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Autore: willHole    08/01/2010    1 recensioni
Questa storia è una raccolta disomogenea di schizzi che in comune hanno solo il tema: descrivere, per quanto possibile, la bellezza della Natura, la sua grazia incomparabile, la sua eleganza.
Sono solo dei piccoli quadretti, nella maggior parte dei casi a carattere paesaggistico, con l'unico scopo di fotografare dei momenti o delle situazioni particolari. Piccoli esecizi anche di stile, alle volte, quando ho tentato di scrivere in modi a me non proprio congeniali.
Alcuni li ho già scritti, altri sicuramente ne scriverò in futuro, perché questo è un argomento che mi ha sempre affascinato, sebbene in realtà non ne conosca ancora la ragione.
Leggete dunque, o amanti della viridea natura, questi insoliti schizzi di verde mentale...
Contiene la sezione "Parata di Fiori", sottoraccolta alfabetica di schede botaniche a carattere fitoterapico, balsamico, filosofico e/o mitologico, frutto di nuove follie ed elucubrazioni varie del mio stanco cervellino...
Contiene inoltre, al capitolo 26, la "poesia" Ballata di una foresta bambina, partecipante al concorso "La Foresta e...la Bambina" indetto da Eylis.
E', questo mio paradiso, l'arzigogolata proiezione della mia mente nel mondo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Margherita - Chrysanthemum leucanthemum

 

I tempi cambiano, decisamente cambiano.

Nel passato –e con passato si intende qui l’epoca medioevale- le dame erano assai più spocchiose di adesso. Si concedevano a fatica ai loro prodi cavalieri, i quali, spesso tornati da una santa crociata o dall’uccisione di un drago, mal percepivano il liliale bisogno di purezza delle loro amate.

Tutte ligie a un rigido codice d’onore, le fanciulle, avviluppate in improponibili vestitoni di broccato e di martora, assistevano ai tornei e concedevano a malapena un casto bacio al pover’uomo che risultava vincitore di quelle affascinanti prove di destrezza.

Si dedicavano alla preghiera, al ricamo e, talvolta, se erano proprio emancipate, alla lettura di testi edificanti. Insomma, se ne stavano decisamente sulle loro.

Fatto sta che, pur essendo così schive, per il darwiniano principio della conservazione della specie le nostre dame dovevano pur avvicinarsi ai signori uomini; e, una volta che l’amore veniva autenticato e suggellato, il fortunato cavaliere apponeva sul proprio scudo due margheritine.

Le margherite, ci pensate, simbolo dell’amore –casto, puro e onorevole, naturalmente- tra dama e militante!

Niente da stupirsi, dunque, se poi i sopra citati cavalieri presero l’abitudine di mettersi a sfogliare le margherite per scoprire i reali sentimenti della donna nei loro confronti: probabilmente, il confronto con compagni più latin lovers, già dotati di margherite sullo scudo, portò presto quelle giovani menti a concepire un nesso tra la margherita e la corresponsione del sentimento.

Ecco dunque l’eredità: ora chiunque può cogliere una piccola, dolce margheritina da terra, accarezzarla per bene tra le dita sognanti, e mettersi meticolosamente, munito di pinzette e con la precisione di un orologiaio svizzero, a estirpare i singoli petali della bianca corolla.

- M’ama, non m’ama, m’ama…-

Dopo una trentina di strappi, il cavaliere del Medioevo -o l’adolescente romantico del Duemila, poco importa- si accorge che mancano due petali, e lui ha appena pronunciato la locuzione “Non m’ama”.

Un rapido –si fa per dire- calcolo, e nella mente persa nei meandri dell’amore si fa strada l’orrenda quanto incontrovertibile verità: la dama non lo ama.

Pianti, tristezza e stridor di denti colpiscono dunque il malcapitato, che non pensa manco per un istante alla scarsa valenza del proprio intervento divinatorio.

Ma perché diavolo, cavaliere uccisore di draghi (o giovane discodipendente dalle movenze sinuose), devi dipendere da una semplice margherita?

Largo alla libertà, orsù: non farti piegare dal crudele responso!

E comunque, se proprio non t’ama… Beh, fattene una ragione. Non è mica colpa della margherita, no?

 

 

 

 

 

Scusatemi, scusatemi e scusatemi ancora. Questa volta non per il ritardo, ma solo per la stupidità. ^^

Il lavoro del mio neurone ha raggiunto livelli basici, mi scuserete… Scrivere questo piccolo orrore semicomico non mi è costato più di dieci minuti. Capirete bene quanto valga, ma vi prego: non uccidetemi. XD

E fatemi sapere se almeno un sorriso sono riuscito a strapparvelo. Ne basta uno, ma quelli di pietà non valgono, naturalmente. XD

Io sono scemo, me ne rendo perfettamente conto, ma mi sono quasi divertito a scrivere questa scempiaggine. J

 

 

 

willHole, sorrisoni (un pizzico imbarazzati)^^

  
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