Ancora
una volta, si sentiva persa, abbandonata ai flutti che il destino le
aveva riservato. Ripensò a
quel giorno di molto tempo prima a poppadella nave di cui ora era
capitano, quando una morte avventata l’aveva separata dall'unico
uomo che lei avesse mai amato veramente, una morte che l'aveva
sconvolta e le aveva fatto pensare che la sua vita finiva lì,
che non aveva più nulla per cui vivere. Pensò al giorno
in cui, nello stesso luogo in cui la morte le aveva tolto la sua
ragione di vita, lui le era ricomparso, vivo nelle Terre dei Morti, e
le aveva poi confessato i
suoi sentimenti più profondi; pensò al primo bacio che si
erano scambiati: un bacio atteso e sospirato
da entrambi, ambito da tanto tempo. Ogni volta che chiudeva per un
attimo gli occhi, sentiva ancora su di sé quella bellissima
sensazione che provava ogni volta che le loro labbra si incontravano,
anche
solo per pochi secondi.
Ed
ora, nel
giro di altrettanto pochi secondi, ogni cosa svaniva, scivolava via
come acqua tra le dita, tutte le sensazioni, i sogni, la
felicità che a lungo aveva agogniato. Tutto
veniva divorato dal fuoco appiccato da quella dichiarazione.
Perché non era una
domanda quello che Beckett le aveva appena detto, ma una decisione
presa seduta stante che
non ammetteva repliche e, se ce ne fossero state, sapeva perfettamente
che lui avrebbe sicuramente provveduto a zittire subito la protesta,
senza aggressività ma con la solita calma con cui lui affrontava
anche gli argomenti peggiori.
Non riusciva
a guardare Beckett: ormai non c’era più nulla da fare. Con un leggero movimento
della testa, suo malgrado, annuì, portando la comparsa di un ghigno trionfante sul viso del
lord, che esclamò la sua approvazione schioccandole un bacio sulla fronte per poi lasciarla sola a
riflettere. Appena si accorse di essere rimasta sola e che nei paraggi non c'era nessuno, Josephine cadde in ginocchio, il volto
chinato in avanti con un’espressione incredula, rabbiosa, desolata. Una vocina dentro di sé le
parlava.
Perché l’hai fatto?
Che altra
scelta avevo?
Potevi rifiutarti.
Non mi
avrebbe dato retta.
E chi te lo dice? In fondo per te
farebbe tutto.
Appunto.
Farebbe tutto, anche rovinare la vita di coloro che mi sono cari.
Non riuscirebbe a farti soffrire,
tiene troppo a te.
Non gliene
importa nulla delle vite degli altri. Vuole solo avermi.
Potevi farti lasciare del tempo per
pensarci su e parlarne con James.
…
James…
Quel nome la fece sussultare. Tremante, cadde in avanti, carponi e le sue mani presero a graffiare il legno del pavimento, incidendolo con forza, fino a farsi del male, fino a che le unghie delle sue mani si spezzarono, lasciandole le dita rosse e ferite dalle schegge che le erano penetrate nei polpastrelli. James...
Aveva tradito
la sua fiducia, gli aveva promesso che non le sarebbe successo nulla, che lo
amava ancora.
E così è. Tu lo ami ancora, Jo.
Di
nuovo la
vocina interiore richiamava la sua coscienza. Cosa voleva fare quella
voce? Qual era il suo scopo? Farla soffrire? Rassicurarla? Cosa?
Non ti devi preoccupare, Jo. Non è stupido. Ti capirà e verrà in tuo aiuto, affronterete
insieme questo pericolo, come avete sempre affrontato insieme i problemi che in questi anni ti hanno messa in difficoltà.
Non lo so... Non sono più sicura di nulla...
Perchè hai paura che non ti possa capire?
Perchè non sono riuscita a dire di no... Ma anche se lo avessi detto, non mi avrebbe dato retta oppure avrebbe fatto non so cosa per...
Proprio per questo motivo ti capirà. Abbi fede...
Si
guardò le
mani rosse e doloranti e una lacrima salata le cadde sul palmo aperto e
tremante. Chiuse di
scatto il pugno, stringendolo con forza, sentendo le unghie conficcarsi
dolorosamente nella carne, ma lei non ci badava. Poi, una mano le
sfiorò la spalla e
lei sussultò voltandosi spaventata: James le si
inginocchiò accanto. Josephine lo guardò muoversi
lentamente e affiancarla: quando i
loro occhi furono alla stessa altezza, l’uomo le
prese le mani e gliele aprì delicatamente, baciando il dorso e
il palmo ferito di
entrambe. La ragazza non oppose resistenza ma chiuse gli occhi per
assaporare il tocco delle sue mani calde e delle sue labbra premute
sulla pelle. Abbassò il capo per nascondere il volto rigato di
lacrime e gli occhi rossi allo sguardo dell'amato, ma James andò
in cerca di quegli
occhi grigi che lui amava tanto e così le prese il mento e le
alzò il viso.
Josephine non osava guardarlo ma cedette e posò la sua
attenzione sui
suoi occhi verdi, che la interrogavano silenziosamente. Lei scosse
lentamente
la testa mentre altre lacrime le rigavano le gote bianche.
“Io…”
balbettò con la voce rotta dal pianto. “Io… io ho dovuto a-accettare… n-non
avrei mai permesso che ti facesse del male p-per colpa m-mia… ma io non l’amo,
James, n-non posso e non v-voglio amarlo. L-lo sai, vero?” la sua domanda era
più che altro una preghiera per una risposta affermativa: lui lo sapeva, ne era
certa, ma non era altrettanto sicura del fatto che lui avrebbe continuato ad
amarla. Lui non rispose. Rimase a guardarla negli occhi lucidi e quando Jo
riaprì le labbra per implorarlo di crederle, lui gliele baciò appassionatamente
senza nemmeno lasciarle il tempo di respirare. Poi l’abbracciò con
forza.
“Lo
so, Jo. Mi avrai sempre con te, fosse l’ultima cosa che faccio,
non devi avere dubbi su questo.
Nulla potrà fermarci. L’affronteremo insieme, questa
prova. Insieme, come sempre…” Josephine
smise di singhiozzare annuendo debolmente. Poi James le passò un
dito sulle guance per asciugargliele, si alzò e le porse la
mano: la ragazza guardò la mano tesa e timidamente vi
appoggiò sopra la sua, per poi rialzarsi e ritornare in vista
sul ponte.
“Ora va’ in
cabina. Sistemati, poi torna qui.” Le sussurrò James. Lei annuì e si rintanò in
cabina sotto lo sguardo attento di Beckett.
Quando
fu al
riparo dagli sguardi indiscreti della ciurma e di Beckett, si
sfogò prendendo a
pugni con rabbia il cuscino, afferrando e gettando a terra qualunque
oggetto le
capitasse in mano. Poi si accasciò in un angolo, abbandonandosi
a se stessa.
Tutto senza una parola, senza un solo lamento. Poco dopo si
avvicinò lentamente ad una tinozza, si lavò il viso e
dopo essersi
osservata allo specchio per qualche secondo, uscì nuovamente e
raggiunse il
ponte di comando, dove l’attendevano impazienti i due uomini.
Notò che,
una certa tensione la mostrava anche il timoniere, Sputafuoco Bill
Turner, che
squadrava sospettoso Beckett ma, all’arrivo del suo capitano,
distolse subito
lo sguardo dopo un’ultima veloce occhiata. La ragazza venne
subito raggiunta
dal lord inglese.
“Mia cara,”
mormorò preoccupato. “vi sentite bene? Devo farvi portare qualcosa?” lei negò
col capo e sorrise tristemente, mormorando che era solo un po’ debole. L’altro
si sentì in colpa.
“Santo cielo,
devo aver esagerato con le sorprese, mia cara Josephine. Venite, vi accompagno
in cabina.” La prese a braccetto e, sotto lo sguardo geloso dell’ex-ammiraglio,
scesero insieme le scale. Arrivati davanti alla porta della cabina, Beckett si
congedò dopo essersi assicurato che lei entrasse e si riposasse per riprendere
le forze. Josephine si lasciò cadere sul letto a braccia spalancate, fissando
con occhi spenti il soffitto spoglio sopra di sé, senza pensare a nulla.
Ormai si era creato nel suo animo un vuoto che solo una persona poteva colmare ma dei cui sentimenti non era più sicura; non sapeva se l’avrebbe abbandonata o se sarebbe rimasto accanto a lei, anche se le aveva appena confermato la sua vicinanza in quel momento. La ragazza sospirò profondamente, si voltò sul fianco e lentamente si addormentò.
Ciao a tutti!!!
Come va la vita? Spero stiate tutti bene e che il ritorno a scuola ed alle sue lezioni non sia stato un'esperienza traumatizzante, ma siate riusciti a sopravvivere per questi primi 20 giorni di scuola :) Allora, piaciuto il capitolo? Beckett ha messo Jo in una gran brutta situazione: poverina, fa pena persino a me che sono la creatrice della sua storia! Ma sapete com'è, qualche guaio ci va sempre, ho le storie diventano piatte... non credete? :)
Ora, tocca ai ringraziamenti:
Crazy Owl: Beckett è un pezzentone, sa come ottenere le cose e i suoi mezzi non sono mai i più... simpatici :) Jamie, in pratica, non può fare altrimenti... e poi Jo è sensibile, ferire una persona non è la sua più grande aspirazione, nemmeno quando si tratta di Cutler Beckett. Risparmia la tua perfidia: voglio bene a Jo e Jamie quindi non permetterei mai che milord combini troppi guai... il necessario XD
erika94: Jo non credo riuscirebbe a farlo (non le piace ferire la gente, Beckett compreso) ma James lo farebbe con molto piacere... se solo potesse!! No te preocupes: avrà quello che gli spetta :) Promesso :D
Rebecca Lupin: geniale!!! Io non ho fatto tutto questo ragionamento, ma anche il mio nickname si capisce bene da dove arriva :P Sono contenta di averti fatto riscoprire Norrington: con "la maledizione della prima luna" non l'avevo nemmeno considerato e mi stava antipatico, poi il terzo ha rivoluzionato le mie opinioni... Ora ne vado pazza! (e si vede :P)
Un ringraziamento, ovviamente, anche ai non-recensenti ma leggenti (che brutto italiano XD). Continuate a leggere, a recensire, a seguire! Alla prossima!!! Besos
monipotty