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Autore: SonLinaChan    19/01/2010    4 recensioni
Raccolta di one-shot, ispirate dai romanzi di Slayers. Le one shot traggono spunto da alcune scene dei romanzi, ripercorrendole o ampliandole, dal punto di vista di Gourry.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L'ultima battaglia

L'idea per questa raccolta è nata dal fatto che, leggendo e adorando i romanzi di Slayers, mi è venuto spesso da chiedermi cosa pensasse Gourry in determinate scene. ^^ Ogni drabble sarà preceduta da una breve traduzione della scena a cui fa riferimento (per i riassunti dei romanzi, rimando invece al sito di QP Diana... purtroppo, solo per metà sono tradotti in inglese e ancora non esiste una traduzione italiana. ) Il titolo della raccolta si richiama invece allo spin off scritto da Kanzaka su Gourry. 

Come sempre, commenti e critiche sono graditi! ^^

Da Kanzeil giunse una strana risatina raschiante. I suoi occhi giganteschi si rilassarono e sembrò quasi sorridere, se è possibile sorridere senza una bocca. Levò l’indice e lo puntò dritto verso di me.
Il raggio magico partì nuovamente, trafiggendomi il fianco. La voce mi si bloccò in gola, mentre crollavo al suolo, piegandomi su me stessa per il dolore.
“Smettila!” Gridò Gourry, correndo furiosamente verso Kanzel, la Spada di Luce fiammeggiante.
Kanzel stava mantenendo la sua promessa: mancando tutti i miei organi vitali, mi stava torturando a morte.
Il dolore al fianco confondeva i miei sensi e mi annebbiava la vista. Kanzel arrestò il suo attacco per un momento, solo il tempo necessario perché riguadagnassi coscienza e, presumibilmente, potessi avvertire il dolore.
Lanciò un altro raggio, questa volta nell’altro fianco. Sussultai, e arcuai la schiena, mentre un grido silenzioso mi esplodeva nella mente.
Gourry gridò qualcosa e tirò un eccellente colpo di spada. Ma un istante prima che colpisse il suo bersaglio, un muro di oscurità avvolse Kanzel, riparandolo e respingendo l’attacco.
“Smettila, smettila, SMETTILA!” Gridò Gourry.
Kanzel rise allegramente, mentre Gourry tirava fendenti con la spada.
“Sì…” Esclamò Kanzel. “Sì! Posso avvertire la tua rabbia, la tua disperazione! Come sei delizioso!”
Dovevo aver perso i sensi per un momento, perché, quando riguadagnai conoscenza, mi trovai rannicchiata fra le braccia di Gourry.
Non so come avesse fatto. Non solo Gourry era riuscito a ripararmi da ulteriori attacchi, ma mi aveva spostato fuori dalla portata di Kanzel.
“Lina!” Implorò Gourry. “Resisti! Lina!”
“G- Gourry…” Presi un respiro, lottando per capire nuovamente dove mi trovavo. Riuscivo a malapena a muovermi, e la mia vista era annebbiata dalle lacrime, ma ero consapevole di una cosa: non stavo per morire.
Gourry premette le labbra contro il mio orecchio. “Ascoltami.” Sussurrò, con voce roca. “Lina, devi USARLO.”
“Usarlo?” Mormorai, vagamente.
“Usa QUELL’incantesimo.” Insistette Gourry. “Il più forte che hai! Mi hai sentito? Usalo!”
QUELL’incantesimo? La mia mente tornò improvvisamente all’attenzione. Il Giga Slave era l’incantesimo più forte che conoscevo, ed ero probabilmente l’unica persona in grado di usarlo. Traeva il suo potere da un Mazoku ancora più forte di Occhi di Rubino: Lord of Nightmares. Infatti, avevo usato il Giga Slave per sconfiggere Shabranigdu.
Era un incantesimo molto più forte del Dragon Slave, e persino Kanzel, quel presuntuoso bastardo, probabilmente non vi sarebbe sopravvissuto. C’era una controindicazione, però. Una grossa controindicazione.
Io.
“Non posso.”Sussurrai a Gourry.
“Perché no?”
“Non posso controllare l’incantesimo così ferita. E se non posso controllarlo, è un rischio troppo grande. Potrei uccidere TUTTI.”
E quando dicevo che avrei potuto uccidere tutti, intendevo TUTTI. Non solo me, Gourry, Kanzel, e gli abitanti di Sailune. Intendevo TUTTI QUELLI CHE C’ERANO SULLA TERRA.
E dal momento che il Giga Slave assorbe una grande quantità di energia vitale da chi lo lancia, sapevo che avrei potuto rimanere uccisa solo tentando di lanciare quel dannato coso. Riflettei per un momento.
“Hai qualche altra opzione?!” Chiese Gourry, febbrilmente.
“Sì…” Farfugliai. “… ma…”
“Niente ma!” Esclamò. “Fallo e basta!”
Bene, era stato Gourry a chiederlo, ed ora non c’era modo di tornare indietro.

Slayers – La battaglia di Sailune

 

 

Ad ogni colpo che la raggiungeva, una scossa di dolore fisico attraversava anche il mio corpo. Mi sentivo soffocare. Non potevo fare nulla, e lui la stava uccidendo. La stava uccidendo.

Mi stava uccidendo.

“Smettila!”

Mi lanciai in avanti, agitando la spada verso di lui.

Rimbalzò contro il suo scudo di tenebra e il contraccolpo mi respinse lontano. Dovetti lottare per non finire a terra. Piantai i piedi al suolo per mantenere l’equilibrio e barcollai per diversi istanti, prima di poter partire nuovamente all’attacco. Nel frattempo, l’attenzione del mio avversario tornò a concentrarsi su Lina.

“No!” La paura e il senso di impotenza mi privarono del fiato.

Non mi vedeva. Evitava i miei colpi e mi scacciava, pigramente, come un insetto fastidioso, ma non considerava quasi la mia presenza. Se solo fossi stato anche io un suo obiettivo, se solo avesse avuto l’ordine di uccidermi, avrei potuto attirare la sua attenzione, farmi colpire, permettere a Lina di guarirsi o di scappare… ma così non ero in grado di fare nulla per lei. Nulla.

Scattai in avanti, per tentare un nuovo attacco. Al mio movimento, il demone volse nuovamente i suoi occhi enormi verso di me e io ebbi un guizzo di speranza, credendo che avesse finalmente deciso di combattermi seriamente.

Poi, lo vidi sorridere, del suo strano sorriso senza espressione, e capii cosa intendeva fare. E il sangue mi si gelò nelle vene.

Levò la mano verso Lina e un altro raggio di luce partì dalle sue dita. Per qualche terribile istante, pensai che la avrebbe colpita a un organo vitale e che sarebbe stata la fine. Quando il colpo la raggiunse al fianco, per un secondo provai quasi sollievo. Poi, però, scorsi il dolore lancinante dipinto sul suo viso pallido, e i miei pensieri persero ogni coerenza.

“Prendi me!” mi trovai a gridare, follemente, mentre mi scagliavo verso di lui. “Prendi me, uccidi me!”

La mia spada lo raggiunse e pensai quasi che sarei riuscito a colpirlo. Ma all’ultimo, proprio all’ultimo, lo scudo di oscurità dietro cui continuava a cercare riparo lo schermò nuovamente e mi trovai a fendere il vuoto. Aveva atteso apposta che mi avvicinassi, per godere della mia disillusione, o lo avevo davvero mancato di poco? Non potevo saperlo.

“Smettila, smettila, SMETTILA!” gridai, la voce roca di disperazione, mentre continuavo inutilmente a colpire l’aria.

Kanzeil scoppiò a ridere. Una risata allegra, che mi ferì più di un pugnale.

“Sì! Sì! Posso avvertire la tua rabbia, la tua disperazione! Come sei delizioso!”

Mi feci avanti nuovamente e ancora una volta lo mancai di un soffio. Approfittai dei pochi istanti che impiegò per mettersi a distanza di sicurezza da me per arretrare e lanciare uno sguardo a Lina, sopra la mia spalla. Non si muoveva più. Volevo correre da lei per accertarmi delle sue condizioni, ma non potevo abbandonare la mia posizione. Ero il suo unico schermo agli attacchi del demone.

“Pare che il nostro oggetto di contesa ci abbia abbandonato.” rise nuovamente il demone, seguendo il mio sguardo. “Ora dovrò aspettare che si riprenda, perché sia di nuovo sensibile ai miei attacchi. Ma non mi lamento. Credevo che mi sarei dovuto accontentare di cavare fuori da quella ragazza qualche stilla di dolore fisico con le mie torture, e invece tu, con la tua scelta di restare a combattere, mi stai offrendo un vero banchetto. Anche se non avessi avuto l’ordine di non uccidere altri umani, credo che ti avrei comunque risparmiato, uomo.” Sorrise, nuovamente. “Sei innamorato di lei, non è vero? E’ così chiaro. Non vedo l’ora di sentire cosa proverai, quando la osserverai morire.”

Le mie viscere mi si torsero.

Pensai a tutti i compagni d’arme che erano caduti di fronte ai miei occhi, negli anni in cui mi ero trovato in guerra. Amici, con cui solo poche ore prima avevo riso, parlato, giocato a carte, e che avevo visto precipitare al suolo sotto la pioggia delle frecce o trafitti da un colpo di spada, gli occhi spalancati nel gelo della morte. Ma nulla, nulla di quello che avevo provato allora era paragonabile al dolore e al terrore che mi affliggevano in quel momento. Era come se a ogni attacco di Kanzeil contro Lina parte della mia vita mi venisse risucchiata via.

“Non ti permetterò di farlo!” ringhiai, disperatamente.

Agitai la Spada di Luce, senza muovermi. Stavolta, invece di seguire il movimento dell’elsa, la lama si staccò, fiammeggiando verso Kanzeil.

Il demone evidentemente non si aspettava quel trucco. Riuscì a evitare di essere colpito in pieno, ma un istante prima che sparisse lo sentii soffocare un gemito. Dovevo essere riuscito a ferirlo.

Chiusi gli occhi, prendendo un profondo respiro. Avevo una sola possibilità e dovevo affidarmi all’istinto per non sprecarla. Spesso, senza rendersene conto, i miei avversari ripetevano gli stessi pattern di attacco e di difesa, mentre ci scontravamo. Questo, alla lunga, rendeva i loro movimenti parzialmente prevedibili ai miei occhi. Mi augurai che il demone non facesse differenza.

Un istante prima che si materializzasse, mi scagliai verso il punto in cui immaginavo avrebbe ripreso forma. Ebbi fortuna, forse, ma lo indovinai in pieno. Il suo grido perforò l’aria, quando la mia lama di luce gli trapassò un braccio. Scomparve e riapparve a diversi metri di distanza, piegato su se stesso.

Sapevo che quella ferita non lo avrebbe bloccato per molto. Non persi tempo e inciampando, arrancando, mi affrettai verso Lina. Prendendola fra le braccia, avvertii il calore del suo corpo contro il mio, e mi parve la sensazione più rassicurante che avessi mai provato.

Avrei voluto stringerla a me e scappare, ma combattei quell’impulso e mi imposi di restare fermo. Kanzeil si sarebbe rirpreso in fretta e non ero così sciocco da pensare che avremmo potuto cavarcela, se lei non avesse contribuito alla propria salvezza. Eravamo abili combattenti, da soli, ma se c’era una cosa che avevo imparato nei nostri mesi di convivenza era che eravamo molto più forti insieme. Avevo bisogno delle sue idee e della sua magia. Avevo bisogno di lei.

“Lina!”

Aprì gli occhi e mi fissò, con sguardo annebbiato dal dolore. Dovetti sopprimere il panico, prima di poter parlare nuovamente. “Lina! Resisti! Lina!”

“G… Gourry.” Lacrime istintive, di dolore, salirono ai suoi occhi. A quella vista, la gola mi si strinse. E se fosse stata più grave di quello che avevo pensato? E se ci fosse rimasto un solo tentativo di attacco, a disposizione?

Mi abbassai e premetti le labbra contro il suo orecchio. Fu la mia voce a parlare per me, prima che potessi frenarla. “Ascoltami.” sussurrai, con voce roca. “Lina, devi USARLO.”

Mi fissò, evidentemente senza capire. “Usarlo?”

“Usa QUELL’incantesimo.” Insistei. “Il più forte che hai! Mi hai sentito? Usalo!”

Nel momento in cui pronunciai quelle parole, mi resi conto dell’enormità del loro significato.

Ricordavo perfettamente Sylphiel, mentre con voce grave annunciava quali avrebbero potuto essere le conseguenze di quella magia. Ero perfettamente cosciente dei rischi che comportava, così come ero perfettamente cosciente del fatto che in quella situazione era solo la vita di Lina a essere a rischio, e nessuna minaccia al nostro mondo giustificava l’utilizzo di un mezzo tanto pericoloso. Eppure, non me ne importava.

Nella scelta fra Lina e il mondo, era Lina a vincere.

“Non posso.” sussurrò lei. Dallo spalancarsi dei suoi occhi, seppi che aveva compreso perfettamente cosa le stavo proponendo.

“Perché no?”

“Non posso controllare l’incantesimo così ferita. E se non posso controllarlo, è un rischio troppo grande. Potrei uccidere TUTTI.”

Mi morsi il labbro, in preda al panico. Non avevo pensato alla possibilità che il dolore per lei fosse troppo anche solo per tentare.

“Hai qualche altra opzione?” chiesi, in tono febbrile.

“Sì, ma…”

“Niente ma! Fallo e basta!”

Sapevo quanto pericolose fossero spesso le “opzioni” di Lina, ma nemmeno di quello mi importava. Ero a una svolta. Forse non ne comprendevo ancora pienamente la portata, ma lo ero. Una svolta per la vita.

E non c’era più modo di tornare indietro.

  
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