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Autore: NevanMcRevolver    04/01/2010    1 recensioni
Era un mattino soleggiato e sereno, il momento ideale per prendere quella decisione.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un mattino soleggiato e sereno, il momento ideale per prendere quella decisione. Ci aveva riflettuto tutta la notte, aveva soppesato tutte le alternative, ogni scenario che si era prefigurato portava con se altre incognite, come in un gioco di scatole cinesi; ad un certo punto aveva incominciato a dolergli il capo per il troppo lavorio a cui aveva sottoposto il suo cervello, e per la mancanza di sonno, verso l’alba, si era addormentato di un sonno pesante e privo di sogni, senza che nulla fosse più chiaro della sera precedente. Ma ora, dopo due ore di sogno agognato come l’acqua nel deserto si era svegliato ed aveva visto il sole già alto risplendere trionfante in mezzo all’azzurro: finalmente aveva capito.

Sapeva che se non avesse preso una decisione in quel momento, si sarebbe mangiato le mani per il resto della sua vita, catturato da un crescente rimorso. Il ragazzo rimase disteso fra le lenzuola del letto, per trattenere ancora un po’ di calore. Stancatosi, infine, decise di alzarsi, per andare in bagno a lavarsi. La casa era estremamente silenziosa. Evidentemente era li, da solo. Arrivato in bagno, e guardatosi allo specchio, un viso smunto, dall’aria piuttosto malaticcia, lo fissava, con aria stanca e tormentata.

- Buongiorno, Seymour. - . Il riflesso, contemporaneamente, rispose al saluto.

Aprì il rubinetto del lavabo, miscelando acqua calda con acqua fredda. Sciacquò il suo viso abbondantemente, per riprendersi un po’. Dopo essersi lavato il viso, si spogliò, deciso di fare un bagno. Accese il piccolo stereo a fianco la vasca. Premette sul tasto play, senza neanche vedere il CD all’interno del lettore. Abbassò il volume, cercando di creare un lieve e rilassante sottofondo musicale. Entrò nella vasca, però, qualcosa non andava. Solo dopo essersi immerso completamente capì che il problema stava nella musica: il piccolo impianto riproduceva musica hard metal, troppo rumorosa. Rassegnatosi, continuò a lavarsi, cercando di ignorare la melodia. Dopo circa mezz’ora, uscì dalla vasca, e si avvolse nell’accappatoio; spense lo stereo. Si passò velocemente l’asciugamano sui capelli, e, dopo, li fissò con il getto d’aria calda del phon.

Giunto una volta nella sua camera da letto, aprì l’armadio, prese una camicia nera a maniche corte e un jeans scuro. Prese un bracciale borchiato e lo infilò al polso sinistro. Si vide nello specchio appeso nell’anta dell’armadio. Seymour  vide la propria immagine dai capelli corvini che gli cadevano sugli occhi verdi. Aveva la pelle color avorio. Era abbastanza alto, magro, e aveva l’aria di uno in agonia. Tutto ciò donava al ragazzo un certo fascino. Aprì la finestra per far cambiare aria nella stanza e, chiusa la porta, scese le scale per andare in sala da pranzo. Il suo stomaco reclamava del cibo.

Afferrò una tazza da uno dei bianchi pensili della cucina, prese il cartone del latte, e ne versò un po’ nella ciotola. Agguantò la scatola dei cereali, li versò nel latte, e cominciò a mangiare. Una volta finito, sciacquò la ciotola e andò a lavarsi i denti. Non appena ripose lo spazzolino, il suo cellulare cominciò a suonare. Aprì lo sportellino per vedere chi lo stesse cercando.

“Emily” pensò Seymour. “No…non ho voglia di parlare con lei…non ora che non so cosa fare!”. Il telefono continuò a suonare per qualche secondo, per poi zittirsi. Andò nel salone, risedette su uno dei due divani di pelle nera, prese il telecomando, e accese il televisore al plasma da 42 pollici. In realtà non vedeva nulla di ciò che veniva mandato in onda, ma pensava freneticamente. Pensava a ciò che era successo la sera prima.

Ascoltava il lettore MP3, disteso sul suo letto, mentre arrivò un sms sul telefonino. Aprì il cellulare per leggerlo: era di Emily. Da un po’ di tempo la ragazza si comportava stranamente con Seymour. Il messaggio recava poche, semplici parole, ma che lo colsero alla sprovvista: “Possiamo frequentarci?”. Seymour non aveva nulla da perdere, ma, di li a qualche tempo, doveva trasferirsi in Inghilterra, dalla lontana città di Olympia, nel lontano Stato di Washington, negli Stati Uniti. Purtroppo Seymour era un tipo sentimentale: non sapeva dire di no alla ragazza, non poteva dire di no. La situazione, agli occhi di una terza persona, poteva sembrare piuttosto banale. Ridicola. Il problema di fondo, però, era l’emotività di Seymour. Mai come in questo momento, il ragazzo era in difficoltà. Subì alcuni traumi da bambino, come il divorzio dei suoi genitori, e il suicidio della madre. Per questo la sua indole si era sempre rivelata piuttosto fragile, e per questo trattava certe situazioni con le pinze.

Il telefono di casa squillò: - Pronto? -  chiese Seymour.

- Hey! Sono Emily! -  Seymour ebbe un tuffo nel cuore. - Come va? - .

- Beh…non male! Tu? -  rispose il ragazzo.

- Si! Tutto bene! Anche se… -  lasciò in sospeso Emily.

- Fammi indovinare…delusa? -  chiese Seymour.

Emily non rispose.

- facciamo così -  riprese il ragazzo. - Possiamo incontrarci in centro fra mezz’ora? - .

- E’ un si la tua risposta, quindi? -  chiese Emily.

- Beh…dipende… -  Seymour cercò di fare il misterioso.

- Ci vediamo dopo allora! Ciao! -  salutò allegra la ragazza.

Aveva deciso di non infrangere le speranze di Emily, ma l’avrebbe avvertita che prima o poi l’avrebbe abbandonata.

Emily lo aspettava, seduta sulle panchine vicino la fontana. Vedendo Seymour, la ragazza si alzò sorridente, e gli andò incontro. Si salutarono, e Seymour propose di andare a fare una passeggiata. Parlare con Emily gli veniva spontaneo: era impossibile dirle di no. Era solare, e anche attraente. Aveva i capelli color sabbia, occhi scuri, denti perfettamente bianchi, e gli zigomi appena pronunciati. Sotto il pantalone nero e la T-Shirt viola scuro, le linee della sua femminilità non si nascondevano.

Decisero poi di sedersi ai tavolini di un bar, e prendere qualcosa da bere.

Seymour prese una lunga sorsata dal suo bicchiere, e cominciò a parlare.

- Ci ho pensato un po’…non ho nulla da perdere, ma molto da guadagnare -  disse Seymour con crescente imbarazzo. Emily si illuminò in viso, una leggere sfumatura rossa andò a colorare il suo viso color porcellana.. - E’ un si? Allora? -  chiese la ragazza.

- Beh…perché no? -  rispose Seymour con un sorriso.

Emily cercava di contenersi, ma era felicissima. Seymour, però, distrusse parte della sua gioia dicendo che prima o poi se ne sarebbe andato.

- Non è giusto -  disse Emily.

- Ancora non te l’hanno detto? La vita non  è giusta! -  disse Seymour con un filo di amarezza.

- So a cosa stai alludendo -  rispose Emily, con tono consolatorio. - Purtroppo sono cose che possono accadere, ma la vita va avanti! - .

- Proverò a seguirla allora! - .

Dopo che Seymour ebbe pagato il conto, ripresero a camminare, cambiando discorso.

Ciò accadeva in una soleggiante mattinata del 15 Maggio.

Arrivò il 5 Giugno, con l’imminente ballo della scuola. Seymour chiese al padre se potesse usare la sua Lamborghini Murcielago, per andare a prendere Emily a casa. Arrivato a casa di Emily, Seymour, nel suo abito semi-formale, vide la sua Emily, in vestito color pervinca, andargli incontro.

Passarono la serata sui ritmi del rock melodico e della musica sfrenata. Alle due inoltrate, la coppia si allontanò verso un giardinetto. Sedutisi, si guardavano intensamente, i loro volti sempre più vicini, le loro labbra sempre più vicine.

Si baciarono intensamente, il loro amore ardente poteva incendiare il mondo intero. Continuarono a baciarsi, e fu beato oblio.

La loro storia continuò per circa due anni, dato che il padre di Seymour ritardò il trasferimento. Giunse il 10 Dicembre, lasciandosi alle spalle i vari avvenimenti di questa storia. Seymour prese il telefono, digitò il numero che  aveva fatto un’infinità di volte.

- Amore! -  lo salutò Emily.

- Non so come dirtelo… - .

Emily, a sua insaputa, riuscì a fare subito 2 + 2. cominciò a singhiozzare: - Possiamo vederci per un’ultima volta, almeno? -  chiese lei.

- Sono sotto casa tua. Ti sto chiamando dal cellulare - .

Emily riattaccò, e si fiondò da Seymour. Si abbandonò fra le braccia del ragazzo, piangendo lacrime amare.

In quella posizione ci rimasero per circa due ore. La matita agli occhi della ragazza disegnava nere lacrime di dolore.

- Addio, Emily! -  disse Seymour, tetro.

L’ultimo bacio fu il più bello, ma anche il più doloroso, come una manciata di spine nella bocca.

Emily, poi, se ne tornò a casa.

Il giorno dopo, Seymour si trovava nella sua nuova casa in Inghilterra.

Intanto, Emily, piangeva amaramente.

Passarono i mesi. Emily non riusciva a sopportare questo peso.

Fu allora che mandò un sms, l’ultimo, a Seymour: “Amore non è un dio, nemmeno un uomo, ma un essere demoniaco, intermedio fra dio e l’uomo. Addio! Un giorno ci rincontreremo.”.

Inviato l’sms, salì sul tetto, inspirò profondamente, e si lanciò nel vuoto. Mentre cadeva, pensava: “Morire è facile, vivere è difficile!”, e,come pensò, la sua vita si stroncò subito, abbandonando il mondo terreno.

Seymour non sapeva come fare, cosa fare. Ora era un inerte bambolotto, in balia delle onde del dolore.

“Un giorno, ci rincontreremo, mia vita, mia speranza, mio dolore!”.

 

  
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