Titolo:
Non posso essere io
Autore/Data:
Sefoev, gennaio 2010
Genere:
romantico, erotico
Personaggi:
Spencer Reid/Nuovo personaggio
Disclaimer: I personaggi di Criminal Minds presenti
in questa storia non appartengono a me bensì agli aventi diritto. Questa storia
non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna
violazione del copyright è pertanto intesa.
Note: La parte in corsivo sono i pensieri del Nuovo Personaggio, mentre l'altra sono i pensieri di Spencer Reid.
Non
posso essere io.
No, è impossibile. Queste cose succedono a
Morgan non a me, quindi è chiaro che questo è solo un sogno. Un bellissimo,
eccitantissimo sogno e niente di più. Tra l’altro è statisticamente provato che
ben oltre il settanta per cento degli agenti federali sono stressati e si sa
che lo stress fa brutti scherzi. Poi io in questo periodo ho passato tanto,
troppo, tempo a lavoro. Sì, ma se è un sogno perché adesso che lo so non mi
sveglio? E perché mi sento così coinvolto a livello fisico, oltre che mentale?
E perché …
Dio che bocca, da quando siamo usciti dal
locale non ho smesso di baciarla un attimo. È così rossa e sensuale. Non riesco
a trattenere il mio cuore dal battere sempre più velocemente, riesco persino a
sentire il sangue che pulsa nelle vene, che scalda il mio corpo mentre il
respiro diventa affannoso.
No, è impossibile. Io non sono il tipo di ragazza
che rimorchia uno in un bar, neanche se è interessante come lui. Come ha detto
di chiamarsi? Spencer. Sì il nome lo ricordo, ma il cognome, quello proprio mi
sfugge. Ma che importa? Quello che conta è che mi fermi. Adesso. Subito. Va
bene che ho vent’anni e che si vive una sola volta, ma andiamo sono una ragazza
seria io. Devo smettere assolutamente. Al tre lo allontano da me e torno nel
locale. Uno. Due …
Santo cielo come bacia bene, mi stringe
come se fossi un sogno che non vuole lasciare andare. Le sue dita tra i miei
capelli … ecco un altro brivido che non riesco a trattenere. Mai provati tanti
fremiti tutti insieme. Spero solo che non si accorga di quanto mi sta mandando
in confusione soltanto baciandomi.
Non sono riuscito a trattenere le mie dita
che sono scivolate sulla sua nuca, ad accarezzare i suoi lunghi capelli, e l’ho
sentita scuotersi sotto il mio tocco. Ma no, probabilmente ho solo pensato che
accadesse, io non sono uno che ci sa fare con le donne. Quando ci siamo
ritrovati vicini al bancone del bar, in quell’odioso locale pieno di fumo e rumori,
è stata lei a sorridermi e a parlarmi, io non so se avrei mai trovato il
coraggio. E adesso, dopo neanche mezz’ora, ci ritroviamo ad amoreggiare sui
sedili posteriori del Suv … ma andiamo Spencer, ti sei sentito come parli.
Amoreggiare? Tu. Impossibile.
Sarà impossibile, ma sento che le sue
labbra non mi bastano più. Se non sto dormendo allora è chiaro che sono ad un
passo dalla pazzia, ma è così dolce che sono disposto a rischiare il manicomio.
Non sono riuscita a trattenere un gemito di
piacere quando la sua bocca ha lasciato la mia per scendere sul collo,
dolcemente, sensualmente. Mi sto mordendo il labbro inferiore per non tirarne
fuori altri che gli facciano capire quanto mi piaccia. Perché è così che fanno
le brave ragazze. Niente effusioni con estranei, di sicuro non in luogo pubblico.
E se proprio succede, almeno si deve mantenere un minimo di dignitoso distacco.
Ma come è successo che gli ho parlato? Ah, sì. Era tutto solo al bancone del
bar e sembrava un cucciolo smarrito, con il suo succo di frutta e la mano a
scansare nervosa i capelli dietro l’orecchio.
I suoi capelli. Quanto mi piacciono i suoi
capelli lunghi che ricadono selvaggi sui nostri visi. Oh mio Dio e ora che fa?
No, no, non posso lasciarglielo fare …
Sono impazzito? Bene allora tanto vale
andare fino in fondo e seguire il mio istinto primordiale. Ci sono tantissime
teorie scientifiche che dimostrano quanto l’uomo rimanga, alla fine dei conti,
un animale destinato a seguire le proprie pulsioni. E chi sono io per oppormi
alla natura? Giocare con il suo collo è stata una follia eccitante, sentirla
gemere per quello che io, incredibilmente io, sto facendo, è scandalosamente
inebriante. In un attimo ho deciso di proseguire in questa mia pazzia e le
cominciato a slacciare la camicetta.
Pensavo che mi avrebbe fermato, invece non
lo ha fatto e ora il suo seno si offre a me, bianco, candido eppure
peccaminoso. Le mie mani ci giocano, la bocca lo tormenta per farmi regalare
altri sospiri.
Sono impazzita? Perché non riesco a
fermarlo? Oh, ma io lo so perché. Sto provando emozioni che mai prima d’ora mi
erano neanche mai passate per l’anticamera del cervello. Sempre che ce l’abbia
ancora un cervello. O un qualche altro organo che riesca a pensare a qualcosa
che non siano le mani di questo ragazzo. O la sua bocca. Mi sta facendo morire
e rinascere in ogni istante ed è inutile cercare di trattenere i sussulti o i
gemiti. Sono troppi e troppo forti. La posizione in cui mi trovo è di una
scomodità unica, ma non riesco ad evitare di inarcare la schiena per offrirmi a
lui, anche se la maniglia mi preme fino a farmi male. Giuro che mi fermerò, non
gli permetterò di andare troppo oltre. Ma adesso mi sembra giusto ricambiare.
Mi allontana dal suo corpo. Ecco lo sapevo che era troppo bello per durare. Si è accorta che sono una frana totale.
E invece no, semplicemente ora sono io a fremere al tocco delle sue dita. Per quanto mi possa sembrare incredibile le sue mani si sono fatte strada sotto il mio maglione. Tra l’altro il primo maglione che compro da quando … oddio me lo sta sfilando. Meglio, ho un caldo pazzesco, anche se il contatto con la sua pelle fresca non è che mi faccia scendere la temperatura. Anzi. Le sue carezze mi fanno tremare e non riesco a non ricambiare stringendola a me, baciandola appassionatamente. Mi fermo un attimo, voglio guardarla per essere sicuro di me, di lei. Magari sto forzando la mano, magari si sente in qualche modo obbligata. No, non c’è segno di costrizione nei suoi occhi. Le sorrido e ricomincio a baciarla.
Mi allontana dal suo viso. Ho pensato di aver fatto qualcosa di sbagliato, che forse non gradiva la mia intraprendenza. Invece mi ha semplicemente guardato negli occhi. Non so perché o cosa ci ha visto. So solo che dopo mi ha sorriso ed è tornato a baciarmi.
Che sorriso che ha. Mi ha spaccato dentro. I nostri corpi sono tornati ad intrecciarsi e mi sento come creta da plasmare tra le sue mani morbide. La mia pelle reagisce con continui brividi, ancora più potenti ora che siamo semi svestiti. Ovviamente so che mi fermerò al momento giusto. So che non andrò mai e poi mai fino in fondo con un perfetto sconosciuto. Solo che mi piacciono le sensazioni che sto provando insieme a lui. Mi piace anche questa mia inusuale e totalmente incomprensibile sfacciataggine. Io sempre così timida, riservata. Lasciarmi andare in questo modo non è da me, eppure è così spontaneo.
Perfetto, sono pronto ad ammetterlo. Non
sono più in grado di pensare con la testa. Sto seguendo altri istinti e non
riesco a fermarli. O forse non voglio, non so. Ma in realtà neanche mi importa
di saperlo. La voglio. Ora. Qui. Non ho mai voluto nessun’altra in questo modo.
Quindi coraggio, Spencer, prova ad arrivare al dunque. Al massimo ti tirerà una
sberla e tornerai a casa con la guancia un po’ rossa. Meglio così che con i
rimpianti. La mia mano scende e slaccia i suoi pantaloni. Aspetto che parta lo
schiaffo e invece niente. O meglio, niente schiaffi. Perché in realtà sta
succedendo molto. I nostri respiri affannati hanno appannato i vetri e sento
qualcuno, ubriaco probabilmente, che canta una canzone alla luna, ma in realtà
non lo ascolto. Sono totalmente preso da lei, mentre le mie dita sfilano i suoi
indumenti, in modo incredibilmente semplice, lineare, e la cercano, entrano in
lei, che si concede ansimante.
Perfetto, ormai devo ammetterlo. Non ho più
nessuna volontà che riesce a guidare il mio corpo. Sono totalmente ubriaca di
lui e quando mi ha spogliata non ho saputo, voluto, dirgli di no. E adesso mi
sta regalando sensazioni meravigliose, mentre continua a baciarmi e non so più
quale parte del mio corpo sia quella che di più sta sfuggendo a qualsiasi
minima razionalità mi sia rimasta. Ho chiuso gli occhi, ma continuo a vedere il
suo viso, il suo sorriso, e sento i suoi capelli che mi accarezzano. In questo
modo non resisterò a lungo. Conosco il mio corpo e non è mai volato così in
alto con un’altra persona. Lo voglio. Ora. Qui. Non ho nessun dubbio su questo.
Prendo la mia determinazione e inizio a slacciare i suoi, di pantaloni,
lentamente, senza fretta. Una canzone d’amore alla luna mi strappa un sorriso
mentre con una tranquillità straordinaria, vista la situazione in cui mi
ritrovo, lo spoglio e lo accarezzo, felice di sentire che anche il suo respiro si
fa più corto.
In realtà ho smesso di pensare e mi sono
concessa di agire. Per la prima volta da quando sono nata ho seguito il mio
istinto e gli sono praticamente saltata addosso. Spero che non pensi troppo
male di me, ma ormai non ha più alcuna importanza. È dentro di me ed è stato
tutto talmente naturale che non riesco proprio a vergognarmene. E perché dovrei,
poi? Io sto benissimo e, a quanto posso capire, anche lui sta bene. Sento le
sue mani sui miei fianchi che seguono i miei movimenti, li assecondano. Ora si
spostano e accarezzano la schiena, mi stringono mentre con il bacino lui si
spinge leggermente in avanti, in modo da approfondire il contatto tra noi.
Questo mi lascia senza respiro mentre la sua bocca prende contatto di nuovo con
il mio corpo che ora segue i suoi, di movimenti, in un sincronismo perfetto, nuovo
eppure antico, che mi porta a vibrare e a sussurrare il suo nome.
Incredibilmente è il mio nome quello che
lei sta invocando mentre il suo corpo viene scosso da un orgasmo che sono stato
io a regalarle. Un sorriso compiaciuto mi sale alle labbra e non posso farci
niente, mentre le bacio il collo e aumento l’intensità dei movimenti per
raggiungere lo stesso apice di piacere. Ed ora eccomi, soddisfatto e ansimante,
che la stringo a me per prolungare quell’intensità che ci ha legato in attimi
dolci e passionali. Passa del tempo, il freddo ci fa rabbrividire e capiamo che
è ora di rivestirci. Anche perché i vetri si stanno lentamente disappannando e
non vorrei che qualcuno ci vedesse. Passiamo alcuni momenti di imbarazzo mentre
ritorniamo ognuno su un sedile, a passarci indumenti che non abbiamo fatto
alcuna fatica a toglierci. Le mando sguardi di sfuggita, assolutamente
incapace, ora, di gestire la situazione.
Incredibilmente è il mio nome quello che chiama,
mentre mi allontano dalla macchina per tornare nel locale, dalle mie amiche che
si staranno chiedendo dove mi sia andata a cacciare. Sono scesa da quel Suv
alla velocità della luce, persino prima di finire di allacciare completamente
la camicetta, per sfuggire al senso di disagio che mi è preso dopo.
Mi fermo e aspetto che mi raggiunga, imbarazzata al massimo dalla situazione.
Ci guardiamo senza riuscire a superare questo momento di totale empasse, finché
non è lui a prendere l’iniziativa e mi bacia di nuovo, delicatamente,
nonostante sia un po’ impacciato nei modi. Quando le labbra si separano ci
ritroviamo a sorriderci, mentre le nostre mani si intrecciano e ci
incamminiamo, insieme, nel locale.