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Autore: jellyfish    21/01/2010    0 recensioni
Una strana creatura verde ritrovata su un'isola deserta che prima di allora non esisteva,due giovani pirati, la paura di diventare un mostro marino, una stravagante ragazza che cambia aspetto e una donna tradita che vuole vendetta...
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due giorni dopo, Bryll era già in viaggio, completamente concentrata sulla sua missione

Due giorni dopo, Bryll era già in viaggio, completamente concentrata sulla sua missione. Non aveva più rivisto lo strano musicista, ma era contenta di non dover più ascoltare le note struggenti della sua melodia, tanto bella quanto triste. Si era comprata un vestito meno rovinato di quello che indossava prima, che ormai era ridotto a poco più di uno straccio. Aveva seguito il consiglio di Chandra, che le aveva detto che con un vestito più decente avrebbe dato meno nell’occhio. Adesso la ragazza le trotterellava allegramente a fianco. Bryll non l’aveva certo invitata a seguirla, ma Chandra semplicemente le si era accodata fin da quando aveva messo piede fuori di casa e a Bryll non dava nessun fastidio un po’ di compagnia, anche se della più strana. Avevano viaggiato per circa mezza giornata ed erano ormai quasi arrivate. La città della Magia per fortuna distava solo un po’ meno di una giornata di cammino. Durante tutto il tragitto nessuna delle due aveva fiatato; si erano fermate solo per mangiare e dopo pochi minuti si erano rimesse in cammino. Bryll voleva arrivare in quella città il prima possibile, ma si chiedeva perché Chandra l’avesse voluta seguire. Decise che avrebbe rimandato quella domanda al loro arrivo in città, quando sarebbero state riposate e tranquille. Il viaggio, infatti, era abbastanza inquietante, la strada non era delle migliori e passava attraverso un sentiero nel bel mezzo di un bosco, talmente fitto che la luce brillante del sole non riusciva a penetrare fin all’interno. Chandra sembrava tranquilla e perfettamente a suo agio, mentre Bryll non riusciva a togliersi la sensazione di pericolo di dosso. Continuava a guardarsi intorno ad ogni minimo rumore e saltava in aria, se solo sentiva un fruscio più forte degli altri. Era abituata alle foreste, ma quella non era la sua amata foresta dove viveva, ma uno sconosciuto bosco che continuava a metterle paura ad ogni suo passo. Avrebbe tanto desiderato che lì con lei ci fosse stato Gabriel; sicuramente con lui si sarebbe sentita protetta e al sicuro da ogni genere di pericolo che poteva esserci in quel posto. Il paesaggio però era molto bello. Il bosco, sebbene spaventoso, aveva degli alberi stupendi; delle grandi querce secolari con la corteccia rugosa e i tronchi quasi impossibili da abbracciare, per una persona sola, da quanto erano grandi. Il cielo non si vedeva, ma, dalle piccole macchie che si potevano scorgere, sembrava di un bell’azzurro limpido, senza nemmeno una nuvola e che annunciava un gran caldo all’uscita dalla copertura degli alberi.

Con grande sollievo dell’Elfa, finalmente videro, all’uscita dal fitto degli alberi, la città della Magia. Bryll sgranò gli occhi, meravigliata. Non aveva mai visto nulla del genere. Aveva già sentito parlare di quella città, ma non l’aveva mai vista. Si fermò un attimo per osservare meglio il paesaggio. Le mura della città non erano grigie e tristi, ma coloratissime e brillanti; la porta d’ingresso era un enorme arco dorato con dei graziosi disegni raffiguranti strane creature e, a metà esatta dell’arco, c’era un enorme testa di leone d’oro con le fauci aperte. Oltre le mura si potevano già vedere i tetti delle case; le case non erano squadrate, ma rotonde, con le pareti tutte colorate di ogni tonalità di colore e con il tetto a cupola. In cima ai tetti c’era una punta e un sole, anch’esso d’oro come il leone della porta, uguale per tutte le case. Il sole era, infatti, il simbolo della città. Bryll poco dopo osservò meglio le mura e notò che dei soli piccoli e dorati erano dipinti anche lungo le pareti.

Chandra era già andata avanti, ma, vedendo che Bryll non la raggiungeva, si fermò e si girò a guardarla con il suo sguardo stralunato e le chiese con aria interrogativa perché si fosse fermata. Sembrava che non avesse minimamente notato la città di fronte ai loro occhi, o forse l’aveva già visitata in passato e non ne era meravigliata come Bryll. In cinque minuti si ritrovarono sotto l’arco della porta e passare sotto le fauci spalancate di quel leone metteva l’Elfa in soggezione; Chandra come sempre restava impassibile, come se fosse talmente persa nei suoi pensieri da non notare nulla di quello che le stava attorno. La città era caotica a dir poco. C’era un via vai di gente più frenetico che al porto dove Gabriel l’aveva fatta scendere dalla nave. Per colpa di quel paragone involontario elaborato dalla sua mente, aveva pensato di nuovo a Gabriel. Cercò di concentrarsi sulla città e, con sua gran contentezza, vide che tutte le persone della città erano strane, chi più chi meno. C’erano addirittura una paio di Elfi come lei. Infatti, nessuno si girava a guardarla con sguardo incuriosito o sprezzante, come le capitava invece in altri posti.

<< e adesso da dove iniziamo a cercarla? >>.

<< adesso non la cerchiamo nemmeno! – disse sghignazzando Chandra – Adesso ce ne andiamo da qualche parte a riposare! >>.

Bryll la guardò con aria sempre più stupefatta. Durante il viaggio era sembrata tutto, tranne che stanca e invece adesso le stava dicendo che voleva riposarsi. Senza dirle più niente, intanto Chandra si stava già dirigendo verso una strada più larga delle altre, che probabilmente doveva essere la strada principale. Qualche minuto dopo, le due ragazze si ritrovarono di fronte ad una porta coloratissima, con un’insegna dorata con il nome della locanda: Da Mélanie.

Chandra bussò alla porta, senza nemmeno aspettare che Bryll fosse d’accordo con lei. La porta si aprì automaticamente e l’Elfa si spaventò, ma poi pensò che era logico che succedesse qualcosa di simile, dopotutto erano nella città della Magia.

<< avanti visitatori! Entrate senza fare complimenti! >>.

La voce che avevano sentito era una bella e chiara voce femminile, che non aveva nulla a che fare con la voce gracchiante della vecchia della precedente pensione. Bryll e Chandra entrarono, la prima leggermente titubante e la seconda con passo sicuro.

<< benvenute! Io sono Mélanie! >>.

Era spuntata da dietro un muro una bella donna, che, con grande sorpresa da parte di Bryll, era un’Elfa. La sua pelle, infatti, era di una chiara tonalità di verde, i suoi occhi azzurro cielo e i capelli erano lunghi, lisci e di un acceso verde pino. Mélanie li teneva elegantemente legati con un fiocco rosa, in una coda che le stava morbidamente appoggiata sulla spalla destra. Dato che Bryll non si era ancora del tutto ripresa dallo shock, fu Chandra a fare le presentazioni.

<< io sono Chandra e lei è Bryll. Vorremmo una camera per un po’ di tempo >>.

<< ma certo mie care! Potete fermarvi qui per tutto il tempo che volete! >>.

Mélanie, con un passo elegante da ballerina, si diresse dietro un bancone e prese una chiave azzurra appesa al muro.

<< ecco la vostra chiave! È della camera numero cinque, spero che vi troverete bene >> disse con un largo sorriso sulle labbra rosee e sottili.

Bryll finalmente si riscosse e prese la piccola chiave dalla mano della donna, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. Non si aspettava di trovarsi di fronte proprio un’Elfa come proprietaria di una locanda. Le due entrarono nella camera che aveva il numero cinque inciso nel legno dello stipite e si richiusero la porta alle spalle. Bryll si buttò a braccia aperte sul primo letto che vide, mentre Chandra si sedette delicatamente sull’altro, quello vicino alla parete.

<< ho bisogno di farmi un bagno >>.

Bryll aprì una porta, anch’essa in legno, ed entrò nel bagnetto. Era molto piccolo, ma ben pulito ed accogliente, come il resto della camera. Fece scorrere l’acqua nella vasca di marmo bianco e rosa e si tolse con delicatezza il suo vestito. Si rese conto che anche il vestito aveva bisogno di essere lavato, così riempì con un po’ d’acqua un secchio che si trovava in un angolino del bagno e vi immerse il vestito, con qualche scaglia di sapone. Entrò finalmente nella vasca ormai piena e si lasciò andare completamente. Era felice di essere arrivata nella famosa città della Magia. Ne aveva sentito parlare da sempre, ma non aveva mai avuto l’occasione di vistarla e, anche se adesso la sua non era proprio una visita di cortesia, poteva comunque concedersi un giro turistico. Uscì dalla vasca quando ormai l’acqua era fredda e si avvolse in un asciugamano, poi tornò nella camera. Intanto, mentre camminava, lasciava l’impronta dei suoi piedini sul pavimento di legno della stanza e piccole goccioline le scivolavano dai capelli e andavano a cadere anch’esse sul pavimento. Si sedette sul letto con la mente del tutto sgombra da pensieri sia belli che brutti e si asciugò un po’ i capelli.

<< ce ne hai messo di tempo! >>.

Quando sentì la voce di Chandra provenire dall’altra parte della stanza, sorrise.

<< sì, scusa hai ragione >>.

Si girò verso la sua compagna di viaggio e cacciò un urlo, spaventata e sorpresa.

<< chi sei?! >>.

La sua voce era diventata improvvisamente stridula e acuta per la paura.

<< come chi sono? Sono Chandra >>.

La voce dell’altra era invece la solita vocina strana e folle. Il suo aspetto però era completamente diverso. Dov’erano finiti i capelli lunghi, lisci, con qualche boccolo verso le punte e di quel bel color miele di castagna? Al loro posto c’erano dei lisci capelli neri, lunghi a malapena fino al collo e con una frangetta che copriva la fronte liscia. I suoi occhi azzurri adesso erano di uno strano verde acquoso e lucido, come se la ragazza avesse la febbre. La pelle era sempre pallida, ma le guance erano più magre, mentre le labbra erano più carnose e più rosse.

<< no, non sei Chandra! >>.

La ragazza rimase impassibile, anzi un sorrisino di scherno passò veloce sulle sue labbra.

<< scusa, mi ero dimenticata di avvertirti di una mia piccola particolarità >>.

Bryll sgranò gli occhi, sempre più sorpresa e sconcertata. Chandra sorrise di nuovo, vedendo la sua espressione.

<< ogni tre giorni circa, il mio aspetto cambia. La mia faccia diventa completamente diversa >>.

Bryll, che si era alzata di scatto quando aveva visto quella strana ragazza, adesso era crollata sul letto, senza parole per ciò che aveva appena visto. Solo dopo qualche minuto riuscì a trovare la voce per dar vita alle sue parole.

<< come ci riesci? >>.

<< non lo faccio apposta. Ho bevuto dalla bottiglia di una strana pozione da piccola al posto che da quella del latte! Sai, mia madre era una strega! >>.

L’Elfa non sapeva cosa risponderle.

<< non ti preoccupare, presto ti ci abituerai >>.

Bryll annuì, poco convinta, e riprese ad asciugarsi. Chandra invece entrò nel bagno e riempì anche lei la vasca d’acqua calda. L’Elfa si sdraiò sul letto ancora avvolta nell’asciugamano e chiuse un attimo gli occhi per svuotare nuovamente la sua testa. Quando si decise ad alzarsi dal letto, aprì l’armadio che si trovava sulla parete opposta a quella della porta e sperò di trovarvi qualcosa da mettere provvisoriamente. Si sorprese di trovare un’ampia gamma di stupendi vestiti. Erano tutti uno più bello dell’altro e uno in particolare la colpì, così decise di indossarlo. Era un meraviglioso vestito azzurro, con le maniche corte e strette, la scollatura ampia ma non esagerata e orlata di perline colorate. La gonna era decorata con dei disegni di foglie verdi scuro, era lunga fino alle caviglie e le avvolgeva la vita e le gambe con molta morbidezza; anche l’orlo di questa era ricoperto di perline colorate. Aveva paura che con quel vestito addosso avrebbe dato troppo nell’occhio, ma, affacciandosi alla finestra che dava sulla strada da cui erano arrivate, si rese conto che si sbagliava. Tutte le donne e le ragazze che passavano indossavano un vestito di quel genere, se non più elegante ed elaborato. Alcune avevano addirittura degli eleganti cappellini abbinati ai vestiti. Le sembravano tutti meravigliosi, ma pensò con una fitta di rimpianto ai comodi vestiti da pirata che avrebbe voluto indossare. Pensare ai pirati le strappò un sorriso malinconico e si chiese cosa ne avrebbe pensato Gabriel di lei vestita in quel modo.

<< ti sta molto bene! Ma perché sei rossa? Lo si vede anche se non hai la pelle bianca, sai >>.

Bryll saltò in aria a sentire la voce di Chandra. Era talmente persa tra i suoi pensieri come al suo solito che non si era accorta che la ragazza nel frattempo era uscita dal bagno.

<< grazie, ce ne sono anche di più belli nell’armadio >>.

La voce dell’Elfa era chiaramente imbarazzata per essersi fatta scoprire in pieno mentre pensava a Gabriel e arrossiva.

Chandra aprì l’armadio e osservò con cura i vestiti appesi lì dentro. Ne scelse uno di un bel rosso acceso, con le maniche a sbuffo e la gonna decorata con ghirigori d’oro molto evidenti. Il vestito in sé era già molto evidente e, per concludere al meglio, Chandra scelse anche un cerchietto con un fiore rosso, che risaltava stranamente sui suoi capelli neri e, insieme al vestito, con i suoi occhi verdi.

<< bene, che ne dici di andare a cercare… come si chiama? >>.

<< Denise e comunque non voglio andarci adesso perché sono stanca morta! Ma tu non volevi riposare?! >>.

<< ah già è vero! Allora mettiamoci a dormire >>.

Si sdraiarono sui letti, ma Bryll si ricordò all’improvviso che aveva deciso di farle qualche domanda, non appena sarebbero arrivate in una pensione.

<< perché mi hai seguita fino qui? >>.

<< perché il cibo che cucinavo puzza! >>.

Bryll restò spiazzata da quella risposta.

<< cosa!? >>.

<< l’hai detto tu, no? >>.

<< sì, ma… lasciamo perdere! >>.

L’Elfa rinunciò ad ottenere spiegazioni che avessero anche solo un minimo di senso e si girò sul fianco per dormire un po’.

 

  
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