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Autore: innerain    09/01/2010    9 recensioni
".. Hey, Platypus, indovina un po' chi ti ha portato il Frappucc-"
Si bloccò di colpo.
Sul suo viso, incredulità.
L'incomprensione della realtà, la confusione, il terrore, lo stupore; il caos.
Dipinto su quegl'occhi color ambra, grandi e spalancati.
Seduti davanti a lei, i Green Day.
Uno davanti all'altro; Tré più verso di lei, che copriva parzialmente Mike, seduto al centro, e in fondo, quasi sul lato opposto della stanza, Billie. La mente si rifiutava di capire, il cuore di battere; erano Loro. Non una foto, non un video clandestino su YouTube, non un poster, non il booklet di un CD. Non un sogno.
Erano Loro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's Notes: Eccomi di nuovo qui, a postare un capitolozzo; stavolta sono stata brava, eh? Solo cinque giorni di distanza dall'ultimo. .. Gli autografi dopo, dai. Non siate così pieni di zelo, ce n'è per tutti. XD
Dunque, intanto un grazie infinitamente grande alla cara ginnyx, per aver fedelmente commentato anche il precedente capitolo, nonché Mariens; vi ringrazio entrambe per il supporto.
Prima di lasciarvi a questo capitolo (non mi lapidate, vi pregooo.) volevo rispondere brevemente ad una piccola "domanda" che ginnyx mi ha posto nel suo commento del secondo capitolo: dunque, le nostre due eroine hanno si trent'anni e si, è in pratica il loro primo concerto dei GD. E, per quanto sembrerà assurdo, è così. Strano che non siano andate, sin dai primi tempi, no? Beh, la storia è molto, molto più complicata di quanto possa sembrare.. E il motivo per cui hanno aspettato di varcare la soglia dei trent'anni verrà fuori con il tempo, promesso. Per ora rimarrà tutto un grosso punto interrogativo. E, se avete occhio acuto, mie care lettrici, potrete dedurre qualcosa del misterioso passato di una delle due giovani irlandesi da questo capitolo.
Buona lettura, e, mi raccomando:
commentate!

Z.A.

PS: Visto quanto vi è piaciuta l'amicizia Billie/Mike, vedrò di inventarmi qualcosa per inserirla più spesso, in futuro. XD Sono contenta che vi sia piaciuta la "scena"; io avevo il terrore di andare OOC o simili.




"Noi non cerchiamo mai le cose, ma la ricerca delle cose,
non viviamo mai nel presente, ma in attesa del futuro.";

B. Pascal




Titolo:
There will be no rules tonight; if there were.. we’d break ‘em!

Soundtrack: Highway To Hell, AcDc

"I've been waiting a lifetime for this moment to come", così recitava un lungo striscione rosso fuoco, avvoltolato intorno al corpo esile di una ragazza; capelli multicolore, cinta borchiata intravedibile da sotto un lembo del telo scarlatto, pantaloni neri a sigaretta, il tutto completato da smalto nero e braccialetto a spuntoni.
Quella giovane aveva tutti i connotati per essere una tipica fan; fan di quel gruppo che era sulle labbra di tutti, fan di quel gruppo il cui nome, così familiare eppure altrettanto capace di regalare una violenta scarica elettrica d'emozioni se pronunciato, era urlato dai manifesti sui muri o dagli stand che vendevano il merchandising, fan di quel gruppo che, ad occhi chiusi, poteva già far sognare.
Erin era seduta su una transenna, la prima di una lunga fila ammassata di gente, distrattamente intenta ad osservare quella ragazza, poco distante da lei; dondolava la gamba, facendo sbattere sonoramente le Converse nere sfasciate contro il metallo, a ritmo con "Highway to Hell", che canticchiava a labbra strette; la sua mente era incapace di fissare per più di qualche secondo qualsiasi pensiero, lo sguardo vagava, scandagliando la folla nel tentativo di riconoscere l' amica, da tempo alla ricerca di qualcosa da bere e, magari, anche da mettere sotto i denti.
Le sembrava veramente di essere sulla strada verso l'Inferno, e sentiva, dentro di se, che l'apice di quel percorso era in procinto d'arrivare, meraviglioso e terribile allo stesso tempo.
Dovunque guardasse, c'erano chiari segnali di ciò che chiunque, dall'esterno, avrebbe potuto facilmente definire "Inferno"; gente dall'apparenza poco raccomandabile, musica violentemente schiaffata dai punti più disparati dell'area, urla disumane unite a centinaia d'altre, voci che stonavano biascicando le più svariate canzoni.
Si immaginò suo padre; se fosse stato lì, sarebbe inorridito. Le sfuggì un sorriso, oscillante tra il maliconico e il compiaciuto, mentre guardava quel fiume di persone; c'era chi era sdraiato sull'asfalto, catturando avidamente i raggi del sole autunnale, oscurati in gran parte dall'ombra imponente dell'Arena, c'era chi mangiava, chi rideva sguaiatamente, chi fumava, chi cantava a squarciagola una canzone, chi saltellava infreddolito, nervosamente.
E, in quel momento, Erin sentì di non appartenere a niente altro, a nessun'altro, a nessun'altro luogo, che ; quella era la sua casa, quella era la sua gente, quello era il suo posto.
Era Inferno e Paradiso insieme.
Era tutto ciò che avesse mai desiderato, era tutto ciò che aveva sognato, era tutto ciò che voleva che accadesse; era emozione, era passione, era sentirsi uniti, era musica, era amore, era energia allo stato puro.
Si morse il labbro, assaporando la sensazione degli incisivi penetrare nella carne, come se fosse l'unico modo per trattenersi dal saltare in piedi, correre contro il vento, ed urlare al mondo tutta l'emozione repressa che le albergava dentro.
Rabrividì leggermente, stringendo le labbra, quando sentì una folata di vento freddo che le penetrò fin sotto la pelle, e si maledisse per essersi messa solamente una felpa; indossava, infatti, una leggera felpa nera con la zip e il cappuccio, che lei adorava per la sua semplicità, un paio di pantaloni neri a sigaretta e una maglietta verde a maniche corte, con il logo di Warning rappresentato davanti e una frase tratta dall'omonima canzone sul retro. Il tutto era completato da una cinta con le borchie, un paio di Converse nere, alte e semi-distrutte, e del trucco nero sugli occhi, pesante abbastanza da mettere in risalto le iridi ambrate; gli occhiali erano stati, con sua grande felicità, riposti nello zaino, affossati tra un cappello e una bottiglietta d'acqua.
"Ehi, Ree..! Tieni." La voce ovattata di Alice risultò distante, ancora per qualche attimo, prima che, sentendosi pizzicare un fianco, Erin guardasse poco più in basso, trovandosi davanti la faccia semi-seria dell'amica.
Porgendo all'amica una birra, la mora le si sedette accanto, guardando l'orizzonte frastagliato di persone distinguersi in controluce con il cielo ancora chiaro e privo di nuvole.
Erin inspirò profondamente, sentendo un magone all'altezza dello stomaco, un peso, rovente e corrosivo, che le faceva bruciare la gola ad ogni respiro. Percepiva il corpo, percosso da spietati brividi, come inesistente, quasi impalpabile, inavvertibile, come se la brezza autunnale potesse passarvi semplicemente attraverso.
"Ci avresti mai creduto, che sarebbe stato così?" Mormorò Erin dopo un po', rompendo il silenzio, mai scomodo, che si era insinuato tra di loro. Alice scosse la testa, sorridendo, mentre una scintilla sembrava brillare nei suoi occhi color notte.
"Speravo in un atmosfera magica, speravo in un'emozione talmente forte da stordirti la mente, da cancellarti i pensieri, speravo in gente che amava i Green Day.. Ma non questo. Questo è tutto ciò che speravo.. Ma anche molto, molto di più" Snocciolò con la voce quasi tremante Alice, poggiando le mani sulle transenne subito dietro di lei, reclinandosi impercettibilmente all'indietro, come per contemplare meglio ciò che la circondava.
Erin non potè che annuire, mentre sentiva le sue labbra incresparsi in un sorriso che aveva un che di incredulo e di soddisfatto allo stesso tempo.
Qualche ora dopo, il sole cominciava ad abbandonare il suo picco a metà cielo, scendendo verso occidente, lasciando spazio ad una brezza, che cominciava a soffiare, leggera.
Nell'area antistante l'arena regnava il silenzio.
Il silenzio di quando si è uniti, il silenzio di quando non servono le parole, il silenzio di quando si è accomunati da qualcosa di più grande, il silenzio dell'attesa.
Quell'attesa che sembrava non avere inizio, non averne mai avuto uno, sembrava allo stesso modo protrarsi all'infinito, priva di una fine; l'attesa di quando si ha la speranza, l'attesa di chiunque trattiene il respiro, all'unisono con migliaia di altra gente, l'attesa di chi aspetta di vedersi cambiare la vita davanti agli occhi, spettatore e protagonista insieme di un miracolo.
Il tempo era sospeso; deposto dal suo incarico di mutatore dell'esistenza, spodestato da quel suo trono senza età ne limiti temporali. I minuti sembravano non passare, mentre centinaia, no, migliaia di persone attendevano. Migliaia di respiri trattenuti, migliaia di emozioni represse, migliaia di pensieri distinti.
L'attesa di migliaia, volta ad un'unica destinazione, un unico obiettivo, un'unica meta.
La meta.
Quella che Erin sentì, in quel momento, sua, mentre, la mente persa nei più confusi eppure piacevoli pensieri, guardava all'orizzonte, il cui colore ora accennava al cremisi; con il pollice, intanto, faceva delicatamente leva sulla sigaretta, lasciando che la cenere si dissolvesse delicatamente nell'aria, unico, vero indicatore del tempo che trascorreva.
   
 
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