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Autore: Martyx1988    17/01/2010    3 recensioni
La giovane Hanon è tormentata da un ricordo della sua infanzia da ormai molte notti: un bambino con la schiena squarciata, ricoperto di sangue, la guarda con occhi imploranti. Anche Murtagh rivede nei sogni lo stesso episodio, solo dal punto di vista del bambino insanguinato riverso a terra. Il destino li farà incontrare più volte e li metterà di fronte ad un segreto che Selena aveva meticolosamente tenuto nascosto a entrambi...
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Twins

CAPITOLO 18

Erano passate due settimane dalla scoperta della vera identità di Sem e dalla litigata tra lui e Hanon, due settimane senza che i due si scambiassero una parola. La ragazza aveva infatti respinto ogni suo tentativo di avvicinamento e aveva evitato di girovagare per i piani nobiliari del palazzo, salvo per gli incontri con Murtagh. Non aveva rinunciato a scoprire la natura del suo potere, né lui aveva rinunciato ad aiutarla nella sua ricerca. Si incontravano sempre nella cantina della vecchia conceria e sempre dopo il coprifuoco, ma si fermavano più di prima. Hanon, infatti, avendo troncato ogni rapporto con Sem non l’aveva più nemmeno affiancato nelle missioni in città, così arrivava a sera più riposata di prima e la sua resistenza durante le ricerche era notevolmente aumentata. Quanto a Murtagh, sembrava essersi sinceramente affezionato a lei e quasi gli sembrava strano pensare alla sua giornata senza l’incontro serale con Hanon. Non sapeva se definire amore quello che provava per lei, ma era sicuramente qualcosa di molto simile e forse di più puro, perché non contemplava in alcun modo un’attrazione fisica. Più volte aveva notato la straordinaria bellezza della ragazza, una bellezza a lui stranamente nota, e più volte si era sorpreso nel non esserne per niente attratto, come qualsiasi altro uomo.
Non aveva però nemmeno interrotto i rapporti con Sem, che lo vedeva come l’unico modo per sapere qualcosa di Hanon, per relazionarsi con lei. Più volte Murtagh si era sentito pregare dall’amico affinché intercedesse per lui e facesse ragionare la ragazza, ma si era sempre fermamente opposto, affermando che non stava a lui convincere Hanon della buona fede del principe.
"Inoltre" concludeva sempre Murtagh "Sei tu a possedere l’arma più convincente"
E ogni volta Sem non capiva quell’affermazione e gli chiedeva spiegazioni che il Cavaliere puntualmente non gli dava.
Così Sem si era ritrovato più volte a spiare la sua Hanon durante il lavoro a palazzo, nella speranza di trovare il coraggio e l’occasione giusti per parlarle e chiarire ogni cosa. Ma ogni volta il coraggio veniva meno di fronte allo sguardo deluso che la ragazza aveva sempre dipinto sul volto. Ormai gli era chiaro come il sole, lui era innamorato di Hanon, perdutamente, e il solo pensiero di ricevere un rifiuto da lei lo angosciava. La sua situazione era talmente grave che aveva persino rinunciato ai suoi soliti incontri notturni con le nobildonne di passaggio o le semplici prostitute del bordello reale. Il suo cuore, la sua mente e il suo corpo sarebbero d’ora in avanti appartenuti solo ad Hanon. E con questa certezza Sem andava avanti, giorno dopo giorno, sperando e pregando che ritornasse da lui.
Quel pomeriggio la giovane cameriera incinta iniziò a sentire i primi dolori dell’imminente travaglio e, senza pensarci su molto, si recò subito da Olga. In breve tutta la stanza divenne un viavai di gente con garze e acqua calda, e al vociare delle serve si alternavano le urla della donna, cui Hanon continuava a tamponare la fronte sudata con un panno bagnato in acqua fresca.
Le ore passarono ma del bambino ancora nessuna traccia, e in breve arrivò il momento della cena. Un garzone entrò nella stanza comunicando che c’era bisogno di qualcuno che servisse ai tavoli alla mensa dei soldati.
"Vai tu" disse immediatamente Olga ad Hanon.
"Ma io servo qui" protestò lei.
"Ce la faremo benissimo, tranquilla. Ora va’"
Hanon fece nuovamente per protestare ma uno sguardo di Olga la fece desistere, così lasciò il panno in mano ad una vecchia serva e si fece condurre dal garzone verso la mensa militare. Si trovava in un’ala del palazzo dalla parte opposta alle stanze della servitù e ci impiegarono parecchi minuti a raggiungere le cucine. Anche quel luogo era un via vai di servi e garzoni che urlavano ordini e insulti da una parte all’altra della stanza. Senza troppi complimenti un uomo nerboruto mise tra le braccia di Hanon un paiolo con dentro una disgustosa sbobba verdastra, quindi le porse un mestolo incrostato che lei prese a fatica. Nel vederla rimanere impalata dov’era l’uomo le urlò contro "Ti sei per caso addormentata? Esci e servi quegli uomini!"
Le indicò una porta semiaperta sulla sua sinistra, verso cui Hanon si diresse stando attenta a non urtare nessuno col paiolo. In quanto a rumore la situazione non cambiò di molto. Le potenti voci dei soldati si accavallavano una sull’altra creando un rumore fastidiosissimo. Gli uomini erano disposti in tre lunghe tavolate e davanti ad ognuno di essi stavano una semplice scodella di legno, un cucchiaio e un calice, il più delle volte ricolmo di vino.
"Ehi, bellezza! Cosa ci propini questa sera?" le urlò un soldato, uno dei più anziani e dei più ubriachi, scoppiando poi in una fragorosa risata seguito dai suoi vicini di posto.
Hanon non rispose, ma iniziò a servire quella specie di zuppa al primo tavolo alla sua sinistra. I commenti sul suo conto non tardarono ad arrivare, ma cercò di fare finta di niente e di velocizzare il suo lavoro, per uscire da lì il prima possibile. Ai commenti poi seguirono le pacche sul fondoschiena, che iniziarono ad irritarla sul serio. Frenò più volte l’istinto di restituire i favori e conciare quegli uomini per le feste.
Una volta svuotato il paiolo ritornò verso la cucina, quando una mano rude l’afferrò per un braccio trascinandola sulle ginocchia del vecchio soldato che l’aveva accolta. La puzza di alcol che usciva dalla sua bocca era nauseante e ad Hanon salì un conato.
"Perchè non ti fermi un po’ con noi, dolcezza?" le domandò strascicando le parole a causa del vino.
"Spiacente, ho del lavoro da fare" rispose lei secca, tentando di alzarsi, ma la stretta del soldato su di lei si fece più salda.
"Lascialo ai garzoni il lavoro! Divertiti un po’ con noi" l’uomo avvicinò il viso al suo e lei bruscamente si scostò, sempre più infastidita.
"Credo proprio che abbiamo differenti concetti di divertimento, io e voi" di nuovo Hanon tentò di liberarsi da lui e riuscì ad alzarsi, ma il soldato la trattenne per un braccio.
Istintivamente assecondò il movimento e lo colpì col mestolo che teneva nell’altra mano. L’uomo si portò le mani al volto, quindi tornò a guardarla con uno sguardo a metà tra il furente e il divertito. Hanon si mise in guardia, sempre con mestolo e paiolo in mano.
Il vecchio soldato rise "Vorrà dire che prima ti dovrò domare"
"Accomodati, vecchio maiale" rispose lei a tono.
Lui le si lanciò contro ma Hanon scartò sulla destra e alzò il paiolo all’altezza della testa dell’uomo, che vi finì irrimediabilmente dentro. Colpì poi la pentola col mestolo e l’uomo cadde a terra privo di sensi. Hanon tirò un sospiro di sollievo, ma incrociò subito gli sguardi poco rassicuranti degli altri commensali, pronti a saltarle addosso. Uno di loro prese l’iniziativa e tentò di afferrarla per la vita, ma Hanon lo colpì col mestolo dal basso verso l’alto, spaccandogli il labbro. Un altro soldato tentò un attacco da dietro che lei riuscì ad evitare, quindi lo colpì con una gomitata sulla nuca. Agli assalti singoli si sostituirono quelli in gruppo e per fronteggiarli fu costretta a saltare su uno dei tavoli della mensa e a lanciare addosso ai soldati le scodelle, vuote o piene che fossero. Alcuni di loro la raggiunsero sul tavolo e Hanon vide con dispiacere che avevano dei piccoli pugnali in mano. Si portò una mano al petto, scoprendo di essersi dimenticata il coltello di Sem in stanza. Non le restava che disarmare uno di quei soldati per essere alla pari con loro. Uno iniziò a correrle incontro, ma Hanon lo fermò con una rondata all’indietro, colpendolo in volto con i piedi. Venne poi afferrata per il collo da dietro, un coltello puntato al volto. Afferrò il polso della mano armata mentre con l’altro gomito colpì il soldato in pancia, facendolo poi cadere dal tavolo con una torsione su se stessa. Finalmente armata di pugnale, poté affrontare gli altri soldati con più semplicità e maestria, sfruttando appieno gli insegnamenti del Ramingo. Si scoprì divertita dalla situazione, non si era mai trovata in minoranza in un combattimento eppure se la stava cavando egregiamente, e senza far sgorgare una goccia di sangue di troppo, puntando solo a tramortire l’avversario, senza ucciderlo. Era talmente presa dalla lotta che non si accorse del giovane soldato che era corso fuori dalla mensa ad avvisare qualcuno di ciò che stava succedendo. Il ragazzo sbucò tutto trafelato nel corridoio del palazzo e per poco non si scontrò con Murtagh.
"Perdonatemi, mio signore" si scusò tutto d’un fiato, lanciando al Cavaliere uno sguardo terrorizzato.
"Non importa, soldato" sorrise benevolo lui, non riuscendo però a tranquillizzarlo "Ma come mai tanta fretta?"
"Ci sono disordini nella mensa dell’esercito, signore"
"Avete di nuovo alzato il gomito, eh?"
"No, signore...cioè, sì, ma non è solo questo"
"Allora parla, dimmi cosa sta succedendo"
Murtagh notò l’imbarazzo sul volto del giovane, che sembrava non riuscire a trovare le parole. Nel silenzio all’orecchio del ragazzo giunse il rumore ovattato di urla e schianti.
"Che succede la sotto, soldato?" Murtagh assunse un tono autoritario.
"Hanno tantato di aggredire una cameriera...e lei ha reagito. Sta affrontando da sola l’intera mensa"
Senza sapersi spiegare il perché, a Murtagh venne subito in mente Hanon, e nella sua testa si accese il segnale di pericolo.
"Cerca il principe e digli di recarsi subito nelle mie stanze"
Il soldato batté i tacchi e si mise sull’attenti, prima di correre verso l’ala nobile del palazzo. Il Cavaliere iniziò invece a scendere verso la mensa e in breve scorse l’ampia porta d’ingresso, da cui i rumore che prima aveva percepito ovattati uscivano nitidi e fastidiosi. Una volta sull’uscio si ritrovò tra le braccia un soldato privo di sensi, che lasciò cadere di lato senza troppi complimenti. Alzò quindi lo sguardo sulla sala, dove ormai erano più pochi i soldati che tentavano di opporsi alla giovane cameriera in piedi sul tavolo centrale e armata di mestolo e pugnale. Hanon. Subito gli venne da sorridere, ma si rammentò del grave guaio in cui sarebbe potuta cacciarsi se si fosse saputo in giro della sua abilità nel combattimento e si decise ad intervenire.
"ADESSO BASTA!" urlò a gran voce e in attimo nel refettorio calò il silenzio.
Hanon strabuzzò gli occhi nel vederlo lì e subito la voce di lui le rimbombò in testa.
Non dire una parola a fa finta di non conoscermi.
Guarda che non è stata colpa mia.
Di questo parleremo dopo, ora lascia fare a me.
"Allora, chi di voi signori mi vuole spiegare cosa è successo qui?"
I soldati rimasti in piedi iniziarono a guardarsi a vicenda, cercando di evitare lo sguardo accusatorio di Murtagh. Questi sospirò.
"Va bene, mettiamola così" avanzò verso il tavolo in mezzo agli uomini e quando fu davanti ad Hanon le porse la mano "Come mai questa giovane serva è in piedi sul tavolo e molti di voi a terra priva di sensi?"
Hanon cercò di trattenere una risata mentre scendeva tenendosi alla mano di Murtagh. Quanto ai soldati, continuarono a restare in silenzio, questa volta a sguardo basso.
"Devo dedurre che l’esercito del grande Galbatorix si è fatto mettere in difficoltà da una ragazza indifesa"
Indifeso sarai tu commentò Hanon nella sua mente, facendo in modo che Murtagh la sentisse. Il ragazzo fece finta di niente e continuò a parlare ai soldati.
"Che vi serva da lezione per la prossima volta che tenterete di soddisfare le vostre voglie sulla prima donna che vi capita sotto mano. E se avete un po’ di orgoglio, non fatene parola in giro"
Spinse poi Hanon verso l’uscita della mensa e su per le scale, bloccandola per un braccio a metà percorso.
"Cosa ci facevi in quel posto?" le domandò severo.
"Mi ci ha mandata Olga, mancava una cameriera e lei aveva una donna che partoriva da seguire"
"Spero per te che la notizia del tuo spettacolo non esca da quella mensa, perché potresti cacciarti in guai seri"
"Mi sono solo difesa e grazie al cielo ne sono capace"
"Hanon, hai messo al tappeto un intero esercito e non è cosa da molti. Sei stata addestrata per essere una guerriera e se si venisse a sapere di questa tua dote, qualcuno potrebbe approfittarne"
"Non lo verrà a sapere nessuno, ne va dell’onore e dell’orgoglio del re"
Murtagh sospirò e le fece cenno di proseguire. In breve furono nuovamente nel corridoio del palazzo, dove il giovane soldato che aveva avvisato Murtagh andava avanti e indietro nervosamente.
"Puoi tornare a mangiare, soldato" gli disse il Cavaliere non badando alla sua agitazione e proseguendo verso le sue stanze, con Hanon dietro, diretta agli appartamenti della servitù. Ma il soldato li richiamò con voce flebile.
"Signore, Sua Maestà vuole vedervi. Entrambi"
Murtagh si bloccò di colpo così come Hanon, che prese a guardarlo tesa. Il ragazzo si voltò lentamente, un’espressione preoccupata sul viso, quindi rispose affermativamente con un cenno. Il giovane soldato si congedò, lasciandoli soli.
"Ecco i guai seri di cui ti parlavo" disse Murtagh ad Hanon, prima di cambiare direzione, con lei dietro.

Eccomi tornata! Buon anno a tutti!
Nuovo capitolo delle avventure dei nostri eroi, spero sia di vostro gradimento :) ringrazio chi continua a leggere e seguire la storia, Thyarah e marty_odg per i fedeli commenti e do il benvenuto a sara96_98 tra le mie lettrici, nella speranza che rimanga :D attendo commenti e pareri!
A presto!
   
 
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