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Autore: chaplin    07/01/2010    5 recensioni
“Sei un deficiente. Ora andiamo a Londra, Parigi, Liverpool o dove cazzo vivono e lo lasciamo in stazione.”
“Un corno, Pennuzza!” fece Tyler, rialzandosi. Sembrava allegro.
“E' l'occasione della nostra vita! Saremo famosi!”
“Si', famosi per aver rapito il chitarrista dei Beatles?” fece Penny, “Ridicolo, vai a fanculo. Me ne torno a casa.”
La storia di una cricca - della oramai famosa generazione della gioventu' del '67 - e il suo sogno di acquisire fama.. rapendo il malcapitato George Harrison, chitarra solista dei Beatles. Ma nelle loro losche intenzioni si intromettera' qualcosa..
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Il tragitto di ritorno duro' esattamente come prima: un'ora.
La route californiana alla notte aveva un'innegabile fascino, agli occhi dei guidatori. Una lunga linea d'asfalto in mezzo ad un paesaggio giallastro, grigio sotto la luce delle stelle.
L'auto rossa andava a tutta velocita' con i fari accesi e i finestrini abbassati. L'autista, una ragazza che indossava una giacca nera con la zip abbassata, teneva un braccio fuori, rimettendolo dentro ogni tanto per cambiare la marcia.
Un ragazzo moro, che tanto era alto da dover tenere la testa abbassata per non sbattere contro il tettuccio, sedeva ai posti dietro sgranocchiando un filo d'erba secca.
Vicino alla ragazza, ai posti anteriori, era seduto un ragazzino con un caschetto castano che teneva in mano una lattina, presa da sotto il sedile. Con una mano, teneva il tempo della canzone.
Alla radio mettevano quella hit che aveva raggiunto Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band in chart, che piaceva tanto alla ragazza.
“Accidenti, basta con sta lagna..” disse il moro, con un sospiro.
La ragazza lo fulmino', “Stan, se non ti piace questa canzone dillo prima.”
“Non la canzone, Penn.. quello non vuole starsene zitto un secondo.”
Penny mugugno' scocciata. In effetti i vari tentativi di urlare dell'ostaggio erano veramente fastidiosi.
Lei cerco' di non farci caso e alzo' il volume dello stereo.
Cosi', mentre il povero chitarrista cercava una via di fuga, l'automobile rossa raggiunse l'accogliente agglomerato di casettine bianche di fronte alla lineare spiaggia, sotto gli occhi apprensivi di quella vecchietta della 24.

La vecchia guardava l'auto scuotendo il capo con disapprovazione, da dietro la finestra della camera. Seguiva attentamente la scena, che era illuminata da un lampione li' vicino.
Uno spaventapasseri vestito da fattore si faceva accendere una sigaretta dalla biondina li' vicino e, aperto il portabagagli, tirava fuori un'enorme sacco di iuta.
Quello era vestito da fattore, quindi il sacco poteva tranquillamente contenere del letame, almeno finche' quello si mise a muoversi.
Un ragazzino che sembrava il piu' piccolo, e anche il piu' innocente, castano e t-shirt bianca, scoppiava a ridere all'improvviso e tirava una lattina verso la porta della casa numero 20. E al diavolo la faccetta angelica.
A giudicare dalle apparenze, quella con l'aria da bad-girl era proprio la ragazza, vestita da maschio e con la schiena coperta dai capelli color sabbia che le arrivavano fino ai gomiti. Teneva un accendino in mano.
Quando quella ragazza si volto' verso la casa 24 con aria sprezzante, la vecchia accosto' le tende in fretta.


Penny sbuffo'.
La vecchia della 24 li spiava da cinque minuti, pensando che non se ne fossero accorti.
Jim tiro' fuori una sigaretta e se la mise tra le labbra, avvicinandola all'amica.
“Me la accendi?”
“Muovile quelle chiappe: fattelo da solo” e gli lancio' l'accendino.
“Allora, Penn?” esclamo' Stan, dopo aver spento la sigaretta sul terriccio di un'aiuola li' vicino. “Ti ricordi che ha detto Ty?”
“Stanley.. tu sei il suo leccaculo personale, penso che te lo ricordi meglio tu di me.”
Jim sghignazzo' come un cretino.
“Come?! Ancora arrabbiata?!” Stan fece una smorfia. “Ah, donne – a questo, Penny lo fulmino' con gli occhi – Senti, questo scalcia di brutto.. e mi sta spaccando in due il culo. Ci muoviamo?!”
Penny gli sputo' il fumo in faccia. “Si', sii paziente.”
Stan tossicchio' e si sistemo' meglio il cappello da cow boy. “Okay, visto che tuo padre odia la mia faccia, sara' meglio se salgo in camera tua dalla finestra. Tu tieni Gesu' Bambino.”
Jim prese il sacco, tirando uno spintone allo spaventapasseri, e fece per pulirsi gli scarponi sullo zerbino. Penny apri' la porta, ritrovandosi le luci accese.
Rebecca, insonne, guardava un porno che trasmettevano in televisione.
Rebecca Rain era una quattordicenne con i capelli poco piu' scuri della sorella maggiore, a caschetto, e aveva gli occhi verdastri. Le piacevano i film sdolcinati – ma non i porno –, Los Angeles di sera, i falo' in spiaggia e.. i Beatles.
Mentre la sorella le faceva notare quando non sopportasse quei quattro inglesini da filastrocche amorose, Rebecca insinuava un suo probabile rapporto con il migliore amico, che poi aveva anche la stessa pettinatura di Paul McCartney. E poi, oltre a essere omonimo con l'americano piu' sexy in circolazione, ci somigliava anche..
No. Secondo Penny erano solo omonimi, avevano gli stessi occhi.. E basta.
“Penelope!” chiamo' Rebecca appena li vide entrare, distogliendo gli occhi dal pornazzo – e lei non ne sembrava neanche minimamente colpita. “Anche Jimbo California!”
“E' sempre un piacere vederti, zuccherino di piccola-Reb-Arizona.”
Penny sbuffo'. I dissapori tra Rebecca e Jim erano insopportabili e certe volte portava Jim a offendere anche lei.
“Tucson,” corresse lei, facendogli la linguaccia. La linguaccia si dissolse in un sorrisone da psicopatica. “Penn Penn Penn! Lo sai che papa' non ci sara' per due settimane?! E' fuori per lavoro, e' andato a New York! Sai che odia vedermi alzata fino a tardi, infatti io gliela sto facendo vedere!”
Jim fischietto', divertito dalla faccia della piccola-Reb. Penny si faceva i salti mortali in testa dalla gioia, ma allo stesso tempo era veramente arrabbiata, perche' doveva badare alla piccola-Reb e poi papa' avrebbe visitato la Grande Mela per primo.
“Ah.” Disse, mostrando falso disinteresse.
“Sai che fortuna?? Questo sabato, le mie amiche organizzano un party in spiaggia con i ragazzi, che ci accenderanno un falo'! Non vedo l'ora, staremo svegliate fino alle tre di sera...”
“Embe'? Che farete di bello? Canterete She Loves You, Yeah yeah yeah e vi metterete a fare la danza della pioggia per spegnere il fuoco? Sai che bello.” disse Penny, canzonatoria. Jim si stava gia' immaginando la scena.
“Ah ah ah, che divertente, Penelope.. Tu non hai mai fatto feste, quindi stai zitta! E poi cos'e` quella cosa che il tuo amichetto tiene sulle spalle? Un cadavere?! O la vecchia della 24?”
Penny sussulto'. Si era completamente dimenticata di Gesu' Bambino.
“Oh, pensa un po'.. Comunque dentro.. ci sono...”
“...i gatti di Stan.” disse all'improvviso Jim, interrompendo Penny, “Ce li ha affidati. Dobbiamo insegnargli a miagolare.”
Penny si volto' di scatto verso l'amico – che in quel momento avrebbe voluto strozzare –, Rebecca fece una faccia seriamente preoccupata della salute mentale di Jimbo California.
Rebecca fece spallucce e se ne ritorno' in salotto. Incredibile.. se l'e` bevuta, penso' Penny, e prese per l'orecchio Jim, trascinandolo per il piano di sopra.
“Ahuuu! Penn! Ahia ahia! Mi fai male, cazzo!”
“Di' un'altra stronzata e vedrai che ti faccio, la prossima volta... perche' ci sara'.”
E cosi' dicendo, i due raggiunsero la porta della camera.
Stan li aspettava seduto sulla finestra a giocherellare con..
“Molla quelle mutande, Stanley, se vuoi ancora vivere.” disse Penny, con tono gentile.
Stan fece un enorme sorriso e si butto' all'indietro le slip, facendole atterrare sul letto, e si avvicino'. “Finalmente, pelandroni.”
Jim chiuse gli occhi prima di vedere altri picci picci. Non avrebbe resistito alla tentazione di vomitare.
“Stan, (te ne prego) tira fuori l'Harrison. O Gesu' Bambino, se preferisci.” disse Jim, con gli occhi chiusissimi.
Lui obbedi' allegramente al ragazzino e, sciolto il nodo del sacco di iuta, butto' il contenuto sul pavimento. E George si ritrovo' in una posizione fetale, legato, e con la cannottiera arrotolata che gli tappava la bocca. Sembrava che non avesse dormito da giorni, aveva la fronte sudata.
“Sapete, papa' mi portava a fare la caccia ai conigli...” improvviso' Jim.
“E che ce ne dovrebbe fregare, adesso?” chiese distratta Penny, osservando il povero chitarrista che cercava di sciogliere i nodi.
“...questo qui sembra tanto un coniglio bianco che avevo catturato con una trappola... Le zampe legate, il sangue che gli usciva dal petto..” continuo' Jim, con il tono divertito di chi racconta una storia d'orrore. Quando parlava su queste cose, a Penny venivano i brividi.
“Si', si'. Risparmiami i dettagli. Stan, slegalo. Fa pena a vederlo cosi'.”
Nel frattempo, George era svenuto.





Ecco il nuovo capitolo, con tanto sudore e tanta fatica u.u
E' che in questi giorni non riesco piu' a entrare t_t
Ringrazio con el cor (eh? XD) chi legge, intanto ** y.y

Kiru: Grazie per il commento :D

Zazar90: Oddio, davvero? XD e mica sapevo che facessero sti effetti, questi capitoli XD chissa', potrebbe essere proprio quello il film o.o E davvero la metti tra le preferite? *_____* Me tanto onorata XDD Grazie *-*

Marty_youchy: Come avrai notato, qui lo sono anche piu'! XDDD Grazie per il commento :D

Laban: La cosa dei baffi e' successa davvero ad un mio compagno, in gita.. poverino XD pero' non si e' ritrovato per strada, almeno questo o.o Grazie per il commento :D
  
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