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Autore: La Evans    18/01/2010    11 recensioni
Una bambina in un orfanotrofio,costretta a cedere alle grinfie del destino. Il divo,il suo divo,che mostrerà di avere più cuore di quanto sembra,tuttociò incontrandosi. Questa è la mia terza ff si Michael,,spero vi piaccia. La dedico alla mia Bad_Mikey!!Ti adorooo^^
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno era il 31,quel giorno un altro anno volava via.

Quel giorno del 1988,in un orfanotrofio dei bambini festeggiavano la fine del loro anno,così diverso da qualsiasi altra persona,così diversa dall’ilarità che questo giorno porta nelle case di ogni comune persona,ma lì no,erano bambini orfani,senza madre,senza padre abbandonati in quel punto interrogativo che è la Terra;è già difficile ambientarsi stando con gli altri,figuriamoci da soli.

Una lunga tavola era decorata da poche cose spartane:bicchieri di plastica,forchette maltrattate e come cibo pezzi di pane duro e formaggio secco e stagionato troppo.

Non di certo la si può definire un festeggiamento questo,ma per chi è abituato a questa vita era forse già troppo.

La madre superiore delle suore che dirigeva quell’orfanotrofio e le sue sorelle erano sedute composte e rigide attorno alla tavola,anche loro costrette a mangiare quella miseria, a cui purtroppo non potevano rimediare per la mancanza di fondi e di appoggi da parte di qualcuno.

I bambini vestivano tutti uguali,le femmine con una tunica pesante di lana bianca e i maschi con dei pantaloni di payle grigio e maglioncino bianco, le scarpe erano uguali per tutti:stivaletti di cuoio nero.

I bambini dopo un po’ cominciarono a parlottare tra di loro,infrangendo l’ordine di silenzio della madre superiore.

La madre in questione,suor Lucrezia ,sentendo tutto ciò alzò gli occhi dal piatto e fulminò tutti con il suo sguardo severo,accentuato dal color ghiaccio degli occhi.

I bambini non si accorsero di niente e continuarono a parlare tra di loro e a quel punto la pazienza dei madre Lucrezia arrivò allo stremo,si alzò e con un gesto secco sbatté la mano sulla tavola,facendo sobbalzare tutti.

I bambini agghiacciarono a quella scena e smisero subito di parlare,rimettendosi composti sulla sedia e abbassando lo sguardo.

-Cosa sono tutti questi mormorii? Avevo espressamente ordinato di non fiatare e di pregare in silenzio- esordì suor Lucrezia con la sua voce roca e grossa.

I bambini continuarono a tenere lo sguardo a terra,senza osare proferire parola.

-Simona- chiamò suor Lucrezia;Simona era una bambina di 11 anni,molto spigliata e pettegola,dagli occhi castani e i capelli biondi.

-Si signora madre,beh i nostri mormorii erano diretti alla mancanza di una di noi- proferì maligna la bambina.

-Di chi si tratta?- domandò suor Lucrezia assottigliando gli occhi.

-Orsola- rispose Simona ubbidiente e facendo nascere un sorriso malvagio sul volto di tutti i bambini,tranne di Tania e Chiara,le uniche amiche di Orsola.

-E’ strana quella bambina,anzi è pazza,canta,balla e fa gesti strani,non sembra un essere umano- proferì Davide,un bambino di 10 anni.

-E’ vero,quella è tutta pazza,non sa niente,è ignorante e mi ruba le bambole- affermò un’atra bambina,Clarissa,di 8 anni.

-Concordo,addirittura qualche volta si arrabbia così tanto che per poco non ci uccide a tutti,è malvagia- assecondò un altro bambino,Matteo.

Suor Lucrezia era sorpresa dai fatti raccontati,non si immaginava di certo che i bambini avessero questa considerazione di una loro compagna,ma la sua attenzione si spostò a causa di un gran tonfo,causato dalla caduta di una sedia.

Era stata Tania,la prima amica di Orsola,era una sorella per lei,aveva 9 anni,capelli corti e neri e occhi color cioccolato.

-Non è vero,non gli credete suor Lucrezia,loro sono invidiosi,non vi mento.

Orsola non è pazza e nemmeno malvagia,balla e canta perché è brava e se lo può permettere,mentre loro no,Orsola è buona e non commette gli atti che loro stanno dicendo,Orsola ruba ciò che è suo,perché sono loro che gli e ne privano,Orsola si arrabbia perché loro la deridono e sono loro a volerla uccidere sempre per invidia- gridò Tania con le lacrime agli occhi.

Tania e Orsola erano come delle sorelle,così unite,stavano sempre insieme e avevano imparato a difendersi da quegli avvoltoi con giustizia e tenacia e poco dopo a loro si era unita Chiara.

Suor Lucrezia conosceva bene Tania e sapeva che non mentiva,ma non si spiegava la scomparsa di Orsola;così senza proferire parola uscì dalla stanza e si diresse dove di certo avrebbe trovato Orsola.

Attraversò i corridoi bui e macabri dell’orfanotrofio,fino a quando non giunse nel giardino,camminò ancora per un po’ e poi finalmente la vide,come sempre vicino le sponde del lago.

Orsola aveva corti capelli ricci e castani e due smeraldi lucenti come occhi.

Orsola stava davanti al lago e si specchiava per vedere se i suoi passi erano esatti.

Suor Lucrezia si era fermata a guardarla,se prima era arrabbiata con lei ora tutto il rancore e la preoccupazione erano volati via.

Sapeva che Orsola amava cantare e ballare,ed era brava in entrambe le cose;non per questo era la voce solista del coro della loro comunità.

Quante volte l’aveva sorpresa a prendere il suo giradischi e inserirci un disco rubato a qualcuno,lo inseriva e ascoltava quella musica come la migliore cosa che ci fosse,come se da questa ne dipendesse la sua vita,come si guarda un bicchiere pieno d’acqua dopo 10 giorni di siccità.

Era brava anche a ballare,si inventava le più stravaganti coreografia e anche se inventate da un’inesperta erano davvero magnifiche e si era accorta anche degli sguardi invidiosi degli altri tranne che di Tania che la guardava felice e ammirata.

Non si era presentata alla cena perché voleva continuare a fare quello che più amava.

Orsola continuava a cantare e ballare,fermando e rimettendo da capo le canzoni che le servivano e si guardava nel lago per accettarsi che tutto ciò fosse esatto.

-No così non va bene,forse dovrei metterci un altro moonwalker – si disse fra sé,continuando a perfezionare quella coreografia su cui da tempo lavorava.

Le note di Billie Jean continuavano a scorrere nell’aria,a riempirla della sua perfezione e Orsola continuava a ballarla.

Orsola amava Michael Jackson,lo amava come amico,come punto di riferimento,come maestro e come padre.

Lei non lo aveva mai visto,non aveva mai potuto guardare il suo viso e suoi lineamenti che da 4 anni sognava di notte e li immaginava nelle maniere più strampalate possibili;conosceva il moonwalker perché un bambino di città gli e lo aveva insegnato e spiegato,ma i suoi dischi rubati all’amico erano sempre senza copertina.

Sapeva che quello che le scorreva nelle vene era il sangue misto alle note che conosceva a memoria e alle parole impresse nel suo cuore.

Aveva deciso di non partecipare alla cena,non aveva fame,voleva solo fare ciò che più le piaceva prima della fine dell’anno.

-Orsola- sentì una voce grossa chiamarla e lei impietrita si girò verso la fonte,anche se sapeva a chi appartenesse.

-Suor Lucrezia- rispose abbassando la testa con rispetto.

-Perché non sei a tavola con i tuoi amici?- chiese,ma non con tono severo.

Orsola  era molto matura per la sua età,aveva lasciato da parte i giochi e le bambole di pezza per dedicarsi a qualcosa di più costruttivo.

La bambina rise triste e nervosa :- Amici? Quali amici suor Lucrezia,se non fosse per Tania e Chiara quest’oggi sarei sola come un cane randagio-.

Suor Lucrezia strabuzzò gli occhi,era più matura di quanto pensasse.

-Perché li consideri tali?Non hai fiducia in loro?-.

-Sono loro che mi considero tale e sono sempre loro a non aver fiducia in me,io mi comporto solo di conseguenza-.

-Potresti concedergli una seconda opportunità- tentò la suora,ma Orsola sorrise triste e ciò servì a far capire a Lucrezia la vera ragione di tutto ciò:- Io non mi posso permettere una seconda opportunità-.

-Tutti la meritano-.

-Ma io non ho tempo-.

-Potresti sfruttare quello che hai-.

-Lo impiego per qualcosa che mi piace,dopo tutto siamo arrivati alla fine no?- domandò retorica, e a suor Lucrezia pianse il cuore.

-Non dire così Orsola-.

-Non lo dico io,lo dice lei-.

La suora non seppe rispondere a questo e perciò decise di darle un’opportunità.

-Orsola mi vorresti mostrare una tua coreografia?- chiese con gentilezza.

Alla bambine si illuminarono gli occhi,accese di nuovo lo stereo,che era riuscita a trovare per caso e avviò Smooth Criminal.

Ballava perfettamente,con eleganza e leggerezza,tutte qualità di una vera ballerina,eppure a lei nessuno aveva insegnato niente,lei era sempre rimasta se stessa e aveva imparato che le cose le si fa da sé.

Alla fine della coreografia Orsola si accasciò a terra,forse era così che doveva finire la coreografia della sua vita.

                                                            **********

Era orgoglioso della sua perfomance,le gocce di sudore gli impregnavano gran parte del corpo ,erano come il trofeo per la sua grande pazienza e tenacia che aveva impiegato per poter terminare il suo sogno.

La gente strepitava,urlava,c’era chi sveniva,chi continuava ad invocarlo,chi si strappava maglie e capelli,ma lui non voleva questo.

Scosse la testa,lui voleva solo che loro comprendessero,niente di più,niente di meno.

-Signore- si sentì chiamare,il sipario si chiuse e lui corse dal suo interlocutore.

-Dimmi- disse mentre si asciugava il viso con un asciugamano.

-C’è una signora che chiede di lei,le vuole parlare con assoluta urgenza-.

Ci pensò un po’,ma poi decise di accettare:-Passatemela-.

Prese il cellulare e lo accostò al suo orecchio:- Pronto chi è?-

Dall’altra parte una voce di donna gli rispose,presentandosi e spiegandogli la situazione.

-Signore lo so che ciò le sto chiedendo non è plausibile,ma è l’ultimo dell’anno,so anche che non è lontano da qui e la sto pregando perché so che voi siete un uomo buono,o per lo meno lo spero,vi chiedo solo di esaudire il suo desiderio,non avrà altro tempo da vivere come lei-.

Lui ci pensò a lungo,non sapeva cosa fare,ma sentiva dal profondo dell’animo che doveva andare,quella era un'altra sfida che Dio gli aveva messo davanti e lui doveva dimostrare la verità di ciò che affermava,con i fatti.

-Paul preparami la macchina,dobbiamo andare- si infilò la giacca,il capello e si avviò.

-Ma signore il…- cercò di dire Paul,ma lui lo azzittì.

-Fai quello che ti dico senza protestare-.

E insieme partirono-.

                                                      **********

Suor Lucrezia era dinanzi al piccolo letto che ospitava una Orsola pallida e morente.

Orsola da ben 5 anni soffriva di leucemia,una malattia che allora era incurabile,la indeboliva giorno dopo giorno,gli altri per questa malattia la diversificavano e la consideravano un aliena,ma c’era anche chi soffriva,Tania.

Suor Lucrezia aveva visto Orsola accasciarsi per terra e anche se vinta dalla paura la prese tra le braccia e la portò nella su stanza chiamando le altre sorelle. Il dottore le aveva comunicato che non aveva più di 3 giorni di vita.

Bussarono alla porta e suor Lucrezia aprì.

-E’ arrivato- proferì una sua sorella.

-Fatelo entrare- rispose suor Lucrezia.

La persone in questione entrò e spalancò gli occhi scuri nel vedere la bambina a letto.

Piano le si avvicinò e si accovacciò vicino;le prese una piccola mano pallida tra le sue e la strinse con forza.

-Michael- sussurrò Orsola estasiata,spalancando gli occhi,le sembrava di sognare.

-Sei veramente tu?- chiese estasiata.

-Si sono veramente io- le rispose sorridendole,i suoi occhi erano stupendi,verdi e vivaci come un prato vivo,sarebbe potuta arrivare lontano.

-Sei il mio Michael?- continuò Orsola perdendo la voce.

-Si,certamente- rispose con voce carezzevole.

-Sarei voluta diventare una ballerina o una cantante e lavorare al tuo fianco-.

-Ci riuscirai- cercò di incoraggiarla Michael.

-Non ne ho più il tempo,ma c’è qualcuno che può farlo per me-.

-Chi?- domandò sorpreso Michael.

-Tania-.

I battiti del cuore stavano diminuendo come la presa attorno alla mano del suo divo,che in cambio la intensificò ancora di più.

-Sei davvero l’angelo che credevo,Michael- e poi la sua voce se ne andò per sempre…

La porta fu sbattuta con violenza e una bambina in lacrime si buttò sul copro ormai senza vita della sua migliore amica.

                                                              *****

Posò i fiori sulla lapide bianca,sfiorando con i polpastrelli il nome della sua amica,inciso nel marmo.

I fiori erano freschi e lei gli e li portava ogni settimana,puntualmente.

-Non mi dimenticherò mai di te Orsola,sarai sempre nel mio cuore-.

La bambina leggermente cresciuta si alzò e prese la mano di colui che le stava accanto.

-Sarebbe arrivata lontano- affermò la bambina.

-Si lo so,ma mi ha promesso che al suo posto ci saresti stata tu Tania-.

-Lo farò,ma non prenderò mai il suo posto,la sostituirò fino a quando non tornerà a prendersi ciò che le spetta- rispose Tania.

-Di certo,ma ora è compito tuo-.

-Si papà,andiamo?-.

-Si abbiamo delle prove da terminare- annunciò infine Michael Jackson.

 

Spero vi sia piaciuta,questa è la mia 3 one-shot su Michael Jackson.

La dedico alla mia fantastica Bad_Mikey.

                                                                            Un bacione a tutti Tania.

 

 

  
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