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Autore: ElderClaud    11/01/2010    2 recensioni
"Sai, si dice che in tempi remoti ella fu la prima Hollow a raggiungere l'Hueco Mundo [...] Quando iniziarono a sopraggiungere in questo luogo altri Hollow, lei in automatico li divorava tutti. Uno ad uno, persino le creature più potenti, finivano nel suo ventre mai sazio. Ed ella crebbe e fu temuta in ogni dimensione esistente..."
Forse certe cose è meglio non saperle mai, rimanendo eternamente nel dubbio. Nosense inside
{Altri personaggi che si vedranno: Yylfort Grantz, Tesla, Zommari Leroux, Kaname Tousen, Starrk e col tempo anche altri }
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaroniero Arurruerie, Altri, Inoue Orihime, Nnoitra Jilga, Szayel Aporro Grantz
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Dalla messa primordiale
Lascia che il caos prezioso si sfoghi
La carne sacra immersa nella fornicazione
Amata da Set
Possano i venti raccoglierla insieme
Dai segreti degli uomini
Dopo migliaia di anni di terrificante silenzio
Lei arriva di nuovo

[Una antica profezia pagana sul presunto ritorno in terra di Ershigal.
Nient'altro che una leggenda trascritta su carta]

Enjoy the Silence
Nel budello della storia



Gli uomini valorosi non combattono per loro stessi.

Essi scolpiscono nelle loro anime il nome della lealtà, e si spingono fino nelle viscere della terra in cerca di vera fede.
Occhi divini, e cuori di pietra, che in nome del vero credo avanzo nel budello di metallo degli inferi, in cerca di tesoro nero e leggiadro.
Dolci farfalle di anima cupa, nascevano – scherzo del destino – in fondo all'abisso delle anime reiette.
Putride creature portate all'inferno per espiare le loro pene, a cui loro – saggi Shinigami – dovevano guardarsi dal disturbare inavvertitamente.
I neri soldati, avanzavano nella ruggine e nel sudiciume di una passerella larga due piedi, tenendo solide nelle loro mani di ferma tenuta, le casse per la raccolta delle creature tanto care a loro.
Recipienti in vimini intrecciato, di raffinati gambi di grano proveniente dall'est del Rokungai rozzo e contadino. Il capitano che giungeva dal Seritei e gloriosa guida dell'undicesima divisone – prode guerriero di primo sangue – guidava i suoi uomini alla cattura dei fragili messaggeri, affinché...

Saltò velocemente un paio di pagine, interrompendo improvvisamente la lettura e con essa anche una noia evidente.
Quel libro Kaname Tousen lo aveva sempre odiato, troppo pomposo e troppo complicato nella lettura. E la versione che stava leggendo ora in biblioteca, era la più semplice e riadattata che esistesse.
Le sue dita scorrevano sui solchi incisi nella carta pergamena di ogni pagina, decifrando così il codice braille e scoprendo ogni frase e lettere che ne arricchiva il contenuto.
Ciò che gli interessava non era nella descrizione dei cunicoli infernali in cui i soldati camminavano.
Delle grate metalliche che sotto i loro passi cigolavano paurosamente, e di come sotto di esse ci fosse il prodotto di scarto della lavorazione dei dannati.
Oscuri umori pergolati dalle pareti lisce e inclinate, che finivano poi dritti sotto quei corridoi infiniti e corrotti.
Si, conosceva già quella parte. Forse il viaggio agli inferi per rifornirsi di farfalle infernali, era il pezzo più interessante di tutta quell'epopea lagnosa e paradossale.
Nonché l'unica che rispecchiasse la realtà delle cose.
Quello che leggeva alla fine, era un piccolo pezzo di storia della Soul Society. Di come da secoli – se non da sempre – quelli dell'undicesima e tredicesima divisione, in drappelli di otto soldati e due luogotenenti (o in questo caso addirittura un capitano), si apprestavano ogni anno ad addentrarsi nel regno oscuro e raccogliere i suoi strani frutti.
Cosa strana era che leggiadre bestiole venissero da un ventre ignobile.
Un patto tra inferno e paradiso, ed uno dei pochi che quei bifolchi rispettavano. Nella quasi eterna caccia agli Hollow, spesso gli Akuma se ne guardavano altamente di contribuire alla cattura. Limitandosi ad aspettare che altri facessero quel lavoro sporco, ben indaffarati a pensare alle anime che giungevano nei budelli infernali per dar retta all'arroganza dei celestiali soldati.
Arroganza contro arroganza, in un unico sentimento umano che accomunava le due fazioni.
Sfogliò ancora quelle vecchie pagine che sembravano essere state realizzate solo per lui, e dopo poco trovò il pezzo che gli interessava.
La scena della “sala del Buddha felice”, che era forse il vademecum più ricco e soddisfacente – ma non totalitario – sull'inferno e sugli abitanti di quel regno.

E giunsero infine nel regno del Buddha felice.
Tosto il luogotenente accanto al suo capitano, decretò come quel luogo fosse blasfemo e tutt'altro che felice.
Di gioia non ve ne era alcuna, non vi erano fanciulle pronte ad accoglierli con ghirlande di rose e di grano intrecciato. Neppure musici che intonassero loro qualche motivetto allegro.
Vi era quiete serena in un ambiente che riecheggiava di un suono graffiato.

Tousen ad una rapida conclusione tratta dal codice, trasse tutta la descrizione del luogo in quella noiosa trasposizione su carta.
Gli Shinigami giunsero infine, dopo aver risalito scale infinite e corridoi purulenti, nell'unico ambiente a loro consentito di raggiungere di tutto l'inferno.
Oltre le titaniche porte raffiguranti un ancestrale demone infernale, oltre ai loro sguardi ormai sfiniti, si aprì un luogo totalmente diverso da come se lo aspettavano. Almeno per quanto riguardava chi era nuovo di quei viaggi, il capitano dell'undicesima, era già stato in quei luoghi.
La sala era di proporzioni titaniche. Di pianta circolare, era ricavata dalla roccia scolpita in modo fine ed elaborato.
L'ampio tetto a cupola, finiva con un foro circolare enorme. Grande quanto quello presente a terra, da cui filtrava una timida luce lunare che donava serenità in quel luogo che sapeva di... Sogno nostalgico e nebbioso, se si prendeva la descrizione letterale del testo.
Una sala che somigliava molto al Pantheon per quanto riguardava la sua struttura architettonica, eccezion fatta per quel medesimo foro circolare intagliato nella pietra, da cui proveniva un olezzo nauseabondo e raccapricciante.
Era come se tutti gli umori e le interiora presenti sotto forma di fluido nero nei corridoi, fosse giunto fino a li grazie ad un sistema di irrigazione scavato direttamente nella roccia.
Come tante ramificazioni di vasi sanguigni, i piccoli canali di scolo solcavano quel pavimento fino a riversare i loro contenuti innominabili nel grande calderone oscuro.
Il cui fondo era ignoto, e l'oscurità era prospera.
L'ambiente, oltre ad essere saturo del puzzo di interiora e sangue, echeggiava di una musica malinconica proveniente da un grammofono posto sul ciglio del calderone, assieme ad una discreta catasta di vecchi dischi in vinile.
Tousen lesse attentamente ogni complicata parola incisa nella carta, e dedusse cosa potesse essere tale musica.
Era il suono di una tromba malinconica quello, un po' sgraziata dal tempo, ma che dava uno strano fascino a quella sala che di eretico possedeva il nome e tutto l'ambiente.
All'ex capitano della Soul Society, sinceramente gli andava poco di complicarsi la vita con quelle difficili descrizioni. Per questo preferiva semplificarsi la vita con quelle semplicistiche traduzioni.

Pertanto, preferì descrivere quell'ambiente con parole proprie, deducendo che in quell'ambiente, vi fossero particolari quasi fuori luogo per l'epoca in cui era stata trascritta l'opera.
Oppure l'autore aveva uno stile troppo ricercato.
Oltre al grande pozzo centrale, l'autore si perdeva in descrizioni minuziose e complesse per quanto riguardava la statua del Buddha felice, che dava il nome a tutta la sala.
L'altare era qualcosa di innominabile. La pietra era distrutta e della struttura originaria si vedeva ben poco.
Molti detriti di grigia pietra erano rovinati a terra come se a spaccarli fosse stato il pugno di un gigante.
In realtà, era più la statua del Buddha stesso ad essere stata scagliata a forte velocità verso quell'altare di pietra.
Essa infatti, come lanciata giù dalla collera di Dio, accoglieva i nuovi venuti a testa in giù, mentre le gambe rimanevano incrociate in grembo e le mani giunte a benedizione.
Della testa nessun segno, se non qualche scheggia a terra recanti una sua espressione beata.
Incastrato tra quelle rovine che lo bloccavano in una stretta morsa, la sua illuminazione si rispecchiava in quei tenui raggi lunari.
E nel leggiadro danzar delle falene che ignoravano la spudoratezza di tanta cattiveria.
Senza ombra di dubbio, era una immagine forte, che andava a sbattere con il fetore delle interiore umane che scivolavano giù nel fosso.
Nella danza delle farfalle silenziose.
E in quella musica triste e malinconica che sembrava voler consolare il divino illuminato.

Era uno spettacolo decisamente surreale quello che le due divisioni dovevano per forza di cosa assistere.
Una grande sala ampia quanto due campi da calcio, il cui suono prodotto si disperdeva come un sottile eco – quasi attutito – dove nonostante la musica malinconica e un po' graffiata, si poteva fantasticamente sentire lo svolazzare delle nere falene. Un qualcosa che gli Shinigami si ritrovarono sgomenti e al contempo incantati.
Tranne il capitano dell'undicesima, che tosto si avviò verso due individui seduti ai piedi della fossa.
Oltre alla catasta di vinili e al grammofono arrugginito, vi erano due creature dall'esile aspetto e con indosso abiti di pelle scura.

Larghi camici da macellai, erano fatti di spesso cuoio come il camice di un fabbro. Così come i guanti e gli stivali militari. In aggiunta ai loro volti mascherati di maschere oscure e inquietanti.
Fori circolari di rosso riflesso, guardavano senza reale interesse i prodi guerrieri. Ben intenti a a bighellonare, e posandosi mani sulle nude spalle – di carne pallida e di orride cicatrici – in segno di conforto.

I due individui Tousen aveva ben capito chi fossero.
Erano paria degli inferi, e quelle che indossavano sui volti erano maschere antigas. Questo per proteggersi dai letali fetori che emanavano i dannati, e dagli acidi infernali. Stessa funzione avevano i camici di pelle e tutti gli altri accessori. Ove la pelle era esposta, spesso si potevano scorgere cicatrici causate da ustioni da acidi e ferite causate durante le colluttazioni.

E il capitano dell'undicesima disse:
Chi siete voi anime dannate? Mostri su cui le nostre spade cozzeranno forse?”
Spada alla mano, il prode guerriero mostrò loro lo scintillare della sua lama, posta sotto i raggi lunari e di poco fuori dalla federa.
I mostri non si scomposero, continuando ad armeggiare quei vecchi arnesi.
Disse quindi, il mostro che consolava il compagno avvilito:

Non temete mio signore. Qui di mostri c'è solo l'olezzo delle budella. Siamo umili paria che vagano per i regni degli inferi. Anime senza peccato che servono i giudici infernali nei loro compiti infami”
E il capitano – sgomento a quelle parole gracchiate – disse al mostro:

Anime senza peccato?! Questo non è possibile. Se voi siete stati portati nei regni dei cieli allora dovreste ben conoscere che li il peccato è solo una burla. Voi quindi avete raggiunto questi lidi per aver peccato in paradiso?”
Non ricevette risposta dal cane infedele, che portando una mano sulla nuda schiena del compagno, lo rassicurò di docili pacche all'altezza delle reni. Che preda di forti singhiozzi, rimaneva con le ginocchia conserte al petto.
Disse quindi il prode Shinigami:

Cosa tormenta il tuo compagno, da non prestare orecchio al tuo signore?”
Disse quindi il servo:

Ah mio signore, la vita di un paria non è cosa semplice.
Dite voi, che il peccato è una burla nel paradiso. Ma io questo paradiso non l'ho mai visto, mai misi piede perchè mai venni censito.
Qui il mio compagno che piange la morte di un suo amico, causata da uno dei vostri Akuma, lui si ha visto il paradiso! Ha visto campi di grano dorato, cieli sconfinati, cervi massacrati da cani.
Ha visto, e per questo è stato bandito! Noi tutti siamo scappati, e siamo stati accolti dal grembo materno dell'inferno. Ma siamo reietti in una terra che ci è aliena.
Rapiamo i perduti nel regno della Nebbia.
Squartiamo i dannati in nome della giustizia. Li tramutiamo in mostri e ci divertiamo a farli soffrire.
Suoniamo infine, per il loro ultimo stadio evolutivo. Di violini e trombe ci armiamo, e cantiamo per loro affinchè non sentano il tormento, e ci lascino in pace.
Ah mio signore! Non è cosa buona incontrare un demone per di qua. Essi hanno aspetto umano a differenza di quando erano dannati e mutilati, simili al loro primordiale stato di perduti, e di empio piacere traggono nell'ingannare il prossimo.”

Quell'assurdo omino – come gli avevano insegnato in accademia – doveva essere quasi alla stregua di un folle.
Ma Tousen era attento, e sapeva di cosa stava parlando.
Il fatto che alcune anime non venissero censite – e quindi senza la possibilità di entrare nella Soul Society – c'era eccome. Questo accadeva per intoppi burocratici e per mala gestione, e quindi molte anime di innocenti poi si riversavano negli inferi, finendo a svolgere lavori umilianti e pericolosi.
Poi c'era chi, come l'altra figura piangente, nel paradiso c'era stato, ma poi era dovuto fuggire perchè perseguitato dalla legge.
In compenso, in quella discussione era descritta la casta evolutiva dei demoni – o Akuma – che si evolvevano secondo i capricci degli otto giudici presenti negli altrettanti otto regni infernali. Tutti divisi in livelli. Tutti che scendono verso “il basso” e con la possibilità di non vedere mai più la luce del sole.
Il fatto che l'anima di un peccatore raggiungesse il primo livello, non implica la sua immediata trattazione da parte dei giudici.

Il regno della Nebbia sarebbe quello più simile ad un mondo normale, ed è il luogo in cui arrivano i peccatori privati della memoria. E il perchè la perdessero era presto detto.
Il loro compito – se così si può definire un tormento – è riacquistarla con dolorose esperienze, un pezzo alla volta fino a capire il perchè si è giunti sin li.
E solo a quel punto della punizione divina i paria giungono per prelevare i peccatori, e portarli più in basso.
Poi la conoscenza di Tousen si ferma li. Ma sa – almeno testuale leggenda – che vengono letteralmente fatti a pezzi ed ogni supplizio reincarna il loro peccato e tormento.
Divenendo come mostri di aspetto orrido e di disperata esistenza.
Tutto il resto appunto è sola leggenda, per quanto riguardano gli abitanti degli inferi e i loro poteri. Solo leggende trascritte su carta e mai confermate. Come antiche profezie, il cui valore si disperde nelle sabbie del tempo.

E lo Shinigami disse al mostro:
Non temo ne morte, ne tormento. Affronterò quei demoni quanto è vero che questa mia spada è viva e pulsante di petto e coraggio”
E il mostro disse al celeste soldato:

Oh mio signore, è si vero che i vostri Akuma non hanno spade, ma è altre sì vero che possiedono un corpo e sanno usarlo assai bene.
Hanno solo quello, e una volta evoluti alla forma finale sfoggiano tecniche degne di un vostro capitano!
Se poi ne riuscite a far soccombere qualcuno, ben venga allora, ma quelli hanno scorza dura peggio di un'armatura di cuoio. Quelli crepano come uomini, e risorgono come fenici.
Datemi retta, che vederne uno bruciare e poi tornare – dopo sofferenza su sofferenza – di nuovo nei suoi regni, è cosa aberrante assai”

Questa sembrava essere pura fantasia. Ma era pur vero che i demoni mandavano in avanscoperta i loro servi, anziché presentarsi loro a svolgere determinate azioni. E spesso si rivelavano inaffidabili nei loro vaneggiamenti.
Decisamente, in molto impazzivano, oppure si adeguavano.
Oppure ancora meglio, lasciavano che fossero gli Shinigami a svolgere i lavori più sporchi.
Oltre queste mere leggende, per quanto affascinanti fossero, erano troppo favoleggiate per essere ritenute vere. Di conseguenza, si potevano solo fare ipotesi per risolvere il suo dubbio ancestrale – che lo aveva spinto ad andare a compiere ricerche in biblioteca – e sperare che il seguito della lettura mostrasse più segni plausibili e convincenti.

Uhm, Tousen? Che cosa stai facendo di bello?”
Normalmente, chiunque avrebbe sussultato per una voce improvvisa che sopraggiungeva alle proprie spalle. Se poi era così melliflua da mettere sull'allerta, c'era anche da prendere spada alla mano.
Cosa che lui non fece in nessun modo, dato che ben conosceva il suo misterioso interlocutore, e per giunta lo aveva già sentito arrivare dal portone di entrata. Gin Ichimaru, era tutto questo e anche oltre.
“Ti muovi con l'eleganza di un elefante in un negozio di cristalli, Gin...”
L'altro rise divertito prima di avvicinarsi ancora un po', ed osservare cosa stesse combinando il compagno d'armi.
“Davvero? Beh, sembra proprio che nessuno possa coglierti alla sprovvista mio buon Tousen! e... Ehi! Che cosa stai leggendo?”
Incuriosito, l'ex capitano allungò il collo e la vista oltre le spalle del compagno seduto, per vedere solo un ammasso di fogli ingialliti e bucherellati. Quasi deluso per la scoperta del codice braille, emise dalle labbra un suono leggermente corrucciato, prima di attendere che lo stesso Tousen si alzasse in piedi, per dare una occhiata lui stesso a quegli antichi scritti.
Kaname sembrava quasi infastidito dalla presenza di Ichimaru. Che tosto si alzò dal tavolo di lettura, quasi irritato dall'essere stato pizzicato a leggere quelle antiche scritture che parlavano di...
“...L'epopea di Ichigo Kurosaki? Ma dai! Perchè ti sei messo a leggere questo vecchio mattone?”
Il suo tono di voce era tra il sorpreso quanto derisorio, e nonostante la domanda fatta, sapeva bene cosa stesse ricercando il buon compagno.
“Non mi dire... Sei andato a guardarti questa roba per...”
“Tutto è possibile, e la prudenza non è mai troppa Gin. Dovresti ben saperlo”
Le parole di Tousen bloccarono nell'immediato quelle strafottenti dello Shinigami, ed un intenso e teso minuto di silenzio calò in quel bianco immacolato. Solo la polvere danzava innocua, e le orecchie quasi fischiavano per quel silenzio così dannatamente pesante.
“Sei davvero convinto che ci sia qualcuno qui?”
La voce di Gin – che sembrò come una fiamma in mezzo alla quiete del ghiaccio – era misteriosamente tranquilla, benché il suo sorriso non sminuisse dal suo volto magro e ovale. Androgino e perfetto.
Ed era oltremodo strano come la sua domanda non si disperdesse in un eco in mezzo a quell'ambiente enorme.
“Sono semplicemente sicuro che la prudenza non è mai troppa. E di questo lo sai alla perfezione”
Così come ben sai che non amo ripetermi, avrebbe volentieri aggiunto.
Ma rimase zitto, ben consapevole che lui avrebbe anche aggiunto che tutti i disordini avvenuti sino ad ora, potrebbero anche essere stati semplici – anzi senza potrebbero, lo sono – atti di comune vandalismo.
Tuttavia, persino Gin avvolto dal suo candido abito di tessuto sintetico, si ritrovò a parlare di altro che non fosse quella discussione che da un po' li “divideva” in fatto di opinioni.
Sollevò lo spesso tomo verso il proprio volto, e ridendo sottile e perfido ne uscì con una battuta non tanto insolita.
“Ichigo Kurosaki... che bizzarria chiamare con questo nome il proprio figlio. Non credi pure tu, Tousen?”
Un piccolo dettaglio che allo Shinigami dalla pelle scura non era comunque passato in osservato. Ma che detta dallo stesso Ichimaru, aveva parvenza di cosa ridicola alquanto.
Forse era una cosa stupida, o forse era una cosa totalmente antiquata nel commemorare un eroe immaginario, ma questo non toglieva, che era l'ultimo dei loro problemi.


“Le motivazioni di un padre non vanno mai giudicate, Gin...”



Ci ho messo un bel po' ma alla fine ho ultimato questo capitolo. Che a mio avviso è piuttosto noiosetto.
Tuttavia si parla ancora una volta di libri, e proprio per questo ho voluto dare agli Shinigami un mattone che somigliasse – in quanto a contenuti – all'Iliade o all'Odissea.
Il fatto che l'eroe di questa opera si chiami niente meno che come il protagonista del manga, consideratelo quasi un omaggio oppure uno “scherzo”.
C'è chi mi ha chiesto qual è il significato di tutta questa storia, beh posso dire che essendo una nosense, è più incentrata sui pensieri, ma se si può dare un tema principale, è il significato di Dio visto attraverso gli occhi di Arrancar e Shinigami.
Ringrazio tantissimo Exodus, raxilia_running, Yoko_kun, Senboo, JunJun e Sakura Sun per avermi commentato!
Ps: la lirica prima del testo, è The Principle Of Evil Made Flesh Ershigal dei Cradle of filth
Ershigal per chi non lo sapesse, è la dea sumera dell'oltretomba. Regina degli inferi, rappresenta la rabbia primordiale e l'assoluta distruzione. Tuttavia non si tratta di rabbia cieca, ma bensì ben calcolata e lucida. Rappresenta la certezza della morte, l'abisso, e la rinascita.
È il lato oscuro della luna, sorella di Inanna dea della terra e del lato luminoso della luna. Entrambe sono collegate ai cicli vitali della natura.

   
 
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