere il colpo mortale quello di grzie.
Ma non arrivò. E solo in quel momento, capì che il vampiro che avevo di fronte, non mi stava attaccando, ma semplicemente, si stava difendendo. Non avevo affatto udito, le sue urla, mentre imprecava, e mi diceva...mi implorava....mi ordinava...di fermarmi. Lasciai cadere le braccia, i miei muscoli si rilassarono e solo in quel momento, capì che stavo combattendo ad occhi chiusi. Lì aprì, Aroon, mi lasciò il collo, mi accasciai a terra, lo sentì al mio fianco. Nei miei occhi lesse la paura, ne ero certa, mi mise un braccio attorno alla vita, mi sollevò da terra, i pezzetti di vetro sotto i nostri piedi si frantumarono, al nostro passaggio. Ar, continuava a sostenermi, e lo faceva, perchè sentiva il mio peso sul suo corpo. Se mi avesse lasciata, sarei crollata per terra ne ero certa. Provavo una strana sensazione, e capì, allora, che se fossi stata umana, in quel momento, sarei svenuta.
Prendemmo la mia auto. Non so per quale motivo, ma non osavo chiedergli dove fossimo diretti, ne cosa stesse succedendo. Erano tre anni che lo conoscevo, eppure non l'avevo mai visto così. Il suo volto, i suoi lineamenti, un tempo perfetti e aggrazziati ora invece erano coperti, da una smorifia di dolore e rabbia. Per un po di tempo pensai che stessi sotto schok, perchè non riuscivo a spiccicare parola. Poi lo vidi girarsi verso di me, nonostante, lo sguardo teso, mi sorrise. Ebbi un deja-vu, e scene del passato ritornarono alla mente.
-"Ancora un po e mi facevi fuori sai?" Sapevo che non era vero. Ar aveva avuto la situazione sotto controllo per tutta la durata della lotta, lo diceva solo per farmi sorridere, ma non c'è la feci, sapevo che era successo qualcosa di parecchio grave.
-"Certo" fu l'unica cosa coerente che riuscì a dire. Si rese conto della mia tensione.
-"Ambra..." sospirò -"Annamarie ha insitito tanto perchè fosse lei a metterti al corrente di ciò che è accaduto...e Goord...bhe Goord vorrebbe propio evitartelo..." scosse la testa, stavo perdendo il controllo di me stessa. Avevo paura. Mi sentivo come assediata. Come sotto attacco, avevo paura per me...per il ragazzo affianco a me...tanto forte contro un vampiro...ma contro tanti? Avevo paura per Goord, Annamarie e...Tutto diventò piu limpido nella mia mente. Fu come ritrovare la lucidità qualche minuto dopo essersi svegliati, Come riprendersi da una sbroza. Finalmente le mie doti vampiresche, che fino al quel momento erano state carenti, ora si mostrarono in tutta la loro realtà; rimisi tutti i pezzi insieme, ricostruì quel puzzle tanto difficile...emisi un ringhio di disperazione.
-"...hai parlato di Annamarie, di Goord...e Marysol? Dov'è Marysol...ti prego Ar dimmi dov'è Marysol" Stavo piangendo. Ne ero sicura. Sentì gli occhi bruciare, mi mancava il respiro, tutto divenne piu sfocato.
-"Dov'è Marysol Ar?!" l'autocontrollo andò via, scacciato dalla mia furia. urlai. Non riuscì a sussurrarle soltanto quelle parole, e prima che lui parlasse tutto dentro me divenne piu chiaro.
-"Era nel bosco quando l'hanno trovata. Si trovava ai confini, non sappiamo cosa ci facesse lì. Goord ha subito chiamato Tanya, perchè sapeva che oggi sarebbe arrivato un suo amico medico. L'abbiamo portata lì...ma...Ambra...non sappiamo se c'è la farà..." Non fui sicura di aver sentito quelle parole. Avevo lo sguardo fisso dinnanzi a me, gli occhi bruciarono ancora dippiu, le mie braccia si contrassero, attorno alla mia vita.
-"Co-Cosa...vuol dire...lei...non...non può...".
-"Faranno di tutto per salvarla...ma non sappiamo nenanche se fosse ancora viva quando è arrivata da Tanya..." Non risposi, mi portai le mani fra i capelli, mi accasciai sulle ginocchia, mi sembrava un incubo. Perchè la mia vita non poteva essere normale? Ero sempre in bilico, sempre anormale e unica nel suo genere...avevo voglia di banalità.
Restai in silenzio. Un paio di volte, vidi Aroon voltarsi nella mia direzione, ma non era mai stato molto sentimentale, ne tantomeno uno con molto tatto, quindi lasciò perdere. Fu un viaggio molto lungo, o almeno così mi apparve. La distanza, umana, che ci separava dalla casa di Tanya era di centotrenta chilometri, il che significava che, noi vampiri, in meno di mezzora ci  saremmo potuti arrivare. I secondi scorrevano veloci, ogniuno dei quali sarebbe potuto essere fatale per la mia dolce sorella, appogiai la testa al finestrino, lo sguardo fisso nel vuoto.

EDWARD CULLEN
Quando Edward Cullen, arrivò, nella casa regnava il caos. Nel grande salone, vi trovò Kate, seduta al fianco di una donna, la signora Coleman, disperata, non riuscì a capire subito cosa fosse successo, leggeva solo la disperazione nei pensieri di una e il dolore in quelli dell'altra. Sentì delle voci provenire dal piano di sopra. Vi corse subito, entrò nella grande biblioteca, dove aveva passato centinaia di notti, a leggere libri di ogni specie. Ma dei libri non c'era piu nessuna traccia, ne degli arazzi, o delle poltrone in pelle nera, messe ai lati della stanza. Al loro posto c'era un intera stanza d'ospedale, c'erano macchinari per le radiografie, che lui riconobbe subito grazie alle sue lauree in medicina, e veri e propi arnesi da sala operatoria. Vicino alla barella vi era una flebo, ma al posto del medicinale c'era del veleno, che scorreva nelle vene della ragazza stesa sul lettino. Era irriconoscibile. Capì solo attraverso i pensieri degli altri che si trattasse di MariaSophia Coleman, la ragazza amica di Tanya, perchè il suo viso era ricoperto di morsi e veleno. I suoi vestiti tutti stracciati e...
-"Ma le hanno staccato un braccio!" La voce di Edward, irruppe nella sala cupa e silenziosa. Carlisle si voltò nella sua direzione, il viso crucciato. "Non solo il braccio figliolo...per favore dammi una mano non respira" . Edwrad corse verso il padre. Tienile la mano senti se lo scorrere del veleno è regolare.  Edward afferrò la mano squarciata del braccio sinistro, la strinse. Poi scosse la testa.
-"Carlisele per favore, potresete esporre le vostre teorie in modo normale??" Una voce irritata lo raggiunse dal fondo della stanza, Edward voltò leggermente lo sguardo, E riconobbe, Goordon Coleman, avanzare verso di loro. Carlisle annuì leggermente.
-"Ho chiesto a mio figlio di controllare lo scorrere del veleno nelle vene..." I'altro vampiro annuì.
-"E allora?" apparve freddo e cinico, ma Edward nei suoi pensieri riconobbe la disperazione assoluta. Carlisle scosse la testa, lui abbassò lo sguardo.
-"Sta per arrivare l'altra mia figlia le vado incontro, credo di doverla mettere al corrente dei fatti". Carlisle gli andò incontro
-"Goord amico mio...non è ancora tutto perso! Nei miei duecento anni di vita ne ho visti anche di peggio...non so in che modo ma c'è la farà...c'è l'ha assicurato anche Alice, l'altra mia figlia...c'è la farà!"
-"Le cose posson cambiare Carl...lo sai bene..." La poca fiducia che quell'uomo riponeva in sua sorella fece irritare Edward
-"Le cose possono cambiare certo...ma il problema è che noi non abbiamo mai il coraggio di farle cambiare....è tutto va...secondo i piani di un destino delle volte tanto clemente..." guardò il corpo della ragazza poi si girò -"Altre, tanto bastardo!" fissò il vuoto, il suo pensiero rivolto a qualcun'altro. Carlisle se ne rese conto. Cosa ti passa per la mente Edward? Ma lui non ebbe il tempo di negare, perchè la ragazza stesa sul lettino emise un gemito soffuso. Tutti si voltarono dalla sua parte, Carlisle corse al suo capezzale, Goordon le afferrò la mano.
-"Marysol...Marysol mi senti..." ma la ragazza pareve essere ancora senza sensi, poi però qualcosa uscì dalla sua bocca
-"I...Isabbell-a" Qualcosa parve colpire Edward al petto, forte. Provò dolore, un dolore fisico che non aveva mai provato, si accaschiò sulla sedia della scrivania, Carlisle lo osservò.
-"Marysol...cosa...cosa dici...Ambra? Ambra arriva non preoccuparti" Goordon voltò lo sguardo verso Tanya e Esme che erano appena entrate nella stanza.
-"Chiama Aroon al cellulare digli di sbrigarsi!" la voce allarmata dell'uomo fece scuotere ancor dippiù Edward. Dinnanzi ai suoi occhi solo tre cose...il nome Ambra...Isabella...e quella meravigliosa ragazza nell' auto bianca...la sua Bella.
Alice, Emmett, Rosalie,Jasper, Carmen e Elezar, solcarono la soglia della grande arcata della biblioteca, Alice fissò per un solo secondo Edward negli occhi. Ed...era lei! lo sento era lei! No. Non doveva lascirsi prendere dalla foga, non doveva trarre conclusioni affrettate. Infatti Jasper lo osservò. Non trarre conclusioni affrettate Ed...Lui annuì, in segno di approvazione. Intanto nella stanza, la discussione andava avanti. Era Emmett a parlare.
-"Siamo arrivati fino al confine Carl...ma di ciò che ha attaccato la ragazza nessuna traccia....ne a terra, ne sugli alberi, nenache nessun odore...tutto calmo e quieto..." Goordon intervenne nella discussione
-"é quello che vogliono farci credere...era un pò che osservavo mia figlia era strana...e mentiva a sua sorella. Non era mai successo! Le diceva che andava a lavoro ma lei a lavoro ci veniva di rado..." Carlisle, raggiunse la scrivania e si sedette, Goordon lo seguì, insieme a tutti gli altri. Emmett appogiò le mani al poggiaspalle della sedia dove si era accomodata Rosalie, si tirò su le maniche della camicia che indossava, poi parlò.
-"Il che vuol dire che...lei mentiva solo alla sorella perchè voi sapevate che non andava al lavoro regolarmente..." la sua non fu una domanda, ma solo una constatazione. Goordon annuì.
-"Perchè non avete detto alla sorella che le stava mentendo?" l'uomo fissò Rosalie negli occhi.
"Perchè non so lei come sia abituata, ma da noi la lealtà è una cosa fondamentale...fino a quando le bugie di Marysol non mettevano in perciolo l'altra mia figlia, non ero costretto ad intervenire!" Edward sorrise amaro. Certo non mettiamo in pericolo l'altra tanto questa stà morendo . Edward alzò gli occhi al cielo...Rosalie lo fulminò con lo sguardo. Esci dalla mia testa! Lui finse di non sentirla.
-"Carl...la flebo sta per finire...vado a prendere un altra" si avviò verso l'uscita della biblioteca, sorpassò la sua stanza, salì le scale ed entrò nella studio di Elezar, prese la dose di veleno e tornò nella biblioteca. Vide Esme uscire dalla stanza, vado a far compagnia a Annamarie...è distutta povera donna...lui le sorrise, le toccò la spalla.
-"Sono felice di rivederti mamma" la donna annuì, poi di corsa scese le scale diretta nel salone, Edward rientrò nella sala.
-"Penso che il braccio gli possa crescere in qualche mese..." Carlisle, rassicurò Goordon-"Sempre se..." Goordon lo osservò.
-"Sempre se riesce a vivere vero?" Nel stanza crollò il silenzio. Le goccie  di veleno che scorrevano nelle sue vene, erano l'unico rumore percepibile nella stanza. Edward non sapeva cosa provare. Non conosceva affatto quella ragazza. E ne aveva viste a centinaia, concate in quel modo, ma per qulache strana ragione, sentiva che quella situazione avrebbe provocato dolore a qualcuno...persiono a lui.

AMBRA COLEMAN/ISABELLA SWAN
Quando finalmente arrivvamo alla grande villa di propietà della famiglia di Tanya, incominciò a nevicare. Non aveva nevicato per tutto l'inverno ed ora che la primavera stava faticosamente, avvicinadosi all' Alaska, dolci fiocchi di neve, soffici e freddi si posavano sul mio viso. Un segno del destino? pensai....ma non ebbi tempo per questa riflessione, avevo qualcosa di piu importante a cui pensare ora. Lo sentivo. I suoi pensieri, erano inermi e leggeri, come un alito di vento...la sua vita, appesa ad un filo. Non tagliate quel filo! continuavo a ripetermi vi prego fatela vivere ancora...ha bisogno di me...io ho bisogno di lei. E mentre correvo veloce verso l'ingresso principale, qualcosa mi colpì, come non era mai sucesso. Avevo sempre preso le mie decisoni, responsabilmente, e consapevole delle conseguenze che queste avrebbero portato, ma adesso, qualcosa simile ad un senso di colpa mi assalì forte, dovetti riaprie gli occhi, per reprimere dentro me tutte le immagini, che di colpo apparvero dinnanzi ai miei occhi.
Marysol, entrò nella mia stanza, io ero seduta sul davanzale della finestra osservavo il sole, nascere per la prima volte da quando ero lì.
-"Ti prego Ambra non possiamo andare avanti così...sei mia sorella..." Si teneva le maniche della maglia con le mani, le spalle abbassate, la voce solo un sussurrò. Non mi voltai neanche a guardarla
-"Vattene, non sei mia sorella...non lo sarai mai" la sentì uscire dalla stanza...poco dopo vidi la sua macchina sgommare sulla strada.
Arrivai allaporta, Aroon fu al mio fianco in poco tempo, la porta si spalancò, Tanya mi prese la mano, trascinandomi su per le scale.
La mia auto si fermò di colpo nel garage, scesi. Marysol era seduta sugli scalini di casa Coleman, l'i-pod nelle orecchie. Ascoltava una canzone dei One Republic. Mi fermai per un pò ad ascoltare, mi parve di cogliere il motivo di  All right the moves, ma non ne fui sicura. Salì le scale scansandola, sentì il suo sgaurdo su di me, chiusi la mia mente e la ignorai.
Tanya mi strinse la mano, eravamo sugli scalini.
-"Ambra è grave! Non sta bene Ambra..." La sua voce si sfumò, misschiata a quella dei miei ricordi.
-"Marysol cosa ci fa qui ho detto di andartene!" Entrai nel mio ufficio, presi dei documenti da un cassetto, la scansai per poterli portare all'amministratore. Aveva l'aspetto trascurato, gli occhi scuri, di chi non si nutriva da almeno un mese. Indossava un pantalone di tuta grigio le scarpe da ginnastica e un giubbino nero.
-"Non puoi trattarmi così...sai?? No." mi guardò negli occhi, ero immobile, l'uomo al mio fianco si schiarì la voce lo ignorai. Marysol mi sorpassò, la porta si chiuse con un rumore deciso alle mie spalle, posai i documenti fra le mani dell'amministratore, deglutì.
Dinuovo alla realtà. Goordon mi venne incontro, lo fissai per un pò, il suo sgardo mi trasmise tutto.
-"Ha chiesto di te..." annuì  vidi la sala della biblioteca poco distante.
Pochi mesi prima. Natale. Entrai nella mia stanza, l'ennesima notte di piggia, a farmi compagnia. Notai qualcosa sul mio letto. Mi sedetti. Era una scatola marrone con un grande fiocco dorato. Dentro vi era appoggiato un vestito, lo aprì dinnanzi ame. Era stupendo. Aveva una scollatura che arrivava fin sul fondoschiena e tanti sottili fili di seta, coprivano la schiena, unendo i due lati del vestito, portava una larga scollatura anche davanti ed era color...Ambra. C'era un biglietto scritto con una calligrafia elegante e perfetta:Qualsiasi cosa sarò per te...mi prenderò cura comunque cura di te da lontano Buon Natale. Naturale. Non avevo avuto il tempo di comprare un vestito per la cena di natale, occupata con il lavoro, se l'era ricordato lei...si era ricordata lei della sorella che non le parlava e che non la degnava di uno sguardo. Dinuovo i miei occhi bruciarono...quella sera indossai un vestitino nero che mi fasciava il corpo in modo perfetto, il vestito color ambra nascosto da qualche parte nel mio immenso armadio...
Entrai nella biblioteca, e la vidi, ricoperta di veleno, la mia dolce sorella, ed ogni sue ferita, mi parve essere stata inflitta da me. Persi l'autocontrollo per l'ennesima volta. Ma non distrussi, quella sala così fragile sotto le mie mani ne assalì nessuno, ma...persi i sensi. Non in senso letterale, ma persi la concezione di ciò che stava accadendo. Vedevo mia sorella lì su quella barella, il suo volto riconoscibile solo per chi ci aveva passato ogni giorno con lei...anche senza rivolgerle una parola. Non feci nenache caso alle persone che mi circondavano, eppure avrei dovuto farlo, perchè sentivo che c'era qualcosa che non andava ma in quel momento il dolore che provavo era paragonabile solo alla voragine aperta da lui...Avanzai, verso di lei Ar mi afferrò per il braccio, timoroso che potessi perdere il controllo, sentì a stento Goord che gli diceva di lasciarmi andare,di nuovo tutte le immagini. Questa volta non furono chiare e distinte come prima, ma solo piccoli sprazzi di frasi e di vita. La vidi appoggiata all'auto scintillante -"Ciao io sono MariaSophia ma tu chiamami pure Marysol..."....ero in camera il temporale si scatenava furioso sull'Alaska, Marysol entrò nella mia camera, si stese al mio fianco -"Sò quanto odio la piggia" chiusi gli occhi...tranquilla al suo fianco...-"Sei il vampiro piu bello che abbia mai visto sai?" mi osservava, non le rivolsi parola...-"Penso che prenderò questo vestito...ah Ambra le cose cambiano lo sai no?" No. Piccola Marysol...le cose non cambiano pensai...Mi avvicinai alla sua barella. Le sfiorai leggera la mano, come solo un vampiro sapeva fare. Non reagì al mio tocco. Abbassai lo sgaurdo.
Eravamo nella sua macchina,-"Isabella o bella" mi aveva chiesto -"Cosa" che pazzia "T-Tu come" la sentì sorridere.
Non aveva piu un braccio. Il mio cervello registrò questa questa cosa come una notizia di servizio. Non avevo reazioni. Il mio copro era inerme come qullo di Marysol, alzai gli occhi fissai lo parete di fronte a me. Qualcuno mi toccò la spalla.
-"Dai Ambra vieni via ha bisogno di cure" Aroon scese con il braccio fino alla mia mano. Scossi la testa
-"No...devo stare qui con lei" Non sapevo cosa stessi dicendo, sentivo la mia voce con un eco lontano, sentivo il bisogno di dormire...chiuderi gli occhi almeno per un po.
-"Ambra è inutile che tu sia qui...vieni giu forza" Ar mi strattonò, mi girai di scatto verso di lui, emisi un ringhio soffuso
-"Ho detto che resto con lei!" feci scudo con il mio corpo a quello di Marysol.
-"é sotto schok Aroon..." Una voce che saevo di conoscere bene, irruppe nella stanza-"Avanti Ambra vai con tuo fratello...io la curerò sta tranquilla" Aroon mi cinse la vita con un braccio
-"Ambra avanti" Mi sentì trascinare via, vidi Marysol allontanarsi, strattonai Ar, mi dimenavo fra le sue braccia cercando di sfffuggirli. Ma Aroon era possente, forte e aveva tanta piu esperienza di me e come alla tenuta, mi cinse con un solo braccio, e mi tracinò via, lontano dalla mia dolce sorellina...

Edward Cullen era in disparte nella sala. Osservava la scena come un osservatore esterno. Calcolava tutto con precisione estrema. Analizza ogni suo piccolo mvimento ogni gesto. Quando il ragazzo l'aveva portata via, una strana irritazione l'aveva colpito. Lui poteva toccarla, stringerla, rivolgergli la parola...cosa avrebbe pensato lei quando l'avrebbe visto? Oh piccola Bella pensò...cosa sei diventata...l'opposto di ciò che amavo...no...opposto di ciò che volevo per te. La osservò di nuovo. Erano fuori della stanza, lui le cingeva la vita con un braccio, lei era ancora accasciata, dopo aver cercato di dimenarsi. -"Sei propio una terribile bambolina di porcellana sai..." Il ragazzo riprese fiato dopo lo sforzo, le carezzo la testa, buttandogli indietro i capelli che erano finiti avanti il suo viso. Edward Cullen si contorse le mani...la gelosia gli arse dentro piu forte che mai...

  
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