Anime & Manga > Slayers
Segui la storia  |       
Autore: SonLinaChan    19/01/2010    2 recensioni
Raccolta di one-shot, ispirate dai romanzi di Slayers. Le one shot traggono spunto da alcune scene dei romanzi, ripercorrendole o ampliandole, dal punto di vista di Gourry.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Adesso smettila! Luke!”

“Ora… mi dirigerò a nord…”

Nemmeno la voce di Gourry era riuscita ad arrivare al cuore di Luke.

“No, Luke! Più continui ad agire così, più l’odio crescerà nel tuo cuore! Una volta ucciso il gran sacerdote di Keres… il tuo risentimento si rivolgerà verso di noi. E se anche uccidessi noi, poi toccherebbe a qualcun altro. E in ultimo, finiresti per provare rancore anche verso te stesso. Se ti abbandonerai all’odio, se anche raderai completamente al suolo questa città, il tuo cuore non sarà soddisfatto!”

“E se… e se fosse toccato a voi…? E’ facile dire “sopprimi questi sentimenti”… ma se voi vi trovaste al mio posto? Se il vostro compagno fosse stato ammazzato da un idiota qualsiasi… e vi venisse detto di rinunciare al vostro odio, voi ce la fareste? Se vi venisse detto di smetterla, perché è inutile, pur capendolo, potreste farcela?”

“…”

Per me, non c’era modo di rispondere alla domanda di Luke.

Slayers- Odio a Sellentia

 

___

 

 

“Ho capito. Accetto.”

“Gourry?!” Alle sue parole, pronunciate con tanta sicurezza, alzai inavvertitamente la voce. “… aspetta un momento! Hai capito quali sono le condizioni?!”

“Lo ho capito.” replicò. Fissò i suoi occhi sui miei, con uno sguardo dolce. “Nemmeno io mi sento obbligato ad agire conformandomi al destino, o alla volonta del Maou… però… questa non è forse una cosa che ha deciso Luke? Qualunque cosa noi gli diciamo, probabilmente non cambierà mai idea. Solo lui conosce i propri sentimenti, e, in ultimo, solo lui può scegliere di mutarli. Perciò, a noi rimangono solo due possibili scelte. Accettare o non accettare. Solo queste. E se Luke ha intenzione di essere egoista… non trovi che anche per noi sia giusto accettare? …

“Ovviamente anche io non vorrei dover sacrificare Luke per la mia vita… però… se non accettiamo, se lo lasciamo fare… non vorrebbe dire anche quello affidarsi al destino, o alla volontà di qualcun’altro?”

“Però…” Mi sentivo sopraffatta da quelle parole.

“E poi, anche se per il momento noi tornassimo al nostro mondo… quanto ci metterebbero i Mazoku ad attaccare? Dovremmo preoccuparcene fino alla morte. In più…”

“Io sono la tua guardia del corpo. Non potrei mai lasciare il tuo futuro nelle mani del destino. Perciò… tutto ciò che è in mio potere fare, lo farò. Se per te è doloroso, Lina, non intervenire. Anche se sarò da solo… io lo farò.” 

Il tono di Gourry era definitivo. Con quelle parole, volse lo sguardo a Luke. Nei suoi occhi brillava la luce di una volontà che non poteva essere piegata.

Sospirai. “Sei furbo, Gourry…” mormorai. “‘Anche se è una battaglia persa datti da fare. Io me ne tiro fuori. Ci vediamo dopo.’ Lo sai che non potrei mai dire una cosa del genere, dopo che tu mi hai parlato a quel modo.”

Anche io non avevo intenzione di affidarlo al destino… il futuro mio e di Gourry – e il futuro di tutte le persone che avevo incontrato fino a quel momento. Lo sapevo. Se davvero esisteva qualcosa come il destino… quello e solo quello era il momento in cui avremmo potuto cambiarlo, con le nostre forze.

Slayers – Demon Slayers

 

___

 

Risuonò l’orribile suono di qualcosa di pesante che si abbatteva al suolo.

“Gourry! Gourryyyyy!”

Alle mie grida, il suo corpo si mosse, lievemente.

“Non è morto.” dichiarò il Maou, senza alcun accenno di emozione.

Ma certo. Temeva la collaborazione fra me e Gourry. Perciò, aveva finto di volermi attaccare per prima e aveva abbattuto Gourry, senza darci la possibilità di cooperare.

“Non è morto, ma non è nemmeno una ferita da nulla. Se mi sconfiggerai subito e lo riporterai nel vostro mondo per curarlo, potrebbe salvarsi. Ma se non lo farai… sai cosa accadrà, non è così?”

Se non l’avessi fatto… lui sarebbe morto.

Nell’istante in cui lo pensai… tutta l’aria parve venire risucchiata via dai miei polmoni.

Non avrei permesso che accadesse una cosa del genere. Mai.

Slayers – Demon Slayers

 

___

 

Qualcuno bussò alla porta.

“Sono io.”

La voce di Milgazia.

“Uh?” Gourry tentò di sollevarsi, ma io lo spinsi nuovamente sul letto, con la mano.

“E' aperto.” replicai, senza voltarmi.

Era finita. Gourry, ancora ferito, ed io eravamo tornati al nostro mondo, riapparendo al centro della città di Sailarg.

... beh, forse "città" non è il termine migliore, dal momento che era ancora in fase di ricostruzione, e le sue dimensioni erano più o meno quelle di un villaggio.

Grazie al cielo, Gourry non era ferito gravemente come avevo pensato inizialmente, ma in ogni caso lo avevo portato a una locanda, e lo avevo curato. Per tutta la notte. Per precauzione, ero rimasta su una sedia accanto a lui, mentre dormiva.

In quel momento, avevo appena finito di raccontargli cosa era accaduto dopo che aveva perso i sensi.

La porta si aprì, e due figure fecero il loro ingresso. Sapevo che si trattava di Milgazia e di Mephi.

“Ehi, ma che fine avevate fatto? Siete spariti così... eh? E' ferito?”

“Sta bene. Le sue ferite sono completamente guarite. Sta solo riposando, per precauzione.” risposi a Mephi, continuando a volgerle la schiena.

“Cosa... è successo?” fu la domanda di Milgazia. Rimasi in silenzio per qualche istante, quindi, lentamente, aprii la bocca.

“Abbiamo... sconfitto Shabranigdu. E' tutto.”

“Sha...”

“E'... la verità?” insistette Milgazia.

“Che ragione avrei di mentire?” replicai, in tono stanco.

“Se è la verità...” disse Mephi, in tono di ammirazione. “E' davvero grandioso. Immagino che ora dovremo chiamarvi Demon Slayers, eh?”

“Non abbiamo bisogno di un soprannome simile.” Sputai, la voce bassa.

Calò il silenzio.

“... prenderemo una stanza in questa stessa locanda.” disse Milgazia, in tono imbarazzato. “Ci farai un racconto più dettagliato... quando ti sarai calmata. Andiamo, Mephi.”

“V... va bene.”

Con un basso tonfo, la porta si chiuse. Sentii che si stavano allontanando.

“Lina…” mormorò Gourry, fissando il suo sguardo sul mio.

Mi aspettavo di sentirmi dire “non mi piace questo atteggiamento”, ma…

“Stai piangendo?”

“Non lo vedi? No che non piango.”

“Sì, lo vedo… e stai piangendo.”

“Ecco… mi fanno male gli occhi… e…” Mi interruppi a mezza frase. “… d’accordo, non è la verità. Sto piangendo.”

“Le tue versioni della verità cambiano piuttosto facilmente.”

“… è che… me ne sono resa conto ora… noi… non conoscevamo nemmeno il nome completo di Luke e Millina e… mentre lo pensavo… così… all’improvviso…”

“Va bene così. Piangi.” Gourry mi accarezzò dolcemente la guancia con la mano. “Qualunque cosa desiderasse Luke… è vero che noi gli abbiamo dato una mano… però…

“Gli esseri umani sono costretti ad andare avanti, per quanto numerosi siano i pesi che portano sulle spalle. Anche Rubia si sta facendo forza, mentre Luke… non è riuscito a vincere. Ma tu, Lina… tu hai la forza per farcela. Perciò, per ora… va bene così. Piangi.”

“Idiota…”

Dannazione a Gourry… era un idiota ma… in un momento strano come quello, riusciva a essere forte…

Così, solo per un po’… io, proprio io, piansi.

 

 

“Beh... direi che si è fatta ora di andare, Mephi.”

“D'accordo, zio.”

Presero questa decisione all'improvviso, a mezzogiorno, qualche giorno dopo l'incidente.

Gourry era ormai completamente guarito. Avevamo appena finito di pranzare nella sala da pranzo della locanda, e aveva consumato la sua consueta quantità di cibo, lasciando da parte, come al solito, il pepe verde.

Ora ci trovavamo nella via principale di Sailarg. Dico "strada principale, ma... beh, si trattava sempre di una città in ricostruzione. Le strade erano larghe, ma gli edifici erano radi, e si vedevano poche persone in giro. Nonostante questo, forse proprio perché la ricostruzione era in atto, vibrava di vita. Gli esseri umani, quando perdono tutto, soffrono. Ma poi si rialzano e vanno avanti, per costruire un futuro migliore. Sono davvero creature ostinate.

"Dite di dover andare... così all'improvviso... ma dove?"

"In letargo, magari?" mormotò Gourry, che stava camminando al mio fianco.

"..."

"Aaaaaah, scusami, scusami, non lo dirò più!"

Un'occhiataccia silenziosa da parte di Milgazia era stata sufficiente a fargli ritirare tutto.

Lo hai detto apposta, eh, Gourry?

Milgazia volse lo sguardo da Gourry a me. "L'incidente in sé è risolto, ma sono nati molto demoni di basso rango, e non sono ancora scomparsi." disse, nel suo consueto tono monotono di voce.

Naturalmente, avevo raccontato anche a loro due come erano andate le cose, nei giorni precedenti.

"Penso viaggerò di regione in regione con Mephi per un po', per eliminarli."

"Ne abbiamo già abbastanza con i Mazoku più potenti che ci sono in giro... come quello Xellos, e quelle due Mazoku..." disse Mephi a Milgazia. "A proposito, chi erano quelle due? Sembravano piuttosto potenti..."

"Non lo hai capito, Mephi? Qual era l'identità di quelle due?"

"Le conosci, zio?"

"Certo che le conosco. Erano la Beastmaster, Zelas Metallium, e Deep Sea Dolphin."

"EH?" ci lasciammo sfuggire Mephi ed io in coro, di riflesso.

"Ze... Ze..."

"Do... Do..."

"Erano più potenti di Xellos. E rimangono solo due Mazoku più potenti di lui." disse Milgazia, come se si trattasse di una ovvietà.

"Se è così... devo dire che ci hanno accolto piuttosto bene..."

"G... già... non ce la siamo cavata male..."

"Beh... se avessimo agito imprudentemente, probabilmente non ci sarebbe andata così bene. E siamo stati fortunati che dopo siano scomparse senza fare nulla. Quando ci ripenso, mi vengono ancora i brividi." Era immobile, e privo di espressione, ma mi resi conto che era spaventato.

"Ad ogni modo... così stanno le cose. Arrivederci umani. Se si presenterà l'occasione, forse ci rivedremo."

"State bene."

Dissero Milgazia e Mephi, all'improvviso. Ci volsero le schiene, e presero ad allontanarsi.

"Se ne sono davvero andati, eh?" mormorai.

"Forse si sono sentiti sollevati." replicò Gourry, osservandoli mentre si allontanavano.

"Sollevati?"

"Sì." Gourry mi pose la mano sulla testa. "Perché ora stai bene. Perciò si sono sentiti sollevati, e sono andati a fare ciò che dovevano."

"Sollevati... ero davvero così depressa?"

"Beh... sì. Un po'." Gourry spostò lo sguardo su di me. Mephi e Milgazia erano scomparsi dalla strada. "Comunque… ora che facciamo, noi due?"

"Già… non abbiamo nessun obiettivo particolare, e… Ehi, Gourry! Non fare sempre decidere a me, pensaci un po’ anche tu! Non hai un’idea, un posto in cui vorresti andare?"

Gourry mi fissò dritto negli occhi. "Che ne dici di casa tua?"

"… Eh…?" Il mio cuore fece un balzo. In preda all’agitazione, distolsi lo sguardo.

"E… ehi, Gourry… tu… capisci cosa significa quello che hai detto?!"

"Sì. E ho intenzione di farlo."

La sua voce era… dolce.

"…Eh?..."

Per la seconda volta, il mio corpo tremò lievemente. Mi resi conto di essere arrossita.

Gourry riprese a parlarmi, in tono gentile. "Tempo fa mi dicesti che il tuo paese, Zephilia, era famoso per l’uva, giusto? E ora è proprio la stagione giusta."

"Stavi parlando di cibooooooooooooooooooooooooo!?"

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaargh!

Estrassi prontamente la pantofola dalla tasca e lo colpii in un lampo.

"Cosa? Non ti piace l’uva?"

"Non è questo! Aaaaaaaaaaaaaah! D’accordo, d’accordo, mi va bene qualsiasi cosa!"

"D’accordo, allora è deciso. Si va a Zephilia."

"Come sarebbe a dire “è deciso”?"

"Hai detto che ti va bene qualsiasi cosa, no?"

"E… ehi…"

"E poi senza dubbio è bello tornare a casa, una volta ogni tanto."

"…"

Beh… in effetti non E’ male, una volta ogni tanto…

Certo, Gourry in quella occasione sembrava stranamente insistente… però in realtà probabilmente lo stava facendo senza pensarci davvero… giusto?

"Beh… va bene, ho capito. Allora ci dirigiamo a casa mia – la capitale del regno di Zephilia, Zephil City. D’accordo?"

"D’accordo!"

E così, Gourry ed io ci incamminammo fianco a fianco.

Slayers – Demon Slayers

 

***

 

 

 

Fra i denti, maledissi Luke.

Lo vedevo nei suoi occhi. Così come avevo riconosciuto il suo modo di combattere, riconoscevo anche il suo sguardo. Non era solo la volontà di Shabranigdu. Era lui a desiderare quello scontro.

Cercai con gli occhi la mia compagna, ma il suo sguardo, vitreo ed esterrefatto, era fisso sul nostro vecchio amico. Lo stomaco mi si serrò in una morsa, per la rabbia e la frustrazione. Comprendevo la sofferenza di Luke, comprendevo cosa significasse, ma non riuscivo comunque a perdonarlo. Come poteva farci questo? Come poteva fare questo a Lina?

“Dev’esserci un altro modo.” Sibilò la maga. Io distolsi lo sguardo da lei, le labbra una linea sottile. Sapevo già che non sarebbe riuscita a convincerlo.

 

“E se… e se fosse toccato a uno di voi…? Se il vostro compagno fosse stato ammazzato da un idiota qualsiasi… e vi venisse detto di rinunciare al vostro odio, voi ce la fareste?”

 

Non credevo che sarei mai riuscito a trovare una risposta a quella domanda. Forse, non volevo nemmeno pensarci realmente. Mi sarebbe piaciuto convincermi del fatto che saremmo stati più forti, Lina ed io, che entrambi noi ce l’avremmo fatta ad andare avanti, senza abbandonarci ai nostri impulsi più oscuri, se qualcosa fosse accaduto all’altro. Mi sarebbe piaciuto convincermene, perché sapevo quanto sarebbe stato difficile, da quel momento in poi, evitare la morsa dell’angoscia, ogni volta che una delle nostre avventure ci avesse trascinato in una scommessa con la morte. Ma ormai l’immagine disperata di Luke si era impressa nella mia mente e sapevo che non mi avrebbe più abbandonato.

 

“Un tempo, ero un assassino.”

 

Ricordavo la notte in cui per la prima volta mi aveva fatto quella confessione. Eravamo in viaggio, Lina ed io, Luke e Millina e quel tizio chiamato Jade. Ci trovavamo in una locanda e io dividevo la stanza con gli altri uomini del gruppo, ma non riuscivo a prendere sonno. Forse, in un angolo della mia mente, mi ero reso conto che presto saremmo stati attaccati.

Mi ero accorto di un avanzare di passi in corridoio e lo avevo immediatamente associato a Lina. Conoscevo bene quel suo modo di camminare furtivo. I suoi modi da ladra mi avevano divertito, all’inizio, ma ormai vi ero più che abituato.

Ero stato sul punto di alzarmi per seguirla, quando Luke aveva parlato. Non pensavo nemmeno che fosse sveglio. Aveva bevuto, quella sera, e quando eravamo saliti in camera i suoi occhi erano apparsi lucidi e le sue guance arrossate. Ero convinto che fosse crollato da tempo, ma forse anche lui era stato vittima dello stesso presentimento che aveva tenuto sveglio me.

 

“Non mi piaceva,” proseguì, la voce impastata dalla stanchezza e dall’alcol. “ma nemmeno mi dispiaceva. Non me ne importava. Per lo più mi occupavo di regolamenti di conti fra avanzi di prigione, ma non mi informavo mai granché su chi dovevo uccidere. Era solo carne da macello, per me. Qualunque essere umano lo era.” Tacque, per un momento. “E’ stato allora che ho incontrato Millina. Fu il primo dei miei obiettivi a darmi davvero del filo da torcere.” Scosse la testa. “Feci l’errore di sottovalutarla e lei mi imbrogliò come l’ultimo degli allocchi e mi sconfisse, senza alcuna possibilità di appello.”

‘Conosco la sensazione.’ considerai fra me e me, fissando l’oscurità, un vago sorriso dipinto sulle labbra.

“Alla fine, arrivò a così tanto dal tagliarmi la gola. Ero lì, col suo pugnale al collo, ed ero pronto a morire. Non dirò che non fossi spaventato, perché l’adrenalina sale, in momenti del genere. Ma ero pronto. Quella è una fine che metti in conto, quando ti scegli una vita del genere.”

Il mio sorriso sparì quasi istantaneamente. Conoscevo anche quella sensazione. Non ero mai stato un assassino, ma ero stato un mercenario, e so come, quando sei in guerra, diventi normale rassegnarsi al pensiero che quello potrebbe essere il tuo ultimo giorno.

“Ma lei non mi uccise. ‘Sei in gamba’. mi disse. ‘Sarebbe un peccato sprecare questo talento. Dimmi chi ti manda e ti risparmierò la vita.’ Non so nemmeno perché mi fidai e le diedi quel nome. Era un piccolo nobile locale. Venne fuori che Millina era stata ingaggiata tempo prima come sua mercenaria e aveva scoperto che quell’uomo, in alleanza con la Gilda dei Maghi locale, stava compiendo degli esperimenti magici considerati illegali. Aveva intenzione di denunciarlo al re e per questo lui voleva metterla a tacere. Millina si aspettava che lui fosse il mio mandante, in effetti. Ma nonostante non le avessi detto molto di nuovo, mantenne la sua parola.” Emise un sospiro. “‘Dovresti sceglierti meglio i tuoi datori di lavoro’, mi disse, quando allontanò la lama dalla mia gola. Io mi sentii un verme. In più, ero in debito con lei. Insistetti per aiutarla a liberarsi di quell’uomo, anche se non posso dire che fosse entusiasta dell’idea.” Mi parve di vederlo sorridere, nell’oscurità. “Da allora, non ci siamo più separati.”

“Perché me lo stai raccontando?” domandai. Non ero nemmeno certo che stesse parlando con me, in realtà. Non ero certo che quello non fosse un semplice monologo generato dall’alcol.

“Perché da quando conosco Millina riesco a distinguere.” replicò, in tono piatto. “Ogni volta che penso di odiare gli esseri umani, mi ricordo che anche lei lo è.” Tacque, per qualche istante. “Mi piace, quella tua Lina Inverse, anche se sa essere una donna incredibilmente irritante. E pericolosa. Credo di non aver incontrato mai un’altra persona tanto pericolosa.”

Scrollai le spalle. “Non mi dici niente di nuovo.” replicai, con un mezzo sorriso.

“Voi due siete brave persone. Sono felice di avervi conosciuti.” Fece una pausa. “Non è male… pensare di avere degli amici.”

  

Fissai lo sguardo su Luke, sui suoi occhi rossi e ossessionati. Non c’era nulla dell’ironia, della testardaggine, del calore che vi avevo trovato un tempo. Sembrava qualcuno di completamente diverso. Io non avevo avuto un vero scopo, nella vita, prima di conoscere Lina. Se pensavo alle occasioni in cui avevo rischiato di perderla… era davvero così difficile vedermi simile a come era lui in quel momento?

Trassi un sospiro. Le parole che dovevano uscire dalle mie labbra erano forse le più difficili che avessi mai pronunciato.

“Ho capito.” la mia voce suonò roca. “Accetto.”

Immediatamente, gli occhi di Lina si volsero verso di me. “Gourry!” mi apostrofò, con voce incredula. “Aspetta un momento! Hai capito quali sono le condizioni?”

  “Lo ho capito.” replicai. Spostai gli occhi su di lei e avvertii il mio sguardo addolcirsi, di riflesso. Lina… avrei voluto che fosse possibile risparmiarglielo. La morte di Millina la aveva scossa più di quanto avesse mai ammesso, lo sapevo, e ora a tutto si sommava anche questo. Però, non c’era modo di evitarlo. L’unica cosa che potevo fare per lei era spronarla a lottare.

“Nemmeno io mi sento obbligato ad agire conformandomi al destino, o alla volontà del Maou.” dichiarai. “Però… questa non è forse una cosa che ha deciso Luke? Qualunque cosa noi gli diciamo, non credo cambierà mai idea. Solo lui conosce i propri sentimenti, e, in ultimo, solo lui può scegliere di mutarli. Perciò, a noi rimangono solo due possibili scelte. Accettare o non accettare. Solo queste. E se Luke ha intenzione di essere egoista… non trovi che anche per noi sia giusto accettare?”

Non c’era modo di addolcire quella verità. Luke aveva perso la propria battaglia con se stesso e aveva fatto una scelta. Lo avrei accolto a braccia aperte nel momento esatto in cui ci avesse ripensato, ma questo non sarebbe accaduto per le parole mie e di Lina. Era una decisione che solo lui poteva prendere e, nel mio intimo, sapevo già che non lo avrebbe mai fatto.

Ricordavo… molto tempo prima, non molto dopo che Lina ed io ci eravamo conosciuti, avevo incontrato un mio vecchio compagno d’armi, Grais. Era emerso che si era unito a una specie di setta che, se fosse riuscita nei propri obiettivi, avrebbe dato vita a una sanguinosa guerra fra regni. Grais viveva per la guerra. Era diventata il suo unico scopo di vita. Non erano valse a nulla le mie parole per fermarlo. Alla fine, per evitare che colpisse a morte Lina mentre tentava di fermare quei pazzi, avevo dovuto ucciderlo con le mie stesse mani.

La situazione non era così diversa. Solo, conoscevo e capivo Luke molto più di quanto non avrei mai conosciuto e capito Grais. Potevo davvero farcela, anche quella volta?

Fissai bene lo sguardo su Lina. Cercai di trovare in lei la forza di rimanere fedele alle mie intenzioni.  

“Ovviamente anche io non vorrei dover sacrificare Luke per salvarmi la vita,” proseguii “però… se non accettiamo, se lo lasciamo fare… non vorrebbe dire anche questo affidarsi al destino, o alla volontà di qualcun’altro?”

Lina parve incerta. “Però…”

“E poi, anche se per il momento noi tornassimo al nostro mondo… quanto ci metterebbero i Mazoku ad attaccare? Dovremmo preoccuparcene fino alla morte. In più…” Presi un respiro. “Io sono la tua guardia del corpo. Non potrei mai lasciare il tuo futuro nelle mani del destino. Perciò… tutto ciò che è in mio potere fare, lo farò. Se per te è doloroso, Lina, non intervenire. Ma anche se sarò da solo… io lo farò.” 

Quell’affermazione era un colpo basso. E Lina, com’era degno di lei, lo comprese immediatamente.

“Sei furbo, Gourry…” mormorò, dopo un breve sospiro. “‘Anche se è una battaglia persa datti da fare. Io me ne tiro fuori. Ci vediamo dopo.’ Lo sai che non potrei mai dire una cosa del genere, dopo che tu mi hai parlato a quel modo.”

Dovetti reprimere un sorriso. Non c’era modo che la avessi vinta, con lei.

Non avevo mentito. Chiunque avesse voluto ucciderla, sarebbe dovuto passare sul mio cadavere. Ma sapevo bene che lei non avrebbe mai e poi mai permesso che io mettessi in gioco la mia vita per salvarla, senza entrare in campo e combattere per se stessa.

I nostri sguardi rimasero fissi l’uno nell’altro per qualche istante, quindi entrambi si diressero verso Luke. Avremmo avuto l’intera vita per le parole, i rimorsi, le lacrime, dopo aver vinto la battaglia.

Ora, il tempo dei discorsi era finito.  

 

***

 

Uno spiraglio di luce fece capolino fra le mie palpebre chiuse, ferendomi la vista.

Mi sforzai di aprire gli occhi. Lentamente, la coscienza dell’ambiente che mi circondava si fece strada nella mia mente.

Ero sdraiato supino, in quello che, a giudicare dalla morbidezza, doveva essere un letto. Davanti ai miei occhi c’era un soffitto bianco, costellato di macchie di umidità. Non vedevo molto della stanza, dalla mia posizione, ma a giudicare dalle tende consunte alla finestra, e dalle pareti che avevano urgente bisogno di una mano di pittura, non doveva decisamente trattarsi della sala di un qualche palazzo reale. Molto probabilmente, era una comune stanza di locanda.

Mi resi conto solo a posteriori che qualcuno era seduto al mio fianco. Volsi lo sguardo, lentamente, e mi trovai a fronteggiare Lina.

Non si era accorta che mi ero svegliato. Stava fissando con fare assente il panorama fuori dalla finestra, inondata della luce biancastra dell’alba. Studiai il suo profilo pallido e non potei fare a meno di notare i cerchi neri sotto ai suoi occhi. Aveva addosso un pigiama, con una coperta avvolta a coprirle le spalle, ma mi chiesi se quella notte avesse dormito. Sulla sua guancia destra spiccava un taglio non del tutto rimarginato. Del sangue di ferite non fresche, o forse di ferite che non le appartenevano, le incrostava i capelli e il collo.

Quella visione bastò perché riaffiorassero i ricordi. Per un istante, fui semplicemente grato del fatto che fossimo ancora vivi. Bastò poco, però, perché nel fondo della mia mente si facesse strada la coscienza di ciò che questo significava. La consapevolezza mi stordì, soffocando la gioia, e facendomi improvvisamente sentire svuotato.

Mi mossi lievemente, per cercare di risvegliare le mie membra intorpidite, e una fitta mi attraversò come una scarica il busto. Non era il dolore intenso di un colpo ricevuto di fresco, ma non era comunque piacevole. Mi chiesi se non mi fossi rotto qualche costola.

Al mio sussultare, avvertii la pressione delle dita di Lina sulla mia mano sinistra. Fino a quel momento, non mi ero nemmeno reso conto che la stesse stringendo fra le proprie.

“Gourry.”

I nostri sguardi si incontrarono. Lessi sollievo, nel suo, diluito in un fondo di angoscia.

“Stai bene?” le domandai, automaticamente. La mia voce, mi resi conto, suonava quasi ridicolmente ansiosa.

Produsse un debole sorriso. “Mi stai chiedendo se sto bene?” domandò a sua volta, in tono fievole. “Chi è quello che se ne sta a letto con la schiena spezzata?”

Emisi un sospiro. La mia mano, di cui ora il mio corpo pareva in qualche modo consapevole, strinse con più forza la sua.

“Cosa… è successo?” domandai, in un debole sussurro. Non ero felice di farle quella domanda. Dubitavo che il suo stato d’animo le rendesse semplice rispondermi e dubitavo anche che la risposta mi sarebbe piaciuta. D’altra parte, il bisogno di sapere era troppo forte.

“Lu… Shabranigdu ti ha colpito e hai perso i sensi.” replicò lei.

Io annuii. I miei ricordi più nitidi, paradossalmente, riguardavano proprio gli ultimi istanti prima che perdessi conoscenza. Ricordavo chiaramente la finta di Luke, come mi aveva fatto credere di voler colpire Lina per prima, facendomi perdere la concentrazione e riuscendo ad abbattermi. Ricordavo il terrore degli ultimi istanti, al pensiero che avrei lasciato Lina da sola ad affrontare tutta quella situazione. Ricordavo la sua voce che chiamava il mio nome, più e più volte, e il mio tentativo disperato di rialzarmi.

Questo, prima del buio.

Ero stato uno stupido. Luke conosceva bene il modo in cui Lina ed io combattevamo: era ovvio che giungesse alla conclusione che la nostra cooperazione era la cosa più pericolosa, per lui. Lasciandoci separare, avevamo fatto il suo gioco.

“Ci conosceva.” replicò Lina, leggendo forse nel mio sguardo il muto rimprovero che mi stavo rivolgendo. “Non è stato così difficile, per lui, sfruttare i nostri punti deboli.”

“Lo hai… ucciso.”

Mi osservò, lo sguardo stanco. “Non mi ha lasciato scelta. Non ti aveva ucciso, ma se non ti avessi portato immediatamente a Sailarg per curarti, non ce la avresti fatta. Non mi ha lasciato scelta.” La sua mano prese quasi a stritolare la mia.

Il suo tono di voce mi spaventò. Normalmente, mi veniva naturale rassicurarla, ma in quel momento persino provarci mi sembrava al di là della mia portata. Tutto mi pareva ovattato. Irreale.

“Lo ha… fatto apposta.” sussurrai. “Sapeva che così avresti combattuto al tuo massimo. In realtà, desiderava essere distrutto.”

“Lo so.” replicò lei. Le sue labbra si trasformarono in una linea sottile. “Ho distrutto i miei Demon Blood, per sconfiggerlo, evocando il potere dei Signori dei Demoni dei quattro mondi. Anche quello di Shabranigdu ha funzionato contro di lui.”

“Vuoi dire che…”

Annuì. “Ha permesso che lo usassi.” Fece una pausa. “Ha… lasciato che evocassi il suo stesso potere per distruggerlo.” Abbassò gli occhi. La vidi letteralmente ripiegarsi su se stessa. Un panico sordo mi catturò le viscere.

Prima che potessi dire qualunque cosa, però, qualcuno bussò alla porta.

“Sono io.” risuonò la voce di Milgazia.

“Uh?” Mi colse totalmente alla sprovvista. Mi ero onestamente scordato di lui e Mephi. Tentai di mettermi a sedere sul letto, ma la mano di Lina mi spinse nuovamente giù. Non avrei fatto molta strada, in ogni caso. Mi sentivo troppo debole.

“E' aperto.” dichiarò Lina, senza voltare le spalle.

La porta si aprì. Mephi fece il suo ingresso, a passo sicuro, seguita a ruota dallo zio.

“Ehi, che fine avevate fatto?” squittì l’elfa. “Siete spariti così... eh? E' ferito?” Il suo sguardo cadde su di me e i suoi occhi si spalancarono istantaneamente. Mi resi conto che non dovevo avere un bell’aspetto.

“Sta bene.” replicò Lina in tono piatto, senza voltarsi verso di lei. “Le sue ferite sono completamente guarite. Sta solo riposando, per precauzione.”

“Cosa... è successo?” chiese Milgazia. Il suo sguardo si spostò dalla schiena di Lina a me. Pareva preoccupato dal tono della maga e io non potevo biasimarlo.  

La mia compagna esitò per qualche istante, prima di replicare. Io non mi intromisi. Sapevo che stava cercando di elaborare una versione della verità che le fosse possibile sopportare di discutere in quel momento.  

“Abbiamo... sconfitto Shabranigdu. E' tutto.”

“Sha...”

“E'... la verità?” domandò Milgazia, con fare incredulo.

“Che ragione avrei di mentire?” Lina mi parve stanca. Stanca come raramente la avevo vista.

“Se è la verità,” commentò Mephi, con ammirazione. “è davvero grandioso. Immagino che ora dovremo chiamarvi Demon Slayers, eh?”

“Non abbiamo bisogno di un soprannome del genere.” La voce di Lina suonò bassa e gelida.

Un silenzio imbarazzato calò sulla stanza.

Milgazia mi lanciò un’altra breve, silenziosa occhiata. “Prenderemo una stanza in questa stessa locanda.” dichiarò, con esitazione. “Ci farai un racconto più dettagliato... quando ti sarai calmata.” Si volse verso la nipote. “Andiamo, Mephi.”

“V... va bene.” replicò l’elfa. Anche lei mi stava osservando, ma le fui grato, perché si astenne dal fare domande.

Con un basso tonfo, la porta si chiuse. I loro passi risuonarono nel corridoio, facendosi sempre più lontani.

Mi volsi verso Lina. Continuava a fissare dritto di fronte a sé. I suoi occhi, ora, erano arrossati e gonfi. Una lacrima era loro sfuggita e le stava scivolando lentamente lungo la guancia destra.

“Lina.” mormorai. “Stai piangendo?”

“Non lo vedi?” replicò lei, la voce tremolante. “No che non piango.”

“Sì, lo vedo.” le risposi, pacatamente. “E stai piangendo.”

“Ecco… mi fanno male gli occhi… e…” farfugliò, quindi si interruppe. “… d’accordo, non è la verità. Sto piangendo.”

“Le tue versioni della realtà cambiano piuttosto facilmente.” commentai, gentilmente.

Mi fissò di rimando, con uno sguardo vacuo che parve torcermi le viscere. “… è che…” proseguì. “Me ne sono resa conto ora… noi… non conoscevamo nemmeno il nome completo di Luke e Millina e… mentre lo pensavo… così… all’improvviso…”

Capivo perfettamente come si sentiva. Capivo come, in quella situazione, un semplice pensiero potesse portare ad esplodere. E per lei doveva essere anche peggio che per me, considerando che aveva assistito agli ultimi istanti di Luke, che, rimasta sola, lo aveva ucciso con le proprie mani. Non sarebbe bastata qualche parola a cancellare quei sentimenti. Sarebbe migliorato, certo, magari anche fino a non restare altro che un fondo di tristezza nella nostra mente. Ma la verità era che avremmo per sempre convissuto con il ricordo e con il senso di colpa.

Quelle lacrime, però, mi confortavano. Se poteva sfogarsi con me, allora forse la ferita poteva iniziare a guarire. Forse, potevo aiutarla in qualche modo.

“Va bene così. Piangi.” Allungai una mano, e presi ad accarezzarle la guancia. “Qualunque cosa desiderasse Luke… è vero che noi gli abbiamo dato una mano… però…” sospirai. “Gli esseri umani sono costretti ad andare avanti, per quanto numerosi siano i pesi che portano sulle spalle. Anche Rubia si sta facendo forza, mentre Luke… non è riuscito a vincere. Ma tu, Lina… tu hai la forza per farcela. Perciò, per ora… va bene così. Piangi.”

Mi fissò, gli occhi due pozze vitree.

“Idiota…” mormorò.

Si piegò in avanti, contro la mia mano, e si abbandonò ai singhiozzi. Lentamente, la trassi a me, facendola levare dalla sedia e lasciandole spazio sul letto. Ignorando il dolore sordo al torso, mi volsi sul fianco e la presi fra le braccia.

Continuò a lungo. I suoi singhiozzi, prima convulsi, si spensero lentamente contro il mio collo. Dopo che si fu sfogata, restammo per un po’ in silenzio, il suo viso nascosto contro la mia spalla, le mie labbra che le sfioravano la tempia e la mia mano che le accarezzava ritmicamente la schiena.

Dopo quella che poteva essere una mezz’ora, la sentii trarre un sospiro.

“Prima di morire… me lo ha rivelato.” mormorò, la voce resa roca dalle lacrime.

“Rivelato?” replicai, in un sussurro.

“Le ultime parole di Millina… ciò che gli ha detto, dopo che ci ha allontanati dalla stanza.” Sollevò la testa dalla mia spalla e mi fissò, con occhi gonfi e arrossati. “Puoi crederci? Gli ha detto ‘non odiare gli esseri umani.’ Si è preoccupata per lui fino alla fine. E quell’idiota… quell’idiota…”

Sorrisi, debolmente. Mi chinai su di lei e le baciai la fronte. “Sono certo” sussurrai, al suo orecchio. “che ovunque siano, ora, Millina gliele stia cantando di santa ragione.”

Lina produsse una strana via di mezzo fra un singhiozzo e una risata. “Me lo auguro proprio.” ribatté. La sua voce si abbassò ed ebbi l’impressione che fosse nuovamente sull’orlo delle lacrime. “Vorrei rivederlo.” mormorò. “Vorrei rivederlo, solo una volta. Dirgli che è un perfetto idiota e prenderlo a calci là dove non batte il sole.”

Chiusi gli occhi. “Un giorno, forse.” Mi trovai a stringerla, quasi con violenza. “Un giorno, forse, li rivedremo entrambi. E allora faremo ammenda, e chiederemo e daremo perdono.”

“Gourry?” aprii gli occhi, e mi trovai a fronteggiare uno sguardo preoccupato. “Ti senti bene?” mi domandò, esitante.

Le sorrisi e diminuii la mia stretta su di lei. “Sto bene. Scusami, sto iniziando ad accusare un po’ il colpo. Forse dovrei dormire un altro po’. E forse dovresti dormire anche tu. Hai vegliato su di me per tutta la notte, non è così?”

Non rispose alla mia domanda. “Non devi scusarti.” replicò invece, fermamente. “Non ti è vietato crollare. Non sei obbligato a essere forte anche per me.”

“Non ne avresti bisogno.” replicai. “E non credo di essere forte quanto tu pensi che io sia. Se riesco a tenermi insieme, ora, credo sia solo perché ti ho al mio fianco.”

Mi fissò in silenzio, per qualche istante. “Grazie, Gourry.” mormorò.

Mi chinai su di lei, a baciarle nuovamente la fronte. “Grazie a te.” replicai.

Chiuse gli occhi e tacque nuovamente, per qualche istante. “Credo… che dovrei andare a scusarmi con Milgazia e Mephi.” mormorò alla fine. “Per come li ho trattati poco fa.”

“Sono certo che hanno capito la situazione. Pensa a riposarti, ora. Avrai un’intera vita per dare spiegazioni.”

“Ma che bella prospettiva.” Mi rivolse un debole sorriso. “Sono grata che tu stia bene, Gourry. Sono grata di averti al mio fianco.”

“Anche io lo sono.” replicai. “Mi auguro che non cambi molto presto.”

“Non finché avrò voce in capitolo.” Mi sorrise nuovamente, debolmente. Chiuse gli occhi e poggiò la guancia alla mia spalla.

“Per… il resto della vita, magari.” sussurrai, dopo qualche istante.

Non mi rispose. Probabilmente, nel dormiveglia, non mi aveva nemmeno sentito.

Ma andava bene così. Avremmo avuto tempo, in momenti molto più allegri, per discorsi di quel genere. In quel momento, volevo solo godere del fatto che fossimo entrambi ancora vivi.

Chiusi gli occhi e la strinsi a me.

In pochi minuti, scivolai a mia volta in un sonno senza sogni.

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: SonLinaChan