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Autore: firewalkwithme_2_53    16/01/2010    5 recensioni
Spencer Reid con una perfetta sconosciuta? Impossibile, non può essere lui...
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Non posso essere io
Autore/Data: Sefoev, gennaio 2010
Genere: romantico, erotico
Personaggi: Spencer Reid/Nuovo personaggio

Disclaimer: I personaggi di Criminal Minds presenti in questa storia non appartengono a me bensì agli aventi diritto. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Note: La parte in corsivo sono i pensieri del Nuovo Personaggio, mentre l'altra sono i pensieri di Spencer Reid.

 

Non posso essere io.

No, è impossibile. Queste cose succedono a Morgan non a me, quindi è chiaro che questo è solo un sogno. Un bellissimo, eccitantissimo sogno e niente di più. Tra l’altro è statisticamente provato che ben oltre il settanta per cento degli agenti federali sono stressati e si sa che lo stress fa brutti scherzi. Poi io in questo periodo ho passato tanto, troppo, tempo a lavoro. Sì, ma se è un sogno perché adesso che lo so non mi sveglio? E perché mi sento così coinvolto a livello fisico, oltre che mentale? E perché …
Dio che bocca, da quando siamo usciti dal locale non ho smesso di baciarla un attimo. È così rossa e sensuale. Non riesco a trattenere il mio cuore dal battere sempre più velocemente, riesco persino a sentire il sangue che pulsa nelle vene, che scalda il mio corpo mentre il respiro diventa affannoso. 

No, è impossibile. Io non sono il tipo di ragazza che rimorchia uno in un bar, neanche se è interessante come lui. Come ha detto di chiamarsi? Spencer. Sì il nome lo ricordo, ma il cognome, quello proprio mi sfugge. Ma che importa? Quello che conta è che mi fermi. Adesso. Subito. Va bene che ho vent’anni e che si vive una sola volta, ma andiamo sono una ragazza seria io. Devo smettere assolutamente. Al tre lo allontano da me e torno nel locale. Uno. Due …
Santo cielo come bacia bene, mi stringe come se fossi un sogno che non vuole lasciare andare. Le sue dita tra i miei capelli … ecco un altro brivido che non riesco a trattenere. Mai provati tanti fremiti tutti insieme. Spero solo che non si accorga di quanto mi sta mandando in confusione soltanto baciandomi.
 

Non sono riuscito a trattenere le mie dita che sono scivolate sulla sua nuca, ad accarezzare i suoi lunghi capelli, e l’ho sentita scuotersi sotto il mio tocco. Ma no, probabilmente ho solo pensato che accadesse, io non sono uno che ci sa fare con le donne. Quando ci siamo ritrovati vicini al bancone del bar, in quell’odioso locale pieno di fumo e rumori, è stata lei a sorridermi e a parlarmi, io non so se avrei mai trovato il coraggio. E adesso, dopo neanche mezz’ora, ci ritroviamo ad amoreggiare sui sedili posteriori del Suv … ma andiamo Spencer, ti sei sentito come parli. Amoreggiare? Tu. Impossibile.
Sarà impossibile, ma sento che le sue labbra non mi bastano più. Se non sto dormendo allora è chiaro che sono ad un passo dalla pazzia, ma è così dolce che sono disposto a rischiare il manicomio.

Non sono riuscita a trattenere un gemito di piacere quando la sua bocca ha lasciato la mia per scendere sul collo, dolcemente, sensualmente. Mi sto mordendo il labbro inferiore per non tirarne fuori altri che gli facciano capire quanto mi piaccia. Perché è così che fanno le brave ragazze. Niente effusioni con estranei, di sicuro non in luogo pubblico. E se proprio succede, almeno si deve mantenere un minimo di dignitoso distacco. Ma come è successo che gli ho parlato? Ah, sì. Era tutto solo al bancone del bar e sembrava un cucciolo smarrito, con il suo succo di frutta e la mano a scansare nervosa i capelli dietro l’orecchio.
I suoi capelli. Quanto mi piacciono i suoi capelli lunghi che ricadono selvaggi sui nostri visi. Oh mio Dio e ora che fa? No, no, non posso lasciarglielo fare … 

Sono impazzito? Bene allora tanto vale andare fino in fondo e seguire il mio istinto primordiale. Ci sono tantissime teorie scientifiche che dimostrano quanto l’uomo rimanga, alla fine dei conti, un animale destinato a seguire le proprie pulsioni. E chi sono io per oppormi alla natura? Giocare con il suo collo è stata una follia eccitante, sentirla gemere per quello che io, incredibilmente io, sto facendo, è scandalosamente inebriante. In un attimo ho deciso di proseguire in questa mia pazzia e le cominciato a slacciare la camicetta.
Pensavo che mi avrebbe fermato, invece non lo ha fatto e ora il suo seno si offre a me, bianco, candido eppure peccaminoso. Le mie mani ci giocano, la bocca lo tormenta per farmi regalare altri sospiri. 

Sono impazzita? Perché non riesco a fermarlo? Oh, ma io lo so perché. Sto provando emozioni che mai prima d’ora mi erano neanche mai passate per l’anticamera del cervello. Sempre che ce l’abbia ancora un cervello. O un qualche altro organo che riesca a pensare a qualcosa che non siano le mani di questo ragazzo. O la sua bocca. Mi sta facendo morire e rinascere in ogni istante ed è inutile cercare di trattenere i sussulti o i gemiti. Sono troppi e troppo forti. La posizione in cui mi trovo è di una scomodità unica, ma non riesco ad evitare di inarcare la schiena per offrirmi a lui, anche se la maniglia mi preme fino a farmi male. Giuro che mi fermerò, non gli permetterò di andare troppo oltre. Ma adesso mi sembra giusto ricambiare.


Mi allontana dal suo corpo. Ecco lo sapevo che era troppo bello per durare. Si è accorta che sono una frana totale.
E invece no, semplicemente ora sono io a fremere al tocco delle sue dita. Per quanto mi possa sembrare incredibile le sue mani si sono fatte strada sotto il mio maglione. Tra l’altro il primo maglione che compro da quando … oddio me lo sta sfilando. Meglio, ho un caldo pazzesco, anche se il contatto con la sua pelle fresca non è che mi faccia scendere la temperatura. Anzi. Le sue carezze mi fanno tremare e non riesco a non ricambiare stringendola a me, baciandola appassionatamente. Mi fermo un attimo, voglio guardarla per essere sicuro di me, di lei. Magari sto forzando la mano, magari si sente in qualche modo obbligata. No, non c’è segno di costrizione nei suoi occhi. Le sorrido e ricomincio a baciarla.

Mi allontana dal suo viso. Ho pensato di aver fatto qualcosa di sbagliato, che forse non  gradiva la mia intraprendenza. Invece mi ha semplicemente guardato negli occhi. Non so perché o cosa ci ha visto. So solo che dopo mi ha sorriso ed è tornato a baciarmi.
Che sorriso che ha. Mi ha spaccato dentro. I nostri corpi sono tornati ad intrecciarsi e mi sento come creta da plasmare tra le sue mani morbide. La mia pelle reagisce con continui brividi, ancora più potenti ora che siamo semi svestiti. Ovviamente so che mi fermerò al momento giusto. So che non andrò mai e poi mai fino in fondo con un perfetto sconosciuto. Solo che mi piacciono le sensazioni che sto provando insieme a lui. Mi piace anche questa mia inusuale e totalmente incomprensibile sfacciataggine. Io sempre così timida, riservata. Lasciarmi andare in questo modo non è da me, eppure è così spontaneo.

Perfetto, sono pronto ad ammetterlo. Non sono più in grado di pensare con la testa. Sto seguendo altri istinti e non riesco a fermarli. O forse non voglio, non so. Ma in realtà neanche mi importa di saperlo. La voglio. Ora. Qui. Non ho mai voluto nessun’altra in questo modo. Quindi coraggio, Spencer, prova ad arrivare al dunque. Al massimo ti tirerà una sberla e tornerai a casa con la guancia un po’ rossa. Meglio così che con i rimpianti. La mia mano scende e slaccia i suoi pantaloni. Aspetto che parta lo schiaffo e invece niente. O meglio, niente schiaffi. Perché in realtà sta succedendo molto. I nostri respiri affannati hanno appannato i vetri e sento qualcuno, ubriaco probabilmente, che canta una canzone alla luna, ma in realtà non lo ascolto. Sono totalmente preso da lei, mentre le mie dita sfilano i suoi indumenti, in modo incredibilmente semplice, lineare, e la cercano, entrano in lei, che si concede ansimante.

Perfetto, ormai devo ammetterlo. Non ho più nessuna volontà che riesce a guidare il mio corpo. Sono totalmente ubriaca di lui e quando mi ha spogliata non ho saputo, voluto, dirgli di no. E adesso mi sta regalando sensazioni meravigliose, mentre continua a baciarmi e non so più quale parte del mio corpo sia quella che di più sta sfuggendo a qualsiasi minima razionalità mi sia rimasta. Ho chiuso gli occhi, ma continuo a vedere il suo viso, il suo sorriso, e sento i suoi capelli che mi accarezzano. In questo modo non resisterò a lungo. Conosco il mio corpo e non è mai volato così in alto con un’altra persona. Lo voglio. Ora. Qui. Non ho nessun dubbio su questo. Prendo la mia determinazione e inizio a slacciare i suoi, di pantaloni, lentamente, senza fretta. Una canzone d’amore alla luna mi strappa un sorriso mentre con una tranquillità straordinaria, vista la situazione in cui mi ritrovo, lo spoglio e lo accarezzo, felice di sentire che anche il suo respiro si fa più corto.

In realtà ho smesso di respirare, o almeno credo, perché non penso che i miei polmoni se ne stiano ricordando. Anche se il cervello è ossigenato e adesso ho la necessità impellente di riavvolgere la mia mente sul libro di anatomia che ho letto la settimana scorsa, in modo da non essere invaso totalmente dalle sensazioni che sto provando. Sarebbe un totale disastro se permettessi al mio corpo di lasciarsi andare senza alcun controllo. Quindi, devo pensare. Ricordare quella pagina, la trecentosessanta, mi pare, in cui si vede un’immagine … Ma che fa? Perché si ferma? Mi guarda, sorridendo, e siede sopra di me, torace contro torace. Le sue braccia sono sulle mie spalle e le mie mani sui suoi fianchi mentre, con movimenti lenti e calibrati, scivolo dentro di lei. È calda ed accogliente, chiudo gli occhi per godere intensamente della sua morbidezza. Poi li riapro per verificare che anche lei stia bene.

In realtà ho smesso di pensare e mi sono concessa di agire. Per la prima volta da quando sono nata ho seguito il mio istinto e gli sono praticamente saltata addosso. Spero che non pensi troppo male di me, ma ormai non ha più alcuna importanza. È dentro di me ed è stato tutto talmente naturale che non riesco proprio a vergognarmene. E perché dovrei, poi? Io sto benissimo e, a quanto posso capire, anche lui sta bene. Sento le sue mani sui miei fianchi che seguono i miei movimenti, li assecondano. Ora si spostano e accarezzano la schiena, mi stringono mentre con il bacino lui si spinge leggermente in avanti, in modo da approfondire il contatto tra noi. Questo mi lascia senza respiro mentre la sua bocca prende contatto di nuovo con il mio corpo che ora segue i suoi, di movimenti, in un sincronismo perfetto, nuovo eppure antico, che mi porta a vibrare e a sussurrare il suo nome.

Incredibilmente è il mio nome quello che lei sta invocando mentre il suo corpo viene scosso da un orgasmo che sono stato io a regalarle. Un sorriso compiaciuto mi sale alle labbra e non posso farci niente, mentre le bacio il collo e aumento l’intensità dei movimenti per raggiungere lo stesso apice di piacere. Ed ora eccomi, soddisfatto e ansimante, che la stringo a me per prolungare quell’intensità che ci ha legato in attimi dolci e passionali. Passa del tempo, il freddo ci fa rabbrividire e capiamo che è ora di rivestirci. Anche perché i vetri si stanno lentamente disappannando e non vorrei che qualcuno ci vedesse. Passiamo alcuni momenti di imbarazzo mentre ritorniamo ognuno su un sedile, a passarci indumenti che non abbiamo fatto alcuna fatica a toglierci. Le mando sguardi di sfuggita, assolutamente incapace, ora, di gestire la situazione. 

Incredibilmente è il mio nome quello che chiama, mentre mi allontano dalla macchina per tornare nel locale, dalle mie amiche che si staranno chiedendo dove mi sia andata a cacciare. Sono scesa da quel Suv alla velocità della luce, persino prima di finire di allacciare completamente la camicetta, per sfuggire al senso di disagio che mi è preso dopo. Mi fermo e aspetto che mi raggiunga, imbarazzata al massimo dalla situazione. Ci guardiamo senza riuscire a superare questo momento di totale empasse, finché non è lui a prendere l’iniziativa e mi bacia di nuovo, delicatamente, nonostante sia un po’ impacciato nei modi. Quando le labbra si separano ci ritroviamo a sorriderci, mentre le nostre mani si intrecciano e ci incamminiamo, insieme, nel locale.


 

 

  
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