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Autore: Lales    08/01/2010    9 recensioni
Perché proprio mio fratello? Perché? Tra tutti gli uomini del pianeta Terra tu hai scelto quello scemo di Tom? Dimmelo amica mia perché probabilmente siamo ancora in tempo per salvarti dall'oblio, dalla disperazione, dalle tenebre dell'inferno e da tutto ciò che comporta innamorarsi di Tom Kaulitz.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7.



Die Welt hält für dich an
Hier in meinem Arm
Für einen Tag
Für eine Nacht
Für einen Moment
In dem du lachst
Wir durchbrechen die Zeit
Gegen jedes gesetz
Für immer du und ich
Für immer jetzt


Il mondo si ferma per te
Qui tra le mie braccia
Per un giorno
Per una notte
Per un momento
In cui ridi
Romperemo il tempo
Contro ogni legge
Per sempre tu ed io
Per sempre adesso


Parlare con Bill era stato di immenso aiuto. Per quanto volesse tentare di non ammettere che qualsiasi ferita lui sarebbe stata in grado di curarla, si sentiva un po' meglio. Aveva reagito in modo troppo esagerato, e questo lo sapeva. Si era fatta una lunga corsa, da sola, lasciando gli altri indietro ed arrivando a conclusioni stupide ed affrettate. Immaginava anche il motivo; venire a sapere per certo che quello che aveva solo immaginato si stava realmente concretizzando l'aveva fatta spaventare ancora di più di quanto già era. Scoprire poi che i sentimenti di Tom erano ricambiati, anzi, che era arrivato prima lui alla fatidica verità che loro due potevano davvero essere qualcosa di più che amici, la infastidiva. Che ne sapesse lui non si innamorava mai, perché lo riteneva stupido. Aveva sempre attribuito quelle sue parole al fatto che avesse paura dei sentimenti perché i suoi genitori si erano separati, ed era convinto che le relazioni a lungo termine portassero solo problemi, e dolore. Ma quello che le aveva detto... come aveva fatto a tenere nascosto tutto quanto per tanti anni? Come era riuscito a mentire a lei? Cercava in tutti i modi nei ricordi, episodi che potevano darle qualche indizio, ma non riusciva ad arrivarci. Parecchie volte Tom, specialmente quando beveva un po' troppo, faceva discorsi strani, che lei però aveva sempre attribuito all'alcol, ma che probabilmente ora potevano avere leggermente più senso compiuto. Ovviamente l'unico modo per uscirne fuori era quello di parlarne con il diretto interessato, ma forse avrebbe dovuto aspettare. Bill le aveva detto che non aveva passato dei bei momenti in compagnia del fratello in quei giorni, ed era solo colpa sua se stava male, unicamente sua. Si odiava per questo, avrebbe davvero voluto poter fare qualcosa, ma immaginava anche che come lei aveva detto chiaramente che non voleva essere disturbata, ora anche lui aveva bisogno di un po' di tempo da solo. Si odiava perché aveva fatto un vero disastro. Ripensava alla sua reazione, e si chiedeva ancora, con i nervi rilassati, come aveva potuto dire e pensare quelle cose. La delusione di non essere al corrente di una cosa così importante forse o il fatto che Bill le avesse mentito per proteggere Tom, e Tom... lui, che pur di non perderla aveva rinunciato a tanto, o meglio, a tutto. Greta si morse le labbra, il piccolo Jäger rosicchiava un peluche vecchio che la ragazza gli aveva lanciato sul tappeto, ed il cagnolino si rotolava sul pavimento giocando, mentre lei guardava lo schermo senza realmente vedere la televisione. Aveva voglia di chiamarlo, di parlarci, di chiedergli scusa. Avrebbe pianto appena sentita la sua voce, lo sapeva, però avrebbe potuto almeno provarci. Prese il telefono vicino a lei e fissò lo schermo. In un momento si illuminò da solo, iniziando a vibrare nella sua mano. Vide un numero che non conosceva, e la cosa non le piacque, ma decise di rispondere lo stesso.

    -Pronto? -
    In risposta non ricevette niente, se non un sospiro sommesso di chi aspettava di sentire la sua voce. Lo riconobbe subito, senza aspettare che parlasse.

    - Ehi – sussurrò Greta – come stai? -

    Tom dall'altro lato non rispose; sospirò di nuovo prendendo un ulteriore sospiro.

    - C'è un'altra bugia che ti abbiamo detto, e ho intenzione di dirti la verità, adesso -

    Era sollevata, ma aveva paura, sentire nuovamente la sua voce profonda, le sue frasi dette così velocemente che avevano sempre delle finali mancanti, i suoi versi strani, i sospiri, la sollevarono per un istante, ma continuava a tremare di paura e angoscia, e dolore.

    - Tom, qualsiasi cosa sia non mi importa – si animò la ragazza concitata – l'importante è che tutto possa tornare come prima, mi manchi da morire -

    - No, non tornerà mai come prima Greis, è impossibile -

    Il dolore, lacerante e profondo, si estendeva e continuava ad attanagliarle mente e cuore, scorrendole nelle vene e convincendola che non c'era via d'uscita, che quella era la fine, davvero e per certo. Ma non voleva crederci.

    - Tom non dire così – disse in un sussurro strozzato, non chiedendosi neanche dove la sua voce fosse finita, pensando più che altro a quanto amore verso di lui aveva nascosto.

    La ragazza si sedette meglio sul divano, prendendosi la testa con la mano libera e cominciando a piangere silenziosamente, non poteva crederci che stava succedendo per davvero. Sentirlo parlare così faceva più male di una coltellata, il cuore continuava a battere veloce, ma allo stesso sentiva la solita sensazione di dolore all'altezza dello stomaco, che la stava straziando.

    - Ti prego – disse trattenendo i singhiozzi.

    - Greis, c'è una canzone – riprese Tom serio – che non ha scritto Bill. L'ho scritta io, pensando a te. - Stavolta lo disse piano, scandendo le parole, morbide.

    - Metti la numero sei -

    Greta rimase immobile con gli occhi spalancati e la bocca aperta, una mano sul cuore e le lacrime che scendevano sulle guance.

    - Che cosa? Tom? - riuscì solo a mormorare, ma dall'altro lato senti solo dei beep ravvicinati che significavano la fine della chiamata.

    Si alzò di scatto facendo cadere il telefono, il telecomando e la bottiglia d'acqua che aveva posato sul divano. Corse vicino alla TV dove teneva tutti i CD della band; il primo che le venne in mente di prendere fu proprio Humanoid, non seppe neanche perché, in quel momento non si ricordava che traccia c'era alla numero sei di nessun CD, ma il primo che spinse nel lettore fu proprio quello. Con le mani che tremavano premette tutti i tasti del lettore per farlo partire il più veloce possibile, poi finalmente la musica partì, e lei continuò a piangere.

Ich seh dich weinen
Und keiner wischt die Tränen weg

Ti vedo piangere
E nessuno asciuga le tue lacrime

Greta crollò a terra e si resse le gambe con le braccia poggiando la fronte sulle ginocchia, mentre ascoltava ogni singola parola continuando a pensare che non avrebbe potuto vivere senza di lui.

Ich hör dich schreien
Weil die Stille dich erstickt
Ich fühl dein Herz
Es ist einsam so wie du
Lass dich fallen
Mach die Augen zu

Ti sento gridare
Perché il silenzio ti soffoca
Sento il tuo cuore
E' solitario come te
Lasciati cadere
Chiudi gli occhi


Mai. Non ci sarebbe mai riuscita. Senza le sue risate sghembe, senza le sue facce buffe, senza le sue parole a metà, senza le maratone di film fino all'alba, senza poter giocare con le sue guance e le sue orecchie, senza poter passare le nottate a parlare di niente, senza poterlo aspettare al ritorno di un viaggio, con le braccia aperte ed un sorriso confortante. Quello che aveva pensato di fare, dimenticarlo e dimenticarli, era qualcosa di impensabile. Non avrebbe mai potuto cancellare i momenti più importanti della sua esistenza, passati sempre con loro. Ogni compleanno, ogni Natale, ogni evento importante della sua vita, l'aveva trascorso con loro, ma sopratutto, c'era sempre stato lui ogni volta che ne aveva avuto bisogno.
Come un film, nella sua mente tornavano momenti di pochi anni prima, e per ogni problema ricordava gli occhi di Tom, pronto a sorreggerla ogni volta che si accasciava a terra. Quando l'avevano tradita, quando aveva il cuore spezzato, i suoi amici la consolavano, ma era lui che la guardava davvero, che la fissava negli occhi e le diceva che tutto sarebbe andato bene, perché erano insieme, e quando erano insieme, avrebbero potuto combattere contro qualsiasi cosa. Per sempre.



Die Welt hält für dich an
Hier in meinem Arm
Für einen Tag
Für eine Nacht
Für einen Moment
In dem du lachst
Wir durchbrechen die Zeit
Gegen jedes gesetz
Für immer du und ich
Für immer jetzt

Il mondo si ferma per te
Qui tra le mie braccia
Per un giorno
Per una notte
Per un momento
In cui tu ridi
Romperemo il tempo
Contro ogni legge
Per sempre tu ed io
Per sempre adesso


Quella sensazione di pace, di tranquillità che solo tra le sue braccia trovava, se l'era dimenticata. Eppure ogni volta che ci finiva, sapeva esattamente che quello ero il suo posto, era il posto in cui niente sarebbe potuto succedere. E si malediva perché aveva rovinato tutto, perché tutto sarebbe finito, e lui non ci sarebbe più stato per lei, per asciugarle le lacrime. Aveva stampate nella mente, le scene della loro vita in cui per ogni minima cosa, ricordava la sua presenza al fianco, come un vero amico sapeva fare. E quando tutto finiva male, quando davvero non le rimaneva altro che piangere, trovava sempre la sua spalla, perché a differenza di Bill, lui era il forte, lui sorreggeva entrambi, ma entrambi sorreggevano lui. Quante volte aveva provato a dare una reale definizione al loro rapporto, e mai c'era riuscita. E lo sapeva che d'altronde quello che amava di Tom inconsciamente era proprio la protezione che sapeva darle, solo con la presenza. Sapeva che non poteva succederle niente, ed allo stesso tempo sapeva che a lui non poteva succedere niente se erano insieme. Qualsiasi cosa per lui, qualsiasi ad ogni prezzo. Litigi furiosi a scuola, con chi osava dire male dei suoi amici, ridendoci poi su perché era inutile perdere del tempo con chi non capiva. E non voleva che nessuno capisse, perché quello che avevano, ce l'avevano solo loro e da fuori sembrava semplicemente un rapporto strano e morboso tra tre persone strane e morbose. Ma poi si fermava ad analizzare ogni minimo dettaglio, e si accorgeva che ogni sguardo ed ogni gesto, ogni movimento, ogni cicatrice, ogni esperienza, raccontava la loro storia, il loro cammino, tutto quello che era successo. Poteva amarlo ed odiarlo nello stesso momento. Era il suo migliore amico, suo fratello, il suo amore. I singhiozzi le bucavano il petto, mentre Bill cantava.



Wir setzen unsere scherben
Zusammen
Wir sind eins wie Yin und Yang
Fühlst du mich
Wenn du atmest
Fühlst du mich
Wenn niemand da ist
Fühlst du mich
Wenn du atmest
Fühlst du mich
Hier in meinem Arm

Sistemiamo i nostri pezzi
Insieme
Siamo una cosa sola, come lo Yin e lo Yang
Sentimi
Quando respiri
Sentimi
Quando qui non c'è nessuno
Sentimi
Quando respiri
Qui tra le mie braccia

Sentì all'improvviso di nuovo la suoneria del cellulare, e pensò che quello fosse il momento peggiore della sua vita per rispondere al telefono. Sospirò affranta e si decise di ignorare il suono e continuare a piangere sul suo miserabile destino. Quella canzone ora che la riascoltava, forse era ancora più bella della sua preferita, di Schwarz, era ancora più bella di qualsiasi altra canzone che aveva mai ascoltato. Forse perché quelle parole la facevano sanguinare dal dolore, forse perché ora che sapeva che erano rivolte a lei, soffriva ancora di più sapendo che non sarebbe potuto succedere altro, che tutto era finito quando aveva detto a Tom di sparire.

Voleva tornare indietro.

Il telefono continuò a suonare insistentemente e Greta stanca di quella musichetta allegra lo prese dal tavolino e rispose vedendo che era ancora il numero sconosciuto, capì che era Tom, il cuore saltò un battito:

- Tom – sussurrò - ti prego – disse tra le lacrime – facciamo finta che non sia successo niente, io non posso stare senza di te e senza Bill, non posso è impossibile, questi giorni sono stati un inferno -
Non ricevette nessuna parola in risposta solo un asciutto e calmo – Apri la porta  -
Asciugandosi le lacrime alla meno peggio, sentendo ancora la canzone in sottofondo, si avventò sulla porta d'ingresso, aprendola di scatto.
Era lì. Con lo sguardo corrucciato, gli occhi bassi, mentre si mordeva le labbra. Greta rimase con il respiro mozzato, mentre le lacrime continuavano a scendere sul viso. Senza dire niente, ma sentendo il ritorno dei singhiozzi, si avvinghiò al collo di Tom sentendo l'impatto dei loro corpi e le sue braccia stringerla forte.

Il petto di alzava e abbassava cercando di prendere aria, cosa che stava mancando ai polmoni di Greta, ma non le interessava. Ora che era tra le sue braccia poteva succedere qualsiasi cosa, lei non si sarebbe mai più mossa.

- Scusa, scusa, scusa– riuscì a dire tra i singhiozzi – Scusa -

- Shhh – le disse Tom mettendole una mano sulla nuca ed accarezzandole i capelli morbidi – Basta piangere -

Greta si staccò dalla presa mettendogli le mani sul viso – Dimmi che mi perdoni, dimmelo ti prego, qualsiasi cosa tu voglia dirmi, dimmi però che mi perdoni – la faccia contratta in un espressione supplichevole, mentre lui girava gli occhi in altre direzioni, per evitare che si incontrassero con i suoi.

- Entriamo dentro casa – disse semplicemente, spingendola dentro, mentre lei rimaneva spiazzata, e la canzone in sottofondo continuava ad andare in loop.

- Tom – disse lei seguendolo, mentre andava verso il divano – dimmi che tra di noi è tutto a posto -

- No – rispose serio sedendosi sui cuscini, mentre Jäger accortosi del nuovo arrivato, correva a fargli le feste – Chi è questa pulce? - chiese lui prendendo il cane in braccio e mettendoselo sulle gambe, prima che Greta lo guardasse con gli occhi sgranati e la bocca spalancata, incredula.

- Ok. – disse arrendendosi – Me lo merito. Ignorami pure. -

Tom alzò lo sguardo continuando ad accarezzare il cane, mentre lei si sedette sul divano al suo fianco, prendendosi la testa con le mani.

- Te l'avevo detto che non mi avresti più parlato quando avresti scoperto quanto sono stato stronzo con te – sussurrò Tom. Lei girò il viso guardandolo – E non è giusto che tu ti prenda colpe per un qualcosa che non è dipeso da te. Hai reagito da pazza furiosa è vero, però è stata colpa mia, avrei dovuto dirtelo quando è iniziato tutto – sorrise piano mentre il batuffolo nero che aveva in braccio gli mordeva un dito, e poi alzò di nuovo lo sguardo su Greta, inebetita sul divano.

- Quindi non sei arrabbiato con me? -

- No. – disse lui scuotendo la testa – Ho capito la tua reazione, anche se io non l'avrei mai fatto -

- E perché non mi puoi perdonare? Perché non sei arrabbiato con me? Pretendo che ti arrabbi – disse la ragazza nervosamente – Inizia a dirmi che sono una stronza, dai! – gli spinse un ginocchio mentre lui la guardava inespressivo, sbattendo le palpebre e non dando nessun segno di cedimento.

- Sei ubriaca per caso? - glissò.

- Perché non può tornare tutto come prima? -

- Io non voglio – disse posando il cane per terra e girandosi a fissarla ancora.

- Cosa? - disse lei avvicinandosi – Tom cosa cazzo stai dicendo? -

- Non ti voglio come amica Greis – scosse la testa come se fosse ovvio ed incrociò le braccia.

La ragazza sgranò gli occhi lasciando che ulteriori lucciconi trovassero la strada verso le guance. Lo fissava nelle pupille, e non notava niente, nessun tipo di emozione, era serio, impenetrabile.

- Tom ti prego – disse lei avvicinandosi ulteriormente – Non puoi dirmi una cosa del genere -

- Sì che posso – sibilò lui spostando la testa verso la TV, per poi riportarla sulla ragazza – Dopo tutto questo tempo posso non volerti più come amica -

Greta annuì abbassando lo sguardo; piangendo in silenzio, esausta, non ce la faceva più.

- Se non posso averti come dico io – continuò Tom – preferisco non averti per niente -

La ragazza alzò gli occhi verso di lui, e vide la sua mano arrivare sotto al mento, e sfiorarle il viso. Le asciugò con l'indice la guancia destra, delicatamente, sentendo sotto le dita la lacrima e la morbidezza della sua pelle. La mano arrivò fino al collo di Greta che cercava un modo di respirare regolarmente, mentre lo fissava negli occhi. Tom si avvicinò piano fermandosi a pochi centimetri di distanza dalle sue labbra, mentre lei deglutiva incapace di capire cosa stesse accadendo.

- Io ti amo Greis – sussurrò lui – e voglio stare con te... -

Greta non lo fece finire di parlare, si avvicinò alle sue labbra e lo baciò prendendogli il viso con le mani, come desiderava fare da quel giorno maledetto in cui le era venuta l'insana idea di assaporare le sue labbra.

Sentì la sua lingua insinuarsi nel palato mentre il freddo del metallo del piercing si sfregava contro le sue labbra salate, bagnate dalle lacrime. Si avvicinò ancora di più finendo sulle sue gambe e mettendogli le mani dietro al collo, mentre Bill continuava a cantare e la sua testa si era completamente svuotata. Ciò che non aveva ancora assimilato erano state le parole di Tom; continuava a risentirle nella sua mente come un eco, cosciente del fatto che l'aveva detto, finalmente, l'avevo detto. Tom dal canto suo, non si aspettava quel bacio così passionale da parte di Greis, ma aveva aspettato quel momento per tanto tempo, ed ora che l'aveva tra le sue braccia, voleva solo godersi il tutto. La ragazza mise le mani sulle sue guance e si staccò dalle sue labbra, aprì piano gli occhi, e sorrise, con gli occhi gonfi, ma ora felici.

- Ancheiotiamoddiolhodetto. – rispose tutto d'un fiato dandogli un altro bacio a stampo.

- Oddio l'ho detto fa parte della dichiarazione? - chiese Tom perplesso, ma Greta non rispose subito.

Si fissarono negli occhi per un istante infinito mentre Bill finiva la canzone per l'ennesima volta gridando für immer jetz, e voleva che quel momento durasse per sempre, per sempre davvero. Gli accarezzò la guancia rimanendo sempre a qualche centimetro di distanza dal suo viso e continuò a sorridere perché in un attimo tutto le cominciò ad apparire bellissimo, e meraviglioso. Dall'ombra alla luce in meno di un secondo, era una sensazione strana e piacevole. Solo lui probabilmente avrebbe mai potuto farle una cosa simile.

Però potevi anche farti la barba – sussurrò la ragazza posando la sua fronte contro quella di Tom.

Lui scoppiò a ridere passandosi una mano sulla guancia e guardandola sopra di lui, con quegli occhi così belli e distrutti dal pianto. Quel celeste velato di grigio, quegli occhi che conosceva come le sue tasche.

- Ed io che volevo fare il vintage – ammiccò passandole le mani dal collo alle spalle, fino ai fianchi, con così tanta delicatezza che Greta si stupì, come se avesse paura di toccarla.

- Ci vuole ancora tanto tempo prima che tu possa essere definito vintage -

- Mi distruggi sempre – sussurrò lui ridendo.

- E' il mio lavoro – Greta si avvicinò di più, le distanze ormai erano questioni di prospettiva, sorridendo e dandogli un altro bacio sulle labbra.

Lo voleva. Ed era strana come sensazione. Tutto era nuovo, strano ma al contempo meraviglioso. Si sentiva come una bambina la mattina di Natale, quando è consapevole dei regali che ci sono sotto l'albero perché di nascosto era andata a sbirciare la sera prima, ed i regali erano esattamente quelli che aveva chiesto. Lei aveva sbirciato sotto alle tovaglie di Tom, non tanto di nascosto, e forse tutta quella situazione, la voglia di farsi perdonare perché si sentiva in colpa la portarono a toccarlo un po' ovunque, non rendendosene neanche conto. Trasportata dal bacio, e da tutto. Non si era tra l'altro mai accorta di quanto fosse muscoloso il petto di Tom, di quanto fossero muscolose le braccia di Tom, di quanto fosse lui tutto muscoloso. Le mani passarono dalle spalle fino al petto per poi scendere verso gli addominali, mentre sentiva sotto le sue labbra, lui che rideva.

    - Ehi ehi ehi – disse staccandosi da lei sorridendo incerto - So che cosa hai in mente, e credimi, siamo già a buon punto là sotto, ma non è così che voglio che sia con te. -

    - Sei impazzito? - disse la ragazza seria togliendo le mani dalla sua pancia, quasi offesa.

    - No Greis davvero, credimi, ho fantasticato su quel momento così tante volte che per me l'abbiamo già fatto in aereo, in una piscina non meglio identificata, in camera di Bill, nella sala di incisione, in cucina sopra al forno...-

    - Tom... - lo bloccò lei guardandolo di sbieco.

    - Nell'armadio, sopra sotto e al lato del letto... -

    - Ok ho capito – disse lei ridendo e dandogli un buffetto sulla spalla, mentre lui continuava.

    - Per terra, in macchina, sia mentre guidavo che nei sedili posteriori... -

    - Mentre guidavi? - chiese la ragazza sgranando gli occhi.

    - Sì, ma non era proprio... - si bloccò un attimo alzando gli occhi al cielo – Lascia perdere! -

    Le risate si espansero nella stanza. La ragazza pensava che sarebbe stata in imbarazzo riguardo quel genere di argomento, d'altronde le era già successo di diventare viola in viso quando lui si divertiva a raccontare cose oscene solo per vedere la sua reazione. Ed anche quando le aveva chiesto se sarebbe mai andata a letto con lui si era imbarazzata; ma ora, sul divano, in quel contesto, di imbarazzante c'erano solo i suoi capelli.

    - Sono stupita – fece in tempo a dire Greis.

    - Perché? -

    - Perché sì, insomma, è un altro punto di vista questo -

    - Effettivamente è leggermente strano, ma io mi adatto facilmente – rispose socchiudendo gli occhi e avvicinandosi di nuovo al viso di Greta, per un nuovo bacio.

    - Però questa volta voglio che sia tutto perfetto. Perché sei tu. Perché siamo io e te. -

    Lei spostò la testa di lato con il labbro tremulo.

    - Non pensavo che saresti mai stato capace di dire una cosa così bella – rispose quasi commossa, mentre gli cingeva il collo.

    - Non ti aspetterai moltissime cose da me, da oggi in poi -

    - Smetterai di dire cazzate in pubblico? - chiese speranzosa.

    - No, quello no, però su alcune cose, quando saremo da soli, ti stupirò -

    - Mhh – mugugnò lei – non mi dire così -

    - Così come? -

    - Sembri quasi romantico -

    - Io? Romantico? - negò lui

    - Ecco vedi, hai già rovinato l'atmosfera. - rispose Greis storcendo la bocca.

    - E' che mi fa strano – si giustificò Tom alzando le spalle.

    - Cosa? -

    - Questo...- disse il ragazzo riferendosi allo strano modo in cui lei era seduta su di lui.

    - Anche a me fa strano, però mi piace -

    - Alla fine, anche tu hai ceduto al mio fascino da bello e dannato -

    - Tu sei dannato e basta... – scherzò la ragazza annuendo – e poi veramente sei stato prima tu a cedere al mio -

    - Si però... - tentò di parlare il moro.

    - Niente però -

    - ...dai ammettilo che ti piaccio -

    Greta sgranò gli occhi - Mi pare ovvio, ti sto sulle gambe ed ho appena tentato di abusare di te, direi che ci siamo no? -

    - Volevo sentirtelo dire -

    - Deficiente – sorrise lei appoggiando di nuovo la fronte contro la sua – A proposito di deficienza, come mai sul booklet c'è il nome di tuo fratello sul testo di questa canzone? - chiese Greis curiosa.

    - Perché la parte del romantico depresso la fa lui... e poi non volevo che tu venissi a chiedermi a chi era dedicata perché... -

    - ...una canzone è sempre dedicata a qualcuno – dissero in coro a bassa voce.

    Greis si aspettava una risposta simile, anche se sapeva benissimo che anche Tom era in grado di scoprire il suo lato romantico, sotto tortura sicuramente sì.

    - Quando l'hai scritta? -

    - L'anno scorso -

    - Sai dodici mesi sono un arco di tempo abbastanza lungo... - rispose puntigliosa.

    - Ha avuto due fasi importanti questa canzone. Una dopo che ti sei lasciata con l'ultimo stronzo con cui sei stata... -

    - Ma perché i miei ex devono essere tutti stronzi a prescindere, scusa? - lo interruppe la ragazza.

    - Mi pare che venivi da me quando succedeva qualcosa... o forse quella bionda che mi piangeva sulla spalla facendo colare il suo mascara su diverse mie maglie bianche, non eri tu. – rispose lui pensieroso.

    - Certo Tom, quando arrivavo per confidarti i miei problemi d'amore dovevo chiederti di cambiare maglia prima di scoppiare a piangere. – lo assecondò lei.

    - Comunque stiamo divagando... - continuò il ragazzo – Ti eri lasciata con l'ultimo stronzo ed eri venuta a casa disperata, quella volta più di tutte le altre, mi sono sentito impotente, ti guardavo piangere e non potevo fare niente. -

    - Ma tu facevi tanto – rispose lei dolcemente.

    - Ed anche le mie maglie facevano tanto... - scherzò sorridendo.

    - Ringrazierò anche loro. – continuò Greis – E la seconda fase? -

    - Una sera avevamo litigato sul film da vedere, come ogni volta... ma mi ricordo che quella fu una litigata storica, volarono cellulari e mi ricordo che mi minacciasti con una mia vecchia scarpa... -

    - Oh si! Quella volta che io volevo vedere Pulp Fiction e tu mi hai costretto di vedere quel film orrendo dove c'era un massacro... -

    - Sì... - disse rassegnato.

    - Beh, scusa se io ho paura! Poi vediamo sempre i film che vuoi tu! -

    - Cosa? Ma se ogni volta ti arrabbi se lo scelgo io, e poi comunque finiamo sempre a vedere quelli che vuole Bill! -

    - Che c'entra?! Comunque le mie proposte sono sempre rifiutate! -

    Si guardarono con sguardo di sfida, per poi tornare a ridere.

    - Ma non è questo il punto Greis – sorrise mellifluo giocando con le sue mani – Il punto è che poi ti sei addormentata tra le mie braccia non so neanche perché dato che eri incazzata nera, e per tutto quell'arco di tempo ho dimenticato tutto, e mi sono sentito estremamente bene mentre ti guardavo dormire -

    - Tom comincio ad avere paura di te – sussurrò Greis.

    - Che c'è adesso? - chiese lui contrariato.

    - Mi si stanno cariando tutti i denti – scoppiò a ridere la ragazza.

    Lui alzò gli occhi al cielo - Ecco perché poi faccio lo stronzo... -

    - Però... sono rimasta veramente colpita, le parole sono perfette, è diventata ufficialmente la mia canzone preferita -

    - Solo perché adesso sai che l'ho dedicata a te -

    - Esatto! - rispose lei trionfante ridendo compiaciuta – Ad una donna fanno piacere certe cose, ora potrò andare in giro a vantarmi di questa cosa -

    - Con chi? Con Andreas? -

    - Beh, intanto, meglio di niente – continuò Greta sorridendo mentre Tom la faceva sobbalzare muovendo nervosamente le gambe. Se era un sogno non volevano essere svegliati, nessuno dei due.

    - Dimmi una cosa, eri davvero ubriaco quella notte sotto al tavolo, e chi era Heidi, che ci hai fatto? -

    - Uhh, sei già gelosa... - si compiacque Tom sorridendo con le labbra serrate.

    - No -

    - Mi piace se fai la gelosa -

    - No, non so gelosa... - continuò Greis mantenendo lo sguardo fisso sui suoi occhi.

    - Sei gelosa -

    - Anche tu sei geloso – si difese la ragazza.

    - Che c'entra? -

    - C'entra eccome -

    Tom si avvicinò e le dette un bacio sulla guancia – Perché non ti siedi sul divano, mi stai spezzando le gambe... - disse glissando il discorso.

    - Ah! – esclamo Greis stupita – Oddio perché sono gambe vere queste? Pensavo fossero di legno! -

    - Ah ah – la assecondò Tom mentre lei si sedeva sul divano appoggiando la testa sul suo comodo petto mentre lui la abbracciava. - Non vedi come rido -

    Greta gli prese una mano e cominciò a giocare distrattamente con le dita mentre il piccolo Jäger li ricordò della sua presenza. La ragazza lo prese e se lo mise sulla pancia.

    - Allora? -

    - Allora, Heidi era tutta vera, a parte le tette... - precisò il ragazzo.

    - Gliele hai toccate? - chiese Greta monocorde.

    - No, ma ormai ho l'occhio clinico -

    - Quindi vuol dire che davvero voleva venire a letto con te? -

    - Si Greis, strano a dirsi vero? - ironizzò lui intrecciando le sue dita con quelle di Greta mentre il cane tentava di morderle a casaccio.

    - Eh, un po' – disse perplessa la bionda.

    - E sotto al tavolo mi ci sono messo di mia spontanea volontà, ma non ero così ubriaco, anzi diciamo che ero leggermente brillo... tutto quello che ho detto però era senza copione, tutto improvvisato -

    - Vorrà dire che iscriverò anche te al corso di teatro insieme a tuo fratello -

    - Vieni anche tu? -

    - Certo che sì, non vi posso lasciare soli due minuti che fate danni irreversibili -

    - Pensi che dovremmo chiamarlo? - chiese Tom titubante.

    - In fondo penso di sì, ma credo che si presenterà domani mattina con qualche scusa assurda tipo Tieni Greis il tuo frullatore che mi hai prestato nel 1999... -

    Tom scoppiò a ridere – Sì lo farà sicuramente, secondo la mia telepatia gemellare al momento sta cercando di mettersi in contatto con me ma, non gliela sto dando vinta... -

    - Poverino. - disse Greis tristemente.

    - Ne parliamo domani mattina... - concluse Tom accarezzando la testolina del cane. - Come l'hai chiamato? -

    - Jäger – sorrise Greis.

    - Gli sta bene – rispose lui grattando un orecchio del piccolo batuffolo nero.

    Rimasero un po' in silenzio, giocando con le mani mentre accarezzavano il cane sulla pancia di Greis. Tom le accarezzava il dorso, riuscendo a chiudere con tutto il palmo la mano più piccola di Greta. Ogni tanto le dava un bacio sulla testa, non riuscendo a crederci. Sapeva di essere innamorato di lei, ma ora che lei lo sapeva, ora che lei ricambiava, ora che tutto era venuto fuori, si sentiva così felice, e leggero. Avrebbe voluto gridarlo al mondo intero. Se solo avesse potuto.

    - Ma quindi adesso... - chiese Tom titubante – cosa siamo io e te? -

    - Questa è un'ottima domanda Split-

    - Direi che dopo averti messo la lingua in bocca, non posso definirti ancora mia migliore amica -

    - No, direi di no -

    - Scopamica? -

    - No, non penso vada bene, non l'abbiamo ancora fatto -

    - Allora non lo so -

    - Tom, ma se per caso dicessimo che stiamo insieme, pensi che potremmo morire di autocombustione? O sopravviveremmo ad una tale definizione? -

    - Ti dirò Greis, ci avevo pensato... -

    - Vero? Perché altrimenti anche io non saprei proprio -

    - Nel caso ce l'hai un estintore? -

    - No -

    - Beh allora correrò il rischio - disse con la faccia da bambino socchiudendo gli occhi in un sorriso.


__


Guardava di fronte a lei la porta bianca spalancata della sua stanza. Il petto di Tom era comodo e nonostante il torcicollo che le era venuto continuava a sentire il regolare battito del suo cuore e il respiro che si abbassava e alzava, rilassandole i sensi. Non era da molto che si era svegliata, ma non voleva alzarsi dal letto, non avrebbe mai e poi mai deciso di abbandonare quel luogo di pace, non dopo quello che era successo la notte prima, non dopo quello che si erano detti.

Alzò piano lo sguardo evitando di fare movimenti che potessero svegliarlo e lo osservò in piena luce mattutina, beato, con la sua pelle chiara che risplendeva a contrasto con le lenzuola scure. Era proprio un bambino quando dormiva, così innocente. Greta aveva visto quella scena milioni di volte, ma mai come quella mattina le sembrava bello, tutto era perfetto. Si girò verso la finestra e nonostante non ci fosse il sole poteva osservare dai coni di luci che penetravano dalle tende la polvere che veleggiava nella sua stanza, tranquillamente. Ogni tanto si metteva a fissare la polvere che volava nella stanza, specialmente d'estate quando c'era più sole, ed invece di convincersi che era arrivato il momento di pulire, rimaneva incantata. Era strana, lo sapeva, come quando fissava l'oblò della lavatrice, specialmente dopo che aveva finito la centrifuga.

Si alzò piano facendo il giro del materasso e non togliendo gli occhi di dosso a Tom per paura di svegliarlo. Uscì dalla camera andando verso la cucina, appena vide che erano le nove di mattina sbuffò; avrebbe voluto rimanere più tempo a letto. Non fece a tempo ad aprire l'anta della credenza che lo squillo del citofono arrivò a trapanarle un timpano. Già sapeva chi era; si trascinò come uno zombie alla porta e la aprì, aprendo anche il portone sotto casa.

Pochi istanti dopo comparve, zampettante come una cavalletta d'estate, in tuta, una giacca pesante, con due cappelli ed un cappuccio in testa, gli occhiali da sole mentre fuori nevicava e una busta marrone in mano. Sorrideva.

Greis! – urlò sottovoce entrando in casa – Non puoi capire che cosa ho fatto stamattina, oddio, mi batte ancora il cuore a mille! -

- Perché parli così? - chiese la ragazza togliendogli un cappello innevato dalla testa.

- Non sta dormendo Tom? - rispose Bill come se fosse ovvio, mentre si toglieva occhiali e tutto il resto.

- Sì che dorme, starà al quarto sonno... -

- Allora vieni che ti racconto e tu mi devi raccontare... – rispose sussurrando mentre abbandonato il vestiario da neve e recuperata la busta, prendeva la mano di una Greta perplessa e la trascinava in cucina.

- Non so perché ma non ti vedo meravigliata di vedermi qui... – chiese Bill una volta entrati in cucina e chiusa la porta scorrevole.

- Tom mi aveva avvertito – disse Greis alzando le spalle.

- Ah – commentò Bill incerto andando verso la busta, su cui sopra Greis si accorse c'era il simbolo di una famosa caffetteria di cui Bill andava pazzo.

- Bill perché hai quella busta? - disse la ragazza preoccupata mentre lui tirava fuori tre bicchieri di cartone bianco.

- Non puoi capire Greis, è stato bellissimo! -

- Sei entrato lì dentro da solo? - chiese Greis tra il divertito e lo scioccato.

- Certo che sì, dovevo prendervi la colazione! - rispose Bill come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

- Cucciolo di foca – disse dolcemente andandogli incontro con le braccia aperte – Sei l'essere più dolce e zuccheroso del mondo – lo strinse a se mentre lui affondava il viso ghiacciato nel collo caldo della ragazza, che si immobilizzò con le braccia intorno alla vita di Bill.

- Lo so – rispose deciso – Sono entrato dentro e non c'era nessuno, ho ordinato e nessuno mi ha detto niente, poi ho pagato Greis, ti rendi? Ho preso i soldi dal mio portafoglio e li ho posati sul bancone e poi loro mi hanno dato il caffè e i muffins, cioè sono la persona più felice di questo universo al momento... e nessuna mi ha chiesto una foto, un autografo, nessuno ha minacciato di uccidermi. Mi sento libero! -

- Che bello! - disse allegra Greis indicando i caffè – Qual'è il mio? -

- Americano lungo extra bollente, come me, ce ne sono due, vedi un po'... – rispose Bill intento a cercare i muffins nella busta – Piuttosto, ti sei fatta Tom?

- Bill! - rispose Greta scandalizzata diventando viola.

- Che c'è? - chiese lui – Che ho detto? -

- Ma che domande fai? -

- Domande lecite... anche se solo immaginare la cosa mi fa venire i conati di vomito -

- Bill! - disse di nuovo Greta mentre si bruciava la lingua con il caffè.

- Allora? L'avete fatto, quanto e quando? -

- Bill santo dio non te lo dirò mai, anche quando succederà... -

- Anche quando succederà? Perché non è successo? Cavolo l'intuito gemellare non ha funzionato questa volta... e comunque con i tuoi ex mi dicevi sempre tutto, cosa c'è di diverso ora a parte il fatto che ti fai mio fratello?- disse parlando da solo mentre giocherellava con il suo muffin.

- O signore, Bill ti prego... -

- Come sei ipersensibile questa mattina! -

- Ok, ti racconto cosa è successo, basta che la smetti con questi discorsi... -

- Cerca di capirmi Greis, sono in astinenza da anni, anche solo parlarne mi aiuta ad elaborare il lutto... -

- Tu sei completamente pazzo – gli disse Greis seriamente. - Comunque mi ha detto che mi ama... -

- Oddio – sussultò Bill con la mano sul petto – L'hai ripreso con il cellulare per farmelo vedere? -

- No! - lo imitò Greta per prenderlo in giro – Non ci ho pensato! -

- La prossima volta semmai dovesse succedere riprendilo in qualche modo, devo assolutamente vedere la sua faccia! -

- Sei una cosa assurda – scoppiò a ridere Greis chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.

- Beh, poi? Perché non avete concluso? -

- Perché no... - rispose la ragazza storcendo la bocca – Io avrei concluso volentieri, tuo fratello ha fatto la verginella spaventata -

- Cosa? - chiese sconvolto – Oddio raccontami tutto! -

- Nel senso che ha detto che vuole aspettare, creare l'atmosfera, perlomeno io l'ho interpretata così... -

- Lo sapevo che era rimasto un po' di romanticismo da qualche parte... - rispose Bill sognante – Com'è dolce il mio fratellino. -

- Già – sussurrò Greis abbassando lo sguardo.

- Comunque, sono venuto anche per aggiornarvi di una cosa... -

Greta si era imbambolata a fissare dietro le spalle di Bill; la porta si era aperta, e c'era Tom in mutande con gli occhi socchiusi che controllava la situazione, prima di riuscire a dire qualcosa di senso compiuto. Mugugnò una parole che forse era un buongiorno, dette una pacca sulla spalla al fratello ed andò verso Greis in piedi vicino all'isola della cucina con la sua maglia gigantesca addosso. Lui si buttò a peso morto sulla povera ragazza che rischio di rovesciare il caffè bollente sul pavimento, e la strinse forte, mentre lei lo abbracciava con il braccio libero.

- Ohh che scena dolcissima – disse Bill sbattendo le ciglia e sorseggiando il suo caffè.

Tom mugugnò ancora qualcosa di simile ad una risposta, Greta provò ad interpretare ma non capì molto, si limitò ad accarezzargli la schiena mentre lui le respirava sul collo.

- Tomi ti ho preso il White cafè mocha che ti piace tanto... - disse Bill verso il fratello mentre lui si girava di scatto e faceva veloci collegamenti mentali.

- In che senso mi hai preso? - disse Tom con la voce più profonda di un cavernicolo.

- Tomi perché non ti siedi, ti vedo provato... – gli rispose dolcemente Greta accompagnandolo verso il tavolo e la sedia.

- In che senso mi hai preso? - disse di nuovo il ragazzo sedendosi e stropicciandosi gli occhi.

- Nel senso che sono entrato dentro al negozio, l'ho ordinato, ho pagato e sono uscito – rispose ovvio Bill.

- E non è successo niente? - chiese Tom stupito, riuscendo ad aprire completamente un occhio.

- No – sorrise Bill compiaciuto – Comunque dicevo, solo venuto qui per darvi una notizia molto triste tristissima -

- Cosa? - chiese Greta preoccupata.

- Ci hanno fissato qualche intervista e apparizione in Francia la prossima settimana, ciò significa che staremo un po' fuori -

- No! - disse Tom con gli occhi sgranati tirando un pugno sul tavolo, si era svegliato del tutto – No cazzo, non ora! -

- Lo so Tomi, purtroppo non possiamo farci niente -

Greta gli prese una mano e gli accarezzò il dorso – Dai che importa? Sarà solo per pochi giorni... - sorrise rassicurante.

Tom aggrottò le sopracciglia e si mise pensieroso a bere il suo caffè mentre Greta e Bill si guardavano preoccupati. Quella sarebbe stata la prima di una lunga serie di volte in cui si sarebbero dovuti separare forzatamente, Tom lo sapeva, ma non voleva. L'unica soluzione che c'era era drastica, e Greis avrebbe fatto storie, ma era anche l'unico modo per non sentire quel cazzo di dolore alla base del petto che sentiva ogni volta che si allontanava da lei.


__


Il numero sette in tedesco è il mio preferito. Mi piace come si dice Sieben *_*

Tuttavia, scusate il ritardo, questo capitolo mi ha dato del filo da torcere. Una dichiarazione è sempre una dichiarazione, e stavolta c'erano tutti i presupposti affinché i due si fossero finalmente decisi a parlare in una lingua comprensibile al genere umano, la lingua dell'ammmore! Ringrazio come sempre tutte coloro che mi seguono e che commentano. Siete davvero preziose, è importante per chi scrive sapere cosa ne pensano le persone che leggono. Grazie quindi a coloro che recensiscono, grazie un po' meno a chi non lo fa XD

La canzone utilizzata per questo capitolo è una certa Für immer jetz dei Tokio Hotel, spero apprezziate la scelta.

Alla prossima.

Baci.


  
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