L'idea per questa raccolta è nata dal fatto che, leggendo e adorando i romanzi di Slayers, mi è venuto spesso da chiedermi cosa pensasse Gourry in determinate scene. ^^ Ogni drabble sarà preceduta da una breve traduzione della scena a cui fa riferimento (per i riassunti dei romanzi, rimando invece al sito di QP Diana... purtroppo, solo per metà sono tradotti in inglese e ancora non esiste una traduzione italiana. ) Il titolo della raccolta si richiama invece allo spin off scritto da Kanzaka su Gourry.
Come sempre, commenti e critiche sono graditi! ^^
Da
Kanzeil giunse una strana risatina raschiante. I suoi occhi
giganteschi si rilassarono e sembrò quasi sorridere, se
è possibile sorridere
senza una bocca. Levò l’indice e lo
puntò dritto verso di me.
Il raggio magico partì nuovamente, trafiggendomi il fianco.
La voce mi si
bloccò in gola, mentre crollavo al suolo, piegandomi su me
stessa per il
dolore.
“Smettila!” Gridò Gourry, correndo
furiosamente verso
Kanzel, la Spada di Luce fiammeggiante.
Kanzel stava mantenendo la sua promessa: mancando tutti i miei organi
vitali,
mi stava torturando a morte.
Il dolore al fianco confondeva i miei sensi e mi annebbiava la vista.
Kanzel
arrestò il suo attacco per un momento, solo il tempo
necessario perché
riguadagnassi coscienza e, presumibilmente, potessi avvertire il dolore.
Lanciò un altro raggio, questa volta nell’altro
fianco. Sussultai, e arcuai la
schiena, mentre un grido silenzioso mi esplodeva nella mente.
Gourry gridò qualcosa e tirò un eccellente colpo
di spada. Ma
un istante prima che colpisse il suo bersaglio, un muro di
oscurità avvolse
Kanzel, riparandolo e respingendo l’attacco.
“Smettila, smettila, SMETTILA!” Gridò
Gourry.
Kanzel rise allegramente, mentre Gourry tirava fendenti con
la spada.
“Sì…” Esclamò
Kanzel. “Sì! Posso avvertire la tua rabbia, la
tua disperazione! Come sei delizioso!”
Dovevo aver perso i sensi per un momento, perché, quando
riguadagnai conoscenza, mi trovai rannicchiata fra le braccia di Gourry.
Non so come avesse fatto. Non solo Gourry era riuscito a
ripararmi da ulteriori attacchi, ma mi aveva spostato fuori dalla
portata di
Kanzel.
“Lina!” Implorò Gourry.
“Resisti! Lina!”
“G- Gourry…” Presi un respiro, lottando
per capire
nuovamente dove mi trovavo. Riuscivo a malapena a muovermi, e la mia
vista era
annebbiata dalle lacrime, ma ero consapevole di una cosa: non stavo per
morire.
Gourry premette le labbra contro il mio orecchio.
“Ascoltami.” Sussurrò, con voce
roca. “Lina, devi USARLO.”
“Usarlo?” Mormorai, vagamente.
“Usa QUELL’incantesimo.” Insistette
Gourry. “Il più forte
che hai! Mi hai sentito? Usalo!”
QUELL’incantesimo? La mia mente tornò
improvvisamente all’attenzione. Il Giga
Slave era l’incantesimo più forte che conoscevo,
ed ero probabilmente l’unica
persona in grado di usarlo. Traeva il suo potere da un Mazoku ancora
più forte
di Occhi di Rubino: Lord of Nightmares. Infatti, avevo usato il Giga
Slave per
sconfiggere Shabranigdu.
Era un incantesimo molto più forte del Dragon Slave, e
persino Kanzel, quel
presuntuoso bastardo, probabilmente non vi sarebbe sopravvissuto.
C’era una
controindicazione, però. Una grossa controindicazione.
Io.
“Non posso.”Sussurrai a Gourry.
“Perché no?”
“Non posso controllare l’incantesimo
così ferita. E se non
posso controllarlo, è un rischio troppo grande. Potrei
uccidere TUTTI.”
E quando dicevo che avrei potuto uccidere tutti, intendevo
TUTTI. Non solo me, Gourry, Kanzel, e gli abitanti di Sailune.
Intendevo TUTTI
QUELLI CHE C’ERANO SULLA TERRA.
E dal momento che il Giga Slave assorbe una grande quantità
di energia vitale da chi lo lancia, sapevo che avrei potuto rimanere
uccisa
solo tentando di lanciare quel dannato coso. Riflettei per un momento.
“Hai qualche altra opzione?!” Chiese Gourry,
febbrilmente.
“Sì…” Farfugliai.
“… ma…”
“Niente ma!” Esclamò. “Fallo e
basta!”
Bene, era stato Gourry a chiederlo, ed ora non c’era modo di
tornare indietro.
Slayers
– La battaglia di Sailune
Ad
ogni colpo che la raggiungeva, una scossa di dolore
fisico attraversava anche il mio corpo. Mi sentivo soffocare. Non
potevo fare
nulla, e lui la stava uccidendo. La stava uccidendo.
Mi
stava uccidendo.
“Smettila!”
Mi
lanciai in avanti, agitando la
spada verso di lui.
Rimbalzò
contro il suo scudo di
tenebra e il contraccolpo mi respinse lontano. Dovetti lottare per non
finire a
terra. Piantai i piedi al suolo per mantenere l’equilibrio e
barcollai per
diversi istanti, prima di poter partire nuovamente
all’attacco. Nel frattempo,
l’attenzione del mio avversario tornò a
concentrarsi su Lina.
“No!”
La paura e il senso di impotenza mi privarono del fiato.
Non
mi vedeva. Evitava i miei colpi
e mi scacciava, pigramente, come un insetto fastidioso, ma non
considerava
quasi la mia presenza. Se solo fossi stato anche io un suo obiettivo,
se solo
avesse avuto l’ordine di uccidermi, avrei potuto attirare la
sua attenzione, farmi
colpire, permettere a Lina di guarirsi o di scappare… ma
così non ero in grado
di fare nulla per lei. Nulla.
Scattai
in avanti, per tentare un
nuovo attacco. Al mio movimento, il demone volse nuovamente i suoi
occhi enormi
verso di me e io ebbi un guizzo di speranza, credendo che avesse
finalmente
deciso di combattermi seriamente.
Poi,
lo vidi sorridere, del suo strano
sorriso senza espressione, e capii cosa intendeva fare. E il sangue mi
si gelò
nelle vene.
Levò
la mano verso Lina e un altro
raggio di luce partì dalle sue dita. Per qualche terribile
istante, pensai che
la avrebbe colpita a un organo vitale e che sarebbe stata la fine.
Quando il
colpo la raggiunse al fianco, per un secondo provai quasi sollievo.
Poi, però,
scorsi il dolore lancinante dipinto sul suo viso pallido, e i miei
pensieri
persero ogni coerenza.
“Prendi
me!” mi trovai a gridare, follemente,
mentre mi scagliavo verso di lui. “Prendi me, uccidi
me!”
La
mia spada lo raggiunse e pensai
quasi che sarei riuscito a colpirlo. Ma all’ultimo, proprio
all’ultimo, lo
scudo di oscurità dietro cui continuava a cercare riparo lo
schermò nuovamente
e mi trovai a fendere il vuoto. Aveva atteso apposta che mi
avvicinassi, per
godere della mia disillusione, o lo avevo davvero mancato di poco? Non
potevo
saperlo.
“Smettila,
smettila, SMETTILA!”
gridai, la voce roca di disperazione, mentre continuavo inutilmente a
colpire
l’aria.
Kanzeil
scoppiò a ridere. Una
risata allegra, che mi ferì più di un pugnale.
“Sì!
Sì!
Posso avvertire la tua rabbia, la tua disperazione! Come sei
delizioso!”
Mi
feci
avanti nuovamente e ancora una volta lo mancai di un soffio.
Approfittai dei
pochi istanti che impiegò per mettersi a distanza di
sicurezza da me per
arretrare e lanciare uno sguardo a Lina, sopra la mia spalla. Non si
muoveva
più. Volevo correre da lei per accertarmi delle sue
condizioni, ma non potevo
abbandonare la mia posizione. Ero il suo unico schermo agli attacchi
del
demone.
“Pare
che il nostro oggetto di contesa ci abbia abbandonato.” rise
nuovamente il
demone, seguendo il mio sguardo. “Ora dovrò
aspettare che si riprenda, perché
sia di nuovo sensibile ai miei attacchi. Ma non mi lamento. Credevo che
mi
sarei dovuto accontentare di cavare fuori da quella ragazza qualche
stilla di
dolore fisico con le mie torture, e invece tu, con la tua scelta di
restare a
combattere, mi stai offrendo un vero banchetto. Anche se non avessi
avuto
l’ordine di non uccidere altri umani, credo che ti avrei
comunque risparmiato,
uomo.” Sorrise, nuovamente. “Sei innamorato di lei,
non è vero? E’ così chiaro.
Non vedo l’ora di sentire cosa proverai, quando la osserverai
morire.”
Le
mie
viscere mi si torsero.
Pensai
a
tutti i compagni d’arme che erano caduti di fronte ai miei
occhi, negli anni in
cui mi ero trovato in guerra. Amici, con cui solo poche ore prima avevo
riso,
parlato, giocato a carte, e che avevo visto precipitare al suolo sotto
la
pioggia delle frecce o trafitti da un colpo di spada, gli occhi
spalancati nel
gelo della morte. Ma nulla, nulla di quello che avevo provato allora
era
paragonabile al dolore e al terrore che mi affliggevano in quel
momento. Era
come se a ogni attacco di Kanzeil contro Lina parte della mia vita mi
venisse
risucchiata via.
“Non
ti
permetterò di farlo!” ringhiai, disperatamente.
Agitai
la Spada di Luce, senza
muovermi. Stavolta, invece di seguire il movimento dell’elsa,
la lama si
staccò, fiammeggiando verso Kanzeil.
Il
demone evidentemente non si
aspettava quel trucco. Riuscì a evitare di essere colpito in
pieno, ma un
istante prima che sparisse lo sentii soffocare un gemito. Dovevo essere
riuscito a ferirlo.
Chiusi
gli occhi, prendendo un
profondo respiro. Avevo una sola possibilità e dovevo
affidarmi all’istinto per
non sprecarla. Spesso, senza rendersene conto, i miei avversari
ripetevano gli
stessi pattern di attacco e di difesa, mentre ci scontravamo. Questo,
alla
lunga, rendeva i loro movimenti parzialmente prevedibili ai miei occhi.
Mi
augurai che il demone non facesse differenza.
Un
istante prima che si materializzasse,
mi scagliai verso il punto in cui immaginavo avrebbe ripreso forma.
Ebbi
fortuna, forse, ma lo indovinai in pieno. Il suo grido
perforò l’aria, quando
la mia lama di luce gli trapassò un braccio. Scomparve e
riapparve a diversi
metri di distanza, piegato su se stesso.
Sapevo
che quella ferita non lo
avrebbe bloccato per molto. Non persi tempo e inciampando, arrancando,
mi
affrettai verso Lina. Prendendola fra le braccia, avvertii il calore
del suo
corpo contro il mio, e mi parve la sensazione più
rassicurante che avessi mai
provato.
Avrei
voluto stringerla a me e
scappare, ma combattei quell’impulso e mi imposi di restare
fermo. Kanzeil si
sarebbe rirpreso in fretta e non ero così sciocco da pensare
che avremmo potuto
cavarcela, se lei non avesse contribuito alla propria salvezza. Eravamo
abili
combattenti, da soli, ma se c’era una cosa che avevo imparato
nei nostri mesi
di convivenza era che eravamo molto più forti insieme. Avevo
bisogno delle sue
idee e della sua magia. Avevo bisogno di lei.
“Lina!”
Aprì
gli occhi e mi fissò, con sguardo
annebbiato dal dolore. Dovetti sopprimere il panico, prima di poter
parlare
nuovamente. “Lina! Resisti! Lina!”
“G…
Gourry.” Lacrime istintive, di
dolore, salirono ai suoi occhi. A quella vista, la gola mi si strinse.
E se
fosse stata più grave di quello che avevo pensato? E se ci
fosse rimasto un
solo tentativo di attacco, a disposizione?
Mi
abbassai e premetti le labbra
contro il suo orecchio. Fu la mia voce a parlare per me, prima che
potessi frenarla.
“Ascoltami.” sussurrai, con voce roca.
“Lina, devi USARLO.”
Mi
fissò, evidentemente senza
capire. “Usarlo?”
“Usa
QUELL’incantesimo.”
Insistei. “Il più forte che hai! Mi hai sentito?
Usalo!”
Nel
momento in cui pronunciai quelle parole, mi resi conto
dell’enormità del loro
significato.
Ricordavo
perfettamente Sylphiel, mentre con voce grave annunciava quali
avrebbero potuto
essere le conseguenze di quella magia. Ero perfettamente cosciente dei
rischi
che comportava, così come ero perfettamente cosciente del
fatto che in quella
situazione era solo la vita di Lina a essere a rischio, e nessuna
minaccia al
nostro mondo giustificava l’utilizzo di un mezzo tanto
pericoloso. Eppure, non
me ne importava.
Nella
scelta fra Lina e il mondo, era Lina a vincere.
“Non
posso.” sussurrò lei. Dallo spalancarsi dei
suoi occhi, seppi che aveva
compreso perfettamente cosa le stavo proponendo.
“Perché
no?”
“Non
posso controllare l’incantesimo così ferita. E se
non posso controllarlo, è un
rischio troppo grande. Potrei uccidere TUTTI.”
Mi
morsi il labbro, in preda al
panico. Non avevo pensato alla possibilità che il dolore per
lei fosse troppo anche
solo per tentare.
“Hai
qualche altra opzione?”
chiesi, in tono febbrile.
“Sì,
ma…”
“Niente
ma! Fallo e basta!”
Sapevo
quanto pericolose fossero
spesso le “opzioni” di Lina, ma nemmeno di quello
mi importava. Ero a una
svolta. Forse non ne comprendevo ancora pienamente la portata, ma lo
ero. Una
svolta per la vita.
E
non c’era più modo di tornare
indietro.