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Autore: Beatrix Bonnie    09/01/2010    4 recensioni
Edmund non è un ragazzino normale: vive in un orfanotrofio e non sa nemmeno chi siano i suoi genitori, ma quello che è più preoccupante è la sua capacità di muovere gli oggetti con il pensiero e di parlare con i serpenti. Ama la solitudine e non ha nessun amico, tanto che il suo unico passatempo è divorare libri per accrescere la propria conoscenza.
Ma quando si lascerà convincere a frequentare il "Trinity college per giovani maghi e streghe", una bizzarra scuola di magia dove imparerà a fare incantesimi e a preparare pozioni, Edmund sarà trascinato dai suoi nuovi amici verso folli avventure, riguardanti alghe carnivore e stanze stregate, che gli insegneranno il vero valore dell'amicizia e del coraggio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 7

La stanza buia






Quella sera, quando Mairead si sedette alla tavola dei Raloi, molti compagni le si avvicinarono per farle i complimenti per essere entrata in squadra. I due ragazzi del terzo anno che solo quella mattina le avevano spiegato come si giocava a Quidditch irlandese, sembravano letteralmente sorpresi e sconvolti. Beatrix, la Cercatrice, la fece sedere al suo fianco e le raccontò un sacco di aneddoti divertenti sulle partite di Quidditch più famose del Trinity.

Edmund entrò in Sala Mor da solo, come al solito. Era stato anche lui a vedere le selezioni della squadra di Quidditch quella mattina, anche se se ne era stato in disparte per tutto il tempo. Nel pomeriggio poi si era ritirato in biblioteca a leggere fino all'ora di chiusura. Entrando in Sala, capì subito che il centro dell'interesse generale doveva essere Mairead. Improvvisamente decise che doveva farle i complimenti: l'aveva ammirata a cavallo della scopa e qualcuno doveva dirle quanto era stata brava. Era un'idea francamente stupida, visto che non si erano mai rivolti la parola in quel mese di scuola, ma Edmund sentiva che doveva farlo, come se uno strano impulso glielo ordinasse.

Si avvicinò al tavolo e si sedette al suo fianco leggermente impacciato: era la prima volta che non se ne stava a tavola per conto proprio. La ragazzina lo guardò dapprima perplessa, poi gli fece un mezzo sorriso e scivolò di lato sulla panca per fargli posto.

Edmund accennò un sorrisetto a mo' di ringraziamento. «Ho visto la tua prova. Sei stata grande con quella scopa» disse in un soffio.

Mairead sgranò gli occhi sorpresa. Tra tutti, non si aspettava che proprio Burke le facesse i complimenti, lui che da quando l'aveva salvata dalle acque del lago, non le aveva più rivolto nemmeno uno sguardo. «Grazie» rispose infine, tornando a fissare lo stufato che aveva nel piatto, perché aveva come l'impressione che l'altro fosse molto imbarazzato da quella conversazione.

Era incredibile quanto Edmund fosse timido e impacciato in una qualsiasi relazione interpersonale. Aveva dimostrato di non essere così cinico e freddo come voleva dare a vedere e in più Mairead era in debito con lui, visto che le aveva salvato la vita. In un certo senso questo li legava profondamente.

Mairead lo guardò di sottecchi, mentre mangiava in silenzio il suo stufato. Un'ispirazione la colse all'improvviso: «Domani io e Laughlin facciamo una passeggiata fino alle scogliere. Vuoi venire?»

Edmund alzò gli occhi dal piatto, sgomento. Nessuno lo aveva mai invitato a fare qualcosa assieme, nemmeno tra i bambini dell'orfanotrofio. Era una sensazione piacevole essere apprezzato e considerato da qualcuno. Sorrise, il primo sorriso spontaneo che avesse mai fatto in vita sua. «Verrei volentieri» rispose in un sussurro.


Quello fu l'inizio delle loro avventure.

Laughlin al momento parve scocciato dalla presenza di Edmund perché, nonostante avesse salvato Mairead, lo riteneva ancora un antipatico saputello. Poi, pian piano, impararono a conoscersi e divennero amici inseparabili. Edmund era timido e impacciato quando si trattava di doversi relazionare con gli altri, ma una volta superata la prima difficoltà, era un ragazzino pieno di entusiasmo e voglia di conoscenza. Non si tirava mai indietro di fronte anche alle avventure più strampalate, desideroso come non mai di dimostrare il suo valore e di riscattarsi per il suo comportamento scontroso dei primi mesi. Tempestava Laughlin di domande sul mondo magico, sulle curiosità che gli venivano in mente, perfino sul Quidditch. E poi era talmente bravo a scuola che quando i suoi amici si trovavano indietro con i compiti, lui li aiutava sempre. Aveva scoperto che prendersi cura di qualcuno lo faceva sentire utile e per lui, sempre abituato a stare da solo, era una sensazione piacevole.

Le lezioni continuavano come al solito: le più divertenti erano quelle di Difesa contro le Arti Oscure, perché il professor Ballerinus alternava momenti teorici con momenti pratici e i ragazzi dovevano di volta in volta imparare nuovi incantesimi per difendersi da creature maligne o da fratture avversarie. Le più odiate restavano quelle di Trasfigurazione perché il professor Cumhacht era veramente severo. L'unico che riusciva sempre ad eseguire le magie che richiedeva l'insegnante era Edmund, ma tutti gli altri avevano serie difficoltà anche per la complessità dei compiti che venivano loro assegnati. Henry Alabacor, uno loro compagno dei Llapac, era un vero e proprio disastro: non era mai riuscito nemmeno a trasfigurare uno spillo in uno stuzzicadenti. Mairead aveva anche l'impressione che il professore la odiasse, perché ogni scusa era buona per riprenderla o metterla in punizione e la tartassava più di chiunque altro. Invece le lezioni di Erbologia, tenute dalla professoressa Blath, direttrice della casa dei Llapac, erano un momento abbastanza distensivo perché lavorare nelle serre permetteva ai ragazzi di chiacchierare indisturbati mentre svolgevano le mansioni assegnate dall'insegnante. Due sere a settimana, poi, avevano le lezioni di Astronomia con la professoressa Dorcha.

Nel frattempo Mairead aveva scritto al padre della sua ammissione nella squadra di Quidditch e del fatto che aveva bisogno di un manico di scopa. Agli allenamenti utilizzava una vecchia scopa in dotazione della scuola, una Scopalinda Sette, ma per affrontare la prima partita che avrebbe disputato a febbraio aveva proprio bisogno di un nuovo manico. Così chiese al padre di anticiparle il regalo di Natale e una mattina di novembre vide quattro gufi che portavano verso il tavolo dei Raloi un pacchetto molto lungo destinato a lei. Quando lo scartò, una meravigliosa Nimbus 1700 si librò a mezz'aria davanti ai suoi occhi.

Il capitano O'Shalley si avvicinò per osservare meglio il manico di scopa della sua Punta. «Ottimo acquisto, Boenisolius. La Nimbus è una buona scopa, abbastanza veloce ma sufficientemente resistente per una Punta. Quest'anno è uscita la versione 2000, se non sbaglio?» commentò rigirandosi la Nimbus tra le mani.

«Si, ma credo che costasse troppo per le tasche di mio papà» rispose la ragazza con un ridolino, afferrando la scopa che O'Shalley le porgeva.

«A proposito... questa sera allenamenti» disse il capitano, allontanandosi dal tavolo per recarsi alla prima lezione della mattinata. Mairead corse verso il dormitorio dei Raloi per andare a posare la scopa, poi raggiunse gli amici alla lezione di Pozioni.


Quella sera, visto che avevano già finito compiti, Edmund e Laughlin si recarono allo stadio di Quidditch per assistere agli allenamenti di Mairead. Il capitano O'Shalley, come sempre, sbraitava ordini dalla sua scopa, mentre i giocatori svolazzavano per il campo. La squadra dei Raloi era effettivamente una delle migliori degli ultimi anni, ma O'Shalley smaniava di vincere la Coppa del Campionato, come l'anno precedente, e per questo prolungava gli allenamenti ben oltre l'orario previsto. Quando finalmente fischiò il segnale di fine, il cielo si era già scurito da un pezzo.

I due ragazzi aspettarono che l'amica si cambiasse, poi il terzetto raggiunse il castello, stingendosi nel mantello di lana per il freddo. Il vecchio orologio della torre batté dieci colpi.

«Accidenti, dovremmo essere nei nostri dormitori da un'ora» commentò Mairead accigliata. Raggiunsero in fretta il salone centrale, dal quale si accedeva ai vari piani attraverso la scalinata, dove si sarebbero dovuti separare per raggiungere le rispettive sale comuni; stavano per salutarsi, quando udirono qualcuno che fischiettava e si avvicinava nella loro direzione.

«Il custode Armandus!» esclamò Laughlin spaventato: se il custode li avesse beccati a qell'ora fuori dal dormitorio, sarebbero espulsi seduta stante.

Edmund non si fece prendere dal panico. «Di qua, presto!» esclamò e, afferrato il braccio di Laughlin, li trascinò verso le scalinate, con l'obiettivo di nascondersi in qualche aula vuota al primo piano.

Fu una pessima mossa: il fischiettio si avvicinava sempre di più, segno che Armandus stava salendo le scale come loro.

Mairead sbirciò da dietro l'angolo, per controllare la posizione del custode. «Sta venendo da questa parte!» sibilò in preda al panico: non c'era tempo di nascondersi in un'aula senza essere visti.

«Saliamo, svelti!» ordinò Edmund, senza troppe esitazioni. Cominciarono a correre a perdifiato lungo le scale, come se avessero avuto alle calcagna un qualche mostro orribile a tre teste.

«L'abbiamo seminato?» sbottò Laughlin con il fiato mozzo e la milza che doleva.

Mairead si guardò intorno per controllare che Armandus non fosse più in vista. «Che piano sarebbe questo?» domandò preoccupata, non riconoscendo il corridoio dove erano arrivati.

Edmund si avvicinò alla finestra per guardare fuori. «Credo... temo che sia l'ala nord del quarto piano» sentenziò, osservando l'altezza dell'edificio.

«L'ala proibita!» sussurrò Laughlin.

Di male in peggio. Se prima erano semplicemente fuori dal dormitorio in un orario vietato, ora si trovavano addirittura in un zona proibita del castello.

«Defiliamocela!» esclamò Laughlin, gli occhi castani spalancati per il terrore.

Edmund e Mairead non se lo fecero ripetere due volte: si tuffarono nuovamente verso le scale, ma si bloccarono di colpo.

«Che succede?» domandò Laughlin, cercando di spiare oltre le spalle dei suoi amici.

C'era un uomo che stava salendo le scale.

«Via, via, via! Torniamo indietro!» esclamò Mairead, spingendo Laughlin di nuovo su per la rampa.

«Chi era, chi era?» chiese il ragazzino spaventato. La faccia dei suoi amici non prometteva nulla di buono.

«Il professor Cumhacht» rispose Edmund in un sussurro.

«Che facciamo adesso?» domandò Mairead in ansia. Armandus era famoso tra gli studenti per essere un mago piuttosto burbero, ma Cumhacht era la perfidia fatta a persona.

Edmund si guardò in giro e diede l'unico ordine che gli pareva sensato: «Nascondiamoci in un aula».

I ragazzi si buttarono verso la porta più vicina, ma questa era chiusa a chiave, e così tutte le altre che tentarono di aprire.

«Siamo spacciati!» mugugnò Mairead, con le mani in bocca.

«Fuori le bacchette» ordinò Edmund ai suoi amici.

Mairead e Laughlin lo guardarono perplessi: Edmund stava sorridendo, un sorrisetto sicuro e beffardo.

«Alohomora» sussurrò il ragazzo, con un rapido movimento della bacchetta. «Prego» disse poi, aprendo una delle porte con aria compiaciuta.

Si fiondarono dentro tutti e tre, ma non appena misero piede nella stanza buia, in un batter d'occhio si ritrovarono nuovamente all'esterno.

«Ma che diavolo...?» esclamò Mairead stupefatta.

I tre amici tentarono di nuovo di entrare, ma ancora una volta riapparirono sull'uscio.

I passi del professor Cumhacht si facevano sempre più vicini. Erano spacciati.

Edmund riaprì la porta, ma l'episodio si ripeté uguale alle due volte precedenti.

«E voi tre che ci fate qui?» domandò una voce rabbiosa.

I tre amici si voltarono lentamente, per trovarsi di fronte il professor Cumhacht con la faccia alterata dall'ira. «Oh, siete in guai grossi, molto grossi».


«Espulsi. Sarete espulsi. All'istante» sentenziò Cumhacht, battendo i pugni sulla scrivania del suo ufficio. I tre amici rabbrividirono intimoriti. «È una vergogna. Sapevate di essere fuori dai vostri dormitori dopo il coprifuoco? Di essere nell'ala proibita del castello?» tuonò, avvicinandosi minacciosamente a Mairead. «Allora?»

La ragazzina annuì con il capo, troppo spaventata per parlare. Cumhacht sembrava soddisfatto. «Il vostro comportamento merita...»

«...una punizione, nient'altro» completò un'altra voce. Tutti si girarono immediatamente verso l'entrata: un omino con un enorme cappello a punta aveva appena aperto la porta dell'ufficio. Il preside Captatio.

«Credo che potremmo farci spiegare dai ragazzi come mai si trovassero in quella zona, prima di prendere decisioni così drastiche» suggerì, facendo qualche passo verso la scrivania. «Vuoi dirci tu cosa è successo, Edmund?» lo incoraggiò, posandogli una mano sulla spalla.

Il ragazzo annuì debolmente e poi raccontò degli allenamenti di Quidditch finiti tardi, della fuga da Armandus e del tentativo di sfuggire al professor Cumhacht.

«Visto Oengus. Si tratta solo di un incidente, un piccolo malinteso» disse il preside con aria compiaciuta, come se avesse appena risolto un difficile rompicapo.

Tuttavia Cumhacht non sembrava per nulla soddisfatto. «Io li ho trovati di fronte ad una porta che era chiusa a chiave, armati di bacchette magiche. Stavate evidentemente tentando di intrufolarvi!»

«Stavamo solo cercando di non essere visti, ma un incantesimo ci ha impedito di entrare nella stanza buia» rispose Edmund con un filo di voce.

«Se c'è un incantesimo per impedire ai ficcanaso come voi di entrare, ci sarà un buon motivo, non credete?» rispose Cumhacht indispettito; poi continuò: «Visto che il Preside ritiene eccessiva l'espulsione, sarete messi in punizione per un mese, tutte le sere. E cento punti in meno alle vostre case. Chissà, magari quest'anno i Llapac riusciranno davvero a vincere l'Arpa Celtica, grazie a voi».


Non appena si sparse la notizia che i Nagard e i Raloi avevano perso cento punti a causa di tre primini, per Mairead, Edmund e Laughlin cominciò un periodo infernale. Dovunque andassero c'era qualcuno che li additava, parlava alle loro spalle o lanciava occhiatacce nella loro direzione. Ailionora era particolarmente furiosa con Laughlin: non solo lo considerava uno schifoso traditore, che faceva amicizia con dei Raloi, ma ora lo insultava anche per aver fatto perdere alla squadra così tanti punti. Solo i Llapac, che erano miracolosamente passati in testa in una sola notte, li trattavano con riguardo. L'unica cosa che riuscì ad alzare di poco il morale di Laughlin fu la vittoria della squadra di Quidditch dei Nagard contro i Llapac nella prima partita della stagione.

Edmund era convinto che la stanza buia servisse a nascondere qualcosa, perciò cominciò a passare tutto il suo tempo libero in biblioteca, nella speranza di trovare qualche informazione che potesse aiutarlo a scoprire il mistero.

«Come fai ad essere sicuro che il Trinity protegge qualcosa?» domandò Laughlin un giorno, durante una lezione di Storia della Magia particolarmente noiosa.

Edmund alzò gli occhi dal pesante volume che stava leggendo di nascosto, tenendolo appoggiato sulle ginocchia. «Andiamo, avete sentito Cumhacht: “Se c'è un incantesimo per impedire ai ficcanaso come voi di entrare ci sarà un buon motivo.” C'è qualcosa in quella stanza, qualcosa di pericoloso al quale gli studenti non si devono avvicinare. Io voglio solo scoprire cos'è» rispose in un sussurro, per non farsi sentire dal professore.

Mairead lo guardò con apprensione. «Andiamo, Ed, abbiamo già rischiato di essere espulsi una volta... se non fosse stato per Captatio. Che ci interessa di cosa c'è nella stanza buia?»

Gli occhi di Edmund brillarono per la bramosia. «La conoscenza è potere!» esclamò, forse un po' troppo ad alta voce.

«Vogliamo tenere una conferenza, là in fondo?» esclamò il professor Codail, abbandonando la spiegazione sulle guerre celtiche dell'età del bronzo. Appena riconobbe i ragazzi che stavano parlando, commentò: «Credo che siano stati tolti abbastanza punti alle vostre case, ma a quanto vedo non avete ancora imparato la lezione».

I tre amici non risposero alla provocazione, anzi, afferrarono immediatamente la piuma d'oca, pronti a prendere appunti sulla lezione. Non era il caso di far arrabbiare un altro professore, né di far perdere altri punti alla propria casa. Ne avevano già combinate a sufficienza per quei primi mesi di scuola.




Grazie mille, Sydelle! Mi fai arrossire!

Visto che in questo capitolo i Llapac hanno recuperato un sacco di punti? A me piace soprattutto Dedalus e penso proprio che nei prossimi racconti avrà un posto di rilievo: è troppo sballato! Grazie anche di avermi rivelato la tua identità al quartir generale! Non credo che avrò bisogno di dirti la mia, giusto?

A presto, Beatrix


EDIT: continua l'opera di sistemazione dei dialoghi; qui ho anche modificato alcune cose nell'organizzazione del castello, in base ad una (fighissima!) dettagliata piantina del Trinity che ho disegnato.


   
 
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