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Autore: Mapi D Flourite    05/01/2010    2 recensioni
[syllables of time] "Ricordi d'infanzia".
Lei inizia a correre con le mani tese e l’uomo le cammina incontro, sorridendo e l’afferra per la vita portandosela in braccio, baciandole il viso. Lei gli getta le braccia al collo, tutta contenta.
Si volta un momento a guardare la mamma e grida, con la sua vocina ancora infantile: «Mamma! Mamma! È tornato papà!»
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Relena Peacecraft
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[ Questa fanfiction partecipa alla challenge delle Seven Syllables of Time (syllablesoftime) ]


Titolo: Ritorno a casa
Pairing: Nessuno
Rating: G
Conteggio  Parole: 727
Warnings: È un po' triste...
Spoiler: Nessuno

Note: Ecco, appunto. Perché quando penso che deve uscire qualcosa di allegro ottengo questo? Pensavo di scrivere qualcosa di leggero, ma poi sono stata presa dall'irrefrenabile impulso di metterci una nota empatica ed è uscita questa flash fic, che comunque sia contiene uno dei motivi portanti del mio modo di concepire Relena, la figura e il rapporto che lei ha con suo padre. Qui è solo accennato, ovviamente, ma povera ragazza.
Va be', va be', non aggiungo altro. Spero vi piaccia. ♥

Disclaimer: Gundam Wing appartiene agli aventi diritto. Questa fanfiction non è scritta a scopo di lucro.

-:-:-

«Fermati subito, sai! Vieni qui!»
Relena sospirò, esasperata, mentre guardava il suo cane sgusciare via per l’ennesima volta, sparito chissà dove. Si appoggiò le mani sui fianchi, la bocca piegata in una piccola smorfia e borbottò tra sé e sé, sperando di vedere il cane ricomparire all’improvviso. Scosse la testa, pensando che comunque sarebbe tornato indietro senza bisogno che lei andasse a cercarlo.
Anche se, dopotutto, lei non aveva la minima voglia di rientrare in casa. Era tutto troppo opprimente, troppo doloroso. Alzò il viso piano e si rese conto che non c’erano quasi più giornalisti ad assediare il loro cancello. Probabilmente si erano stufati di fare domande a cui non avrebbero ricevuto risposte o, molto più semplicemente, avevano trovato nuove notizie di cui parlare e scrivere. Strinse le labbra mentre sentiva crescere nel petto un’amarezza che non riusciva a mandare via.
Come se il mondo potesse andare avanti, pensò e, senza nemmeno rendersene conto si era ritrovata a correre dietro al suo cane.

*

La bambina corre sul prato, sotto gli occhi vigili della madre e di qualche altra bella signora che è lì per farle compagnia. Zigzaga tra i fiorellini bianchi e azzurri e rincorre il grosso cane bianco che è quasi alto quanto lei.
Vorrebbe afferrargli la coda che lui dimena come un forsennato ma non riesce a raggiungerlo e quello non si ferma neanche quando lei lo chiama e gli promette biscottini e carezze. Gli corre dietro ancora un po’, cercando di non finire sulle aiuole – la mamma non sarebbe contenta – con le manine tese in avanti per toccare almeno la pelliccia.
«Fermo,» non pronuncia ancora bene la r, ma il cane si ferma lo stesso in un angolo, davanti a lei, e la bambina finisce con l’andare a sbattergli addosso, il naso contro il suo fianco, e ruzzola per terra finendo con le gambette per aria.
Le donne, quattro in tutto, si alzano all’unisono, fin troppo apprensive e le corrono incontro anche se hanno le gonne scomode. La prima ad arrivare è sua madre che la rimette seduta e le altre si dispiegano attorno a lei, commosse, mentre la bambina si stampa sul faccino un’espressione imbronciata, gonfiando le guance un po’ sporche di terra. «Aia,» dice, e le donnine ridacchiano.
La sua mamma l’aiuta a rimettersi in piedi, spolverandole il vestitino e controllando che non si sia fatta male. «Tutto bene, Relena?»
La bambina la guarda, ancora imbronciata e annuisce prima di gettarsi al seno della madre nascondendo il viso nel suo petto. Le donne sorridono e a turno le accarezzano i capelli biondi e lei si lascia coccolare, proprio come una principessina, paga di tutte le attenzioni che le venivano dedicate solo perché era finita in terra. Si scostò dal petto della madre per farsi dare un bacio, quando l’attenzione delle donne viene tutta presa dal grosso cane bianco. La bambina gonfia ancora le guance, e si sporge anche lei, per vedere che ha fatto l’animale di così straordinario. Cerca di afferrare una manica del vestito di sua madre ma si trova con le dita tra le pieghe della gonna. Le cerca il viso con gli occhi e vede che la donna non sta affatto guardando il cane.
Si sporge ancora di più, allungando lo sguardo anche lei e le si illumina il viso quando lo vede, ancora un po’ nascosto dagli alberi che circondano il giardino. Lascia andare il vestito della mamma e incespica tra le gambe delle altre donne per uscire dal gruppo.
Lei inizia a correre con le mani tese e l’uomo le cammina incontro, sorridendo e l’afferra per la vita portandosela in braccio, baciandole il viso. Lei gli getta le braccia al collo, tutta contenta.
Si volta un momento a guardare la mamma e grida, con la sua vocina ancora infantile: «Mamma! Mamma! È tornato papà!»

*

Relena riuscì ad afferrare il cane per il collare per un pelo, prima di finire a terra quasi schiacciata dal suo peso. L’animale le si appoggiò contro, lasciando la lingua a penzoloni e dimenando la coda come un matto.
Lei sorrise appena, accarezzandogli la testa e, inconsciamente, sollevò lo sguardo verso il fondo del giardino costeggiato da alcuni alberelli da frutto, e sussultò quando si rese conto che più nessuno sarebbe comparso da lì e le sarebbe corso incontro abbracciandola e chiamandola “principessa”.
Strinse le braccia attorno al collo del cane e appoggiò la fronte sulla sua nuca, lasciando scorrere le lacrime per l’ennesima volta.


  
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