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Autore: chaplin    26/01/2010    6 recensioni
“Sei un deficiente. Ora andiamo a Londra, Parigi, Liverpool o dove cazzo vivono e lo lasciamo in stazione.”
“Un corno, Pennuzza!” fece Tyler, rialzandosi. Sembrava allegro.
“E' l'occasione della nostra vita! Saremo famosi!”
“Si', famosi per aver rapito il chitarrista dei Beatles?” fece Penny, “Ridicolo, vai a fanculo. Me ne torno a casa.”
La storia di una cricca - della oramai famosa generazione della gioventu' del '67 - e il suo sogno di acquisire fama.. rapendo il malcapitato George Harrison, chitarra solista dei Beatles. Ma nelle loro losche intenzioni si intromettera' qualcosa..
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Palme altissime, erano dappertutto. Lungo la strada, agitavano i loro rami e guardavano dall'alto in basso gli hippies californiani che giocavano a palla per strada, mentre alcuni signori li osservavano con disprezzo.
La spiaggia era una lunga distesa di sabbia, che finiva in un mare azzurro come il cielo.
Il chitarrista riusciva a vedere la spiaggia, camminando lungo la strada. Era davvero strano che bastassero solo un paio di occhiali da sole e un cappello di paglia per nascondere la sua faccia. Tutti lo guardavano e gli sorridevano, come se niente fosse. E George sorrideva a tutti, felice di poter respirare aria estiva all'aperto, senza doversi coprire come un eschimese.
In fondo non e' del tutto un male, essere dispersi in America. Poi scosse la testa. Ma che dico?! Devo essere impazzito, la California mi fa impazzire.. devo andarmene da qui.
Eppure, quella spiaggia sabbiosa e lineare gli faceva rimpiangere di essere un piccolo inglesino pallido, vissuto in mezzo alle piogge estive e il cielo grigio di Liverpool. Chissa' come avevano vissuto la loro vita quei tre ragazzini, davanti ad una spiaggia cosi' bella...
Gli occhi gli scivolarono sulla schiena della ragazza davanti a lei, che quella volta si era legata i capelli... Alleluia...
Senti' un dito che gli punzecchiava il braccio sinistro.
Il piccolo angioletto di nome Jim gli fece il segno di no con la testa, facendo svolazzare i capelli.
George continuava a non capire. Jim indico' con la testa la biondina. George accenno' ad un “Ah” e annui', per poi avvicinarsi a lui, come se avesse preso gia' confidenza con quel ragazzino da un angelico sorriso seguito da una fila di denti.. non proprio bianchi e immacolati, un po' giallognoli, con dei chiari segni di nicotina sui molari. Forse fumava troppo.
“Ehi... Wilson. Mi ripeti il nome di questa.. si', insomma,
questa?” sussurro'.
Il sorrisino di Jim si trasformo' in un ghigno malizioso. “Lo so, lo so.. Gesu'. Penn e' una gran figa. Ma se la tira troppo, poi Stan e' morbosamente attaccato a lei.” lo avviso', a bassa voce, attirando l'attenzione dello spilungone, che fece spallucce.
George degluti'. Quel ragazzo faceva paura.. una versione piu' alta e piu' inquietante di Paul. Aveva solo gli occhi neri, che lo differenziava da lui. Pero' aveva meno carisma, sembrava essere meno attraente verso le ragazze – piu' che altro, le ragazze salutavano Jim – e aveva una voce completamente differente dalla sua.
“Comunque, se ti piace Penn.. mah, ti do un sincero
buona fortuna!” e si mise a sghignazzare.
George sollevo' un sopracciglio, senza capire molto. Non capiva perche' lui gli stesse dando il buona fortuna. Non ne aveva bisogno, perche' quella “Penn” non gli piaceva. Era solo
carina, aveva un bel fisico, una bella voce, portava molto bene i capelli.. insomma! Bella, ma non fenomenale.
“Perche' mi.. dovrebbe piacere?” chiese George, stavolta senza sussurrare.
Penny si volto', osservando il chitarrista e l'amico con ovvia perplessita'. Invece Stan si mise a ridere, senza motivo.
“Cosa.. ti dovrebbe piacere?” chiese Penny, con un sorriso che lo sbeffeggiava. Poi il sorriso scomparve, quando noto' Jim che rideva sottovoce, come una iena. “Jimbo, che cavolo gli stai raccontando?”
Jim tossicchio', risistemandosi la frangia, che si era disordinata quando si era messo a fare no con la testa. “Io? N-niente!” e gli fece un enorme sorriso ebete. Da angelo. Ma come faceva?
Penny non era tanto convinta. Fece una smorfia e si volto', riprendendo a camminare.
“Ehi, Harrison, siamo vicini al locale. Tieniti stretto.”
George obbedi' e strinse il braccio di Jim. Lui corrugo' la fronte. Penny fece finta di piangere, dalla disperazione.
“Non devi stringere il braccio di Jimbo, Harrison.. Era un modo di dire.”
Il chitarrista si stacco' dal ragazzino, mettendosi sull'attenti. Gli occhiali da sole scivolarono verso la punta del suo naso. Penny fece un lungo, lungo sospiro.. mancavano pochi metri alla destinazione, ma le sembravano miglia.
La destinazione era un locale che non aveva tanto l'aria sofisticata, colorata di rosso al retro, le vetrine che lasciavano intravedere dei neon all'interno. Intorno, il proprietario ci aveva messo delle piante grasse, come abbellimento. Quei cactus conferivano a quel luogo un'aria quasi.. esotica.
Quando Penny apri' la porta del locale, George rimase sbalordito dal caos che regnava dentro quel luogo, rispetto all'esterno. Le pareti isolavano molto bene il rumore.
Un posto dai muri scuri, illuminato male – la luce entrava dalla vetrata –, c'erano foto di artisti americani un po' dappertutto e di gruppi che avevano suonato li'.
Si odorava uno strano odore, un misto tra la benzina e il tabacco. La gente stava ovunque, sui tavoli, sul bancone, davanti al palco, dove stava suonando un gruppo che nessuno dei presenti conosceva, ma tutti ballavano lo stesso, senza pensare troppo.
Al lato destro, George riconobbe la foto di Elvis che aveva visto nella foto in camera di.. Penny. Allora era quello il locale.
Jim gli diede un piccolo colpo sulla schiena.
“Ehi, amico, benvenuto nel regno di Alvarado Gomez.” disse.
“Alvarado.. Gomez? E chi e'?!” chiese George, strabuzzando gli occhi.
Il bimbetto dall'aria angelica fece per rispondere, ma Penny lo fermo' in tempo, tappandogli la bocca.
“Allora: Alvarado Gomez, se non hai letto la' fuori, e' il nome del locale. Gomez e' il cognome del proprietario, che e' un nostro amico. Nonche' il tizio che ci ha obbligati a prenderti contro la tua volonta'. Almeno, se a te L.A. non ti piace.” disse, sprezzante, e scompari' tra la folla. George alzo' un sopracciglio.
Jim la guardo' male. “Ehi! Stavo per dirglielo io! E poi, perche' togli sempre il divertimento a tutti?”
Ma la ragazza dai lunghi capelli dorati era scomparsa nel nulla, e non poteva sentirlo. Stan la segui' a ruota, come un cagnolino.
George rimase li', solo, con Jim che gli stava accanto. Il ragazzino, in quel momento, sbuffo'.
“Saranno andati a fare fiki-fiki in bagno, come al solito. E Penn ha solo diciannove anni! Bah.”
“Perche', tu quanti anni hai?” fece il chitarrista, togliendosi gli occhiali da sole.
Jim arrossi', ma riusci' a nasconderlo perfettamente, in mezzo alla confusione che c'era.
“Ecco... a dire la verita', io ho.. diciassette anni.” e si nascose la faccia.
Mentre il ragazzino si aspettava una reazione dall'altro, George rimase solo un po' disorientato.
“Quindi... non hai ancora diciotto anni?”
“No, mi manca ancora un anno.” disse Jim, atteggiandosi.
“Ah..” George annui' alle sue parole, con gli occhi fissi nel vuoto. Finora, si era affidato ad un diciassettenne un po' pazzo che gli ricordava, per vari motivi, John, ma in una versione un po' piu' cortese.
In quel momento, un ragazzo trasandato, dai tratti meticci, usci' dal bagno con una bottiglia di birra in mano.
Quando Jim lo vide, fece una faccia entusiasta. “Tyleeer!
Tesoooro!” si mise a strillare. Ma la sua voce non si sentiva da nessuna parte, c'era troppo casino la' dentro. Questo contribui' a far rimanere incredulo il chitarrista, quando il ragazzo si avvicino' senza troppe domande.
“Guarda guarda..” disse, avvicinandosi. Scosse i capelli scuri, che gli cadevano lunghi e disordinati, quindi fece un saluto degno del papa. “Gente! E' arrivato Alvarado Gomez!” urlo', sovrastando la musica e il chiasso.
Alcune persone si girarono verso di lui e gli diedero il cinque, oppure gli fecero un cenno con la mano. Una ragazza gli passo' davanti e gli diede qualcosa che sembrava erba. Lui fece un tiro e gliela restitui', mandando un bacio.
Si avvicino' con un'espressione fusa, un'andatura tutt'altro che disinvolta e vestito con qualcosa di simile a dei stracci. Jim fischietto'.
“Amico, sei ridotto peggio di mia mamma al mattino.” disse, inorridito.
“Taci zozzone.” lo zitti' lui, “E questo qui? Da dove l'avete pescato?” e indico' con la bottiglia il tizio che stava vicino a Jim.
George degluti', abbassando il cappello sugli occhi. Jim fece un'enorme sorriso da Stregatto.
“Questo qui e' Gesu' Cristo – George si butto' una mano sulla faccia, rassegnato –, meglio noto come George Harrison. George Harrison, Tyler Gomez. Tyler Gomez, George Harrison.” fece, anzi, canticchio'. “Ora dammi una sigaretta.”

Ty: sei un coglione e ti odio.” disse, con una voce tranquilla, Penny.
Era la seconda volta in quella giornata che Tyler rischiava di soffocarsi per aver riso troppo. Si stava letteralmente rotolando la testa sul tavolo da biliardo, mandando un po' ovunque le biglie e reggendosi con la stecca. Penny sentiva dentro di se un forte impulso assassino uscirle fuori.
“No,
Penèlope.” a sentirsi chiamare con la pronuncia spagnola, Penn si acciglio'. Ma Tyler prosegui'. “Siete.. voi i deficienti!.. Non pensavo l'avreste fatto sul serio.. cioe'..! Avete davvero preso George Harrison?! Assurdo..”
Jim sbatte' – goffamente – una mano sul tavolo verde – per poi scuoterla per il dolore.
“Diamine, Ty! Sembrava parlassi sul serio!” esclamo' lui. Ma in contrasto a quello che aveva appena fatto, sembrava divertito.
A Stan, invece, questa cosa non divertiva affatto. E chissenefrega se Tyler era il suo migliore amico.
“Tyler, ci hai presi per il culo?” fece, provocando un altro attacco isterico all'altro.
“Ehm, sinceramente?” fece lui. “Si..” e scoppio' in una fragorosa risata.
Penny gli tolse la stecca dalla mano con un calcio e Tyler cadde per terra come un sacco di patate.
“Sei un deficiente. Ora andiamo a Londra, Parigi, Liverpool o dove cazzo vivono e lo lasciamo in stazione.”
“Un corno, Pennuzza!” fece Tyler, rialzandosi. Sembrava allegro.
“E' l'occasione della nostra vita! Saremo
famosi!”
“Si',
famosi per aver rapito il chitarrista dei Beatles?” fece Penny, “Ridicolo, vai a fanculo. Me ne torno a casa.”
Stan la prese per un braccio, “Aspetta, Penn!”
Penny si volto', incredula. “Stanley! Possibile che mi tradisca?!” e si indico', “E mi stai tradendo per
lui?!” e l'indice destro punto' verso Tyler, che in quel momento si stava togliendo le mutande. “TY! SEI UN ANIMALE!”
“Eddai, lo fanno tutti gli hippies. Lo voglio fare anch'io.” disse Tyler, in tutta tranquillita'.
Jim sbuffo'. “Certo, Tyler. Quindi io dovrei andare per strada tutto nudo.”
“Tu.. tu non sei hippie, Jim!” strillacchio' Penny. Jim le fece una pernacchia.
Stan fece una faccia schifata. “Tyler, copriti.. ti prego. Penny, se proprio vuoi, andiamo. E compriamo una pizza.”
“Qualcuno ha detto pizza?”
Tutti, in contemporaneo, si voltarono verso George, che era comparso all'improvviso dal nulla – chiamato anche bagno.
“Se si mangia la pizza.. vengo anch'io.” e fece un sorriso. Quel sorriso che Reb
adorava.
Ovviamente, pero', Reb adorava ancor di piu' il sorrisino di Paul McCartney.
Penny fece una smorfia, scocciata, e usci' fuori dall'edificio di Ty. Stan la segui' a malavoglia, Jim pure. George rimase li', fermo, a guardarsi attorno. Tyler si accorse del disorientamento del chitarrista e sorrise.
“Okay,” prese l'accendino dal tavolo del biliardo e lo accese, “Vuoi qualcosa di caldo?”
George, in una frazione di secondo, si ritrovo' in macchina, vicino a quello spilungone di nome Stan.
“Hey sir.” fece Jim, mostrandogli la mano destra per battergli il cinque.
“Harrison, che onore riaverti con noi.” fece Stan, sorridente.
“Non potevi startene con Tyler? Cosi' ci liberavamo di te.” aggiunse Penny, per poi accendere il motore.

 

 

 

Ok, scusatemi se ho aggiornato solo ora t_t

avevo poca voglia di scrivere, tanti impegni, poca ispirazione u.u spero che il capitolo vi piaccia comunque :)
l'ho finito molto in fretta, quindi se vedete errori di battitura o altro.. segnalatemelo XD
Un'enorme grazie a chi ha letto, recensito etc.!

Zazar90: Gesu' e' il primo nomignolo che m'e` venuto, saro' sincera XD avevo scritto “Gesu' Bambino” sul capitolo precedente ed e' venuto naturale scriverlo anche qui! xDD la cosa di Sherlock Holmes semplicemente mi intrigava XD e scusa se aggiorno cosi' lentamente t.t

Kiru: gia', poverino pero' XD non se lo merita t.t

Clafi: i Doors.. amo quel gruppo *__* mi sa che alla fine li faro' comparire! XD no, fa niente, come ti avro' gia' detto pure io dimentico di recensire, a volte XD

Laban: Gesu' XD neanche a me sembra che gli dispiaccia molto, sai? xDD

Marty_youchy: e meno male che se n'e` andato dall'edificio di Ty, se no.. O_O

Ora vado a fare i compiti.. e sara' meglio se studio spagnolo =_=

  
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