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Autore: Ulissae    15/01/2010    4 recensioni
FanFiction partecipante all'iniziativa "2010: a year togheter" indetta da Fanfiction Contest.
Il ragazzo guardò sconfortato l'enorme massa di ferraglia che gli si era posta davanti.
Scrutò tetro dentro l'abitacolo e sperò, sinceramente, che i laccetti del cappello di suo padre si annodassero autonomamente e lo strozzassero. Cosa si rideva?
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Billy Black, Jacob Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ululati vari'
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Bozzolo di memorie
118. Un vecchio biglietto tutto stropicciato



Il ragazzo guardò sconfortato l'enorme massa di ferraglia che gli si era posta davanti.
Scrutò tetro dentro l'abitacolo e sperò, sinceramente, che i laccetti del cappello di suo padre si annodassero autonomamente e lo strozzassero. Cosa si rideva?
-Papà, questa non è una macchina- fece notare, avvicinandosi al pick up con passo indeciso; quasi un domatore inesperto alle prese con il suo primo leone.
-Oh, se vogliamo mettere i puntini sulle i è un pick up, leggermente più grande- ridacchiò l'altro, aprendo il portellone e scendendo con passo indeciso.
Prima che cadesse Jacob lo riprese al volo, supportando sulle sue spalle da quindicenne il peso di Billy. Lo accompagnò zoppicante fino a davanti alla veranda, dove si sedette e lo fissò, ghignante.
-No, è un cassonetto dell'immondizia camuffato da macchina attraverso quattro ruote di ignota fattura e resistenza- ribatté l'altro stizzito, continuando a fissare con rabbia il povero e innocente automezzo.
Billy fece un cenno solenne al figlio, di raggiungerlo, questi, sbuffando, fece quanto richiesto e si chinò un poco, in modo da arrivare alla sua altezza. Cinte le spalle, l'uomo tossicchiò, e parlo: -vedi, figliolo, questo... questo sarà tuo- disse, canzonatorio.
Mentre scoppiava a ridere, Jacob lo fissava con le labbra tese e lo sguardo scocciato.
-Ah.Ah. Divertente, sto proprio piegato in due, pà; non mi vedi? Ah, ah, da morire- detto ciò si voltò, nuovamente scocciato.
-Non ho detto di aver finito- lo richiamò, muovendo una mano frettoloso.
-Cos'altro c'è?- quasi ringhiò Jacob, voltandosi di scatto; gli occhi ridotti a due fessure scure, fiammeggianti.
-La devi lavare- cinguettò il padre, alzandosi a fatica e afferrando la stampella leggera, iniziando a dirigersi verso l'interno della casa.
-Lavarla?!- esclamò tra lo sconvolto e il meravigliato. Jake sentiva le braccia pesanti e una strana, ma non troppo malsana, voglia di saltargli al collo.
-Sì. Ragazzo, hai presente quando si sfrega una spugna bagnata, preferibilmente con del sapone, su una macchina e da questa, non si sa come, se ne va tutto il fango? Stupefacente, vero?- ghignò divertito, entrando dentro l'abitazione piccola e un po' rovinata.
-Ma piove sempre! Cosa diamine la lavo a fare?!- urlò con tutto se stesso l'altro, capendo ormai che la discussione era conclusa. Infatti, dal salotto, si sentì solo la risata profonda del signor Black.
Jacob rimase solo fuori, guardò prima il cielo, con le nuvole, sì, ma non abbastanza minacciose da impaurire e suggerire pioggia, poi lo sgangherato pick up dormiente.
Andò nel retro, sempre con passo strascicato, e preso il tubo dell'acqua ritornò nel piazzale davanti casa. Lo gettò a terra, svogliato, e si rigirò, strusciando i piedi fino al rubinetto.
Una volta aperto ritornò allo spiazzo davanti casa e lo diresse contro il mezzo; sbuffò, tetro, lanciò un'occhiata truce verso l'abitazione e riprese a fissare il rosso scrostato dell'automobile.
-Dannazione- borbottò, girandoci un poco intorno, bagnando appena le ruote, il cofano ed i paraurti.
-Anche dietro- gli consigliò Billy, indicando dalla finestra lo spazio dietro l'abitacolo dove si caricavano i  pacchi.
-Sì! Sì!- sbottò irritato, spostando il getto debole verso il punto indicato; questo, però, troppo debole, non fece altro che bagnargli i piedi.
-DANNAZIONE!- urlò, furioso e frustrato, dando un calcio al mezzo, che lo ringraziò con una piccola cascata di ruggine.
Salì agilmente sopra il pick up, cercando di non inzupparsi più del dovuto e guardo tetro tutta la spazzatura che si era accumulata negli ultimi anni.
Un vecchio telone, un surf spezzato, il resti di un quaderno di Rachel. C'era di tutto.
Chinandosi iniziò a raccoglierli, infilando il tutto dentro una sacca nera, dicendo la parola stupido ogni oggetto che incontrava.
Perciò era stupido un vecchio pacchetto di sigarette.
Stupido il suo pallone da football sgonfio.
Stupido tutto. Anche quel dannatissimo biglietto stropicciato che non voleva staccarsi dall'angolino più remoto.
Lo tirò via con rabbia, veloce e ringhiò, arrabbiato.
Lo scrutò con fastidio, trattenendo, poi, una volta letto, lo stupore.
Stupid Big Hat, I love you.
Jacob strabuzzò gli occhi e lo spiegò un altro po': era accartocciato in una maniera assurda, diventato ormai un minuscolo pallino, quando finì di stirarlo si guardò intorno, senza capire cosa fosse e, per una strana ragione, lo infilò in tasca.
Sentendo il richiamo del padre, -quell'uomo aveva una tremenda agilità nel passare dal divano alla finestra-, riprese a lavare e scordò quel piccolo pezzetto di carta nell'enorme tascona dei jeans.
Solo la sera, una volta sceso il buio, si sbrigò a rientrare e getto i pantaloni, zuppi e sporchi, nella sacca del bucato da lavare.
Lì, secondo i patti stabiliti in modo ufficioso ed ufficiale, Billy avrebbe dovuto svuotarlo dentro la lavatrice, azionarla e così fare il bucato.
Semplice, no?
Infatti così fece, quando Jake andò a letto, ancora borbottante, si alzò sbuffando per la fatica e andò a sistemare il tutto.
Iniziò a frugare dentro le tasche e dopo aver tirato fuori una fionda, due sassi, degli appunti di matematica, venticinque cent e una mezza matita spuntata, incappò in quel pallino.
Osservò attento quel bozzolo di ricordi ed ebbe quasi paura ad aprirlo. Se lo rigirò tra le mani e poi, curioso, lo scartò.
Fu un attimo e, come una minuscola e bellissima farfalla, le memorie iniziarono a volare per la stanza. La calligrafia lo investì e non poté fare che versare una sola e silenziosa lacrima.

-Billy, quel cappello è orrendo- rise la donna, mentre nel retro Rachel e Rebecca avevano scoperto la bellezza dei post-it: scrivere e appiccicare ovunque.
-È un tocco di stile- ribatté, stizzito.
-È orrido- ridacchiò.
-Osceno- riprese Rachel.
-È uno stupido cappello- ridacchiò Rebecca, mentre lo scriveva sul fogliettino giallo e lo porgeva alla madre, tenendolo in equilibrio sul dito.
Shara lo prese e guardò furbescamente il marito, mentre, con la penna che Beck le porgeva da dietro, e aggiunse, delicata.
-È uno stupido cappello che amo- sussurrò, mentre baciava Billy sulla guancia e gli attaccava il pezzettino di carta sulla fronte.
Lui le sorrise e continuò a guidare, staccandolo e infilandolo accuratamente nella tasca. Il tempo, poi, unito allo stress, aveva fatto sì che lo torturasse, ci giocasse, finché, un giorno, non arrivò là dietro, dimenticato.

Billy si risvegliò dai ricordi e scosse la testa, buttando tutto nella lavatrice e azionandola.

Il giorno dopo, per la gioia e il tripudio di Jacob, il signor Black aveva deciso di vendere il pick up.
Il ragazzo, però, non seppe mai che lo aveva fatto per fargli un regalo, una sorta di ringraziamento per avergli permesso di liberare quella farfalla, da troppo intrappolata nella seta bianca degli anni.


Angolo Autrice:
non ho molto da dire. Billy è estremamente ispirato a mio padre, leggendo New Moon mi sono resa conto di quanto gli assomigliasse xD
Non voglio dire altro, se non che la storia partecipa all'iniziativa "2010: a year togheter" indetta da Fanfiction Contest.
Finish.
Là.

Note autrice: ç____________ç domani prendo 3 a matematica, me lo sento. ç.ç


   
 
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