Così
come vi avevo promesso, stasera posterò due capitoli
perché sono piuttosto interlocutori anche se nel primo il
discorso che Gavino
fa a Barbara sarà molto importante per lei. Cercate di
ricordarvelo.
Vi
ringrazio davvero tutte per le belle recensioni che mi
state facendo e per il modo come state entrando nella vicenda. In
effetti non è
affatto semplice per noi che viviamo nel terzo millennio e certe cose
le diamo
per scontate capire quale potesse essere la situazione di una zitella,
per
giunta disonorata. Certo Alfredo e Luisa non sono delle belle persone,
ma la
loro reazione è comprensibile, almeno alla luce della
mentalità dell’epoca. Robert
è una persona onesta e Barbara è cosciente del
passo che fa. Anche il suo è un
matrimonio di convenienza. Ma le converrà essersi presa un
uomo da cui si sente
tanto attratta o piuttosto così non va incontro ad una
sofferenza difficile da
sopportare? Seguitemi e lo saprete. Di sicuro il cammino che questi due
giovani
stanno per intraprendere è molto lungo ma, anche se un
po’ vi farò penare, vi
prometto che non vi annoierete perché gli avvenimenti si
susseguiranno senza
sosta.
Solo
una precisazione perché posso avervi indotte in
errore: non è stata Julie a chiedere quella promessa a
Robert, è stato lui a
farla quando lei è morta di parto. È vero, fu una
promessa assurda, fatta in un
particolare stato emotivo ma il loro amore era stato davvero grande.
Presto in
merito ne saprete anche voi di più.
Capitolo
6
Raramente
ci si sposa a novembre, ma Robert e Barbara non avevano motivo di
aspettare.
Fortunatamente l’uomo era di religione cattolica ed il suo
precedente
matrimonio era stato celebrato in Italia per cui non trovarono
eccessivi
ostacoli burocratici.
Alfredo
era stato ben felice
di togliersi il peso di una sorella zitella da mantenere e si
mostrò anche
molto generoso nel sostenere le spese per le nozze. Voleva dimostrare a
tutti
che la sorella, anche se si era macchiata di un’
imperdonabile colpa in
gioventù, adesso era stata scelta da un galantuomo e portata
all’altare con
tutti i crismi.
Tutto fu curato nei minimi particolari per fare una bella figura
nell’ambiente
cittadino dove erano una famiglia molto conosciuta.
Anche Luisa si diede un bel daffare e, nonostante avesse sperato che
tanta
bella biancheria andasse alle proprie figlie, aiutò la
cognata a dare una
rinfrescata al suo corredo che giaceva in un baule oramai
già da tanto
tempo. Si prese
anche la briga di far
confezionare per la sposa un abito adatto alla circostanza e la cosa la
preoccupò non poco. Voleva che Barbara fosse talmente
elegante il giorno delle
nozze da far invidia a tutti, ma nello stesso tempo doveva trovare
qualcosa di
diverso perché non le sarebbe stato possibile farle
indossare il vestito
bianco. In fine si decise per un tailleur di velluto celeste molto
sobrio ed
elegante a cui abbinò un’acconciatura di fiori con
la veletta dello stesso
colore.
Barbara la lasciò fare. Non le interessava affatto
ciò che avrebbe messo per
quello strano matrimonio e neanche fece caso a quanto apparisse bella
indossando una volta tanto un abito per il quale il fratello non aveva
badato a
spese.
La
cerimonia si sarebbe svolta in casa e
siccome gli sposi non potevano trascorrere la prima notte in salotto,
fu deciso
che per l’occasione i ragazzi sarebbero andati a dormire da
Marina Sulis così
Alfredo e Luisa si sarebbero trasferiti nella loro stanza da letto ed
avrebbero
ceduto la camera matrimoniale ai novelli coniugi.
A
causa dei
preparativi per lo sposalizio, la confusione in casa
Rispoli la mattina
del 15 era arrivata quasi al parossismo tanto che Barbara decise di
andare a
prendere una boccata d’aria per non arrivare al pomeriggio
con un mal di testa
feroce.
Uscì nonostante le proteste della cognata. I suoi passi la
portarono come al
solito ai Bastioni e di lì arrivò al porto.
Stringendosi addosso il cappotto
con una mano per difendersi dal freddo e reggendosi con
l’altra il cappellino
legato sotto il mento per non farlo portar via dal vento impetuoso, la
giovane
donna si guardava intorno per imprimersi bene nella mente i luoghi
familiari
dai quali stava per allontanarsi forse per sempre. Si sentiva molto
triste e
perciò le fu di grande conforto scorgere Gavino che pescava
tranquillo. In un
moto di affetto, gli si avvicinò per salutarlo.
Nel vederla, il vecchio le rivolse uno dei suoi rari sorrisi.
-
Ehilà – le disse – e cosa ci fa qui la
sposa?
-
Sono dovuta uscire un po’ a prendere una
boccata d’aria, a casa c’è una
confusione pazzesca.
-
A che ora è la celebrazione?
-
Alle quattro del pomeriggio. Sono tutti
talmente eccitati che non so come
arriveranno alla cerimonia – gli rispose calma.
-
E voi non lo siete?
-
No, piuttosto mi sento preoccupata e triste
per il passo che sto per compiere.
-
Sapete, ho visto il futuro sposo. Vostro
fratello ieri sera l’ha
portato a bere
un bicchiere di vino giù all’osteria di Raffaele e
l’ha presentato a tutti. È
un bell’uomo ed anche se è forestiero, mi
è parso un tipo molto alla mano.
La
donna non rispose nulla e si sedette su un
muretto poco distante, mettendosi a guardare il mare. Anche il vecchio
non
disse più niente ed aspettò che lei riprendesse
il discorso. Dopo un po’
Barbara trovò la forza di confidarsi.
-
Ho accettato di sposarlo solo per prendermi
cura del bambino. Quel piccolo orfano mi ha fatto una pena infinita ed
ho
pensato che forse la mia vita non sarebbe stata così
insignificante se avessi
potuto essere ancora utile a qualcuno. Tra me ed il padre non
c’è e non ci sarà
mai niente, anche se stiamo andando davanti a un sacerdote a far
benedire la
nostra unione – gli disse un po’ titubante.
Gavino
sospirò, poi posò la canna da pesca e
si accese la pipa prima di parlarle ancora.
-
Allora avete bisogno più che mai della
benedizione del Signore.
Già ve l’ho
detto una volta, mi sembra, ma ve lo ripeto: ci sono cose
più importanti
dell’innamoramento. Voi ed il vostro futuro marito avete una
lunga strada da
percorrere insieme e non sarete sostenuti dall’amore, ma
soltanto dalla voglia
di aiutarvi reciprocamente a vivere e a crescere bene il piccino. Se
riuscirete
a farlo, alla fine vi troverete tra le mani qualcosa di molto
più prezioso
della passione. Questa può finire, la stima e
l’affetto tra voi due invece
cresceranno ogni giorno di più.
Barbara
non era molto convinta e scosse la
testa perplessa.
-
Non l’avrei mai fatto se non fosse stato
per Charles, ma dentro di me ho
promesso
a sua madre che me ne sarei presa cura come se fosse stato il bimbo che
la
morte mi ha rubato tanto tempo fa. Mi sento stranamente impegnata da
questa
promessa, ma nello stesso tempo ho paura: chissà se
sarò capace di amarlo
davvero come se fosse il mio piccolo Giacomo!
Le
si erano riempiti gli occhi di lacrime ed
il vecchio la consolò ancora, conoscendo bene la pena enorme
che si portava
dentro.
-
Un figlio non è solo quello che si mette al
mondo, è quello che si aiuta a crescere, che si veglia
durante le notti in cui
ha la febbre, che si accoglie tra le braccia quando cade e si fa male,
a cui si
insegna la vita. Voi farete tutto questo per lui e vi dimenticherete
persino
che non siete stata voi a partorirlo. Forse se c’è
un Paradiso, quell’anima
buona farà la stessa cosa con il vostro piccino!
Barbara
sogghignò.
-
E non sarebbe stato meglio che ognuna di
noi si fosse tenuto il suo di figlio?
-
Dobbiamo accettare la volontà di Dio. Lui
solo sa quali sono i suoi fini.
-
Giusto ed io sono una grande sacrilega.
Era
scattata in piedi e come se si fosse
pentita di essersi abbandonata a simili confidenze con un estraneo,
concluse un
po’ bruscamente:
-
Adesso devo andare. Statemi bene Gavino e
buona fortuna!
-
Aspettate – le disse questi – ho una cosa
per voi. Me la porto appresso da tanto sperando di incontrarvi ed oggi
è
davvero l’ultima occasione che ho per darvela.
Così
dicendo trasse dalla tasca della giacca
un fazzolettino di battista in cui era avvolto qualcosa. Con aria
timida, lo
passò alla donna che lo prese e lo aprì. Dentro
c’era un bel crocifisso di
corallo rosa appeso ad una catenina d’oro.
-
Ma io non posso accettarlo, è troppo bello!
– protestò.
-
Era di mia moglie Gemma, glielo regalai
quando eravamo ancora fidanzati.
-
Perché volete darlo a me?
-
E a chi dovrei darlo? Le mie figlie sono
tutte lontane in America ed io sono vecchio e solo. Mi fa piacere se lo
tenete
voi. Magari così vi ricorderete di me.
-
Non c’è bisogno di questo dono per
farmi ricordare di
voi, lo sapete quanto
vi sono stata sempre affezionata.
-
Lo so ed anche io vi voglio bene.
Prendetelo e quando vi sentirete smarrita, stringetelo tra le mani: il
corallo
porta fortuna. Questo poi che ha la forma della Croce di Nostro
Signore, vi
proteggerà sempre da ogni male.
Barbara
avrebbe voluto abbracciarlo, ma non
osò una simile confidenza, così si
limitò a mettergli una mano sulla spalla e a
sussurrargli grata:
-
Grazie, lo terrò molto caro e non vi
dimenticherò mai.
Poi
se ne scappò verso casa, assai commossa.