Capitolo 7
*Smile*
(part.2)
7
Camminò sotto il nero cielo di
Londra a lungo; aveva le mani in tasca ed il capo chino. Pensava alle sue
parole.
Se
tu fossi il mio ragazzo non ti lascerei mai..
Calciò un sassolino. Che sfortuna,
la sua solita dannata sfortuna.
L’unica ragazza che veramente gli
andava a genio, partiva in non meno di tre settimane. Se fosse rimasta più a
lungo le avrebbe chiesto diventare la sua ragazza. E invece, lei, sarebbe
partita.
Non poteva crederci, al suono di
quelle parole si era pietrificato, il cuore gli si era fermato ed il sangue
aveva smesso di circolare. Non poteva crederci, non voleva farlo.
Per
te farei qualsiasi cosa, ma non chiedermi di lasciarti andare, perché non
posso.
Ecco che calciò un altro sasso.
Camminava nella notte, avvolto dalle tenebre; pensava a lei, tremava di fronte
al fatto di dover fare a meno di quel sorriso per altri nove mesi, sino a
quando non sarebbe tornata l’estate che avrebbe portato con sé Alicia.
Arrivò a casa stanco ed assonnato.
Danny vide Dougie fare il suo
ingresso logorato. Si avviò subito nella sua camera e si chiuse la porta alle
spalle.
Dubitava che la causa del mal’essere
dell’amico fosse dovuta alla ragazza, o per lo meno che fosse direttamente
colpa sua.
Come al solito era seduto sul divano,
ma non appena Dougie varcò la soglia di casa, Danny scattò in piedi e si
diresse verso la sua camera da letto. Si mise il pigiama ed andò a lavarsi i
denti.
-Come mai vai a letto così presto?-
Dougie sostava sulla porta del bagno, osservando l’amico lavarsi i denti
maldestramente.
-Sono stanco.-
-Ma se non fai nulla tutto il
giorno!-
-Mi va e basta.-bofonchiò qualcosa,
poi, sputò il dentifricio nel lavandino e riprese a spazzolare.
-Alicia partirà tra tre settimane,
ritorna in Italia, e ci rimarrà sino all’estate prossima.-sospirò arrendevole.
-Che culo!-fece sarcastico lui.
-Già, cavolo! Per una volta, una
sola misera volta che avevo trovato quella giusta, me la devono anche soffiare
via!- diede un pugno sul muro.
- Non sarò distruggendo le
mattonelle che lei resterà.-osservò Danny.
-Questo lo so, ma voglio impedire
che lei parta.-
-Ma sei matto? Hai visto che razza
di bestione è il padre? Harry Simmons non è di certo un barboncino Doug!-sputò
dell’altro dentifricio, si sciacquò la bocca e si pulì addosso all’asciugamano.
-Oh, questo lo so benissimo, ma...-
-Cavolo- si fermò a guardarlo
stupito-Sei proprio innamorato...- Danny lo fissava incredulo: era la prima
volta che lo vedeva così deciso nell’ottenere una cosa, ma allo stesso tempo
così impaurito di subirne le conseguenze.
-Lei è speciale Danny.-sospirò-E io
sono ancora un ragazzino.-scosse la testa e si diresse verso camera sua.
Chiuse la porta e lasciandosi
trascinare dalle gambe si gettò sul letto supino.
-Che cosa devo fare?-rifletté ad
alta voce.
-Intanto comincia con il
parlarle.-Tom aveva fatto il suo ingresso molto lentamente.
-E dirgli cosa? ”Non devi partire
perché io ti..”-e si fermò. Non riusciva mai a completarla quella frase. Era
troppo difficile; no, proprio non ci riusciva.
-Si, Doug, dovresti dirle che
l’ami.-l’amico annuì.
-Ma io non ci riesco Tom, sono un
completo disastro!-prese il cuscino e se lo mise in testa, tentando di
soffocarsi. Sarebbe stato meglio.
-N’è vero, sei solo un po’
timido.-cercò di buttarla lì, ma Dougie era meno stupido del solito.
-Non usare eufemismi Tom, non sono
così stupido!-e lì, si sarebbe dovuto aprire un lungo ed intricato dibattito.
-Si, si, come vuoi; il punto è che
se non puoi chiudere una crepa, puoi almeno...Come dire, attapparla, no?-
-E nel momento in cui si apre?-sfilò
la testa da sotto il cuscino.
-Cerchi di chiuderla
definitivamente.-si andò a sedere accanto all’amico.
-Si, va bene, non sono mica un
muratore io!-
-Che cavolo hai capito idiota! Non
parliamo di muri!-gli diede una pacca sulla spalla.
-A questo ci ero arrivato.-
-Ti sto dicendo che se non puoi
impedire che parta, beh, almeno restaci in contatto.-
-Ma, poi mi viene il capriccio di
vederla, e so che partirei all’improvviso mollandovi qui. E non mi sembra
leale.-
-Ehi, genio, siamo rientrati da una
tournée due mesi fa, la prossima chissà fra quanto verrà, hai tutto il tempo
che ti serve.-
-Non so, io…-si soffocò ancora con
il cuscino.
-Non è uccidendoti che risolverai la
questione, Doug!- gli levò il cuscino dalle mani-Hai il numero di telefono,
parlaci!-
-Va bene.-sbuffò.
-Va bene, la chiamo, o va bene, Tom
vattene lasciami in pace con la mia sfiga?-
-Va bene, Tom la chiamo…-
-oh!-fece lui sorridendo.
-...e lasciami anche in pace con la
mia sfiga.-aggiunse Dougie.
-Si, si, ok, ok. Tanto ci pensa
Danny domani, non te lo scrolli facilmente di dosso.- Dougie già si vedeva
minacciato con una delle magliette sudate di Danny; che schifo!
-A proposito di Dan, come mai oggi è
andato a letto a quest’ora?-
-Perché, che ore sono?-
-Le nove e mezza.-Dougie guardò la
sua sveglia.
-Caspita, non è da lui. Si, è più
preoccupante di te a questo punto.-fece Tom insospettito.
-Già, di solito esce con Harry.-
-Harry è uscito lo stesso.-Tom fece
spallucce; ciò voleva dire che se Harry voleva uscire, usciva con o senza
Danny; soprattutto se si trattava di rimorchiare le ragazze.
- E quando mai.-fece Dougie.
-Si vedeva con una ragazza molto
carina.-
-Ti risulta che non esca mai con una
ragazza molto carina?-per lo meno Harry, era sempre Harry.
-Anche questo vero.-
-Hm, si.-Dougie sbadigliò. Tom si alzò
e si diresse verso la porta,-Chiamala!-
-Va bene, ho capito.-
-Ora!-suonava quasi una minaccia.
-Si.-sospirò.
Tom uscì dalla camera, lasciandolo
solo con i suoi pensieri.
Ancora supino sul letto, Doug
estrasse il cellulare dalla tasca destra dei pantaloni. Si rigirò il
marchingegno fra le mani più e più volte. Cosa avrebbe potuto dirle? Cosa si
sarebbe potuto inventare per farla restare?
Quelle tre parole erano difficili da
pronunciare, non sapeva come farlo. Sospirò.
Cercò nella rubrica.
Ecco, il suo nome spiccava tra i
tanti; premette ok.
Il telefonò squillò.
7
Aprì la porta, e come aveva previsto
lo trovò lì, sulla sedia, aspettando il suo ritorno.
-Sono quasi le nove.-disse serio. Il
sorriso scomparve dal viso di Alicia.
Max ai suoi piedi prese vita.
-Lo so, papà.-si levò il giacchetto
e lo appese all’attaccapanni.
-Dove siete stati?-
-In giro, lo sai.-posò la borsetta
accanto al divano.
-Alicia,guardami quando ti parlo.-si
voltò, poggiando un braccio su un bracciolo del divano.
-Cosa c’è?-
-Non stai correndo troppo con
Dougie?-
-No, perché?-
-Non credo sia adatto a te.-
-Ma se nemmeno lo conosci!-
-È una celebrità, è come tutti i
ragazzi famosi.-
-Non è assolutamente vero!-replicò
lei. Alicia cominciava ad arrabbiarsi e questo Harry lo notò benissimo.
-Si, è come tutti gli altri Alix,
non ti farà mai felice.-
-Mi dispiace dovertelo dire, ma ti
sbagli. Dougie è completamente diverso dagli altri ragazzi. Tu non ci hai mai
parlato.-
-Ho visto come si comportava con le
altre ragazze, l’ho premiato io del resto!-la ragazza scosse la testa, quello
che conosceva lei era un altro. Lei si fidava.
È
così che sei caduta..
Perché la coscienza doveva saltare
fuori nei momenti peggiori?
-Hai detto bene, con le altre.-il tono
della voce si stava alzando sempre di più, da entrambe le parti-Se proprio vuoi
essere sicuro, non mi ha mai toccata.-
-Non ancora.-
-Non lo farà se io non vorrò.-
-Ti illudi, aspetta solo il momento
giusto.-
-No, fa soltanto quello che gli
altri ragazzi non hanno mai fatto.-
-E cioè?-
-Mi rispetta.-Alicia non era mai
stata così seria.
-Ha paura.-
-E di chi?-
-Di me, è un codardo.-
-Basta! Smettila!-prese la borsa- Tu
non lo conosci, non sputare sentenze a cavolo.-
-Alicia sono tuo padre.-
-Peccato che te ne ricordi solo nei
momenti meno adatti.-si diresse di corsa verso la sua cameretta, entrò, e
sbatté la porta. Che cavolo ne voleva sapere lui? Come poteva pretendere di
conoscerlo, quando non ci aveva mai nemmeno parlato?
Lei lo sapeva, Dougie era diverso
dagli altri. Era diverso da quegli esseri bavosi. Lei lo conosceva, lei ci era
uscita, lei ci aveva parlato, lei aveva avuto a che fare con lui. Non suo
padre.
Che
faccia tosta!
Si gettò sul letto con lo sguardo
rivolto verso il soffitto. Sospirò.
Perché non si era fatto sentire
quando Andrea la stava usando?
Papà..
Socchiuse gli occhi.
La porta si aprì.
-Alix?-
-Che vuoi?-
-Hai ragione, io non lo conosco ma
non voglio che ti riduca come ha fatto…-
-Smettila!-si sedette-Sapevo bene
che ad Andrea non mi voleva. Ma lui, Dougie, è...- non sapeva come descriverlo.
Al solo pronunciare quel nome gli
occhi di Alicia si illuminarono, brillarono più del solito. Si scompigliò i
neri capelli. Avrebbe voluto dire quello che provava, ma non ci riusciva. Era
difficile. Non c’erano parole adatte.
Le parole “ti amo”, perdevano di
significato. No, non esisteva nulla in grado di esprimere quello che stava
succedendo dentro di lei, non c’era modo per far capire come si sentiva accanto
a lui.
Ringraziò il cielo di averle fatto
incontrate l’angelo più bello del mondo. Arrossì più volte, ma non se ne
accorse.
Harry era sull’uscio della porta. La
guardava parlare, gesticolare ed arrossire.
Non l’aveva mai vista così, così
innamorata.
-Mi dispiace Alix, ma non riesco a
crederti.-
Harry non voleva comunque illudersi.
Non voleva ancora accettare il fatto che un altro ragazzo fosse entrato nella
vita di sua figlia; non voleva neanche sfiorare il pensiero che potesse
giocarci. Voleva vedere Alicia felice come un tempo, voleva trovare il rimedio
per farla ridere, ma ciò che Harry ignorava, è che l’unico rimedio era proprio
lui, Dougie.
-Fa come vuoi.-riversò il suo
sguardo altrove.
-Buonanotte Alicia.-
Lei non rispose, si gettò
all’indietro affondando la testa nel cuscino.
Il padre uscì, in silenzio,
richiudendosi la porta alle spalle.
Scusami
Alix,io voglio solo il meglio per te…
Alicia socchiuse gli occhi. Qualcosa
vibrò all’improvviso.
-Cavolo il cellulare!-si alzò di
corsa, chi mai poteva essere a quell’ora? Estrasse il cellulare dalla borsetta.
Il sorriso tornò a risplendere sul
suo volto, non aspettava altro. Si diresse verso la finestra, guardò fuori e
rispose.
8
-Pront.-un dolce sibilo uscì dalla
sua bocca. La gola si inaridì, e quasi le sembrò di aver perso l’uso della parola.
-Alix?-
-Doug, come mai mi hai chiamata?-
-Oh, beh, io volevo parlarti
riguardo una cosa…-
Con l’orecchio appoggiato al muro,
Harry poteva sentire tutto. Perché la cercava? Sarebbe partita, perché sprecare
ancora tempo?Che fosse veramente innamorato?
Harry scosse la testa. Erano tutti
uguali, Alicia non si doveva illudere.
-Cosa?-fece
lei.
-Sarò un po’ rompiscatole, però, è
per la tua partenza…Io…-fece una pausa-...Non voglio.-
- Doug.-fece lei.
-Si, scusa, lo so che stai per
riattaccare ma...-
-No, riattaccarti? Macché! Non ci
penserei mai...-
Sarebbe
meglio se lo facessi invece Alix.
-Davvero?-sembrò
colto alla sprovvista.
-Davvero...-
-Oh, beh, allora, se le cose stanno
così.- Alicia non poteva vederlo, ma sapeva che in quel momento era diventato tutto
rosso. Come sempre.
-Piuttosto, non posso rimandare la
partenza, e me ne devo andare, ma ti prometto che tornerò, per le vacanze di
natale e quelle estive.-
-Anche a Pasqua?-
-Va bene, anche a Pasqua!-
dall’altra parte della cornetta, Dougie si immaginava il dolce sorriso di
Alicia. Tom aveva ragione, parlare non era poi così difficile-Ehi,Doug,
affacciati alla finestra.-disse lei all’improvviso.
-Perché?-
-Il cielo è bellissimo, guarda.-
Si alzò dal letto e camminò verso la
finestra. Aveva ragione, il cielo era bellissimo. Ogni stella brillava quella
notte. La Luna risplendeva di una luce radiosa, ma mancava qualcosa. Se lei
fosse stata lì, accanto a lui, sarebbe stato tutto perfetto. La cosa più bella
che potesse mai capitargli era di rimanere solo con lei. Gli bastava solo
starle accanto, per una volta, non c’era bisogno di altro.
-Hai ragione, non avevo mai visto il
cielo così illuminato.-
In quello stesso istante, una stella
cadente sfilò davanti a loro. Entrambi socchiusero gli occhi.
Desidero
non partire.
Desidero
che non parta.
-Per favore.-parlarono entrambi a
voce troppo alta.
-Cosa?-fece Dougie.
-Niente.-disse lei sbrigativa.
-Ah, il fatto di parlare all’unisono
mi spaventa.-curvò la testa sino al petto, ghignò.
-Già.- lei rise divertita.
-Vorrei poter essere lì per poterti
vedere sorridere.-
Cavolo!
L’ho detto a voce troppo alta..
Dougie deglutì.
-Davvero?-
-Eh?Ah, si.?-eccolo che arrossiva
ancora.
-Fa niente, farò finta di non aver
sentito.-
-Grazie Alix.-
-E di che?-
-Mi togli una curiosità?-chiese poi.
-Si.-
-Ma perché ti chiamano Alix?Non è il
diminutivo di Alexandra?-
-Oh, già, è vero, beh, dato che non
conosciamo il diminutivo di Alicia, a parte Alic, che fa schifo, e dato che
Alexandra è il mio secondo nome, mi chiamano Alix.-
-Ah,capito l’inghippo! Ma, Alicia,
Alexandra Simmons non suona bene.-
-Partendo dal fatto che è Alicia,
Alexandra Jane Simmons, Douglas Lee Poynter non è tanto meglio.-ironizzò lei.
-Chi te lo ha detto?-
-Internet.-ammise.
-Hai fatto una ricerca su di me? Non
facevi prima a chiedermelo?-
-No, veramente sono capitata per
caso nel vostro fans club e, dato che c’ero ho dato una sbirciatina, e poi
non me lo avresti mai detto.-
-Odio quando mi leggi nel pensiero.-
-Anche mio padre lo fa delle volte,
devo ammettere che è irritante.-
-Con te è impossibile litigare.-più
le parlava più se ne rendeva conto. Qualsiasi cosa lui dicesse, lei era pronta
a controbattere, ma senza cattiveria. Il suo tono di voce era sempre calmo, e
cambiava solo nei momenti imbarazzanti.
-Naa, su questo non sono d’accordo.
Non sono mica un tipo strano come te io.-
-Sono strano?-non è la prima a
dirtelo, forse è qualcosa che l’accomuna alle altre questo, no?
No,
lei rimane sempre speciale.
-Allevi lucertole.-
-Ehi, cos’hai contro le mie
lucertole?-si sentiva preso in causa. Cosa aveva tutto il mondo contro le sue
amate lucertole? Sono degli animali carini e simpatici, e soprattutto non
rompono le scatole come le fidanzate. Questo Doug lo sapeva bene.
Allora
Alicia ti rompe?
Ma
non è la mia fidanzata.
E
se lo fosse?
Lei
è come le mie lucertole.
Tradotto?
Alicia
è speciale!
Dougie proprio non riusciva a fare
pace con la sua coscenza.
-Nulla. Ma come diamine fai? è
impossibile!-
-Eh, dono della natura.-sospirò.
Finalmente qualcuno che apprezzava la sua fatica.
-Se, se, chi vuoi prendere in giro
Tarzan?-
-Fai poco la spiritosa Jane.-
-Ok, hai vinto tu. Uno a zero per
te.-
Danny fece il suo ingresso in camera
di Dougie.
-Parli della jungla, arrivano le
scimmie.-disse Doug.
-Saluta Danny da parte mia.-
-Ti saluta Alicia.-si rivolse
all’amico che dormiva in piedi.
- ‘Notte Alix.’Notte Doug. Io vado a
dormire.-sparì barcollando.
-‘notte Dan.- fece una pausa, poi
riprese,-Negli ultimi giorni è un po’ strano. Non lo riconosco più.-
-Forse non si sente bene.-
-Già. Piuttosto, cosa fai domani?-
-Niente.-
-Ti va di uscire?-
-E me lo chiedi?-
Gli occhi ormai stanchi di Harry
cedettero, e fu costretto ad andare a dormire; Alicia non avrebbe rivisto quel
ragazzo. Lui lo avrebbe impedito.
Doveva assolutamente escogitare un
piano.
9
Quando Alicia si svegliò si sentiva
a pezzi, ma era felice. Si era svegliata con il sorriso sule labbra, e ciò le
era mancato. Guardò il paesaggio fuori dalla finestra; il cielo era limpido, ed
il sole risplendeva.
Si girò su un fianco e sorrise.
Socchiuse gli occhi e la porta si spalancò all’improvviso.
-Buon giorno principessa.-
Riaprì gli occhi ed il sorriso sparì
di colpo.
-‘Giorno papà.- si sedette ed Harry
prese posto accanto a lei.
-Lo so che sei ancora arrabbiata per
ieri sera, perciò, voglio farmi perdonare, ti va di uscire oggi pomeriggio?-
Sembrava sincero. Però cavolo, quel
giorno doveva vedersi con Dougie; e va
bene,se proprio doveva farsi perdonare…
-Per andare dove?-
-Non so, ti va di andare al cinema?-
-Hm, si perché no.-fece lei.
Le diede un bacio sulla fronte. Si
alzò e si diresse verso la porta.
-Vado a preparare la colazione.-
-Ok.-
Alicia si alzò e si guardò allo
specchio. Trasalì nel vedere la sua immagine riflessa. Si sistemò i capelli e
prese il cellulare che si trovava sulla scrivania. Lo accese e si affacciò alla
finestra; l’aprì e guardò fuori. La strada era vuota.
Non c’era anima viva, non si
sentivano rumori,né voci.
Digitò il suo numero, si fermò di
colpo. E se stesse ancora dormendo? Guardò la sveglia, erano le undici passate.
Sicuramente era sveglio. Danny non lo avrebbe lasciato dormire a lungo.
-Ti ho detto che non sono fatti che
ti interessano!- Dougie correva da una parte all’altra della casa, tentando di
sfuggire dalle grinfie di Danny.
-Oh, eccome se mi interessano, non
starei qui a rincorrerti sennò.-
-Ma cos’altro vuoi sapere!-
-Quello che fate quando
uscite.-Dougie si riparò dietro ad un divano, ma Danny lo raggiunse ugualmente.
-Eh,sapessi.-
-Cioè?-l’amico si fermò
all’improvviso.
-Eh, non te lo posso dire.-sorrise
malizioso.
-Tanto non se l’è portata a letto
Dan, rilassati!-Harry era sdraiato sul divano che ascoltava le nuove creazioni
di Tom, che a dirla tutta, era l’unico che si era dato veramente da fare negli
ultimi giorni.
-Tu potresti farti gli affari tuoi
di tanto in tanto?-Dougie continuava a fuggire.
Erano arrivati nel salotto.
-Ora non mi scappi.-lo prese per la
maglietta e se lo tirò a sé.-Preso!-fece tutto raggiante.
Il cellulare di Dougie squillò. Fra
i ragazzi calò il silenzio.
Danny e Doug si guardarono furtivi.
È
lei.
Fatti
gli affari tuoi Dan.
Rispondi.
No.
Rispondo
io.
Scordatelo.
Rispondi.
No,
tu poi ascolti!
Non
dovrei?
No.
Perché?
Perché
non sarebbe male se ti facessi gli affari tuoi ogni tanto.
-Chi risponde?-Tom guardò i suoi due
amici.
Danny lasciò Dougie e corse al
telefono.
-Pronto?-rispose.
Che
cavolo fai idiota? Il cellulare è mio!
-Ehi,Dan, c’è Dougie?- si girò verso
di lui che a braccia conserte lo squadrava, tossendo.
Alicia parve piuttosto sorpresa.
-Ah, si, te lo passo subito.-
- Che motivo c’era di rispondere al
posto mio?-
-Così.-scrollò le spalle, passò il
telefono a Dougie e cominciò a fissarlo.
-Pronto.-
-Ehi,Doug.-
-Alix, come mai chiami? Ci dobbiamo
vedere oggi pomeriggio.-
-Lo so, scusa, ma vedi,mio padre mi
ha chiesto di andare al cinema oggi, e dato che quest’estate l’ho visto
pochissimo, volevo chiederti se potevamo vederci un altro giorno. Non ti
dispiace vero?-
-Figurati, no, è per tuo padre che
sei venuta a Londra.-Danny scosse la testa, in segno di disapprovazione.
-Grazie. Mi dispiace davvero tanto,
scusami.-
-Ma ti pare?-
-Sei troppo buono, ci vediamo
domani, va bene?-
-Ok.-
-Grazie ancora, ciao-riattaccò.
-Ciao- Dougie sbuffò.
-Doug.-fece Danny.
-Che vuoi?-si girò verso l’amico con
sguardo stanco.
-Credo che tu abbia un piccolo
problema.-annuì saccente.
-No, Dan, io ho un enorme problema.-
e barcollando si diresse in camera.