L’amore
non basta
“Promettimi
che tornerai..”
Il cielo questa mattina, è
gonfio di nuvole. Cielo a pecorelle, pioggia a catinelle. Probabilmente
pioverà, e la vicina avrà modo di
lamentarsi, domani, del bucato steso invano. E dire che non avrebbe nemmeno
motivo di stenderlo, calcolando che il cielo è nero già da molto presto. Ma lei
lo stenderà. Una scusa buona per bussare alla mia porta e strillare delle
magliette del figlio sotto l’acquazzone. Per raccontarmi delle ultime del
vicinato, bevendo tè caldo. Sulla credenza della cucina tengo una cassettina di
legno, comprata nell’ultimo viaggetto di ricerca, con dentro svariate bustine
di tè. Mi piace tenerle in un certo modo. Sovrapporre il rosso al viola ed
accostare vicino il grigio scuro. O il giallo col viola. C’è anche una bustina
nera, che tengo nascosta sotto ad un cumulo che odorano di limone fresco. Ma
non l’ho ancora inzuppata nell’acqua bollente, e bevuta. La tengo per un
occasione speciale. Quella forse che riterrò davvero speciale. L’unica.
“Te
lo prometto..”
“Giuramelo!”
Il mio di bucato, sta un
po’ vicino al camino ed un po’ sparso sui termosifoni di tutta casa. Fa troppo
freddo per salire in terrazza, e poi trovo divertente andare raccattando
calzini e calzoncini. Magari dimenticandone qualcuno in una stanza. Qualcun
altro dietro la porta del bagno. E’ un modo come un altro per decidere di
passare il tempo. In questa casa così grande e silenziosa. Mi volto a guardare
le scale, con in braccio il termoventilatore che stavo giusto portando in
camera da letto. Ed arriccio il naso infastidito. La finestra della camera di
sopra deve essersi aperta di nuovo. Lo so perché il suono dello scaccia sogni
appeso al tetto, si sparge per tutta la casa. Così sospiro e mollo lì seduta
stante l’aggeggio prendendo a salire le scale sino al piano di sopra. Un
occhiata alle stanze chiuse a chiave, soprattutto quella del suo studio. Ma
scuoto la testa distratto, grattandomi la fronte e continuo dritto per la
camera in fondo, che apro con disinvoltura. Tutto è rimasto intatto come quel
giorno. E me ne compiaccio gonfiandomi il petto e sorridendo. Eppure qualcosa
non quadra. Ed il vento delle dodici si fionda a sbatacchiare a destra ed a
sinistra l’anta dell’armadio, lasciandomi sbirciare all’interno le camicie
lasciate lì a grondare ricordi.
“Così
mi offendi, eh? Quando mai non avrei mantenuto una promessa?”
“Tu non mantieni MAI le promesse.. se ti dovesse succedere qualcosa.. giuro che
vengo lì a salvarti, sono stato chiaro?!”
“Perché non decidi di venirmi a salvare in situazioni in cui ho davvero bisogno
d’aiuto.. come l’ultima cena da tua madre!”
La camicia blu, sta
scivolata sulla gruccia, e mi allungo a prenderla, per premurarmi di sistemarla
meglio. Ma l’odore di stantio mi colpisce. Ed aggrotto le sopracciglia.
D’accordo lasciare tutto così com’era, ma cavolo questa devo essermi proprio
dimenticata di lavarla. E subito la prendo, lasciando la gruccia buttata sul
letto mentre scendo veloce per le scale. La porta è rimasta aperta, ma non me
ne preoccupo. Soltanto alzo la manica sinistra, odorando sotto l’ascella e
l’allontano di botto sinistramente accorto del fatto che questa oltre a non
essere stata lavata, è stata conservata con l’odore di sudore addosso.
Lavatrice. Due quintali di candeggina. Tornerà a profumare come Dio comanda.
“Che
t’avrà fatto di male mia madre, eh?”
“Forse non te ne sei accorto, TU, ma non gli sto troppo a genio.. dice che ti
lascio troppe volte solo..”
“Mia madre si preoccupa.. lasciale fare il suo dovere..”
“… senti.. lasciamo perdere tua madre, eh? Io sto per partire per il fronte e
non mi va di passare questi minuti così, eh?”
La lavatrice mostra il suo
vigore con quel fracasso infernale. Perché non sia mai di comprarne una nuova,
eh? Quanto meno quando la notte non riesco a dormire ho la scusa pronta. Quando
le occhiaie mi rimangono per giorni, punto il dito contro quel mostro e non ho
nessuno dietro che mi chieda se sto bene. Ma io sto bene. E mi siedo sul
mobiletto davanti la lavatrice a guardare l’oblò e la camicia che gira senza
sosta e senza freni dentro il marchingegno. Sorrido soddisfatto. Pochi minuti e
quella stanza potrà essere davvero impeccabile. Voglio ricordarlo così. Sempre
perfetto. E sorrido ancora. Impettendomi e scrollando
le spalle. Un occhiata all’orologio. In effetti ora che ci penso, di quella
stanza è rimasto poco di lui. A parte i vestiti, gli oggetti, la divisa. Poi
gli odori sono svaniti praticamente tutti. Adesso rimane l’alone di stantio e
di candeggina. Di lui non è rimasto nulla. Nulla.
“Parli
come se fossero gli ultimi minuti della tua vita..!”
“Magari lo sono..”
“Roy! Ma che dici?!”
“Andiamo, sto scherzando! Mica vado davvero in guerra, lo sai no? Sono come
delle esercitazioni..!”
“Esercitazioni con proiettili veri?! Ma che scherzo di cattivo gusto, eh?”
***
Questa
è la segreteria telefonica del numero xxx.xxxxxxx,
lasciate un messaggio dopo il Bip.
“Ed … sono io, Al, è il decimo messaggio che ti mando nel giro di due giorni,
perché non rispondi, mi dici che è successo? Ho chiamato la signora che abita
al piano sopra il tuo, dice che non hai ritirato la posta davanti casa, ma dove
sei finito? Sto cominciando a preoccuparmi, al quartier generale dicono che non
ti sei presentato al lavoro già da lunedì. Ti prego, richiamami. Sei ammalato?
Parto sta sera comunque, dovrei essere da te per domani mattina presto, spero
mi aprirai la porta quanto meno. Perché lo so che sei lì, conosci la tua
vicina, no? E’ una pettegola, spiona e non ti ha visto uscire né ha sentito
rumori loschi.. aha.. Edward, lo so che è un brutto
periodo, ma qui c’è la tua famiglia. E non devi farti problemi a reclamare un
po’ d’aiuto. Bene, vado a prepararmi, sarò lì presto. Un bacio.”
“Ed..” Lui alza il capo a
fissarmi, rannicchiato sul letto, gli occhi grandi smarriti, presi in contro
piede. Mi ha aperto la vicina, al piano di sotto stanno Havoc
ed Hughes i quali proponevano di buttare giù la porta. Ma ho cercato di sedare
la preoccupazione di entrambi. E adesso osservo l’ombra di mio fratello. Che
trema e piange. “Al…” Allunga una mano verso di me.
Fratello mio. Fratello mio. Come ti ha ridotto questo amore? Afferro quella sua
mano, e mi sdraio su quel letto dove deve avere pianto per tutti questi giorni
senza sosta. Lo abbraccio con forza. L’amore non basta.
FINE
Poco
da dire :) spero vi piaccia aspetto qualche commentuccio
pure se è la prima fic postata.
Baciotti :)