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Autore: kishal    06/07/2005    3 recensioni
Siamo tutti umani, in fondo, sia i babbani sia i maghi... perché allora il nostro mondo è scisso in due parti? Perché si parla di 'mondo magico' e 'mondo babbano'? Non viviamo tutti sulla stessa Terra? La Storia ci ha divisi, è vero... ma la Storia è pur sempre fatta da uomini come noi. Dunque, chi avrà il coraggio di porre rimedio a questo terribile errore? Oh, forse è meglio chiedersi... a chi il destino affiderà questo arduo compito? Scusatemi per il casino che ho fatto, sono stata costretta a ripubbliccarla perché l'avevo erroneamente eliminata... solo io posso fare cose del genere!!! Va beh, Buona lettura!!!! E... Recensite!!!!!!!!!!!!!!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La professoressa McGranitt l’aveva accompagnata ai suoi dormitori

Il Primo Scontro

 

 

 

La professoressa McGranitt l’aveva accompagnata ai suoi dormitori.

Quando erano passate attraverso la sala comune di Serpeverde, Venus si era stupita di come quella stanza fosse grande e arredata con gusto fine e aristocratico, con tutti le tappezzerie color verde e argento, dai ricami sofisticati e dai tessuti ancor più preziosi.

Non pensava che Hogwarts fosse una scuola così di classe, l’aveva immaginata come un ambiente tranquillo, semplice e quasi spartano fin da quando aveva udito il suo nome per la prima volta: ora invece, aveva davanti ben altro.

A meno che, naturalmente, ogni sala non fosse diversa dalle altre…

 

“Le sedi delle Case sono tutte uguali, professoressa?” Chiese la bambina, con la sua dolce voce, una volta che la professoressa si fermò davanti alla porta della sua stanza, dopo aver salito una stretta scalinata e aver percorso un lungo corridoio in cui facevano capolino numerose porte, ovviamente chiuse.

La donna inchinò il volto a guardarla, e sorrise lievemente: incredibile come quella piccola fanciulla riuscisse a farle esternare le più diverse emozioni, addirittura anche a lei che solitamente era così indifferente e altera verso tutto e tutti.

“No: sono tutte differenti, e solitamente il loro aspetto dipende dal professore che dirige la Casa. Io, ad esempio, sono la responsabile di Grifondoro, e certamente nella mia sala comune non ci troverai mai tanto inutile sfarzo e lussuria gratuita! Siamo in una scuola, per Merlino! Mi chiedo a cosa servano i cuscini di velluto e le tovaglie frangiate d’argento!” Inveì la vecchia.

Venus sorrise lievemente: quella donna era davvero un osso duro, possedeva una morale di ferro ed erano intransigente verso tutto e tutti. Però, in fondo, aveva un cuore d’oro: dopotutto, l’aveva anche perdonata dopo il suo comportamento altamente infantile, no?

“Chi è il responsabile di Serpeverde, professoressa?”

“Il responsabile di questa casa è il professor Piton… lo incontrerai domattina a lezione, immagino. Insegna Pozioni.” Rispose la professoressa, con un sospiro, e Venus capì che l’uomo in questione non le doveva stare molto simpatico. “Ora, però, devi andare a dormire. E’ già molto tardi, e domattina la colazione ti attende alle otto in Sala Grande. Buonanotte, signorina Heavenly! E ricordati, la parola chiave per l’ingresso nella tua sala è ‘Purezza’. Se te la dimentichi, non riuscirai più a tornare nei tuoi dormitori.

Un ultimo consiglio: chiudi a chiave la porta con un buon incantesimo, ne troverai molti nel libro Incantus. Non si sa mai cosa possa saltare in mente alle vipere che dormono in queste tane…”

“La ringrazio per tutta la sua gentilezza, professoressa… e mi dispiace veramente di non essere finita almeno nella sua Casa.”

“Oh, lo credo bene! Buonanotte, Venus Heavenly.”

“Buonanotte professoressa McGranitt.”

 

 

 

Quando si alzò, quella mattina, ci mise un po’ a ricordarsi come mai si ritrovasse in un luogo così buio e freddo, decorato con colori tanto aridi di vita.

Quando però gli episodi della giornata precedente le tornarono alla mente, un senso di sconforto e insieme un’immensa rabbia la pervasero: era finita nella tana delle serpi, proprio il luogo che voleva evitare. E c’era finita perché il capello parlante l’aveva riconosciuta come un’appartenente a quell’ignobile razza.

 

Ma non si sarebbe lasciata abbattere: Callisto le aveva detto che non tutti i Serpeverde poi divenivano cattivi. Anche lei lo era stata, ed ora era la persona più splendida che mai avesse conosciuto… dopo la sua mamma, naturalmente. Già, la sua mamma… era proprio per dimostrarlo che lei non l’aveva dimenticata e che si meritava ancora il suo amore che lei si sarebbe tenuta alla larga dai suoi compagni e dalle virtù che più caratterizzavano quel gruppo.

Primi fra tutti, doveva evitare Draco e Blaise.

 

Si alzò dal letto, constatando che erano solo le sei e mezza del mattino. Si era svegliata più tardi dell’ordinario, probabilmente le emozioni della sera precedente l’avevano completamente sfinita. Solitamente la sua sveglia biologica suonava alle cinque e mezza del mattino, abitudine che si era presa a villa Fyfield, a causa del profondo piacere che le procurava correre a cavallo per i freschi campi quando ancora il sole era sul procinto di sorgere. Quella era la vera libertà.

 

Si lavò tranquillamente, si sistemò al meglio, si vestì ed infine, facendo il maggior silenzio possibile, si allontanò dai dormitori femminili, scendendo le scale che conducevano alla sua Sala Comune con estrema attenzione, per fare in modo che le ballerine di vernice nera che portava ai piedi non facessero rumori.

Una volta fatti un paio di passi nella grande stanza, però, si accorse di essere osservata. Proprio mentre si girava per guardare le poltrone al suo lato destro, una voce da lì proveniente la salutò. Una voce che già aveva conosciuto, leggermente strascicata e col suo stesso difetto linguistico.

“Buongiorno.” Disse semplicemente il ragazzo dal bell’aspetto gitano. “Siamo mattiniere, a quanto pare.”

Venus lo fissò un attimo, con un cipiglio tanto freddo e distaccato che a Blaise ricordò quello spesso utilizzato da suo cugino Draco.

Nonostante avesse dei dubbi sulla vera identità di quella fanciulla, era anche fin troppo ovvio che appartenesse alla sua nobile famiglia. L’aspetto, il carattere, il suo linguaggio erano chiari segni distintivi degli Zabini.

 

La ragazza non rispose alle parole del giovane e, voltato il capo, continuò per la sua via. Quando però raggiunse la porta che l’avrebbe condotta all’esterno, abilmente celata da un grande quadro, sentì le parole del giovane dirgli: “Ti sei messa nei guai con le tue stesse mani, piccola Venere. Stai attenta.”

Ma la ragazza non vi prestò attenzione, sebbene sapesse che ciò che diceva era la pura verità. Continuò imperterrita per la sua via, dirigendosi per poter fare colazione in pace almeno ora che tutte le serpi riposavano ancora.

 

Mentre si apprestava a varcare la soglia d’ingresso della Sala Grande, in cui già i tavoli erano imbanditi per la colazione, Venus fu richiamata da un’allegra voce maschile, a cui se ne aggiunse subito un’altra, sempre dalle tonalità simpatiche.

“Venus!”

“Ma sei sicuro che sia lei?!”

“Perché hai visto qualcun’altra on delle gambe belle come le sue?”

“Ah sì… hai ragione! Venus!”

 

La ragazza, che aveva riconosciuto subito le due voci, si voltò sorridente, ritrovandosi davanti due scalmanati Grifondoro, con le divise indossate alla bell’e meglio e il simbolo della propria Casa ben appuntato sul lungo mantello nero.

“Sebastian Thomas e Bruce Jordan!” Disse la ragazza, indicandoli man mano che pronunciava i loro nomi.

Il neretto si mise subito a ridere. “Mi piace come pronunci il mio nome!” Aggiunse poi, mentre l’amico biondino gli dava una gomitata alle costole.

“E piantala, devi sempre fare l’idiota tu?! Scusalo Venus, ma la carenza di zuccheri la mattina gli gioca brutti scherzi!”

La Heavenly ridacchiò. “Ma no, è simpatico!

Cosa ci fate voi qui a quest’ora? Non pensavo proprio che foste dei mattinieri!”

“Come ti ho detto… Bruce stava diventando insopportabile in camera con le sue battute, senza contare che si metteva a ridere da solo e i nostri compagni avevano tutte le intenzioni di lanciargli qualche brutta fattura per farlo zittire… e così ho deciso di salvargli la vita! Sono bravo, vero?!”

“Oh…bravissimo!”

“E tu che ci fai? Ti mancavo?!” Chiese Bruce, scoppiando subito dopo a ridere.

“Bruce, sei proprio senza speranze…”Sentenziò Sebastian, battendo una mano sulla spalla dell’amico.

“Che ne dite se ci rechiamo subito a mangiare? Così magari anche il cervello di Bruce tornerà alla normalità!”

“Ottima idea Venus, lo sapevo che eri un genio! Andiamo tonto!” Affermò il grifone, prendendo l’amico per la collottola e trascinandolo verso il loro tavolo e sedendovisi tranquillamente, mentre Bruce iniziava a mangiare.

Sebastian invece rimase immobile. Si era accorto che Venus, ovviamente, non l’aveva seguito, ed ora la vedeva lì, immobile all’ingresso, che guardava con disappunto i tavoli.

Sospirò. Si ricordava anche fin troppo bene la scenata della sera prima, e a dirla tutta gli faceva un po’ pena quella ragazzina. In fondo non aveva nulla di quelle serpi, come aveva potuto notare anche in barca, ed era piuttosto simpatica… oltre che carina.

Così si alzò e, avvicinandolesi, la invitò a fare colazione insieme a loro, tanto nessuno dei suoi compagni era ancora arrivato e i professori, non essendoci ancora, non avrebbero discusso su quello spostamento.

Venus accettò di buon grado: tutto pur di stare alla larga dai Serpeverde e da tutto ciò che apparteneva a quella Casa.

 

“Beh, allora, com’è che anche tu sei già sveglia?” Le chiese di nuovo Sebastian, mentre inzuppava un biscotto nella sua grande scodella di latte.

“Mi piace alzarmi la mattina presto, sono abituata così.” Rispose la ragazza, mentre addentava la sua fetta di pane e marmellata alle ciliegie.

“Da dove vieni?”

“Vivo in una villa in Cornovaglia.” Rispose piatta Venus. Non le piaceva la destinazione che stava prendendo il discorso.

“Bella la Cornovaglia! Io invece sono della Scozia. Mio padre è uno di quei vecchi patriarchi fedeli alla tradizione che indossano il kilt!”

“Ma se le mette le mutande?” Chiese Bruce, riemergendo dalla sua colazione che lo aveva tenuto zitto e buono fino ad allora.

“E che ne so…”

“Come non lo hai visto?”

“Bruce… mangia!”

“Secondo me è fastidioso… dico, tutto all’aria!”

“Se ci tieni ancora ai tuoi denti non fare altri commenti!” Lo ammonì Sebastian, guardandolo torvo. Venus, nel frattempo, non ce la fece e ridacchiò: erano troppo comici qui due, riuscivano perfino a farle passare tutta la tristezza che provava qando ripensava alla sua vera famiglia…

“Avete rivisto Julia?” Chiese poi la moretta.

“Sì! Ieri notte! Era felicissima di essere finita a Corvonero!” Rispose il biondino.

“Secondo me però il capello parlante ieri ha preso un abbaglio! Lei proprio di Corvonero non ha niente, e tu tanto meno di Serpeverdi! Io dico che lo dovrebbero riciclare quel vecchio ammasso di stracci… ormai la demenza senile lo ha devastato!” Disse Bruce, serio.

 

“Va tutto bene nella tua Casa… intendo, con i tuoi compagni?” Chiese poi Sebastian, guardando Venus con occhi lievemente preoccupati.

“Ieri notte sono rientrata tardi, e non ho incontrato nessuno. E questa mattina… ugualmente: non c’era…nessuno… quando sono passata era vuota la sala comune.” A dire il vero qualcuno c’era… ma Blaise, nonostante tutto, non le dava quel senso di disagio e inquietudine che invece le mettevano le altre serpi.

Bruce e Sebastian fecero segno d’assenso col capo. “Comunque…” Iniziò il biondino.

“…se ci sono problemi…” continuò il neretto.

“puoi sempre dirlo”

“a noi!”

“Correremo subito da te!”

E morte alle serpi!” Gridò infine Bruce, mettendo un piede sopra il tavolo e alzando teatralmente un dito verso il cielo.

Venus scoppiò a ridere. Beh… almeno qualche amico era riuscita a farselo… e quei ragazzi erano davvero tanto cari!

 

“Oh...ma cos’è questo?!” Chiese la ragazza. Infatti improvvisamente le loro colazioni, ormai ultimate, erano scomparse e al loro posto era apparso un foglietto di carta bianca, con una tabella completamente compilata.

“Il conto?!” Domandò ironico Bruce, ridacchiando da solo.

“No imbecille, è l’orario delle lezioni! Dobbiamo ancora scegliere quali corsi seguire! Venus, tu che fai?” Spiegò Sebastian.

« L’orario delle lezioni…oh ! Qua è davvero tutto strano- mugugnò tra se e se la Heavenly- … Beh, per quanto mi riguarda, vorrei possibilmente seguire i corsi che i Serpeverde frequentano di meno!”

I due ragazzi scoppiarono a ridere. “Allora vai sul sicuro se scegli Aritmanzia e Materie Babbane!” Rispose Bruce.

“Oh, ok! E voi? Che fate?”

“Ma naturalmente veniamo con te, non ti lasceremo mai sola!” Disse Sebastian.

“Ma io non ci capisco una barbabietola di aritmanzia!” Protestò Bruce.

“E chi ti obbliga a venire?!”

“No… non ti lascio da sola con lei! Tu me la rubi!”

« Guarda che in competizione con me tu non hai speranze ! »

“Sì, certo, come no! Venus, chi preferisci?”

 

Venus, rimasta in silenzio per tutta la discussione, ora volgeva ritmicamente lo sguardo prima su uno poi sull’altro, arrovellandosi il cervello per districarsi da quella situazione senza offendere nessuno. “Ho notato che abbiamo molte materie insieme, oltre i due corsi extra…” Mugugnò quindi, riprendendo a guardare con estremo interesse il foglietto di carta.

“Venus, non hai risposto!” Precisò il biondino.

“A cosa?! Oh, scusate ero immersa nei miei pensieri e non ho udito nulla… però ora devo andare, vado a prendere i libri dalla mia stanza prima che la sala comune si riempia troppo! Che ne dite se ci vediamo fra un quarto d’ora in giardino, davanti al portone centrale? Tanto manca ancora più di un’ora all’inizio delle lezioni!”

 

I due ragazzi rimasero un attimo muti a fissarla, poi Bruce scoppiò di nuovo a ridere, esclamando “Fa troppo ridere il modo in cui parli!” e non smise finché l’amico, stizzito, non gli mollò un bel ceffone dietro la nuca.

“Bah, sei senza speranze… va bene Venus, ci vediamo lì fra un quarto d’ora! Se non ti vediamo arrivare capiremo che sei stata divorata dalle serpi, ok?”

“…ok!” Disse la ragazza, andandosene dalla sala.

“A dopo!…e vedi di pensare alla risposta!”

“Va bene!” Disse quella, scotendo la testa. Magari dopo, ad un quarto d’ora di distanza, quei due si sarebbero scordati di averle fatto quel quesito…!

 

 

 

Una volta arrivata davanti al ritratto che nascondeva l’ingresso della Casa dei Serpeverde, Venus fece un gran sospiro e pronunciò la parola d’ordine che la professoressa McGranitt le aveva riferito la notte passata, ossia ‘Purezza’.

Doveva stare calma, non doveva lasciarsi farsi abbattere dalle ingiurie che sicuramente le sarebbero state rivolte dai suoi compagni, doveva mostrarsi diffidente e fredda. Superiore. Sì, perché lei, come anche coloro che appartenevano agli altri gruppi, era superiore a tutta quella marmaglia di gente malefica, senza scrupoli e senza morale, dominata solo dalla legge del più forte.

 

Avanzò dunque con passo deciso, viso alto e sguardo freddo attraverso i ragazzi che per primi si erano svegliati e ora attendevano i loro amici per scendere a fare colazione. Li sentì mugugnare, parlottare alle sue spalle, sentì i loro sguardi su di se e la loro attenzione completamente centrata su di lei.

Ma non vi fece caso. Continuò il suo tragitto e, una volta nella sua stanza, si rinchiuse dentro e andò in fretta a cercare i libri che le servivano: trasfigurazione, incantesimi, pozioni, aritmanzia e volo… già, volo. Come avrebbe fatto? Per quello doveva portarsi appresso la scopa, e tenerla accanto per tutta la giornata sarebbe stato davvero scocciante.

Alla fine, tesa già perché sapeva che per ogni secondo che passava lì dentro una nuova serpe usciva dalla propria tana, sbuffò e decise di portarsi la scopa appresso: avrebbe sopportato anche quel fastidio pur di non essere costretta di nuovo ad entrare in quel luogo.

Così, riempita la sua borsa di tutto l’occorrente e afferrato il manico di scopa, uscì dalla sua stanza, non curandosi di chiuderla: purtroppo non aveva avuto il tempo di cercare e studiare un appropriato incantesimo per la serratura.

 

“Mi chiedo dove vada a finire l’educazione ai giorni nostri… Cara cugina, sei così di fretta che non hai nemmeno il tempo di salutarci?”

Disse una voce strascicata, seguita da piccole risatine beffanti.

Venus, che fino ad allora era riuscita ad attraversare la sala comune, assai più gremita di gente di dieci minuti prima, indenne, sospirò e si fermò, voltandosi a guardare colui che si era permesso di rivolgerle la parola.

 

Draco stava lì, comodamente sbracato su una poltrona, con una ragazza dall’orribile baschetto nero seduta in braccio, due ragazzi alti e grossi intorno, e Blaise seduto sulla poltrona vicino alla sua.

Nel volto di tutti quanti faceva bella sfoggia un sorriso di scherno, sottolineato da uno sguardo scintillante come le lame dei coltelli… che di fatto non prometteva nulla di buono.

Ma Venus non si lasciò intimidire. Era ben abituata alla strafottenza dei pargoli dell’alta società, e sebbene questi ragazzi fossero di origine magica, non si differenziavano per nulla dai loro simili babbani.

Non si poteva nemmeno affermare che costoro, avendo la magia, erano più pericolosi: perché anche Venus era una strega, e sentiva forse anche meglio di loro la magia scorrere nelle sue vene.

“E’ difficile rendersi conto dell’identità delle persone quando, in mezzo alla moltitudine, esse appaiono perfettamente identiche a tutti gli altri.” Rispose la ragazza, sorridendo lievemente.

Sapeva di avere colpito un punto molto delicato e di grave importanza per quelli della specie di Draco e Blaise, ovvero il proprio ego smisurato che li portava alla coscienza della loro naturale diversità dalla massa. Loro erano unici, il meglio: l’ultima tappa del processo evolutivo dell’essere umano. Erano perfetti. Per questo non potevano passare inosservati, e chi li ignorava faceva loro una grande offesa.

 

Lo sguardo dei ragazzi di fronte a lei perse quel luccichio di scherno e malizia che aveva assunto prima, divenendo tenebrosamente cupo.

In particolare, le labbra di Draco si serrarono duramente, e i suoi occhi di ghiaccio si fissarono imperterriti su quelli della ragazza.

La sala, che fino a quel momento era immersa in un sonoro brusio, si zittì di colpo: non accadeva spesso che Draco Malfoy perdesse le staffe, e quando avveniva, lo spettacolo che aveva poi luogo non poteva assolutamente essere perso da nessuno.

Blaise Zabini, al contrario, sorrideva divertito: quella ragazza aveva del fegato, non c’erano dubbi. Ma questa volta suo cugino le avrebbe insegnato a stare al suo posto.

 

“Pensavo fossi più intelligente, ma a quanto pare mi sono sbagliato: la tua evidente impertinenza mi fa capire che non usi affatto il cervello. Sì perché chiunque altro, dopo aver combinato un completo disastro tale a quello che hai fatto tu ieri sera, non solo avrebbe evitato di farsi vedere qui, ma soprattutto non avrebbe mai osato, nemmeno ne suoi sogni più arditi, di rivolgersi a me con tali parole. Cosa ti aspetti che io faccia, ora?”

 

Venus, che aveva seguito con estrema attenzione tutto il discorso, ghignò.

Sì, proprio così: ghignò. E posso assicurarvi che molte delle serpi lì presenti, vedendo la sua reazione, tremarono al posto suo. Quella ragazza non aveva la minima idea dei guai in cui si era cacciata.

“Non ho molto tempo da sprecare con te, pertanto ti consiglierei di starmi bene a sentire perché non ho alcuna intenzione di ripeterti ciò che ora ti dirò: va per la tua strada, Draco Malfoy, e fa’ in modo che essa sia il più lontano possibile dalla mia.

E con te spero che avranno il buon gusto di seguire la mia gratuita esortazione anche i tuoi consimili.

A detta di ciò, mi aspetto dunque che tu continui tranquillamente a badare ai tuoi affari insieme a tuo cugino e ai tuoi amici. Buona giornata.”

Regalò ai ragazzi, che l’avevano ascoltata in silenzio con aria truce in volto, un freddo sorriso e si diresse col suo passo altero verso l’uscita, facendo a slalom fra i ragazzi che si erano radunati lì attorno, e che ora avevano ripreso a farfugliare frasi poco gentili nei suoi confronti.

 

Ma non fece nemmeno cinque passi che sentì una mano stringerle con violenza la spalla e obbligarla a voltarsi, trovandosi di fronte il viso furioso e gli occhi gelanti del ragazzo dalla capigliatura platinata.

 

 

“COSA STA SUCCEDENDO QUI?!”

 

Draco e Venus si voltarono contemporaneamente verso l’ingresso, in tempo per vedere una furibonda McGranitt guardare torvamente gli alunni intorno a se, e poi fissare i suoi profondi occhi di gatto su di loro.

“Signor Malfoy, penso che la signorina Heavenly non gradisca di essere stretta in quel modo.” Continuò la vecchia signora, sottolineando le parole con il suo tono puntiglioso.

Draco, senza dire nulla, liberò la ragazza, la quale tranquillamente continuò per la sua strada e uscì dalla stanza, seguita poco dopo dalla McGranitt che si era prodigata in un piccolo rimprovero, ordinando a tutti di tenere un tono di voce più basso la prossima volta.

 

Non appena fu fuori, Venus si ritrovò stretta fra le braccia di quelli che riconobbe subito come Sebastian e Bruce: i due ragazzi non fecero altro che accarezzarle il viso e i capelli, controllando poi che non avesse nulla di rotto, fino a che la professoressa non fece loro notare la sua presenza con il suo solito ‘Eh-Ehm’.

 

“Signorina Heavenly, ho sentito solo in parte il suo litigio con il giovane Malfoy, e le vorrei dare un consiglio: non lo provochi. Il comportamento che ha tenuto… sebbene sia stato davvero coraggioso… è stato anche sciocco: dubito già che in un combattimento corpo a corpo lei possa anche solo avere qualche chance di vittoria sul suo avversario, ma in quel momento lei si trovava addirittura nella tana delle serpi… e i suoi compagni non avrebbero esitato al saltarle addosso qualora si fosse dimostrata superiore.

Le chiedo, dunque, di non ascoltare le provocazioni e di mostrarsi completamente indifferente: io non potrò essere sempre qui ad aiutarla, e così qualsiasi altro professore.”

“Va bene. La ringrazio, professoressa, e scusi il disturbo.” Si limitò a rispondere la ragazza, a denti stretti. Sì, cavolo, quel discorso se l’era già fatto anche lei… ma quando si era trovata davanti quel damerino ingellato che la guardava come se fosse un piccolo e fastidioso scarafaggio, non aveva retto. Nessuno poteva insultarla, nessuno… tanto meno così apertamente.

D’altro canto, seguire l’istinto non ha mai portato lontano nessuno. Dunque, se voleva sopravvivere e uscire vincitrice da quella Casa, doveva usare soprattutto il cervello.

Niente più scene del genere, niente più frasi pungenti, niente più niente. Completo distacco. Naturalmente, fino a che qualcuno non avrebbe osato metterle le mani addosso…

 

La donna, per tutta risposta, fece un cenno d’assenso col capo e, tutta impettita come suo solito, se ne andò con passo svelto via da quei luridi sotterranei.

Bruce e Sebastian non attesero altro: nemmeno a loro piaceva quel posto, e così, afferrata Venus per le braccia, la trascinarono letteralmente fuori da quel labirinto, lasciandola solo una volta arrivati in giardino.

 

“Ma che vi è preso?!” Chiese Venus, ancora allibita per il trattamento ricevuto.

“Come che ci è preso?! Secondo te saremo rimasti altro tempo lì, in quel postaccio, a respirare la fetida aria di quelle serpi?! Manco per sogno!” Rispose con vigore Sebastian, mentre Bruce al suo fianco si impegnava in profonde e lunghe respirazioni, come se volesse purificarsi completamente i polmoni dopo l’esperienza nei sotterranei.

Venus ridacchiò. “Comunque… immagino di dover ringraziare voi per il repentino intervento della professoressa McGranitt!”

“Proprio così! Siamo andati noi ad avvisarla! Quei dieci minuti di ritardo sapevano di bruciato!” Rispose Bruce.

“Allora, grazie!” Disse la ragazza, arrossendo lievemente e mostrando loro un sorriso così bello che mozzò il fiato ad entrambi.

Nessuno era mai stato così gentile nei suoi confronti, a parte Daniel. Era bello avere degli amici.

 

Sebastian fu il primo a risvegliarsi dal suo stato catatonico, scotendo lievemente la testa. “Allora, torniamo a noi! Hai deciso chi di noi due preferisci?!”

Venus si portò una mano sulla fronte e ridacchiò: quei due erano davvero assurdi!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, sono l’autrice di questa storia!!!!

Vi chiedo scusa per l’immenso ritardo con cui ho postato questo capitolo, e ringrazio tutti coloro che  hanno sprecato un poco del loro tempo per farmi conoscere il proprio parere!

 

Volevo tuttavia fare a tutti voi una piccola domanda: c’è qualcuno, fra coloro che ancora si accingono a leggere il prodotto di questo mio parto immane, che apprezza il mio lavoro????

Se no, sono pronta a sospendere la storia, senza impegnarmi a continuarla e occupando tutto il mio tempo e la mia attenzione per un’altra fic che ho in corso. Sono purtroppo giunta a questa conclusione perché questa è una storia piuttosto complicata e difficile da scrivere, senza contare che andrà sempre più incasinandosi, dunque non credo di riuscire ad andare avanti senza il vostro sostegno. Ipocrita? No, è la pura verità. Non mi va di rimanere delusa. Mi fascio la testa prima di rompermela!!! Non servirà a nulla, ma almeno eviterò poi il dolore... (scusate la mia filosofia, ma purtroppo io sono una di quelle che spesso segue questo tipo di ragionamento!!! Vigliacca!!!!)

Dopo questa piccola esplicitazione, a voi sta il potere di vita e di morte su ‘Venus Heavenly’.

 

Pollice alzato o pollice inverso????

Attenderò di scoprire il vostro verdetto!!!!

 

Ciaoooooooooooooooooooo!!!!!

 

                                          Kishal                   

 

 

   
 
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