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Autore: imtheonekeepingyoualive    11/01/2010    16 recensioni
Andare al supermercato con Frank Iero è sempre un suicidio.
E Gerard lo sapeva benissimo.
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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desolation market
Disclaimer: Lies for the liars. Mi piacerebbe ma non sono miei, nè hanno fatto le cose qui descritte (anche se credo che qualcuna gli possa essere scappata XD).

-Desolation Market-

[Frank Iero è un suicidio]




Andare al supermercato con Frank Iero è sempre un suicidio.

E Gerard lo sapeva benissimo.
Gli altri li lasciavano sempre andare da soli, oppure se decidevano di accompagnarli, casualmente li perdevano e se ne andavano in giro per conto loro.
Gerard amava Frank, con tutto il cuore, ma mandava a prostitute tutto il loro daffare nel camuffarsi. Una volta era persino arrivato a vestirsi da donna come al college, rischiando però di attirare troppi uomini e le ire di Frank... Quindi non l'aveva più rifatto.
Beh, stavolta sperava che gli occhiali scuri e la tendina di capelli davanti al viso bastassero ad evitare le occhiate, ma non aveva fatto conto con Frank Iero e la sua mania di devastare i centri commerciali.

Una volta aveva preso 24 scatole di preservativi -tutti diversi, eh- ed era andato in giro a metterle nei carrelli della gente che non guardava, ridendo come uno scemo e scappando in fretta.
Gerard gli era corso dietro per un pò, poi l' aveva lasciato andare da solo, quando un uomo gli aveva urlato dietro e gli aveva rilanciato la scatola.
Quindi era andato in giro per un pò per conto suo, sotto sotto quasi contento di non dover più correre come se dovesse fare la staffetta, fino a che non era passato per il reparto elettrodomestici. In mezzo alle sveglie aveva trovato Frank intento a pigiare i bottoni di un orologio, ridacchiando convinto.
Il più basso aveva alzato lo sguardo soddisfatto, con le mani sui fianchi ed abbracciando le sveglie con occhi materni, fino a che non notò che lo stava guardando con un sopracciglio alzato e, senza aspettare un secondo di più,  gli fece segno di scappare.
"Gee, andiamo, corri!" Gli urlò, brancandolo per un gomito e quasi facendogli rovesciare il cestino.
"Cos- Perchè?!"
"Non fare domande, corri!"
Mentre quasi investivano una vecchietta e Gerard si scusava a gran voce, tutte le sveglie del reparto presero a suonare, con musichette diverse.
"Oddio..." Mormorò Gerard, alzando gli occhi al cielo.

Poi c'era stata quell' altra volta che, nel bel mezzo delle compere, Frank se ne uscì con un: "Mi scappa."
Gerard, che stava leggendo l' etichetta di una bottiglia di salsa di pomodoro, si girò verso di lui lentamente.
"E quindi?"
"E quindi mi scappa. Devo andare in bagno."
Gerard alzò -come sempre- un sopracciglio. "Vai, io di certo non te lo impedisco."
"Okay, vado e torno!"
"Sempre se non cadi dentro..." Sussurrò, tornando alla più semplice lettura.
Lo sentì allontanarsi e rimase lì fermo per qualche minuto, mentre decideva quale salsa era migliore per fare la pasta che gli cucinava sempre sua madre.
Quando capì che qualsiasi salsa era uguale per lui, ne prese quattro bottiglie diverse.
Si voltò per proseguire quando si bloccò con un piede a mezz' aria. C' era una scia rossa per tutta la corsia, che arrivava fino alla fine e poi svoltava a sinistra.
Qualcuno doveva aver rotto una bottiglia, pensò senza badarci troppo. Quando però arrivò al termine dello scaffale e notò che la scia di pomodoro arrivava dritta dritta alla porta del bagno, Gerard capì chi era stato.
Frank, ovviamente.
Sospirò e fece finta di niente.
Un giorno o l' altro l' avrebbero arrestati...

Frank si divertiva in modo malsano a far impazzire gli impiegati.
Una volta o l' altra doveva obbligare Mikey a scarrozzarselo in giro, invece di doverselo sorbire sempre lui solo perchè era il suo ragazzo. Che legge era, questa?
"Scusi?" Captò, Gerard, da lontano.
Subito si mise in allerta, perchè quando Frank Iero usava quel tono mieloso, non c'era mai da stare sicuri.
E infatti.
"Sì, mi dica." Rispose innocentemente il ragazzo.
"Codice tre nel reparto casa." Disse serissimo Frank.
Gerard non colse il significato pieno del concetto, ma sapeva comunque che non era una bella cosa un codice tre ed evidentemente era così, perchè il povero addetto dapprima spalancò gli occhi, poi successivamente chiese a Frank "Ma quanto?"
"Tanto."
Ed allora corse via, quasi scivolando sulle piastrelle e facendo cadere la cartellina con i prezzi.
Gerard non restò a sentire le risate di Frank, perchè si rifugiò nel reparto caffè, il posto migliore per dimenticare il suo fidanzato.

"Gee, non passare di lì, il pavimento è baganato!" Gli urlò Frank, quando entrò dentro una di quelle finte camere da letto arredate con libri di cartoncino senza pagine e muri di polistirolo.
Gee abbassò gli occhi verso i suoi piedi e notò che di pavimenti bagnati lì non ce n'erano.
"Ma se c'è la moquette!"
"Non importa, il cartello dice espressamente: 'Attenzione-Pavimento bagnato', quindi il pavimento è bagnato." Ritorse l'altro, come se fosse ovvio.
"Gli scherzi puoi farli agli altri, ma io non ci casco. E riporta quel cartello dov'era, prima che la gente si faccia male..."
"Ma cosa vuoi che succeda, dai? Chi scivola in un supermercato? Nemmeno pulisc-"
Frank venne interrotto dall' urlo di una donna che era appena caduta a terra poco lontano da loro.
Gerard rimase a bocca aperta, ghiacciato, mentre Frank si copriva la bocca sussurrando "uh-oh" per poi indietreggiare impercettibilmente.

"Frank, cosa diavolo stai facendo, si può sapere?" Ringhiò al suo ragazzo.
"Una tenda."
"U-una tenda? Come sarebbe a dire una tenda?"
"Sarebbe a dire che mi monto una tenda e poi mi ci infilo dentro."
"Frank, non essere idiota, vieni qui."
"No, ho quasi finito, guarda!"
In effetti era anche abbastanza bravo, aveva già montato lo scheletro e la tenda cominciava ad avere un senso. O era una di quelle facili, o Frank era un mago delle tende canadesi.
Gerard rimase zitto, troppo sbalordito per rispondere alcunchè, fino a che Frank non ebbe terminato.
Si voltò con un sorriso radioso verso il suo ragazzo e gli fece ciao-ciao con la manina, prima di aprire la cerniera ed infilarsi dentro.
Poi fece spuntare la testa dall' apertura, lo guardò ridacchiando e gli disse: "Puoi entrare solo se mi porti dei cuscini dal reparto letti."
"Puoi scordartelo. Esci di lì, Frank, non facciamoci sempre riconoscere..."
"Okay, se non vuoi... Signore, vuole entrare con me nella tenda? Deve solo portarmi dei cuscini e poi potrà stare dentro con me, tutto solo soletto..." Lo pizzicò il più basso, con voce maliziosa.
Gerard ringhiò nuovamente e poi sbuffò.
"Va bene, va bene! Stai lì e non far entrare nessuno, vado a prendere dei cuscini. Se quando ritorno trovo qualcuno con te, prima squarto lui e poi squarto te."
Sentì la risata solare di Frank seguirlo fino al primo letto che incontrò.

Non sempre Frank riusciva a fare i suoi scherzetti senza venir scoperto e/o fermato.
Quando succedeva ricorreva alla sua arma migliore: l' espressione da cucciolo bastonato.
Se l' addetta era donna, poi, potevi star sicuro che se la cavava. Anzi, si beccava anche le pacche sulla spalla, il nanetto.
La scena si svolgeva più o meno così: Frank si preparava a farne una delle sue, magari pasticciando con i cosmetici, quando una commessa lo avvicinava e gli chiedeva se poteva aiutarlo.
Gerard sapeva benissimo quale sarebbe stata la mossa successiva e stava fermo accanto a Frank, pronto a cingerlo fra le sue braccia. Non era del tutto -anzi, per niente- contento delle trovate di Frank, ma ogni occasione era buona per tenerselo vicino.
Frank, quando capiva che ormai il suo piano era andato a farsi benedire, cominciava a far tremolare il labbro inferiore, mentre gli occhi gli si inumidivano. Poi, con la voce più disperata che riusciva a fare, chiedeva: "Perchè non mi lasciate in pace?" buttandosi addosso a Gerard e singhiozzando in modo anche troppo teatrale.
Gerard gli batteva una mano sulla schiena, cercando di non scoppiare a ridere, mentre la commessa allibita cercava di scusarsi, arrossendo.

C'era anche quella volta che Frank si limitava solo a mettersi le dita nel naso davanti alla telecamera di sicurezza.
Era maleducato, ma non potevano buttarti fuori per mancanza di rispetto nei confronti della sicurezza, no?
Almeno non doveva correre fra gli scaffali e nessuna vecchietta gli tirava la borsetta sulla testa.
Gerard avrebbe pagato per momenti come quelli ogni volta che scendevano dal tourbus...

"Odio la carne..."
"Mi scusi?"
"Siete degli assassini!"
Gerard quasi corse nel reparto macelleria, dove Frank stava facendo uno dei suoi numeri. L' avrebbero fatto santo, un giorno, eh...
"Cosa?" Chiese nuovamente il macellaio che, poverino, sembrava in seria difficoltà.
"Dove sono gli antidepressivi?"
Gerard lo prese per il cappuccio della felpa, mentre prendeva a fissare i coltelli dietro il bancone e il macellaio diventava sempre più bianco.
"Lo scusi, eh, ma non ha ancora preso le medicine oggi. Scusi tanto, ce ne andiamo." Disse Gerard all' uomo, mentre trascinava via Frank che fingeva di essere un depresso con manie suicide.
"Gli antidepressiviiii..."
"Frank, vieni via!"

Quando scesero dal tourbus tutti sapevano cosa sarebbe successo da lì ad un secondo, quindi Ray e Bob sgattaiolarono via prendendo a braccetto Mikey.
E, come ogni singola volta, Gerard rimase solo con la piaga che era il suo ragazzo.
"Gerard, stammi dietro!" Sussurrò Frank, con voce impostata.
"Certo, certo..." Rispose Gee, facendo segno con una mano.
Quando le porte scorrevoli si aprirono di fronte a loro, Gerard cercò di non prestare attenzione a Frank che si spalmava contro le pareti canticchiando la canzone di Mission Impossible.

Aveva proprio voglia di comprare un' altra giacca.
Si avvicinò all' appendiabiti su cui una serie di giacche erano in fila ed inizò a guardarle una per una.
Arrivato alla quarta aggrottò la fronte, gli pareva di aver sentito qualcosa.
"..mprami..."
Si avvicinò di più al capo ed affinò l' udito, davvero aveva sentito qualcosa.
"..omprami... Cooompramiii..."
Comprami?
Le giacche dicevano 'comprami?'
O aveva dei problemi -e stare 24 ore su 24 con Frank, poteva davvero compromettere la tua sanità mentale- o qui c'era puzza di scherzo.
Divise a metà la fila e, accucciato dietro, c'era il suo ragazzo con le mani a coppa davanti alla bocca.
"Quando si è scemi, si è scemi, no?"
"Ciao amore..."

"Il signor Smith è atteso al banco informazioni. Ripeto, il signor Smith è atteso al banco informazioni!"
Riuscì solo a vedere con la coda dell' occhio Frank che si buttava a terra e, in posizione fetale e con le mani sulle orecchie, urlare: "Nooo! Ancora quelle voci, no!"

Ed oggi, quando erano passati per il reparto abbigliamento, e Frank era scappato verso i camerini, Gerard non aveva poi così tanta voglia di stargli dietro.
Però sapeva cosa poteva succedere, magari ci sarebbe anche scappato qualche bacio dietro le tende... Quindi lo raggiunse nello spazio camere di prova e vide tutte le tende chiuse.
Prima di fare qualche figura, si abbassò per controllare le scarpe, ma non aveva ancora iniziato a sbirciare che Frank urlò: "Ehi, ma non c'è la carta!"
Alzò le braccia al cielo e sbuffò.
Addio baci, la libido era sparita.

***

"Quindi, oggi cos'ha fatto?"
"E' entrato in un camerino ed ha urlato: "Ehi, non c'è la carta!" ad alta voce, facendo uscire tutte le signore che mi hanno guardato male, anche se io non c'entravo niente." Rispose, quando suo fratello gli versò una tazza di caffè gigante, l'unico modo per farlo calmare.
Mikey gli fece pat-pat sulla spalla e rimise a posto la caraffa contenente il caffè bollente.
"Non so come fai a stare con lui mentre fa queste cose, perfino io ho mollato..." Disse Ray, sgranocchiando delle patatine.
Alzò le spalle, troppo impegnato per rispondere.
"Geeeeee! Vieni a vedere cos'ho comprato oggi nel reparto intimo!"
Gerard abbandonò la tazza sul tavolo e subito si fiondò verso le cuccette, mollando lì gli altri tre a lanciarsi sguardi d' intesa.
"Ecco come mai lo perdona sempre..."
   
 
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