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Autore: Ariel Lane    19/01/2010    1 recensioni
«Strinsi la mano in un pugno, e maledissi con tutta la rabbia che mi portavo dentro il maledetto che aveva inventato il “E vissero tutti e felici e contenti.” Perché in quel suo maledetto lieto fine aveva omesso me. » Avvolte credere nella fortuna è un bene, altre un male. C'è chi s'innamora, e chi invece ricade sempre nella stessa rete. Ma il destino fa sempre di testa sua, non guarda in faccia nessuno. Per questo esistono le fiabe, per portare un po' di speranza a chi non ne ha...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7

*Smile*

(part.2)

 

7

 

Camminò sotto il nero cielo di Londra a lungo; aveva le mani in tasca ed il capo chino. Pensava alle sue parole.

Se tu fossi il mio ragazzo non ti lascerei mai..

Calciò un sassolino. Che sfortuna, la sua solita dannata sfortuna.

L’unica ragazza che veramente gli andava a genio, partiva in non meno di tre settimane. Se fosse rimasta più a lungo le avrebbe chiesto diventare la sua ragazza. E invece, lei, sarebbe partita.

Non poteva crederci, al suono di quelle parole si era pietrificato, il cuore gli si era fermato ed il sangue aveva smesso di circolare. Non poteva crederci, non voleva farlo.

Per te farei qualsiasi cosa, ma non chiedermi di lasciarti andare, perché non posso.

Ecco che calciò un altro sasso. Camminava nella notte, avvolto dalle tenebre; pensava a lei, tremava di fronte al fatto di dover fare a meno di quel sorriso per altri nove mesi, sino a quando non sarebbe tornata l’estate che avrebbe portato con sé Alicia.

Arrivò a casa stanco ed assonnato.

Danny vide Dougie fare il suo ingresso logorato. Si avviò subito nella sua camera e si chiuse la porta alle spalle.

Dubitava che la causa del mal’essere dell’amico fosse dovuta alla ragazza, o per lo meno che fosse direttamente colpa sua.

Come al solito era seduto sul divano, ma non appena Dougie varcò la soglia di casa, Danny scattò in piedi e si diresse verso la sua camera da letto. Si mise il pigiama ed andò a lavarsi i denti.

-Come mai vai a letto così presto?- Dougie sostava sulla porta del bagno, osservando l’amico lavarsi i denti maldestramente.

-Sono stanco.-

-Ma se non fai nulla tutto il giorno!-

-Mi va e basta.-bofonchiò qualcosa, poi, sputò il dentifricio nel lavandino e riprese a spazzolare.

-Alicia partirà tra tre settimane, ritorna in Italia, e ci rimarrà sino all’estate prossima.-sospirò arrendevole.

-Che culo!-fece sarcastico lui.

-Già, cavolo! Per una volta, una sola misera volta che avevo trovato quella giusta, me la devono anche soffiare via!- diede un pugno sul muro.

- Non sarò distruggendo le mattonelle che lei resterà.-osservò Danny.

-Questo lo so, ma voglio impedire che lei parta.-

-Ma sei matto? Hai visto che razza di bestione è il padre? Harry Simmons non è di certo un barboncino Doug!-sputò dell’altro dentifricio, si sciacquò la bocca e si pulì addosso all’asciugamano.

-Oh, questo lo so benissimo, ma...-

-Cavolo- si fermò a guardarlo stupito-Sei proprio innamorato...- Danny lo fissava incredulo: era la prima volta che lo vedeva così deciso nell’ottenere una cosa, ma allo stesso tempo così impaurito di subirne le conseguenze.

-Lei è speciale Danny.-sospirò-E io sono ancora un ragazzino.-scosse la testa e si diresse verso camera sua.

Chiuse la porta e lasciandosi trascinare dalle gambe si gettò sul letto supino.

-Che cosa devo fare?-rifletté ad alta voce.

-Intanto comincia con il parlarle.-Tom aveva fatto il suo ingresso molto lentamente.

-E dirgli cosa? ”Non devi partire perché io ti..”-e si fermò. Non riusciva mai a completarla quella frase. Era troppo difficile; no, proprio non ci riusciva.

-Si, Doug, dovresti dirle che l’ami.-l’amico annuì.

-Ma io non ci riesco Tom, sono un completo disastro!-prese il cuscino e se lo mise in testa, tentando di soffocarsi. Sarebbe stato meglio.

-N’è vero, sei solo un po’ timido.-cercò di buttarla lì, ma Dougie era meno stupido del solito.

-Non usare eufemismi Tom, non sono così stupido!-e lì, si sarebbe dovuto aprire un lungo ed intricato dibattito.

-Si, si, come vuoi; il punto è che se non puoi chiudere una crepa, puoi almeno...Come dire, attapparla, no?-

-E nel momento in cui si apre?-sfilò la testa da sotto il cuscino.

-Cerchi di chiuderla definitivamente.-si andò a sedere accanto all’amico.

-Si, va bene, non sono mica un muratore io!-

-Che cavolo hai capito idiota! Non parliamo di muri!-gli diede una pacca sulla spalla.

-A questo ci ero arrivato.-

-Ti sto dicendo che se non puoi impedire che parta, beh, almeno restaci in contatto.-

-Ma, poi mi viene il capriccio di vederla, e so che partirei all’improvviso mollandovi qui. E non mi sembra leale.-

-Ehi, genio, siamo rientrati da una tournée due mesi fa, la prossima chissà fra quanto verrà, hai tutto il tempo che ti serve.-

-Non so, io…-si soffocò ancora con il cuscino.

-Non è uccidendoti che risolverai la questione, Doug!- gli levò il cuscino dalle mani-Hai il numero di telefono, parlaci!-

-Va bene.-sbuffò.

-Va bene, la chiamo, o va bene, Tom vattene lasciami in pace con la mia sfiga?-

-Va bene, Tom la chiamo…-

-oh!-fece lui sorridendo.

-...e lasciami anche in pace con la mia sfiga.-aggiunse Dougie.

-Si, si, ok, ok. Tanto ci pensa Danny domani, non te lo scrolli facilmente di dosso.- Dougie già si vedeva minacciato con una delle magliette sudate di Danny; che schifo!

-A proposito di Dan, come mai oggi è andato a letto a quest’ora?-

-Perché, che ore sono?-

-Le nove e mezza.-Dougie guardò la sua sveglia.

-Caspita, non è da lui. Si, è più preoccupante di te a questo punto.-fece Tom insospettito.

-Già, di solito esce con Harry.-

-Harry è uscito lo stesso.-Tom fece spallucce; ciò voleva dire che se Harry voleva uscire, usciva con o senza Danny; soprattutto se si trattava di rimorchiare le ragazze. 

- E quando mai.-fece Dougie.

-Si vedeva con una ragazza molto carina.-

-Ti risulta che non esca mai con una ragazza molto carina?-per lo meno Harry, era sempre Harry.

-Anche questo vero.-

-Hm, si.-Dougie sbadigliò. Tom si alzò e si diresse verso la porta,-Chiamala!-

-Va bene, ho capito.-

-Ora!-suonava quasi una minaccia.

-Si.-sospirò.

Tom uscì dalla camera, lasciandolo solo con i suoi pensieri.

Ancora supino sul letto, Doug estrasse il cellulare dalla tasca destra dei pantaloni. Si rigirò il marchingegno fra le mani più e più volte. Cosa avrebbe potuto dirle? Cosa si sarebbe potuto inventare per farla restare?

Quelle tre parole erano difficili da pronunciare, non sapeva come farlo. Sospirò.

Cercò nella rubrica.

Ecco, il suo nome spiccava tra i tanti; premette ok.

Il telefonò squillò.

7

 

Aprì la porta, e come aveva previsto lo trovò lì, sulla sedia, aspettando il suo ritorno.

-Sono quasi le nove.-disse serio. Il sorriso scomparve dal viso di Alicia.

Max ai suoi piedi prese vita.

-Lo so, papà.-si levò il giacchetto e lo appese all’attaccapanni.

-Dove siete stati?-

-In giro, lo sai.-posò la borsetta accanto al divano.

-Alicia,guardami quando ti parlo.-si voltò, poggiando un braccio su un bracciolo del divano.

-Cosa c’è?-

-Non stai correndo troppo con Dougie?-

-No, perché?-

-Non credo sia adatto a te.-

-Ma se nemmeno lo conosci!-

-È una celebrità, è come tutti i ragazzi famosi.-

-Non è assolutamente vero!-replicò lei. Alicia cominciava ad arrabbiarsi e questo Harry lo notò benissimo.

-Si, è come tutti gli altri Alix, non ti farà mai felice.-

-Mi dispiace dovertelo dire, ma ti sbagli. Dougie è completamente diverso dagli altri ragazzi. Tu non ci hai mai parlato.-

-Ho visto come si comportava con le altre ragazze, l’ho premiato io del resto!-la ragazza scosse la testa, quello che conosceva lei era un altro. Lei si fidava.

È così che sei caduta..

Perché la coscienza doveva saltare fuori nei momenti peggiori?

-Hai detto bene, con le altre.-il tono della voce si stava alzando sempre di più, da entrambe le parti-Se proprio vuoi essere sicuro, non mi ha mai toccata.-

-Non ancora.-

-Non lo farà se io non vorrò.-

-Ti illudi, aspetta solo il momento giusto.-

-No, fa soltanto quello che gli altri ragazzi non hanno mai fatto.-

-E cioè?-

-Mi rispetta.-Alicia non era mai stata così seria.

-Ha paura.-

-E di chi?-

-Di me, è un codardo.-

-Basta! Smettila!-prese la borsa- Tu non lo conosci, non sputare sentenze a cavolo.-

-Alicia sono tuo padre.-

-Peccato che te ne ricordi solo nei momenti meno adatti.-si diresse di corsa verso la sua cameretta, entrò, e sbatté la porta. Che cavolo ne voleva sapere lui? Come poteva pretendere di conoscerlo, quando non ci aveva mai nemmeno parlato?

Lei lo sapeva, Dougie era diverso dagli altri. Era diverso da quegli esseri bavosi. Lei lo conosceva, lei ci era uscita, lei ci aveva parlato, lei aveva avuto a che fare con lui. Non suo padre.

Che faccia tosta!

Si gettò sul letto con lo sguardo rivolto verso il soffitto. Sospirò.

Perché non si era fatto sentire quando Andrea la stava usando?

Papà..

Socchiuse gli occhi.

La porta si aprì.

-Alix?-

-Che vuoi?-

-Hai ragione, io non lo conosco ma non voglio che ti riduca come ha fatto…-

-Smettila!-si sedette-Sapevo bene che ad Andrea non mi voleva. Ma lui, Dougie, è...- non sapeva come descriverlo.

Al solo pronunciare quel nome gli occhi di Alicia si illuminarono, brillarono più del solito. Si scompigliò i neri capelli. Avrebbe voluto dire quello che provava, ma non ci riusciva. Era difficile. Non c’erano parole adatte.

Le parole “ti amo”, perdevano di significato. No, non esisteva nulla in grado di esprimere quello che stava succedendo dentro di lei, non c’era modo per far capire come si sentiva accanto a lui.

Ringraziò il cielo di averle fatto incontrate l’angelo più bello del mondo. Arrossì più volte, ma non se ne accorse.

Harry era sull’uscio della porta. La guardava parlare, gesticolare ed arrossire.

Non l’aveva mai vista così, così innamorata.

-Mi dispiace Alix, ma non riesco a crederti.-

Harry non voleva comunque illudersi. Non voleva ancora accettare il fatto che un altro ragazzo fosse entrato nella vita di sua figlia; non voleva neanche sfiorare il pensiero che potesse giocarci. Voleva vedere Alicia felice come un tempo, voleva trovare il rimedio per farla ridere, ma ciò che Harry ignorava, è che l’unico rimedio era proprio lui, Dougie.

-Fa come vuoi.-riversò il suo sguardo altrove.

-Buonanotte Alicia.-

Lei non rispose, si gettò all’indietro affondando la testa nel cuscino.

Il padre uscì, in silenzio, richiudendosi la porta alle spalle.

Scusami Alix,io voglio solo il meglio per te…

Alicia socchiuse gli occhi. Qualcosa vibrò all’improvviso.

-Cavolo il cellulare!-si alzò di corsa, chi mai poteva essere a quell’ora? Estrasse il cellulare dalla borsetta.

Il sorriso tornò a risplendere sul suo volto, non aspettava altro. Si diresse verso la finestra, guardò fuori e rispose.

 

8

 

-Pront.-un dolce sibilo uscì dalla sua bocca. La gola si inaridì, e quasi le sembrò di aver perso l’uso della parola.

-Alix?-

-Doug, come mai mi hai chiamata?-

-Oh, beh, io volevo parlarti riguardo una cosa…-

Con l’orecchio appoggiato al muro, Harry poteva sentire tutto. Perché la cercava? Sarebbe partita, perché sprecare ancora tempo?Che fosse veramente innamorato?

Harry scosse la testa. Erano tutti uguali, Alicia non si doveva illudere.

-Cosa?-fece lei.                                                       

-Sarò un po’ rompiscatole, però, è per la tua partenza…Io…-fece una pausa-...Non voglio.-

- Doug.-fece lei.

-Si, scusa, lo so che stai per riattaccare ma...-

-No, riattaccarti? Macché! Non ci penserei mai...-

Sarebbe meglio se lo facessi invece Alix.

-Davvero?-sembrò colto alla sprovvista.                        

-Davvero...-

-Oh, beh, allora, se le cose stanno così.- Alicia non poteva vederlo, ma sapeva che in quel momento era diventato tutto rosso. Come sempre.

-Piuttosto, non posso rimandare la partenza, e me ne devo andare, ma ti prometto che tornerò, per le vacanze di natale e quelle estive.-

-Anche a Pasqua?-

-Va bene, anche a Pasqua!- dall’altra parte della cornetta, Dougie si immaginava il dolce sorriso di Alicia. Tom aveva ragione, parlare non era poi così difficile-Ehi,Doug, affacciati alla finestra.-disse lei all’improvviso.

-Perché?-

-Il cielo è bellissimo, guarda.-

Si alzò dal letto e camminò verso la finestra. Aveva ragione, il cielo era bellissimo. Ogni stella brillava quella notte. La Luna risplendeva di una luce radiosa, ma mancava qualcosa. Se lei fosse stata lì, accanto a lui, sarebbe stato tutto perfetto. La cosa più bella che potesse mai capitargli era di rimanere solo con lei. Gli bastava solo starle accanto, per una volta, non c’era bisogno di altro.

-Hai ragione, non avevo mai visto il cielo così illuminato.-

In quello stesso istante, una stella cadente sfilò davanti a loro. Entrambi socchiusero gli occhi.

Desidero non partire.

Desidero che non parta.

-Per favore.-parlarono entrambi a voce troppo alta.

-Cosa?-fece Dougie.

-Niente.-disse lei sbrigativa.

-Ah, il fatto di parlare all’unisono mi spaventa.-curvò la testa sino al petto, ghignò.

-Già.- lei rise divertita.

-Vorrei poter essere lì per poterti vedere sorridere.-

Cavolo! L’ho detto a voce troppo alta..

Dougie deglutì.

-Davvero?-

-Eh?Ah, si.?-eccolo che arrossiva ancora.

-Fa niente, farò finta di non aver sentito.-

-Grazie Alix.-

-E di che?-

-Mi togli una curiosità?-chiese poi.

-Si.-

-Ma perché ti chiamano Alix?Non è il diminutivo di Alexandra?-

-Oh, già, è vero, beh, dato che non conosciamo il diminutivo di Alicia, a parte Alic, che fa schifo, e dato che Alexandra è il mio secondo nome, mi chiamano Alix.-

-Ah,capito l’inghippo! Ma, Alicia, Alexandra Simmons non suona bene.-

-Partendo dal fatto che è Alicia, Alexandra Jane Simmons, Douglas Lee Poynter non è tanto meglio.-ironizzò lei.

-Chi te lo ha detto?-

-Internet.-ammise.

-Hai fatto una ricerca su di me? Non facevi prima a chiedermelo?-

-No, veramente sono capitata per caso nel vostro fans club e, dato che c’ero ho dato una sbirciatina, e poi non  me lo avresti mai detto.-

-Odio quando mi leggi nel pensiero.-

-Anche mio padre lo fa delle volte, devo ammettere che è irritante.-

-Con te è impossibile litigare.-più le parlava più se ne rendeva conto. Qualsiasi cosa lui dicesse, lei era pronta a controbattere, ma senza cattiveria. Il suo tono di voce era sempre calmo, e cambiava solo nei momenti imbarazzanti.

-Naa, su questo non sono d’accordo. Non sono mica un tipo strano come te io.-

-Sono strano?-non è la prima a dirtelo, forse è qualcosa che l’accomuna alle altre questo, no?

No, lei rimane sempre speciale.

-Allevi lucertole.-

-Ehi, cos’hai contro le mie lucertole?-si sentiva preso in causa. Cosa aveva tutto il mondo contro le sue amate lucertole? Sono degli animali carini e simpatici, e soprattutto non rompono le scatole come le fidanzate. Questo Doug lo sapeva bene.

Allora Alicia ti rompe?

Ma non è la mia fidanzata.

E se lo fosse?

Lei è come le mie lucertole.

Tradotto?

Alicia è speciale!

Dougie proprio non riusciva a fare pace con la sua coscenza.

-Nulla. Ma come diamine fai? è impossibile!-

-Eh, dono della natura.-sospirò. Finalmente qualcuno che apprezzava la sua fatica.

-Se, se, chi vuoi prendere in giro Tarzan?-

-Fai poco la spiritosa Jane.-

-Ok, hai vinto tu. Uno a zero per te.-

Danny fece il suo ingresso in camera di Dougie.

-Parli della jungla, arrivano le scimmie.-disse Doug.

-Saluta Danny da parte mia.-

-Ti saluta Alicia.-si rivolse all’amico che dormiva in piedi.

- ‘Notte Alix.’Notte Doug. Io vado a dormire.-sparì barcollando.

-‘notte Dan.- fece una pausa, poi riprese,-Negli ultimi giorni è un po’ strano. Non lo riconosco più.-

-Forse non si sente bene.-

-Già. Piuttosto, cosa fai domani?-

-Niente.-

-Ti va di uscire?-

-E me lo chiedi?-

Gli occhi ormai stanchi di Harry cedettero, e fu costretto ad andare a dormire; Alicia non avrebbe rivisto quel ragazzo. Lui lo avrebbe impedito.

Doveva assolutamente escogitare un piano.

 

9

 

Quando Alicia si svegliò si sentiva a pezzi, ma era felice. Si era svegliata con il sorriso sule labbra, e ciò le era mancato. Guardò il paesaggio fuori dalla finestra; il cielo era limpido, ed il sole risplendeva.

Si girò su un fianco e sorrise. Socchiuse gli occhi e la porta si spalancò all’improvviso.

-Buon giorno principessa.-

Riaprì gli occhi ed il sorriso sparì di colpo.

-‘Giorno papà.- si sedette ed Harry prese posto accanto a lei.

-Lo so che sei ancora arrabbiata per ieri sera, perciò, voglio farmi perdonare, ti va di uscire oggi pomeriggio?-

Sembrava sincero. Però cavolo, quel giorno doveva  vedersi con Dougie; e va bene,se proprio doveva farsi perdonare…

-Per andare dove?-

-Non so, ti va di andare al cinema?-

-Hm, si perché no.-fece lei.

Le diede un bacio sulla fronte. Si alzò e si diresse verso la porta.

-Vado a preparare la colazione.-

-Ok.-

Alicia si alzò e si guardò allo specchio. Trasalì nel vedere la sua immagine riflessa. Si sistemò i capelli e prese il cellulare che si trovava sulla scrivania. Lo accese e si affacciò alla finestra; l’aprì e guardò fuori. La strada era vuota.

Non c’era anima viva, non si sentivano rumori,né voci.

Digitò il suo numero, si fermò di colpo. E se stesse ancora dormendo? Guardò la sveglia, erano le undici passate. Sicuramente era sveglio. Danny non lo avrebbe lasciato dormire a lungo.

 

-Ti ho detto che non sono fatti che ti interessano!- Dougie correva da una parte all’altra della casa, tentando di sfuggire dalle grinfie di Danny.

-Oh, eccome se mi interessano, non starei qui a rincorrerti sennò.-

-Ma cos’altro vuoi sapere!-

-Quello che fate quando uscite.-Dougie si riparò dietro ad un divano, ma Danny lo raggiunse ugualmente.

-Eh,sapessi.-

-Cioè?-l’amico si fermò all’improvviso.

-Eh, non te lo posso dire.-sorrise malizioso.

-Tanto non se l’è portata a letto Dan, rilassati!-Harry era sdraiato sul divano che ascoltava le nuove creazioni di Tom, che a dirla tutta, era l’unico che si era dato veramente da fare negli ultimi giorni.

-Tu potresti farti gli affari tuoi di tanto in tanto?-Dougie continuava a fuggire.

Erano arrivati nel salotto.

-Ora non mi scappi.-lo prese per la maglietta e se lo tirò a sé.-Preso!-fece tutto raggiante.

Il cellulare di Dougie squillò. Fra i ragazzi calò il silenzio.

Danny e Doug si guardarono furtivi.

È lei.

Fatti gli affari tuoi Dan.

Rispondi.

No.

Rispondo io.

Scordatelo.

Rispondi.

No, tu poi ascolti!

Non dovrei?

No.

Perché?

Perché non sarebbe male se ti facessi gli affari tuoi ogni tanto.

-Chi risponde?-Tom guardò i suoi due amici.

Danny lasciò Dougie e corse al telefono.

-Pronto?-rispose.

Che cavolo fai idiota? Il cellulare è mio!

-Ehi,Dan, c’è Dougie?- si girò verso di lui che a braccia conserte lo squadrava, tossendo.

Alicia parve piuttosto sorpresa.

-Ah, si, te lo passo subito.-

- Che motivo c’era di rispondere al posto mio?-

-Così.-scrollò le spalle, passò il telefono a Dougie e cominciò a fissarlo.

-Pronto.-

-Ehi,Doug.-

-Alix, come mai chiami? Ci dobbiamo vedere oggi pomeriggio.-

-Lo so, scusa, ma vedi,mio padre mi ha chiesto di andare al cinema oggi, e dato che quest’estate l’ho visto pochissimo, volevo chiederti se potevamo vederci un altro giorno. Non ti dispiace vero?-

-Figurati, no, è per tuo padre che sei venuta a Londra.-Danny scosse la testa, in segno di disapprovazione.

-Grazie. Mi dispiace davvero tanto, scusami.-

-Ma ti pare?-

-Sei troppo buono, ci vediamo domani, va bene?-

-Ok.-

-Grazie ancora, ciao-riattaccò.

-Ciao- Dougie sbuffò.

-Doug.-fece Danny.

-Che vuoi?-si girò verso l’amico con sguardo stanco.

-Credo che tu abbia un piccolo problema.-annuì saccente.

-No, Dan, io ho un enorme problema.- e barcollando si diresse in camera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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