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Autore: Akane    27/01/2010    10 recensioni
Non avrebbe mai dovuto dirlo, non sarebbe servito. Zoro stava con Rufy e mettersi in mezzo anche solo con una dichiarazione d’amore per scaricarsi la coscienza sarebbe stato peggio che farsi battere ad una gara di cucina (forse). Non dover dire ad anima viva, specie all’interessato zuccone, i propri sentimenti rendeva le cose più facili per tutti, sé stesso per primo. Un peso in meno.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sopra ogni cosa'
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TITOLO: Mai dirlo
AUTORE: Akane
SERIE: One Piece
TIPO: slash, One Shot
GENERE: sentimentale
RATING: giallo/PG13
PAIRING: ZoroXRufy, Sanji
AMBIENTAZIONE: Alla fine delle vicende di Thriller Bark. Per chi non lo sa ecco un piccolo riassunto: Zoro a insaputa di tutti tranne che di Sanji che ha tentato invano di fermarlo, si è sacrificato al posto di Rufy ed ha preso su di sé il suo dolore fisico(grazie ad Orso Bartholomew), solo che già messo male per conto suo rischia di morire. Nessuno sa come si sia ridotto così e Zoro costringe Sanji a tacere. Passa tipo tre giorni svenuto sotto le cure di Chopper, poi però si sveglia e pian piano si riprende.
DISCLAMAIRS: i personaggi e l’ambientazione non è mia ma di Oda… ma vorrei avere Zoro e Rufy per me!
NOTE: anche questa è per il compleanno di mia sorella Yukino, l’ultima della serie che mi aveva chiesto. In questa parte, nel manga, si vede chiaramente l’interesse di Sanji per Zoro e quello di quest’ultimo per Rufy, siccome è un triangolo troppo succulento non potevo non sfruttarlo, penso che più in là approfondirò ancora. Spero che vi piaccia.
Buona lettura. Baci Akane
DEDICHE: a Yukino per il suo compleanno
RINGRAZIAMENTI: a chiunque leggerà e commenterà

MAI DIRLO

/Chasing cars - Snow Patrol/
Rufy non fu un’anima in pena come tutti si sarebbero aspettati viste le condizioni inaspettate e brutte di Zoro, ma nonostante la sua serenità costante e i festeggiamenti per la vittoria a Thriller Bark, non smise di pensare a lui un solo istante.
Famoso per essere un ingordo colossale, in quell’occasione il giovane capitano festaiolo si limitò e invece di divorare lui stesso quanto più cibo e bevande poteva, ne sottrasse a tutti per metterle da parte al suo compagno svenuto.
Ogni ora andava da Chopper, che lo curava amorevolmente preoccupato, a chiedergli come stesse e nonostante la piccola renna non dava buone notizie, Rufy manteneva la sua sicurezza granitica che il suo ragazzo si sarebbe svegliato presto e quando sarebbe successo avrebbe avuto una gran fame e sete.
Nessuno aveva idea di che cosa fosse successo tranne Sanji ed altri due uomini che il cuoco aveva fatto tacere su ordine dello spadaccino.
Al contrario di Rufy, egli non gli si avvicinò mai rimanendo in disparte a far da mangiare e a nutrirsi lui stesso per riprendere le forze. Non prese parte ai festeggiamenti rimase a guardare quel giovane talmente forte da essere sopravvissuto a qualcosa che avrebbe dovuto ucciderlo.
Il potere di Orso Bartholomew, uno della Flotta dei Sette, era chiaro. Trasferire cose, astratte o concrete, dove voleva. Nel caso di Zoro che si era messo davanti ad un Rufy svenuto chiedendo di essere ucciso al suo posto, Orso colpito dall’amore di uno per l’altro, aveva deciso di dargli un’opportunità. Gli aveva trasferito in corpo tutta la sofferenza fisica di Rufy, se questa sommata alla propria già enorme non l’avrebbe ucciso, l’avrebbe risparmiato.
Appena Sanji aveva capito cosa voleva fare, si era messo in mezzo dicendo che la ciurma poteva fare a meno di un cuoco ma non di capitano o vice, quindi aveva reclamato lui la punizione, conscio che nessuno poteva sopravvivere ad una cosa simile.
Zoro non ne aveva voluto sapere e senza perdere tempo gli aveva fatto perdere i sensi.
Quando si era ripreso insieme agli altri, Orso e Zoro non erano più lì, cercandolo l’aveva trovato in fin di vita, coperto completamente di sangue, davvero sull’orlo di morire.
Aveva sentito con l’anticamera del cervello Rufy chiedersi come mai fosse ridotto in quelle condizioni mentre lui si sentiva benone. Quando aveva fatto per spiegargli tutto, Zoro prima di svenire gli aveva detto di non dire nulla.
Nessuno avrebbe dovuto sapere.
Non lo comprese, già solo il fatto che non fosse morto in tronco era una cosa impossibile, che importava che sapessero o meno?
Suo malgrado lo accontentò e si assicurò che nemmeno i due che avevano visto tutto spifferassero il suo grande gesto.
Rufy si era preoccupato ma Chopper era stato positivo. Certo era messo male, ma si sarebbe ripreso.
Eppure non era stato solo quello a renderlo così fiducioso.
L’aveva visto.
L’espressione incredibilmente dolce in mezzo al dolore allucinante che stava provando, le labbra che mormoravano appena udibili all’orecchio di Rufy. Non sapeva cosa gli aveva detto ma era ovvio.
Sarebbe andato tutto bene.
E Rufy a lui più che a chiunque altro avrebbe sempre creduto ciecamente.
Non l’avevano mai reso pubblico ma era il classico segreto di pulcinella… tutti lo sapevano che loro due stavano insieme!
Eppure non poteva fare a meno di pensare… prima non ci aveva mai fatto caso, anzi, l’aveva rifiutato categoricamente anche solo di prenderlo in considerazione, ma lì davanti al suo sacrificio per la persona che amava, davanti a quell’amore grandissimo e alla possibilità concreta di perderlo, se ne era reso conto.
Così come Zoro avrebbe dato la vita per Rufy dicendo che spettava a lui e lui soltanto, Sanji avrebbe dato la vita per Zoro, assurdamente.
Profondamente turbato da quelle realizzazioni avute solo in un secondo momento, a mente fredda aveva capito perché aveva cercato di sostituirsi a lui.
Certo probabilmente sarebbe morto se glielo avesse permesso, ma non gli era importato nulla. Solo una cosa era contata più di qualunque altra. Zoro non doveva morire.
Orso aveva minacciato di prendere la testa di Rufy, aveva tolto di mezzo tutti gli altri e lui era andato fuori di sé all’idea che Zoro morisse.
La cosa non l’aveva vissuta allo stesso modo prima, ma ora alla luce di quei fatti e di tutto quel tempo per pensare, non poteva che arrendersi all’evidenza.
Era felice che ce l’avesse fatta e non perché era un suo compagno di viaggio, ma la persona di cui per assurdo si era innamorato.
Lui che ossessionava tutti con i suoi amori per le donne, lui che sbavava dietro a qualunque sottana, lui che davanti ad una ragazza perdeva il suo spirito combattivo diventando gelatina.
Lui ora… si era innamorato di Zoro, un uomo.
E quando?
Quando diavolo era successo?
Proprio lui così freddo, controllato e sprezzante verso la rude mascolinità. Così gentiluomo solo con il sesso a lui opposto.
Non se ne capacitava e più se lo diceva, più non poteva crederci. Lo sconvolse non poco quella realizzazione ma dopo averla ammessa e circa cominciato a farci i conti, si rese conto, guardando Rufy correre costantemente dal suo compagno svenuto, che loro due stavano insieme.
Zoro amava Rufy, avrebbe dato la vita per lui e questa ormai era una sorta di legge della natura incontrovertibile perché lui più di tutti aveva visto la loro storia decollare, li aveva visti mettersi insieme, amarsi, aveva sentito le confidenze di Rufy indeciso su come si faceva sesso, aveva visto quanto sapevano impazzire l’uno per l’altro se erano in situazioni critiche, se stavano per morire, se dovevano momentaneamente separarsi. Aveva visto cosa succedeva quando litigavano e quanto poco ci mettevano a far pace. Aveva visto sia Zoro che Rufy piangere davanti all’eventualità di deludere o lasciare l’altro.
Parlare di loro due era come parlare del legno e del fuoco.
Senza il legno il fuoco non esisteva.
E quando se lo disse, non capì se ciò che provò dentro fu un peso maggiore oppure minore.
Da un lato andava bene. Un sorriso amaro si formò sulle sue bella labbra sottili e ben disegnate, tirò una boccata dalla sigaretta e l’abbandonò fra le dita.
Non avrebbe mai dovuto dirlo, non sarebbe servito. Zoro stava con Rufy e mettersi in mezzo anche solo con una dichiarazione d’amore per scaricarsi la coscienza sarebbe stato peggio che farsi battere ad una gara di cucina (forse). Non dover dire ad anima viva, specie all’interessato zuccone, i propri sentimenti rendeva le cose più facili per tutti, sé stesso per primo. Un peso in meno.
Ma dall’altro era consapevole che a lungo andare stando sempre accanto a loro, assistendo alla loro storia, l’avrebbe logorato e divorato.
Non aveva idea per quanto tempo avrebbe potuto resistere, dopo tutto.
Ma si disse di essere solo all’inizio di questo insolito ed assurdo sentimento.
Se soffocato sul nascere avrebbe anche potuto distruggerlo semplicemente per poter amare qualcun altro, in futuro.
Amore… non si era mai innamorato davvero. Diceva di amare tutte le donne ma la verità era che le adorava, le ammirava, le riteneva uniche creature fragili meritevoli di rispetto e protezione. Perfette in un certo senso. Bè, era stato cresciuto in un ristorante in mezzo a uomini grezzi, del resto…
Però non ne aveva mai amata nessuna ed ora… si trovava a provare quello strano sentimento per un uomo.
Il sorriso amaro si accentuò, un’altra boccata dal mozzicone ormai consumato.
“Che ironica la vita!”
Fu tutto quello che riuscì a pensare.

Quando Zoro si svegliò era la terza notte.
I festeggiamenti erano cessati e finalmente si decidevano a riposarsi come si doveva prima della partenza, dopo aver fatto rifornimenti di cibo e tesori e aver sistemato il loro galeone.
Nello strano insolito silenzio sentì fra i dolori generali e la debolezza fisica un peso in particolare.
Nel complesso gli sembrava di essere stato calpestato da una mandria di giganti impazziti e poi essere stato messo in un tritacarne, ma soprattutto vinceva una sensazione.
Qualcuno era steso a lato con la testa appoggiata sulla sua spalla e la mano sul suo petto. Dormiva.
Non gli servì guardarlo, già sapeva di chi si trattava.
Il sorriso che riuscì a tirare sulle sue labbra immobili per giorni, gli fece male ma non vi  fece caso.
Con fatica alzò la mano, era tutto fasciato. Cinse leggero la schiena del suo compagno che nonostante il suo sonno di norma pesantissimo, si svegliò subito come se se lo aspettasse.
Quando i suoi grandi occhi neri si posarono su di lui capì che ne era valsa la pena.
- Ciao… - Mormorò con voce roca. Vide le sue iridi scure brillare nelle tenebre notturne, la luna li illuminava appena ma a loro sembrava di vedersi alla luce del sole.
- Finalmente ti sei svegliato. - Disse sfoderando il sorriso più radioso da quando si erano messi a festeggiare. - Ti ho messo da parte cibo e vino! -
Senza riflettere si allungò su di lui posando lieve le labbra sulle sue, quindi si limitò ad un bacio leggero che concluse subito. Puntando i gomiti si sistemò di fianco in modo da guardarlo meglio in viso, a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Il primo pensiero di Zoro andò a Sanji. Cosa aveva detto?
Non ricordava cosa fosse successo dopo che era stato colpito dal raggio di Orso Bartholomew… era svenuto subito oppure era riuscito ad andare dagli altri? E aveva già detto a Sanji di stare zitto?
Quali che fossero le sue motivazioni per tenersi per sé il suo gesto, sperava di essere stato rispettato.
Lo guardò con una muta domanda negli occhi e come se Rufy gliela leggesse, con limpidezza, l’espresse.
- Nessuno sapeva cosa ti fosse successo, ma mi hanno spiegato che quell’orso dell’a Flotta dei Sette che era venuto per me, se ne è andato. Come l’hai convinto? - Da questo capì che non aveva detto nulla e sentì un enorme moto di gratitudine muoversi dentro di sé per quello che, dopo tutto, non era un idiota integrale.
Ricordava il tentativo di Sanji di sostituirsi a lui e ricordava anche di non aver capito il motivo. Gli era sempre parso che si odiassero.
Bè, certo, erano comunque compagni di viaggio.
- Era così forte? - Chiese allora nella sua ingenuità il giovane beandosi del suo ragazzo che, seppure immobile, era finalmente tutto per sé.
- Sì… ma deve aver pensato di avermi ucciso. Non credo mi abbia risparmiato di proposito. - In fondo era la verità anche se mancava una piccola parte al racconto. Faceva ancora fatica sia a parlare che a respirare, ma gli piaceva averlo lì che si appoggiava un po’ a lui, gli piaceva quel momento di intimità dopo tutti quei giorni di inferno. Erano rari, doveva catturarli quando poteva averli.
- Però è successa una cosa strana… - Fece poi Rufy ripensando a quando si era svegliato dopo la battaglia finale, quando tutto era finito.
- Mm? -
- Bè, io stavo bene. So di aver subito ferite gravi, quando sono svenuto pensavo che sarei morto. Invece quando mi sono svegliato non ero mai stato così bene. Mentre tu eri… - Zoro l’aveva immaginato. Il moro sembrava un idiota ma non gli sfuggiva nulla, specie del suo equipaggio. Solo che non faceva delle tragedie per tutto, anche se sapeva esagerare fin troppo bene per altre sciocchezze!
Sorrise di nuovo con dolcezza, uno stato d’animo che solo lui gli tirava fuori.
- Ha davvero così tanta importanza? - La sua calma matura pareggiò con quella dell’altro che quasi non parve più lui.
- No, ma è come se ti avessi dato tutte le mie ferite e il mio dolore… non è così, vero? - per un momento una nube oscurò il suo sguardo simile al sole. Ecco perché non aveva voluto che nessuno glielo dicesse. Non si sarebbe mai perdonato di averlo ferito a quel modo. Mai. E Zoro si era sacrificato per impedirgli di stare ancora male.
- Ma cosa ti viene in mente? È solo colpa di Orso, non tua. Tu hai solo il merito di farti amare da me! - Non glielo diceva spesso ma quando lo faceva era come un piccolo incantesimo, tutto rinasceva ed ogni cosa brutta era in grado di sparire. Adorava quando lo faceva, ma era efficace perché non glielo diceva spesso.
Sembrò abbastanza soddisfatto della risposta, anche se dopo il successivo bacio un po’ più approfondito, Rufy chiese ancora:
- Se ti faccio male dimmelo… - E capì che questa frase aveva più di un senso.
- Tu non potrai mai farmi male. - Dopo di questo tornò con sicurezza e bisogno alla sua bocca che gli era mancata da morire.
Nei loro scambi di effusioni per una volta tenere, non si accorsero di due occhi azzurri che con una certa sofferenza osservavano la scena combattuti.
Zoro stava bene, era una cosa buona.
Ma per lui continuava ad esistere solo una persona. Rufy.
Finché tutto ciò che faceva fosse stato in sua funzione, Sanji capì di non avere una sola briciola di speranza.
Ma era grande, forte e sapeva controllarsi bene. Si sarebbe ripreso in fretta.
Zoro non era altri che un eccezione.
Nessun altro uomo poteva entrargli così, sicuramente una cosa simile non sarebbe più successa!

Quando il giorno dopo tutti andarono a salutare Zoro, si rese conto che all’appello ne mancava uno ed essendo quello che più di tutti avrebbe voluto vedere, dopo Rufy, si sforzò e si alzò per cercarlo.
Quando trovò Sanji stava occupandosi di altre scorte di cibo da caricare sulla nave.
- Ehi, ricciolo. - Disse burbero come suo solito.
- Ehi, alga marina! - Fece freddo l’altro. Il cuore gli andò un attimo troppo in fretta ma accendendosi una sigaretta se lo mise a cuccia.
Sarebbe stato facile mascherare i suoi sentimenti, dopo tutto. Sanji era uno che li nascondeva di continuo.
- Come va? - Domanda di circostanza che sembrava detta solo per dovere, come se non gli importasse davvero. Zoro non ci fece caso.
- Mi riprenderò. - Rispose noncurante lo spadaccino. Lo guardò allora dritto negli occhi, il suo verde penetrò l’azzurro del cuoco che rimase immobile a sbuffare nervoso fumo. - Volevo solo ringraziarti. Tu sai per cosa. -
I suoi capelli lunghi furono una benedizione, in quel momento, visto il leggero rossore che colorò le sue guance. Trasse una lunghissima boccata di fumo, quindi borbottò imbarazzato:
- Si… bè… hai fatto tutto tu! - Sapeva per cosa lo ringraziava e gli piacque che lo facesse anche se non l’avrebbe mai creduto capace di tale gesto. Non ci fu altro fra i due.
Dopo di quello Zoro dritto ma con visibile sforzo, camminando lento e calmo, si allontanò a radunare le sue cose.
Sanji rimase ad osservarlo più tranquillo, notando il proprio cuore rilassarsi.
Forse non sarebbe stata tanto facile, dopo tutto.
Vide Rufy tuffarsi in picchiata, come di consueto, verso lo spadaccino che, con nonchalance, si spostò aspettandoselo. Il botto che fece il capitano irruente contro il muro fece ridere tutti tranne lui. Udì Zoro borbottare col suo lugubre tono: - Il solito idiota. - e in quel secondo momento un sorriso involontario si aprì a forza sul suo viso serio.
“Stanno proprio bene insieme.”
E lì sancì a sé stesso la sua solenne promessa.
Non avrebbe mai detto a nessuno ciò che provava.

FINE

   
 
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