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Autore: Emilastra    16/01/2010    3 recensioni
“Così mi offendi, eh? Quando mai non avrei mantenuto una promessa?”
“Tu non mantieni MAI le promesse.. se ti dovesse succedere qualcosa.. giuro che vengo lì a salvarti, sono stato chiaro?!”
“Perché non decidi di venirmi a salvare in situazioni in cui ho davvero bisogno d’aiuto.. come l’ultima cena da tua madre!”
Roy/Ed
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’amore non basta

 

“Promettimi che tornerai..”

Il cielo questa mattina, è gonfio di nuvole. Cielo a pecorelle, pioggia a catinelle. Probabilmente pioverà, e la vicina  avrà modo di lamentarsi, domani, del bucato steso invano. E dire che non avrebbe nemmeno motivo di stenderlo, calcolando che il cielo è nero già da molto presto. Ma lei lo stenderà. Una scusa buona per bussare alla mia porta e strillare delle magliette del figlio sotto l’acquazzone. Per raccontarmi delle ultime del vicinato, bevendo tè caldo. Sulla credenza della cucina tengo una cassettina di legno, comprata nell’ultimo viaggetto di ricerca, con dentro svariate bustine di tè. Mi piace tenerle in un certo modo. Sovrapporre il rosso al viola ed accostare vicino il grigio scuro. O il giallo col viola. C’è anche una bustina nera, che tengo nascosta sotto ad un cumulo che odorano di limone fresco. Ma non l’ho ancora inzuppata nell’acqua bollente, e bevuta. La tengo per un occasione speciale. Quella forse che riterrò davvero speciale. L’unica.

“Te lo prometto..”
“Giuramelo!”

Il mio di bucato, sta un po’ vicino al camino ed un po’ sparso sui termosifoni di tutta casa. Fa troppo freddo per salire in terrazza, e poi trovo divertente andare raccattando calzini e calzoncini. Magari dimenticandone qualcuno in una stanza. Qualcun altro dietro la porta del bagno. E’ un modo come un altro per decidere di passare il tempo. In questa casa così grande e silenziosa. Mi volto a guardare le scale, con in braccio il termoventilatore che stavo giusto portando in camera da letto. Ed arriccio il naso infastidito. La finestra della camera di sopra deve essersi aperta di nuovo. Lo so perché il suono dello scaccia sogni appeso al tetto, si sparge per tutta la casa. Così sospiro e mollo lì seduta stante l’aggeggio prendendo a salire le scale sino al piano di sopra. Un occhiata alle stanze chiuse a chiave, soprattutto quella del suo studio. Ma scuoto la testa distratto, grattandomi la fronte e continuo dritto per la camera in fondo, che apro con disinvoltura. Tutto è rimasto intatto come quel giorno. E me ne compiaccio gonfiandomi il petto e sorridendo. Eppure qualcosa non quadra. Ed il vento delle dodici si fionda a sbatacchiare a destra ed a sinistra l’anta dell’armadio, lasciandomi sbirciare all’interno le camicie lasciate lì a grondare ricordi.

“Così mi offendi, eh? Quando mai non avrei mantenuto una promessa?”
“Tu non mantieni MAI le promesse.. se ti dovesse succedere qualcosa.. giuro che vengo lì a salvarti, sono stato chiaro?!”
“Perché non decidi di venirmi a salvare in situazioni in cui ho davvero bisogno d’aiuto.. come l’ultima cena da tua madre!”

La camicia blu, sta scivolata sulla gruccia, e mi allungo a prenderla, per premurarmi di sistemarla meglio. Ma l’odore di stantio mi colpisce. Ed aggrotto le sopracciglia. D’accordo lasciare tutto così com’era, ma cavolo questa devo essermi proprio dimenticata di lavarla. E subito la prendo, lasciando la gruccia buttata sul letto mentre scendo veloce per le scale. La porta è rimasta aperta, ma non me ne preoccupo. Soltanto alzo la manica sinistra, odorando sotto l’ascella e l’allontano di botto sinistramente accorto del fatto che questa oltre a non essere stata lavata, è stata conservata con l’odore di sudore addosso. Lavatrice. Due quintali di candeggina. Tornerà a profumare come Dio comanda.

“Che t’avrà fatto di male mia madre, eh?”
“Forse non te ne sei accorto, TU, ma non gli sto troppo a genio.. dice che ti lascio troppe volte solo..”
“Mia madre si preoccupa.. lasciale fare il suo dovere..”
“… senti.. lasciamo perdere tua madre, eh? Io sto per partire per il fronte e non mi va di passare questi minuti così, eh?”

La lavatrice mostra il suo vigore con quel fracasso infernale. Perché non sia mai di comprarne una nuova, eh? Quanto meno quando la notte non riesco a dormire ho la scusa pronta. Quando le occhiaie mi rimangono per giorni, punto il dito contro quel mostro e non ho nessuno dietro che mi chieda se sto bene. Ma io sto bene. E mi siedo sul mobiletto davanti la lavatrice a guardare l’oblò e la camicia che gira senza sosta e senza freni dentro il marchingegno. Sorrido soddisfatto. Pochi minuti e quella stanza potrà essere davvero impeccabile. Voglio ricordarlo così. Sempre perfetto. E sorrido ancora. Impettendomi e scrollando le spalle. Un occhiata all’orologio. In effetti ora che ci penso, di quella stanza è rimasto poco di lui. A parte i vestiti, gli oggetti, la divisa. Poi gli odori sono svaniti praticamente tutti. Adesso rimane l’alone di stantio e di candeggina. Di lui non è rimasto nulla. Nulla.

“Parli come se fossero gli ultimi minuti della tua vita..!”
“Magari lo sono..”
“Roy! Ma che dici?!”
“Andiamo, sto scherzando! Mica vado davvero in guerra, lo sai no? Sono come delle esercitazioni..!”
“Esercitazioni con proiettili veri?! Ma che scherzo di cattivo gusto, eh?”

***

Questa è la segreteria telefonica del numero xxx.xxxxxxx, lasciate un messaggio dopo il Bip.
“Ed … sono io, Al, è il decimo messaggio che ti mando nel giro di due giorni, perché non rispondi, mi dici che è successo? Ho chiamato la signora che abita al piano sopra il tuo, dice che non hai ritirato la posta davanti casa, ma dove sei finito? Sto cominciando a preoccuparmi, al quartier generale dicono che non ti sei presentato al lavoro già da lunedì. Ti prego, richiamami. Sei ammalato? Parto sta sera comunque, dovrei essere da te per domani mattina presto, spero mi aprirai la porta quanto meno. Perché lo so che sei lì, conosci la tua vicina, no? E’ una pettegola, spiona e non ti ha visto uscire né ha sentito rumori loschi.. aha.. Edward, lo so che è un brutto periodo, ma qui c’è la tua famiglia. E non devi farti problemi a reclamare un po’ d’aiuto. Bene, vado a prepararmi, sarò lì presto. Un bacio.”

“Ed..” Lui alza il capo a fissarmi, rannicchiato sul letto, gli occhi grandi smarriti, presi in contro piede. Mi ha aperto la vicina, al piano di sotto stanno Havoc ed Hughes i quali proponevano di buttare giù la porta. Ma ho cercato di sedare la preoccupazione di entrambi. E adesso osservo l’ombra di mio fratello. Che trema e piange. “Al…” Allunga una mano verso di me. Fratello mio. Fratello mio. Come ti ha ridotto questo amore? Afferro quella sua mano, e mi sdraio su quel letto dove deve avere pianto per tutti questi giorni senza sosta. Lo abbraccio con forza. L’amore non basta.

FINE

 

Poco da dire :) spero vi piaccia aspetto qualche commentuccio pure se è la prima fic postata.

Baciotti :)

  
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