DRIIIIIN DRIIIIIIIIN
La sveglia. Per lei da sempre l’aggeggio infernale uscito
dalla mente di chissà quale sadico! Era abituata ad alzarsi anche alle 5.00 del
mattino, quindi dormire fino alle 7.30 era una pacchia, ma non aveva
nessunissima voglia di alzarsi!
Aveva detto che non vedeva l’ora di iniziare la scuola?
Fandonie! Lei ODIAVA la scuola! O più semplicemente odiava studiare! E se c’era
qualche materia che odiava più di tutte era una sola… Quella materia che la
faceva uscire pazza anche solo se si impegnava un minimo! La matematica! Tutti
quei numeri, quelle sottrazioni, le operazioni, le equazioni, le frazioni… Le
detestava! E indovinate un po’? Quel giorno le prime due ore prevedevano
proprio quell’inferno!
Con un sonoro sbuffo scostò le coperte e si alzò. Si tolse
il pigiama, si cambiò la biancheria intima e prese la divisa appesa
all’armadio: costituiva camicetta bianca a maniche corte con intorno al
colletto una bandana rossa legata in un nodo. La gonnellina era azzurra e
abbastanza corta, non arrivava neanche a metà coscia, i calzettoni bianchi e i
mocassini neri. Si vestì in fretta e furia legando i lunghi capelli color del
grano in una coda alta.
Fino alle medie era solita legarli in due code, ma ormai non
era più una ragazzina! Anche se in casa usava ancora legarli in quel modo, ma
preferiva non lo sapesse nessuno. E poi alle medie i capelli erano lunghi fino
alla schiena, ora arrivavano alla vita. Ne era orgogliosa! Erano lisci come la
seta e avevano il colore del sole. I suoi occhi color cioccolato scrutarono la
stanza alla ricerca della cartella. Eccola! L’aveva preparata ieri prima di
andare a dormire, quindi era sicura di non aver dimenticato niente.
La prese e scese al piano di sotto, in cucina, ove vi trovò
la sorella minore che stava già facendo colazione e la madre intenta a
preparare le uova.
<< Buongiorno, tesoro! >> la accolse la donna
con un sorrise.
<< ‘Giorno, sorellona! >> biascicò la più
piccola di casa Minami.
Lei era sua sorella minore, Sabrina, quell’anno avrebbe
cominciato la prima superiore nella stessa scuola di Camilla.
Anche Sabrina era bionda con gli occhi marroni, ma, se i
capelli della prima erano splendidamente lisci, quelli della seconda cadevano
sulle spalle in morbide onde. Sabrina era molto più bassa di Camilla, le
arrivava a malapena al mento nonostante un solo anno di differenza. A
differenza della prima che emanava forza e combattività a causa dello sport che
amava e della sua altezza, la seconda pareva una creatura fragile e indifesa,
dando l’impressione di potersi spezzare da un momento all’altro e, mentre
Camilla aveva un carattere forte e deciso,faceva amicizia in fretta, sempre abituata a cavarsela da sola, Sabrina
era invece molto dolce e gentile, soprattutto molto timida nei confronti della
gente, il che incuteva nel prossimo una sensazione di tenerezza e un istinto di
protezione.
Be’, in effetti sua sorella era veramente così… Riflettè
Camilla mentre addentava un pezzo di pane tostato con sopra la marmellata di
pesche, ma sapeva benissimo che, quando la situazione lo richiedeva, sapeva
essere molto forte. Anche se fino a quel momento non ce n’era stato un bisogno
effettivo.
Finito di fare colazione, le due ragazze si alzarono in
contemporanea, presero i pranzi per scuola in cartella, diedero un bacio alla madre
e uscirono di casa.
<< Ehi, Cami. >> la chiamò Sabrina mentre camminavano. La scuola non era lontano da casa loro, così preferivano andare a piedi.
<< Dimmi. >> rispose distrattamente la sorella
maggiore.
Anche nel loro modo di camminare si notava la loro
differenza di carattere: Camilla camminava tenendo la mano sinistra nella tasca
della camicetta della divisa e teneva la cartella dietro la spalla, mentre
Sabrina teneva la cartella davanti, con tutte e due le mani.
<< Parteciperai al torneo di quest’anno? >> le
chiese esitante. Sabrina nutriva molto rispetto verso Camilla: la invidiava per
quel suo carattere forte e solare e soprattutto per la sua forza fisica. A
scuola nemmeno i bulli osavano mettersi contro di lei od osavano toccare
persone a lei care.
<< Be’, penso proprio di sì. Perché? >> le
chiese guardandola curiosamente.
Il bel viso di Sabrina si fece incerto. << Be’… Non
sei una cima negli studi e salterai gran parte delle lezioni… Non sarebbe
meglio saltare quest’anno? >> cercò di farla ragionare e Camilla rise.
<< Non ci penso proprio! Ma perché mi fai questa domanda? Non sei
d’accordo sulla mia partecipazione? >> << Non è questo, è che…
Quando ci sono questi eventi stai lontana da casa per mesi interi e non torni
mai neanche durante le pause in cui non devi combattere! La verità è che si
sente la tua mancanza in quel periodo… Anche mamma è spesso giù di corda, anche
se si consola con le tue vittorie. >> spiegò mestamente e Camilla la
fissò sorpresa.
Riprese a guardare avanti, senza rispondere. Le dispiaceva
lasciarle sole in quel periodo, ma i tornei erano anche una buona occasione per
guadagnare parecchi soldi e, dato che sua madre col suo lavoro non guadagnava
moltissimo, aveva deciso di partecipare ai tornei per dare un aiuto.
<< E poi abbiamo sempre paura che ti succeda qualcosa!
>> aggiunse Sabrina, afferrandola per il braccio sinistro. << I
partecipanti non si fanno scrupolo del fatto che sei una ragazza e noi siamo
molto preoccupate. >> Camilla sorrise gentilmente e poggiò la mano sinistra sulla testa della
sorella, scompigliandole affettuosamente i capelli. << Sa’ *, il fatto
che non si fanno scrupolo è positivo, perché se ne avessero allora non
meriterei il titolo di miglior combattente di arti marziali al mondo, non
trovi? Affrontare avversari sempre più forti è per me uno stimolo, un incentivo
per fare sempre del mio meglio, senza mai adagiarmi sugli allori. >>
cercò di spiegare.
Sabrina sospirò. Quando si parlava di combattimento gli
occhi della sorella brillavano di luce propria, come se non ci fosse altro al
mondo che la entusiasmasse. Non potevano certo costringerla a rimanere
rinchiusa in casa, avrebbero sicuramente rischiato di spegnere quello spirito
guerriero che l’animava. Non sarebbe più stata la loro Camilla altrimenti.
Sospirò. Lei e sua madre erano destinate a morire di
preoccupazione, pensò con affetto.
<< CIAAAO, CAMILLA! >> La bionda si senti
abbracciare al collo da dietro e si girò di scatto. << Carolina! Ma sei
impazzita, così mi soffochi! >> protestò cercando di liberarsi
dall’abbraccio “affettuoso” della sua migliore amica.
<< Quanto la fai lunga, uffa! >> sbuffò questa
sorridendo. Carolina era una bella ragazza, lisci capelli rossi che era solita
portare raccolti in due morbidi chignon ai lati della testa e un paio di occhi
smeraldo niente male. Era il capitano della squadra di pallavolo e aveva un
fisico niente male.
<< Ciao, Sabrina! Sei tesa per il tuo primo giorno di
scuola? >> domandò solidale alla ragazza, che sorrise tremante. <<
Eh… Abbastanza, sì. >> ammise.
<< Ah, sta tranquilla! >> si mise in mezzo alle
due sorelle e circondò il collo della più piccola con un braccio. << Sei
la sorella della ragazza più popolare della scuola, impossibile che ti trattino
male! >> sussurrò con fare cospiratorio e Sabrina rise leggermente,
mentre Camilla scuoteva la testa sorridendo. Carolina aveva il potere di dare
il buon umore a chiunque!
Presero a parlare delle vacanze estive, ma dovettero
fermarsi ogni due secondi perché tutti gli studenti che passavano a fianco a
loro si fermavano a salutare con devozione Camilla, neanche fosse una divinità.
La bionda sbuffò. << Odio quando non si può finire un
discorso in santa pace! >> si lamentò e Carolina la colpì al fianco col
gomito. << Ma sentila! Sei la più famosa nel nostro istituto, la più
corteggiata e pure ti permetti di parlare? Molte ragazze ucciderebbero per
essere al posto tuo! >> la rimproverò. << Si facciano avanti,
allora. >> borbottò lei in risposta.
Sorpassarono il cancello d’ingresso e percorsero il lungo
viale costeggiato da alberi di ciliegio, i preferiti di Camilla.
I ciliegi fiorivano in primavera, quindi era ancora troppo
presto per vedere lo spettacolo che regalavano quegli alberi meravigliosi.
Sabrina vide una sua compagna delle medie e decise di unirsi
a lei e lasciò la sorella in compagnia di Carolina.
<< E’ diventata molto carina. >> osservò la
rossa fissando la matricola che si allontanava di corsa. Poi sorrise
maliziosamente a Camilla. << Stai attenta, potrebbe soffiarti il posto!
>> la provocò e l’amica rise. << Sarei solo contenta per lei,
questa carica di bella e temuta della scuola non mi si addice più di tanto.
>> osservò sorridendo.
Gli studenti si recarono nella palestra, ove erano stato
sistemato un piccolo palco con un microfono e di fronte adesso delle file
interminabili di sedie per gli alunni.
Camilla e Carolina si sedettero nella fila riservata alle
classi del secondo anno, mentre Sabrina e le sue amiche nelle file del primo.
<< Il discorso del preside sarà una noia come al
solito. >> indovinò Camilla scocciata. << Oh, be’, non sarebbe una
novità. >> si disse d’accordo un ragazzo arrivato in quel momento. Era
alto, con i capelli castano scuro e degli incredibili occhi color zaffiro. La
divisa maschile consisteva in una camicia bianca decorata con una cravatta blu
e lo stemma della scuola sulla manica, così come per la divisa femminile e dei
pantaloni, anch’essi blu e mocassini neri.
<< Ciao, Fabrizio. >> lo salutò Camilla
sorridendo a trentadue denti. Eccolo! Il ragazzo più bello e corteggiato della
scuola! Camilla aveva una cotta per lui sin dalle medie, ma non aveva mai avuto
il coraggio di dirglielo. Una volta finite le medie aveva creduto che le loro
strade si sarebbero separate, invece il destino aveva voluto diversamente, ed
aveva fatto sì che Fabrizio e Camilla andassero nella stessa scuola superiore,
un liceo Classico, nella stessa classe.
Chissà se quell’anno sarebbero capitati ancora in classe
insieme… si chiese la ragazza, ansiosa.
<< Posso sedermi qui? >> chiese Fabrizio
indicando il posto alla destra di Camilla, dato che Carolina si era seduta alla
sua sinistra. << Eh? >> la biondina scese in quel momento dalle
nuvole e annuì vigorosamente. << Sì! Sì, certamente! >> arrossì e
abbassò lo sguardo.
Il ragazzo si sedette comodamente, un atteggiamento
rilassato.
<< Come ti sono andate le vacanze estive? >> le
chiese. << Bene. Le ho passate in montagna ad allenarmi, quindi non
possono che essere andate bene! >> osservò orgogliosa. << Ma ti
alleni sempre? >> si meravigliò lui. << Ovvio! >> rispose
sicura di sé. << Per quanto forte puoi essere, hai sempre da imparare! Se
credi di essere migliore di tutti gli altri solo perché sei più bravo, arriverà
il momento in cui perderai! Allenarsi sempre, e non mettersi mai su un
piedistallo, questo è il segreto di ogni combattente che si rispetti! >>
aggiunse seria.
Fabrizio sorrise. Gli piaceva il temperamento focoso di
quella ragazza, gli era sempre piaciuto. Sin dalle medie l’aveva sempre
ammirata per i risultati ottenuti nelle arti marziali e doveva dire che aveva
avuto una piccola cotta per lei. Prima che…
Spostò lo sguardo alla sua destra, verso un gruppo di
ragazze del primo anno. Prima di lei… Ora a lui piaceva lei, Sabrina…
TO BE CONTINUED…