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Autore: monipotty    24/01/2010    2 recensioni
Ciao a tutti voi! Questa è la prima fic che scrivo e spero che vi piaccia!! Il personaggio principale è la migliore amica di Elizabeth, Josephine: cosa succederebbe se Jo fosse innamorata del serio ma affascinante James Norrington (il mio personaggio preferito in assoluto e, naturalmente, secondo protagonista della fic)? Riuscirà a conquistarne il cuore già legato alla bella Elizabeth? Se volete scoprirlo, vi basta leggere!!! Recensite numerosi e... siate clementi!!!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Swann, James Norrington, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 34

Ancora una volta, si sentiva persa, abbandonata ai flutti che il destino le aveva riservato. Ripensò a quel giorno di molto tempo prima a poppadella nave di cui ora era capitano, quando una morte avventata l’aveva separata dall'unico uomo che lei avesse mai amato veramente, una morte che l'aveva sconvolta e le aveva fatto pensare che la sua vita finiva lì, che non aveva più nulla per cui vivere. Pensò al giorno in cui, nello stesso luogo in cui la morte le aveva tolto la sua ragione di vita, lui le era ricomparso, vivo nelle Terre dei Morti, e le aveva poi confessato i suoi sentimenti più profondi; pensò al primo bacio che si erano scambiati: un bacio atteso e sospirato da entrambi, ambito da tanto tempo. Ogni volta che chiudeva per un attimo gli occhi, sentiva ancora su di sé quella bellissima sensazione che provava ogni volta che le loro labbra si incontravano, anche solo per pochi secondi.

Ed ora, nel giro di altrettanto pochi secondi, ogni cosa svaniva, scivolava via come acqua tra le dita, tutte le sensazioni, i sogni, la felicità che a lungo aveva agogniato. Tutto veniva divorato dal fuoco appiccato da quella dichiarazione. Perché non era una domanda quello che Beckett le aveva appena detto, ma una decisione presa seduta stante che non ammetteva repliche e, se ce ne fossero state, sapeva perfettamente che lui avrebbe sicuramente provveduto a zittire subito la protesta, senza aggressività ma con la solita calma con cui lui affrontava anche gli argomenti peggiori.

Non riusciva a guardare Beckett: ormai non c’era più nulla da fare. Con un leggero movimento della testa, suo malgrado, annuì, portando la comparsa di un ghigno trionfante sul viso del lord, che esclamò la sua approvazione schioccandole un bacio sulla fronte per poi lasciarla sola a riflettere. Appena si accorse di essere rimasta sola e che nei paraggi non c'era nessuno, Josephine cadde in ginocchio, il volto chinato in avanti con un’espressione incredula, rabbiosa, desolata. Una vocina dentro di sé le parlava.

 

Perché l’hai fatto?

Che altra scelta avevo?

Potevi rifiutarti.

Non mi avrebbe dato retta.

E chi te lo dice? In fondo per te farebbe tutto.

Appunto. Farebbe tutto, anche rovinare la vita di coloro che mi sono cari.

Non riuscirebbe a farti soffrire, tiene troppo a te.

Non gliene importa nulla delle vite degli altri. Vuole solo avermi.

Potevi farti lasciare del tempo per pensarci su e parlarne con James.

 

James…

Quel nome la fece sussultare. Tremante, cadde in avanti, carponi e le sue mani presero a graffiare il legno del pavimento, incidendolo con forza, fino a farsi del male, fino a che le unghie delle sue mani si spezzarono, lasciandole le dita rosse e ferite dalle schegge che le erano penetrate nei polpastrelli. James...

Aveva tradito la sua fiducia, gli aveva promesso che non le sarebbe successo nulla, che lo amava ancora.

 

E così è. Tu lo ami ancora, Jo.

 

Di nuovo la vocina interiore richiamava la sua coscienza. Cosa voleva fare quella voce? Qual era il suo scopo? Farla soffrire? Rassicurarla? Cosa?

 

Non ti devi preoccupare, Jo. Non è stupido. Ti capirà e verrà in tuo aiuto, affronterete insieme questo pericolo, come avete sempre affrontato insieme i problemi che in questi anni ti hanno messa in difficoltà.

Non lo so... Non sono più sicura di nulla...

Perchè hai paura che non ti possa capire?

Perchè non sono riuscita a dire di no... Ma anche se lo avessi detto, non mi avrebbe dato retta oppure avrebbe fatto non so cosa per...

Proprio per questo motivo ti capirà. Abbi fede...

 

Si guardò le mani rosse e doloranti e una lacrima salata le cadde sul palmo aperto e tremante. Chiuse di scatto il pugno, stringendolo con forza, sentendo le unghie conficcarsi dolorosamente nella carne, ma lei non ci badava. Poi, una mano le sfiorò la spalla e lei sussultò voltandosi spaventata: James le si inginocchiò accanto. Josephine lo guardò muoversi lentamente e affiancarla: quando i loro occhi furono alla stessa altezza, l’uomo le prese le mani e gliele aprì delicatamente, baciando il dorso e il palmo ferito di entrambe. La ragazza non oppose resistenza ma chiuse gli occhi per assaporare il tocco delle sue mani calde e delle sue labbra premute sulla pelle. Abbassò il capo per nascondere il volto rigato di lacrime e gli occhi rossi allo sguardo dell'amato, ma James andò in cerca di quegli occhi grigi che lui amava tanto e così le prese il mento e le alzò il viso. Josephine non osava guardarlo ma cedette e posò la sua attenzione sui suoi occhi verdi, che la interrogavano silenziosamente. Lei scosse lentamente la testa mentre altre lacrime le rigavano le gote bianche.

“Io…” balbettò con la voce rotta dal pianto. “Io… io ho dovuto a-accettare… n-non avrei mai permesso che ti facesse del male p-per colpa m-mia… ma io non l’amo, James, n-non posso e non v-voglio amarlo. L-lo sai, vero?” la sua domanda era più che altro una preghiera per una risposta affermativa: lui lo sapeva, ne era certa, ma non era altrettanto sicura del fatto che lui avrebbe continuato ad amarla. Lui non rispose. Rimase a guardarla negli occhi lucidi e quando Jo riaprì le labbra per implorarlo di crederle, lui gliele baciò appassionatamente senza nemmeno lasciarle il tempo di respirare. Poi l’abbracciò con forza.

“Lo so, Jo. Mi avrai sempre con te, fosse l’ultima cosa che faccio, non devi avere dubbi su questo. Nulla potrà fermarci. L’affronteremo insieme, questa prova. Insieme, come sempre…” Josephine smise di singhiozzare annuendo debolmente. Poi James le passò un dito sulle guance per asciugargliele, si alzò e le porse la mano: la ragazza guardò la mano tesa e timidamente vi appoggiò sopra la sua, per poi rialzarsi e ritornare in vista sul ponte.

“Ora va’ in cabina. Sistemati, poi torna qui.” Le sussurrò James. Lei annuì e si rintanò in cabina sotto lo sguardo attento di Beckett.

Quando fu al riparo dagli sguardi indiscreti della ciurma e di Beckett, si sfogò prendendo a pugni con rabbia il cuscino, afferrando e gettando a terra qualunque oggetto le capitasse in mano. Poi si accasciò in un angolo, abbandonandosi a se stessa. Tutto senza una parola, senza un solo lamento. Poco dopo si avvicinò lentamente ad una tinozza, si lavò il viso e dopo essersi osservata allo specchio per qualche secondo, uscì nuovamente e raggiunse il ponte di comando, dove l’attendevano impazienti i due uomini. Notò che, una certa tensione la mostrava anche il timoniere, Sputafuoco Bill Turner, che squadrava sospettoso Beckett ma, all’arrivo del suo capitano, distolse subito lo sguardo dopo un’ultima veloce occhiata. La ragazza venne subito raggiunta dal lord inglese.

“Mia cara,” mormorò preoccupato. “vi sentite bene? Devo farvi portare qualcosa?” lei negò col capo e sorrise tristemente, mormorando che era solo un po’ debole. L’altro si sentì in colpa.

“Santo cielo, devo aver esagerato con le sorprese, mia cara Josephine. Venite, vi accompagno in cabina.” La prese a braccetto e, sotto lo sguardo geloso dell’ex-ammiraglio, scesero insieme le scale. Arrivati davanti alla porta della cabina, Beckett si congedò dopo essersi assicurato che lei entrasse e si riposasse per riprendere le forze. Josephine si lasciò cadere sul letto a braccia spalancate, fissando con occhi spenti il soffitto spoglio sopra di sé, senza pensare a nulla.

Ormai si era creato nel suo animo un vuoto che solo una persona poteva colmare ma dei cui sentimenti non era più sicura; non sapeva se l’avrebbe abbandonata o se sarebbe rimasto accanto a lei, anche se le aveva appena confermato la sua vicinanza in quel momento. La ragazza sospirò profondamente, si voltò sul fianco e lentamente si addormentò.

Ciao a tutti!!!

Come va la vita? Spero stiate tutti bene e che il ritorno a scuola ed alle sue lezioni non sia stato un'esperienza traumatizzante, ma siate riusciti a sopravvivere per questi primi 20 giorni di scuola :) Allora, piaciuto il capitolo? Beckett ha messo Jo in una gran brutta situazione: poverina, fa pena persino a me che sono la creatrice della sua storia! Ma sapete com'è, qualche guaio ci va sempre, ho le storie diventano piatte... non credete? :)

Ora, tocca ai ringraziamenti:

Crazy Owl: Beckett è un pezzentone, sa come ottenere le cose e i suoi mezzi non sono mai i più... simpatici :) Jamie, in pratica, non può fare altrimenti... e poi Jo è sensibile, ferire una persona non è la sua più grande aspirazione, nemmeno quando si tratta di Cutler Beckett. Risparmia la tua perfidia: voglio bene a Jo e Jamie quindi non permetterei mai che milord combini troppi guai... il necessario XD

erika94: Jo non credo riuscirebbe a farlo (non le piace ferire la gente, Beckett compreso) ma James lo farebbe con molto piacere... se solo potesse!! No te preocupes: avrà quello che gli spetta :) Promesso :D

Rebecca Lupin: geniale!!! Io non ho fatto tutto questo ragionamento, ma anche il mio nickname si capisce bene da dove arriva :P Sono contenta di averti fatto riscoprire Norrington: con "la maledizione della prima luna" non l'avevo nemmeno considerato e mi stava antipatico, poi il terzo ha rivoluzionato le mie opinioni... Ora ne vado pazza! (e si vede :P)

Un ringraziamento, ovviamente, anche ai non-recensenti ma leggenti (che brutto italiano XD). Continuate a leggere, a recensire, a seguire! Alla prossima!!! Besos

monipotty

  
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