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Autore: Lily Emily Potter    08/01/2010    2 recensioni
Quarta classificata al concorso "And They Didn't Live Happily Ever After" indetto dal forum http://anfimissi.forumcommunity.net . Draco viene sconvolto da una notizia devastante, che lo coglie impreparato e che devasta anche lui. One-Shot ispirata alla canzone Whiskey Lullaby di Brad Paisley.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Whiskey Lullaby

Com’è dolce il silenzio che precede il lancio della freccia, il braccio dell’arciere è teso, l’occhio vigile e concentrato, la mano ferma  e, attorno, un silenzio carico di aspettative, di attesa, di invidia, di passione... Poi, nel momento in cui la freccia parte, con una stoccata fulminea tutto finisce e il silenzio teso fa spazio all’esultanza o al pianto, alla gioia più vivida o allo sconforto più profondo;  il silenzio dell’attimo che precede il tiro è un qualcosa che non si può ricreare, è come l’attimo che precede il primo vagito di una nuova creatura venuta alla luce, è come quel secondo in cui realizzi che stai per morire prima di lasciare che il tuo corpo si abbandoni all’inesorabile.

Fu in quel silenzioso secondo che un bicchiere scivolò da una presa già incerta, cadde a terra frantumandosi ed il liquido ambrato che conteneva si sparse a terra in una macchia irregolare.

 

.*.*.*.

 

 

“Pansy, si può sapere dove diavolo è il mio giorn- da quand’è che leggi il giornale? Con quella faccia soprattutto?”

“E’ morto.”

“Che… Chi è morto?”

“Harry Potter.”

 

Tutum Tutum

 

Certe volte le notizie peggiori si vengono a sapere nei modi più improbabili.

Quasi tutte le volte.

Non c’è nessuno che ti indora la pillola, ci sei solo tu, col tuo dolore sordo e martellante, col cuore che ti impazzisce dentro il costato. E non potrai farci niente.

 

“C-cosa?”

Draco Malfoy faticava a respirare, lo sguardo vitreo fisso sulla moglie che a differenza sua pareva sollevata.

“C’è scritto sulla Gazzetta, ecco leggi.” La donna gli porse il giornale incerta e Draco lo afferrò senza emettere un suono, aveva persino smesso di respirare, aveva l’impressione che se avesse fatto un singolo rumore il sottile velo di cristallo su cui si reggeva in piedi si sarebbe frantumato.

Gettò uno sguardo alla prima pagina e avvertì tutto il mondo fermarsi con lui.

Harry Potter morto suicida nella sua casa di Grimmauld Place. Recitava il titolo in prima pagina.

Sotto, una foto di media grandezza  ritraeva l’uomo con uno sguardo triste e malinconico mentre faceva di tutto per  allontanarsi dall’obbiettivo. Il cuore di Draco continuava a martellare ed il fatto che involontariamente stesse trattenendo il respiro fece sì che le sue gote si arrossassero appena, accedendone il viso altresì pallido come l’alabastro.

Gli occhi del purosangue saettarono lungo tutto l’articolo che proseguiva a pagina 3, erano l’unica parte del suo corpo che si muoveva. Alcune frasi gli rimasero subito impresse nella mente e iniziarono a martellargli il cervello. D’un tratto si sentì come ubriaco, la testa gli girava ed avvertì il bisogno di sedersi. Con passo incerto si diresse verso la sua poltrona preferita del salotto e vi si abbandonò qualche secondo, il capo appoggiato allo schienale, le braccia abbandonate ma la Gazzetta ancora stretta in mano.

“Draco… Cosa sta succedendo?” Chiese la donna stupita da quella reazione.

Non ottenne risposta.

“Draco?”

Silenzio. Il ticchettio di un vecchio pendolo era l’unico rumore che si potesse avvertire.

“Dra-“

“Lasciami solo, Pansy. Perfavore.”

Disse l’uomo con gentilezza inaspettata, tornando a fissare la foto dell’ex bambino sopravvissuto che aveva preso a fissarlo di rimando. Era forse rimprovero quello che leggeva nei suoi occhi?

“Beh, se me lo chiedi così… Vado di sopra a preparare la sala, verranno Millicent ed Elèn questo pomeriggio.”

“Sì, fai come ti pare.” Rispose lui come se neanche l’avesse sentita.

Con un ultimo sguardo perplesso Pansy Parkinson abbandonò la stanza.

 

Un bicchiere di Wiskey a terra, frantumato, il suo contenuto sparso sul pavimento. Il corpo esanime dell’uomo su una poltrona, un flacone di antidepressivi vuoto sul comò accanto al divano. Fu questa la scena che si presentò agli uomini del ministero quando, dopo la segnalazione della migliore amica del salvatore del mondo magico, fecero irruzione in casa.

 

“Sei uno stupido.”

 

Secondo le prime indiscrezioni pare che vi fosse un foglio accanto al cadavere su cui erano state scritte poche semplici parole: “Lo amerò fino alla mia morte.”  Che un giovane uomo lo avesse rifiutato ? Di sicuro chiunque egli sia ora non vivrà a cuor leggero.

 

“Uno stupido, uno stupido idiota!” Gridò Malfoy scagliando lontano la Gazzetta  ed alzandosi di colpo. Come una bestia in trappola prese a fare avanti e indietro tra le poltrone, si accese una sigaretta e iniziò a fumare senza dire nulla. E dopo quella un’altra e dopo un’altra ancora. Poi andò a recuperare il giornale e con passo deciso si diresse verso la propria stanza chiudendovisi dentro. Sarebbe rimasto chiuso lì dentro per due giorni.

 

.*.*.*.

 

 

Pansy non capiva la reazione del marito, si limitò a ringraziare che loro figlio fosse ad Hogwarts, lontano dall’aria greve che aleggiava nel loro immenso maniero. Possibile che la morte del suo rivale lo avesse sconvolto tanto? Eppure così pareva, prima la strana reazione dopo che gli aveva riferito la notizia e poi quel prolungato silenzio.

Per quanto fosse frivola a volte, Pansy non era una stupida. Già in passato aveva ipotizzato che tra suo marito e Harry Potter, da giovani, ci fosse stato qualcosa, ma Draco aveva sempre negato e lei aveva finito per credergli e gettare il tutto nel dimenticatoio. I giornali continuavano a pubblicare notizie riguardanti la sua morte, l’intero mondo magico avrebbe voluto assistere ai funerali che si sarebbero svolti quel pomeriggio, si trattava di un evento nazionale. Andò alla porta della camera in cui Draco si era sigillato e bussò con delicatezza.

“Draco… Sono venuta a portarti qualcosa da mangiare.”

Non ottenne risposta.

“Draco… Questo pomeriggio ci sono i funer-“

La porta si aprì prima che lei potesse concludere la frase, davanti le si presentò un Draco Malfoy dalla forma impeccabile, ben vestito e pettinato, ma il suo sguardo era quanto di più freddo potesse esserci.

“Grazie, Pansy. Ma scendo a mangiare con te. La sceneggiata è finita.” Dopo quel piccolo rimprovero auto inflitto accennò ad un sorriso, prima di darle un bacio sulla fronte e prenderle il vassoio dalle mani.

Pranzarono in silenzio, Pansy aveva quasi paura di rompere il delicato equilibrio che Draco stava tentando di instaurare; lui semplicemente non aveva nulla da dire.

Terminato il pranzo Draco si alzò, si sistemò gli abiti ed andò verso l’attaccapanni all’ingresso. La moglie lo seguì, silenziosa:

“Vuoi che venga con te?” Chiese dopo che l’altro ebbe indossato il cappotto.

“No. Stai pure a casa. Ci vediamo questa sera.”

Con un ultimo sguardo apprensivo Pansy lo salutò, vedendolo scendere le scale d’ingresso e addentrarsi nel paesaggio innevato per poi sparire silenziosamente.

 

 

Draco rimase in disparte durante tutto il funerale, non si fece notare da nessuno, era talmente distante che non sentì neanche una parola di quello che dicevano coloro che parlavano per dare al giovane defunto l’ultimo saluto e, sinceramente, neanche gli interessava. Sapeva che nessuno al mondo avrebbe mai potuto conoscerlo meglio di lui, lui stesso una volta aveva detto: “Non conosci bene una persona finché non ci vai a letto.”A suo parere era sempre stata una grande verità.

Una folata di vento gelido lo riscosse dai suoi pensieri, si accorse che le persone stavano defluendo lontano dal luogo della sepoltura, una lunga processione di gente ignorante, che Draco disprezzava. Curiosi, imbecilli, gente che lo conosceva nemmeno e lo acclamava solo perché era “Il Grande Harry Potter”, “L’eletto”. Malfoy, come Potter stesso, aveva sempre odiato quel tipo di affetto da parte delle persone, riusciva a fatica a nascondere il suo fastidio. Sentiva come se quella gente avesse violato il suo spazio, uno spazio che avrebbe dovuto essere solo suo ma che si era lasciato sfuggire stupidamente undici anni prima. Il suo volto stanco ed invecchiato si incupì maggiormente mentre il suo sguardo scuro tornava a posarsi sulla bara in attesa di essere interrata.

Lui avrebbe voluto essere cremato. Stupidi Weasley.

Ora che la gente si era allontanata si sentì di raggiungere il luogo di sepoltura, accarezzò lievemente il legno freddo, la lapide era già stata posta, era una semplice pietra di marmo bianco che recitava, insieme a data di nascita e morte:

 

Qui giace

Harry James Potter

Salvatore del Mondo Magico

Ma soprattutto grande amico

 

E accanto a quelle insignificanti parole vi era una foto. Draco ebbe òl’impressione che le gambe gli cedessero per un istante, il cuore prese a martellargli nel petto con forza. Un Harry Potter sorridente e rilassato, con gli occhi verde chiaro accesi di sottile malizia (ma solo Draco, sapeva, sarebbe riuscito a leggerla)  e divertimento; stava appoggiato al tronco di un salice, d’estate, al termine dell’ultimo anno ad Hogwarts, quello che recuperarono dopo la fine della guerra. Sorrideva, semplicemente, mentre guardava in camera, avvolto da caldi raggi di sole che ne doravano i contorni. Era meraviglioso.

“Spero non ti secchi… Che io abbia scelto quella foto.”

Malfoy si voltò di scatto:

“Granger!”

“Ciao, Draco… Hai fatto bene a tenerti in disparte, se Ron dovesse notarti saresti morto.” Disse lei cupa.

“Magari…” sussurrò, inudibile, prima di agiungere uno sprezzante: “Non me ne frega niente.” tornando a fissare la foto sulla lapide.

“E allora perché nascondersi?” Lo incalzò la riccia.

“Non volevo mischiarmi a quella inutile marmaglia, mi sarei sentito soffocare, comunque non devo certo giustificarmi con te.”

“No, certo che no. Allora? Ho fatto male a usare quella foto? Avevo pensato di chiederti il permesso ma…”

“No, hai fatto bene.” L‘interruppe Malfoy.

“Non ho resistito… E’ che in quella foto è così…”

“Bello.” Concluse Draco con aria assorta.

“Stavo per dire ‘Felice’ ma hai ragione. Comunque avrei dovuto chiederti il permesso dato che l’hai scattata tu.” Buttò lì Hermione con aria vaga..

“Non mi importa.”

Trascorse qualche minuto in cui i due si limitarono a fissare la lapide, neanche si accorsero che aveva cominciato a nevicare.

Poi Draco decise di chiedere qualcosa che gli premeva molto:

“E’ vero?”

“Che cosa?”

“Ha davvero lasciato un biglietto per me?” Disse Draco fissando la donna, ma quella evitò il suo sguardo.

“Sì… Il ministero mel’ha restituito e speravo che venissi oggi per…”

“Non lo voglio.” L’interruppe di nuovo il biondo.

“Non puoi fuggire dalle tue responsabilità, Malfoy. Harry ha sofferto tanto, beveva e assumeva antidepressivi da anni ormai.” Disse la donna con decisione.

“Mi stai forse incolpando di qualcosa?” Ora i due si stavano fronteggiando apertamente.

“Certo che lo sto facendo. Questo messaggio l’ha scritto per te.”

“No. L’ha scritto per farmi sentire in colpa!”

“Beh, allora spero abbia funzionato!”

“Non c’era bisogno di scriverlo e ammazzarsi per farmi sentire in colpa, se proprio lo vuoi sapere. Ma ho fatto una promessa a mio padre, prima che morisse. Gli ho promesso che avrei portato avanti il nome dei Malfoy. Ed è quello che ho dovuto fare. Ho dovut-“

“No! Tu sei fuggito, quello che provavi per Harry ti spaventava e allora hai deciso di scappartene lontano e mollarlo lì da solo come un cane!”

Malfoy non ci vide più, con uno scatto feroce la prese per la gola stringendola forte per impedirle di respirare. Avvertì dei passi di corsa e qualcuno che lo allontanava dalla Granger, tutto quanto era ovattato e silenzioso, desiderava solo ucciderla e con lei il suo senso di colpa e tutti i fantasmi che lo perseguitavano da undici lunghi anni.

Fu un pugno ben assestato a riportarlo sulla terra e dopo quello un altro, Ron Weasley si stava avventando su di lui senza ritegno:

“Sei un figlio di puttana, uno sporco mangiamorte di merda! Come ti permetti di toccare mia moglie?! L’hai mollato da solo! L’hai ignorato per tutti questi anni! E ora lui si è ammazzato per colpa tua! Si è ubriacato e si è ammazzato! Io ti disintegro, brutto stronzo! Gli hai fatto passare undici anni d’inferno!”

Draco non si muoveva mentre alla fine di ogni frase gli veniva assestato un calcio, uno schiaffo, un pugno; intervenne poi qualcuno che allontanò Weasley dal biondo, steso a terra e sanguinante.

“Vattene via di qui Malfoy! Non ti meriti neanche di avvicinarti alla sua tomba!” Gli urlò mentre veniva trascinato lontano.. La neve, sotto di lui, si era sporcata di piccole macchie rosse, gli usciva sangue da più punti ma non gli importava.

La sua attenzione fu catturata da un foglio di carta, lasciato cadere a terra apposta o casualmente. Si sporse a fatica, a causa del dolore in seguito ai colpi inferti, e fu davanti a quelle crude parole che si trovò quando lo aprì:

“Lo amerò fino alla mia morte.”

Di colpo la strana atmosfera da sogno in cui credeva di trovarsi da giorni si dissolse e la realtà lo pugnalò spietata al cuore. Si piegò in avanti senza fiato, scosso da forti brividi. La testa gli girava e si sentiva nuovamente come sul punto di svenire. E poi iniziò a piangere, pianse a lungo singhiozzando come un bambino, chiamando il suo nome, aggrappandosi alla neve sotto di lui con disperato attaccamento. Sangue e lacrime sul candido manto nevoso, sangue e lacrime davanti alla sua lapide marmorea e fredda mentre gemiti disperati si levavano sottili al sole pallido di metà inverno.

 

.*.*.*.

 

Tornò a casa qualche ora più tardi, dopo aver vagato senza meta in cerca di pace per poi rifugiarsi in un bar a bere.

Quando varcò la soglia ringraziò di non aver incontrato Pansy, salì barcollando fino al proprio studio e andò dritto verso un album di fotografie che teneva nascosto in mezzo ai libri di legge, lo aprì ed andò deciso verso una pagina in particolare: Harry gli sorrideva felice. Era l’originale della foto che era stata usata per la lapide. La estrasse con delicatezza innaturale dalla sua fodera di plastica e si sedette dietro la scrivania. Nel terzo cassetto teneva una bottiglia di whiskey incendiario ed un bicchiere. Se ne versò una dose generosa mentre tornava a fissare la foto dell’uomo che amava e avrebbe amato fino al giorno della sua morte. Ormai non piangeva più, le lacrime erano secche sulle sue gote screpolate dal freddo e dai pugni ricevuti.

“Potter…” Disse in un sussurro sfiorando il volto ritratto in foto prima di buttare giù il forte alcolico tutto d’un sorso.

Poi tirò fuori dalla tasca del cappotto che teneva ancora addosso il biglietto che Harry aveva lasciato.

“Mi amerai fino alla morte… - disse fissandolo - Allora adesso è finito tutto, non è vero?” Disse con difficoltà a causa dell’alcool che aveva in circolo. “Ora non mi ami più…”

La testa gli stava per scoppiare, il dolore che sentiva non lo faceva respirare, non lo faceva ragionare, non lo faceva ricordare. Avrebbe voluto ricordare, in quel momento, il giorno in cui gli aveva scattato quella magnifica foto. Stavano insieme da un anno e si amavano. Non se l’erano mai detti, troppo orgogliosi e stupidi per farlo, si nascondevano dietro ad una sterile storia di sesso, ma entrambi sapevano che dietro c’era dell’altro. E da il giorno in cui Draco dovette dirgli addio non vi furono più sorrisi per lui, nessun giorno fu più come quel giorno di giugno, in riva al lago, sotto quel salice, avvolti dal tepore d’ inizio estate che mai più entrambi avrebbero ritrovato.

Chiuse gli occhi, serrandoli forte.

“Sono stanco… Stanco della mia vita, del mio lavoro, di questa casa… Sono stanco.” Stava quasi piagnucolando, piegato sulla scrivania, impossibilitato a piangere altre lacrime, si limitava a stare lì, abbandonato, arreso all’eccessiva amarezza della vita.

“Mi dispiace, Harry… Mi dispiace…” Una lacrima riuscì ad uscire, gli percorse la guancia fino al mento e poi cadde inesorabile a terra con un rumore appena udibile. Con lo sguardo Draco la seguì finchè i suoi occhi si posarono sull’ultimo cassetto della scrivania. Senza neanche rifletterci più di tanto si chinò, aprì il cassetto e ne estrasse una fiala dal denso liquido nero. La osservò in contro luce, non aveva mai assunto una tale attrattiva. La teneva lì dentro per “le emergenze” come suo padre gli aveva insegnato, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe finito per versarne l’intero contenuto nel proprio bicchiere di whiskey incendiario.

Con naturalezza quasi alienata, lo sguardo perso nel vuoto, il viso perfetto trasfigurato in un’espressione tristemente rassegnata, sollevò il gomito e buttò giù l’intruglio.

Rimase immobile e fu solo per qualche istante che pensò a sua moglie e a suo figlio. Pensò che si stava comportando da egoista ma che quella era davvero la prima volta che lo faceva. Aveva rinunciato alla sua vita per una promessa fatta al padre, aveva rinunciato alla sua felicità per tenere fede al suo matrimonio, per avere una prole, per fare quello che tutte le nobili famiglie purosangue si sarebbero aspettate da un Malfoy. Per la prima volta stava facendo qualcosa per sé, e non riuscì a rammaricarsene.

Sentì gli occhi farsi pesanti, si sentiva ubriaco e ogni cosa attorno aveva perso di significato…

‘E così – si trovà a pensare – è così che ci ritroviamo? Chissà se piangerò, o se non succederà nulla o se forse, alla fine, io e te potremo davvero essere felici. Potter… Harry…’ Avvertiva un braccio tremare ma non se ne curò più di tanto; pochi secondi dopo gli parve di sentire qualcosa, un attimo prima che tutto finisse, gli parve una musica dolce, come di un carillon perso nel tempo e la riconobbe. Era la tenera litania che Draco canticchiava ad Harry quando avvertiva il suo sonno farsi agitato, Potter non ne aveva mai saputo niente, ma Draco se la ricordava bene… Era come se quella volta qualcun altro la stesse cantando a lui per quietare il suo sonno tormentato… Con un ultimo sforzo sussurrò:

“La senti, Harry? Gli angeli stanno cantando la nostra ninna nanna… “

 

Poi chiuse gli occhi.

 

 

 

 

 

 

THE END

  
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