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Erano bastati
pochi giorni perché Charlotte riuscisse ad entrare in intimità col sovrano.
Aveva circa il doppio dei suoi anni, ma era un uomo ancora piacente ed
esteticamente non faceva ribrezzo, come succedeva per tanti dei nobili della
sua corte. Il troppo cibo e il lusso sfrenato li avevano resi tutti grassi,
enormi a dir poco e tremendamente untuosi da far passare la voglia di
avvicinarcisi.
Dal primo
sguardo che il re le aveva lanciato, Charlotte capì
immediatamente che sarebbe stata lei la sua favorita tra lei e la sorella.
Questo voleva dire solo una cosa: avrebbe dovuto ucciderlo lei. In quel momento però, stesa sul morbido ed invitante letto di seta
blu del re, più che ad ucciderlo stava pensando ad un’altra cosa. Nulla
le vietava di divertirsi prima di terminare il suo lavoro e inoltre, la sua ora
non era ancora giunta. Non c’era tempo per pensarci in quel momento.
Le mani
bollenti del re la stavano accarezzando con una passione ed un desiderio
inimmaginabili. L’aveva voluta fin dalla prima volta che l’aveva vista e i re
non aspettano molto a realizzare i loro desideri. Anche da parte della ragazza c’erano ardore e impazienza,
nonostante fosse semplicemente un lavoro freddamente calcolato e con un fine
ben preciso. Il bellissimo vestito giallo ocra che aveva indossato quel giorno non le era mai sembrato così pesante e ingombrante come in
quel momento. Non fece nemmeno in tempo a finire il filo di quel pensiero, che
già il vestito era finito per terra. La mani abili e
sicuramente esperte di Luigi avevano risolto in men che non si dica il problema.
Le labbra del
sovrano si posarono con forza su quelle rosse della ragazza che stava
letteralmente bruciando sotto il suo tocco, pur mantenendo ancora un freddo
senso di autocontrollo. Le carezze tra i due si fecero
sempre più audaci e la ragazza comprese che il re
stava iniziando a diventare impaziente. Charlotte però non voleva cedere
subito. Non voleva dargli quella soddisfazione così in fretta. Prese a
spogliarlo dei vestiti di seta dorati, mentre la bocca di lui
aveva abbandonato la sua per esplorare le curve provocanti della sua spalla
esile per scendere infine verso quelle ancora più eccitanti del suo seno
pallido. Ogni centimetro del corpo che sfiorava con le sue labbra
accendeva un fuoco bollente nella pelle di lei. L’eccitazione
di lui era già alle stelle e tutto il suo corpo fremeva, ma ancora
Charlotte non si decideva ad accontentarlo. Iniziò a provocarlo toccandolo con
le dita sottili e lo sentì gemere sotto il suo tocco, mentre il respiro diventava sempre più rotto.
Alla fine
dovette cedere anche lei ai desideri del suo corpo e si offrì completamente al
sovrano. Aprì le gambe e sentì il re che entrava con forza dentro di lei,
entrambi ormai quasi al limite che fisico permetteva
loro. Bastarono poche spinte perché entrambi
raggiunsero il massimo piacere e l’eccitazione di Charlotte fu ancora più forte
della lussuria del re. Il pensiero che avrebbe ucciso l’uomo a cui stava
donando spontaneamente tutto quel piacere la rese euforica.
Ti
piacerà. Anche in quel momento ti piacerà. Pensò con la mente ancora annebbiata,
mentre una sonora risata le usciva dalle labbra, senza che Luigi ne comprese il
reale motivo.
Nemmeno
Christine quella notte dormì nella sua camera. C’era un nobile, un uomo sulla cinquantina,
con i capelli brizzolati sempre raccolti in una coda, che quel pomeriggio le
aveva stuzzicato le mani. Era uno dei più prepotenti
verso le persone di ceto inferiore, dei più bigotti, maleducati e spocchiosi
nobili presenti alla corte reale. Aveva descritto con stizza e disprezzo una
scena a cui aveva assistito per le strade di un sobborgo parigino in cui era
passato, a quanto diceva lui per caso. Christine era convinta fermamente che
quell’uomo, quel porco ipocrita come lo chiamava lei dentro di sé, c’era andato
per un motivo ben preciso. Come fa un gentiluomo a passare per caso in un
quartiere che non porta da nessuna parte degna di essere frequentata dalla
nobiltà e per giunta un quartiere reso celebre dalla gran presenza di prostitute?
Forse tutti gli altri presenti, a sentire il suo squallido
racconto, non avevano capito il motivo del passaggio dell’uomo per quelle
strade, ma Christine, una donna del popolo che per mantenersi aveva dovuto
frequentare spesso posti del genere, aveva saputo leggere tra le righe.
« oh non
immaginate quanto sia stato orribile da vedere! »
sentenziò con la voce pastosa e viscida. Tutte le dame che lo attorniavano, tra
cui Christine, inorridirono al pensiero di passare in mezzo a quella che loro
ritenevano la feccia di Parigi. Le pallide facce truccate come pagliacci delle
donne esprimevano al meglio la loro natura di vecchie donne stizzose e
inacidite dal lusso. Forte dell’approvazione che lesse nei loro volti, Prévan, continuò il suo racconto con un tono ancor più patetico.
« c’erano
tutte quelle donne con in braccio quei piccoli animali
che loro definiscono figli! E i loro uomini poi! Due
di loro stavano assaltando un gentiluomo che come me che passava di lì con la
carrozza! Non si può davvero più camminare per le strade di Parigi! »
« e voi che avete fatto Visconte Prévan?
Sarete andato via per paura di essere colpito, immagino?
» squittì una biondina pallida, con gli occhi azzurri slavati ed una bocca
troppo grande per esser considerata una bella donna.
« io?
Scappare? Mai! Ho tirato fuori la mia pistola e ho accoppato quei due
miserabili, proprio come si fa con le bestie! Così bisognerebbe trattarli
tutti, come animali! Non sono persone civili e non li si può
considerare uomini! » concluse infine con l’orgoglio
gonfio fino quasi a scoppiare come un pollo ingozzato. Quella frase aveva montato
la rabbia e l’odio di Christine e segnato la fine del visconte.
Ringrazio MsEllie
per aver aggiunto la mia storia tra le seguite! Spero ti sia piaciuto anche
questo capitolo!
Grazie anche a chi legge semplicemente, anche se un
commento per sapere cosa ne pensate non mi
dispiacerebbe!
Jelly^^