Passarono alcuni giorni di calma assoluta, in una settimana intera Axel non si era più fatto vedere e
Sumire era partita per Milano come aveva
anticipato ai figli.
In fondo, non era tanto diverso
da quando c’era, visto che di solito la vedevano solo
per poche ore al giorno per colpa del lavoro. La mattina aveva raccomandato ai
figli di stare attenti, di chiudere il gas, serrare le finestre, non aprire
agli sconosciuti e tutti gli avvertimenti del caso. Soprattutto, Lucas avrebbe dovuto rientrare
presto, visto che Elie era a casa da sola, ma il ragazzo, sicuro di essere visto
solo dalla sorella, aveva alzato il dito medio in segno di dissenso. Alle nove del mattino la donna era già in
autostrada.
«Vai a scuola?» disse il ragazzo guardando i cartoni del mattino
«No. Non mi va»
«Fa quel cazzo
che vuoi, ma ti avviso che questa settimana starai da sola, vado con degli amici in montagna»
Lo guardò preoccupata «Eh? E io? Mi lasci da
sola? E se muoio? Mi rapiscono o mi sento male?! La
mamma ha detto-»
«In culo quello che
ha detto. Non sono il tuo babysitter. Non ti dico di stare in casa, di andare a
scuola o altro. Che vuoi di più?» Ogni volta le ripeteva la
stessa cosa: per lui la libertà che le concedeva era la cosa più bella
che poteva darle.
«Ok, e quando vai?»
Ci pensò un attimo e disse «Oggi, torno domenica, prima della mamma.
Naturalmente sai che per lei io sono qui»
Non gli rispose, non avrebbe detto niente. Chi
se ne fregava se stava da sola, i soldi li aveva e non
aveva bisogno di suo fratello. Poi se lui si divertiva era meglio. Lucas si alzò, andò a preparare la valigia e dopo mangiato
se ne andò. Ora era sola, per una settimana intera.
Lunedì pomeriggio, il tempo era
sereno e alla tv non davano nulla d’interessante, era la giornata perfetta per
andare a fare una passeggiata. Ma Elie
non sapeva chi chiamare. La sua migliore amica, Akemi,
aveva il ragazzo e da un po' di giorni non si vedevano neanche, perciò non era
riuscita neppure a raccontarle di Axel.
Il pensiero del ragazzo le fece venire in mente che era passata una settimana
dal loro primo incontro. Lo sconforto che provò fu interrotto del suono del
campanello.
«Chi è?» chiese
guardando dallo spioncino, ma non riuscì a vedere chi era perché una rosa rossa
tappava la visuale. Aprì e il ragazzo che le sorrise la fece infuriare.
«Che cazzo vuoi? È da una
settimana che non ti fai sentire e sinceramente speravo di non dover più vedere
la tua brutta faccia…»
Prima che potesse
richiudere la porta, il ragazzo era già entrato in casa e dirigendosi verso la
cucina, prendendo un vaso per il fiore disse «Non fare così, ho capito di aver
sbagliato e voglio rimediare» si girò verso di lei e sfoderò il suo sorriso
migliore.
«Il solito cazzone…»
pensò «Io faccio quello che mi pare e piace! Senti Rei, è inutile che fai il finto tonto, te l’ho già detto chiaro e tondo due
sabati fa» l’immagine del ragazzo che la spingeva sul letto e iniziava a
spogliarla contro il suo consenso le fece venire un senso di disgusto che le
impedì di continuare a guardarlo «a me non importa di quello che hai fatto con
le altre ragazze, io scopo quando e con chi mi pare. Se non ti sta bene non me ne frega un cazzo. Tu hai
cercato di fottermi e quando
ti ho respinto mi hai dato della stronza!»
L’ultima parola era sta pronunciata con tutta la rabbia che aveva in corpo, tuttavia
Rei non si scompose, anzi si avvicinò e fece per prenderle la mano, ma Elie si tirò indietro. «Capisco come ti senti, ma ho capito
che ho sbagliato, avevo bevuto troppo quella sera, lo
sai, non pensavo quello che dicevo… Certo, avevo voglia di farlo con te, ma non
pensavo che te la saresti presa così tanto se avessi provato a…» L’indecisione
del ragazzo le fece venire sempre più voglia di buttarlo, fuori di casa «…a
convincerti»
Lei esplose «Convincermi?! Ma sei scemo? Tu mi volevi scopare e basta! E' inutile che
cerchi delle scuse, non voglio più stare con te e non voglio più vederti! Cosa credi, che non sappia che in questa settimana ti sei
visto con Sae? Cos’è, te l’ha data troppo presto e
ora ti sei già stufato? Esci subito di qui!» Lo spinse verso la porta, ma
contano che lui era un metro e ottantacinque per
settanta chili di muscoli, non ebbe il risultato sperato. Non si era mosso di
un millimetro.
«Sei così impulsiva… Con Sae era un gioco, invece tu sei
diversa»
«Certo che sono diversa, io non
la do al primo che viene!»
Il ragazzo sbuffò e si diresse
verso la porta «Non sai quello che ti perdi…»
«E' proprio perché lo so che non
voglio stare con te!» Sbatté la porta con tutta la forza che aveva e andò a
sedersi sul divano con un senso di vuoto nel cuore. Era un bel ragazzo, palestrato e divertente, ma stronzo.
Ecco la conclusione che tirò fuori.
«Che faccia…
Sembri in procinto di piangere da un momento all’altro»
Quella voce poco familiare, ma
profonda, che veniva dalle sue spalle, la vece girare di colpo e gli occhi le si riempirono di lacrime, quasi senza ragione. Lui era
lì, appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca. Una maglia nera a
collo alto faceva risaltare i pettorali e gli addominali, un paio di jeans
grigi coprivano quasi completamente il collo dei
stivali neri. I capelli mossi erano scompigliati come sempre e il sorriso
appena accennato scomparve appena le vide le guance solcate dalle lacrime
«Hei! Che ho fatto? Perché ora piangi?!» fece un passo in avanti
ed Elie si rimise a sedere normalmente, dandogli le
spalle e mettendosi a piangere sommessamente con la mani
davanti al viso. «Dai… So benissimo perché piangi, certo che quel
Rei era proprio strano… Io non mi sarei mai arreso al suo posto!» i singhiozzi
si fecero più intensi, al che Axel si avviò verso la
cucina continuando a parlare «Bè, sai che ti dico? Mi
pare strano anche il fatto che io sono arrivato qui
proprio in questo momento e tu non mi chiedi niente…» arrivato al tavolo
estrasse la mano destra dalla tasca e sollevò dolcemente di qualche millimetro
la rosa dentro al vaso, come si tiene un bicchiere per il vino, e, continuando
a conversare, la guardò e la rosa appassì in un attimo, diventando da rossa a
nera, per poi trasformarsi in cenere e cadere dalle dita del diavolo dentro al
vaso e sul tavolo.
Tornò in soggiorno e si sedette
vicino alla ragazza che aveva quasi smesso di piangere. «Perché…
Non sei venuto prima?» gli chiese senza alzare lo sguardo da terra
«Perché avevo
da fare e poi preferivo lasciarti da sola. Tanto non è successo niente
in questa settimana»
Lei non rispose e per un po'
rimasero in silenzio, seduti uno accanto all’altro.
«Posso… Posso
sapere cosa hai fatto?» gli chiese.
«Mm… Bè
diciamo che ho avuto del lavoro da fare» rispose alzandosi e avvicinandosi alla
finestra.
«Ah giusto, rubare, uccidere e
poi cosa fai nel tempo libero?» disse ironicamente.
«Scopo»
La risposta così immediata e
seria la lasciò atterrita
«Allora, che si
fa?» il ragazzo interruppe il silenzio «Esci stasera?»
«No»
«Mm»
Altri minuti di silenzio
passarono.
«E tu
che fai stasera?» gli chiese con indecisione, per paura che le rispondesse che
doveva uscire con qualche ragazza.
«Pensavo di uscire con te, ma se
tu non vuoi, fa lo stesso» si alzò e si diresse verso
la camera della ragazza «vorrà dire che troverò qualcosa di divertente da fare»
continuò guardando con la coda dell’occhio se Elie lo
seguisse, cosa che lei fece subito.
«Bè se
sei venuto apposta per uscire non posso rifiutarmi,
chissà quanta strada hai fatto!» disse ironicamente «ma dove vai?»
«A vedere se nell’armadio hai
qualcosa di decente da metterti»
«Eh? Ma
sei fuori?! Guarda che nessuno mi batte in quanto a
look! Dimmi dove andiamo e vedrai che mi vestirò come conviene» l’espressione
orgogliosa di lei lo fece ridere.
«Il posto è un segreto. Torno
verso le nove. Mi raccomando!» le strizzò l’occhio e sparì.
Il cuore di Elie prima vuoto, adesso era colmo di gioia. Le era bastato vederlo per pochi minuti per sentirsi meglio,
si era anche già dimenticata di Rei. Adesso doveva pensare a cosa avrebbe fatto
con Axel.