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Autore: Melanto    28/01/2010    5 recensioni
Fuggire. Reazione immediata dinanzi ad un dolore troppo grande per essere affrontato a viso aperto. Camuffare la sofferenza in voglia di lavorare. Poi partire. Cambiare persino continente per ricostruire precari equilibri su cui camminare in punta di piedi. Dimenticarsi di tutto: amici, famiglia... assopire i ricordi e cullarli come bambini, perché non facciano troppo male, per ricaricare le certezze. E poi... e poi tornare, per affrontare il passato ed i sensi di colpa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Yoshiko Yamaoka
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Huzi - the saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Dopo un anno di assenza, mi sembra quasi doveroso fare una sorta di ‘punto della situazione’ per permettere a tutti voi di ricollegare i fili dell’intera vicenda e ricordarvi cosa era successo.
Di seguito troverete un piccolissimo riassunto degli eventi narrati fino al capitolo 19 e sto anche provvedendo a rileggere e sistemare i capitoli precedenti.
Perdonate il ritardo mostruoso, non ricapiterà più. Sono tornata e Huzi vedrà la fine nel corso di questo 2010.
E’ una promessa.


Dove eravamo rimasti…
«Dopo tre anni trascorsi dall'altra parte del mondo, Yuzo Morisaki - vulcanologo e Vice Direttore dell'FVO (Fuji Volcano Observatory) - torna finalmente in Giappone.
Costretto da un'intransigente Sanae a partecipare ad una serata in memoria dello scomparso Misugi, Yuzo conosce la sorella di Taro Misaki, Yoshiko Yamaoka, con la quale instaura subito un legame di amicizia.
A causa di una improvvisa scossa di terremoto, Yuzo scopre che la situazione della Prefettura - ed in particolare di Nankatsu - è altamente instabile e, insieme alla sua squadra di specialisti, si mette al lavoro per cercare una spiegazione all'alta attività sismica.
Tra un Vice Prefetto troppo arrivista per capire la pericolosità della situazione e la gelosia di Taro, Yuzo riesce ad affrontare i sensi di colpa per la morte della moglie, avvenuta quattro anni prima, e ad aprire nuovamente il suo cuore ad un nuovo sentimento di amore verso Yoshiko.
Ma mentre tutto sembra finalmente andare per il verso giusto, la terrificante verità dietro l'anomala sismicità di Nankatsu sta finalmente per venire a galla, e la verità si chiama "Fuji".»


Huzi-locandina

 

Huzi

- Capitolo 20 -

“E questo è quanto.”
A quelle parole, Saya tirò un profondo sospiro sollevato, mentre seguitava a guardare la sua migliore amica seduta all’altra parte del piccolo tavolo di quel salotto-cucina. Il sorriso saldamente ancorato alle labbra, l’espressione serena e, dopo tante sofferenze, finalmente felice. Ma felice davvero, quel senso di profondo benessere in cui ci si trova una volta arrivati in cima alla maledetta salita che si credeva insormontabile. Adesso, Yoshiko poteva finalmente guardare dal punto più alto tutta la sofferenza che si era lasciata alle spalle, pronta ad affrontare la discesa davanti a sé, dove l’attendeva il suo futuro. O meglio, il loro. Il suo e quello di Yuzo, insieme.
E Saya, che aveva condiviso parte delle sue gioie e delle sue paure, delle sue attese e delle sue delusioni, non poteva non sentirsi altrettanto felice per lei.
“Che romantico.” cinguettò, sbattendo velocemente le palpebre, in una perfetta imitazione di Fuyuko che strappò una risata anche a Yoko. Poi assunse un’espressione più subdola, mentre nascondeva una perfida risatina dietro la mano. “Sai come impazziranno le ragazze appena lo sapranno?”
“Saya, lo so che non vedi l’ora di sbandierarlo all’Universo Conosciuto, che credi.”. Yoko buttò giù un lungo sorso di tè. L’altra si sporse, aggrappandosi al tavolo e facendole gli occhi dolci nel tentativo di muoverla a compassione.
“Oh, eddai! Ti prego, posso dirglielo io?! Ti prego!”
La sorella di Misaki le rivolse uno sguardo sostenuto per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere ed agitare una mano. “Certo che puoi, ormai sei diventata il mio Addetto Stampa.” poi sospirò con una certa teatralità “Eh, cosa faresti se non ci fossi io ad allietare le tue giornate, mh?”
Saya s’alzò per andare ad abbracciarla con affetto e mettere da parte, per qualche secondo, il lato infantile di sé. “Sono davvero contenta che tra voi si sia risolto tutto per il meglio.” disse con un sorriso. “Ormai avevo preso in simpatia il tuo vedovello.”
“Grazie, Sa-chan. Sei stata preziosissima, se non ci fossi stata tu a darmi i giusti consigli, sarei rimasta a rotolarmi nei miei mille dubbi.” e Yoko le era davvero riconoscente per la sua amicizia insostituibile.
“Oh, non dirmi così! Lo sai come sono sensibile ai complimenti!” la ragazza cercò di stemperare il tono commosso facendosi vento prima di scoppiare a piangere come una fontana, rapidamente tornò al suo posto, mandando giù un buon sorso di tè ormai tiepido.
Dalle imposte aperte della finestra, la luce di quel Febbraio, che sembrava intenzionato a perdurare nel suo stato nuvoloso, illuminava l’ambiente con un certa difficoltà, ma Yoshiko non sembrava fare troppo caso al cattivo tempo. Aveva ben altro cui pensare ed anche se una questione si era risolta, ce n’era ancora un’altra che aspettava di essere chiarita. Una questione cui anche Saya pensò.
“Hai più sentito tuo fratello?”. La sua vicina di stanza glielo domandò valutando attentamente le sue reazioni, ma lei si limitò a sospirare, rigirando la tazza ormai quasi vuota.
Si strinse nelle spalle, scuotendo il capo.
“No, non ancora.”
“Non potrai evitarlo per sempre, lo sai vero?”
“Sì, lo so.”. Dopo qualche attimo di silenzio in cui era rimasta a fissare il fondo del tè, Yoshiko appoggiò i gomiti sul tavolo, sprofondando il viso tra le mani. “Gli ho detto delle cose orribili, Saya. Sono stata troppo dura con lui.”
“Eri arrabbiata e credo che questo lo abbia capito anche Taro.” ridacchiò l’amica, cercando di stemperare la sua espressione seria. “E poi un po’ se l’è cercata, no?”
Non lo disse esplicitamente, ma lo pensava anche Yoko: suo fratello se l’era meritato, un pochino pochino, anche se aveva cercato di giustificarsi dicendo di averlo fatto per il suo bene; lei, per il suo bene, invece, lo aveva strigliato. Potevano considerarsi pari.
“Vedrò di chiamarlo più tardi.” si convinse, annuendo, e lentamente si alzò per riporre le rispettive tazze nel lavello. “Anche se sarebbe meglio parlarne di persona; magari faccio un salto a casa sua.”
“Mi sembra un’ottima idea!” convenne Saya, senza nascondere una punta di orgoglio nei suoi confronti, ormai non avrebbe più potuto dirle di smettere di comportarsi come una bambina, visto che non tendeva più a nascondersi per rifuggire i problemi che le sembravano particolarmente difficili.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta dell’appartamento con un paio di colpi un po’ titubanti.
Saya si volse ad inquadrare l’ingresso con espressione interrogativa. “Aspettavi qualcuno?” le domandò, ma l’interpellata scosse il capo, asciugando le mani.
“Non che io sappia. Ieri non ero nemmeno in casa.”
A quelle parole, sul viso della sua ricciuta amica comparve uno di quei sorrisi furbetti e perfidi di chi ha appena lasciato la fantasia a briglia sciolta. “Chissà, magari è il tuo vedovello. Si vede che non può stare lontano da te!” in falcate saltellanti raggiunse la porta, mentre Yoshiko inarcava un sopracciglio, ridendo divertita.
“Yuzo ha cose più importanti da fare, in questo momento…” – …come salvare il mondo! – “…sarà sicuramente al lavoro, immerso nelle miriadi di carte.” ma Saya non demorse.
“Staremo a vedere.” e sperò seriamente nell’apparizione di Yuzo, in modo da avere altro da aggiungere alla pioggia di pettegolezzi con cui avrebbe allietato la giornata delle Tre Grazie, ma quando sulla soglia si ritrovò Taro rimase immobile per tre secondi netti, prima di esibire un tiratissimo sorriso a trentadue denti ed esclamare quel “Taro!” a voce alta e carica di verve per farsi sentire da Yoko.
“Ciao, Saya. Mia sorella è in casa, vero?”
“Ah… ehm…” la ragazza si volse, lanciando un’occhiata piuttosto agitata alla giovane che si limitò ad annuire appena, dandole una sorta di via libera. “Sì! C’è!” esclamò, facendosi da parte “Ed io mi sono appena ricordata di un impegno urgentissimo che non posso rimandare, ciao Taro! Ciao Yokoooo!” allungando a dismisura la ‘o’ finale e lasciandole intendere che, più tardi, avrebbe dovuto raccontarle tutto per filo e per segno. Poi, si dileguò, intrufolandosi rapidamente nel proprio appartamento.
Rimasti soli, Taro seguitò a restare sulla soglia con le mani nelle tasche del cappotto. Era rimasto l’intera giornata a pensare a cosa fare: telefonarle prima o presentarsi direttamente da lei? Alla fine aveva optato per l’incontro diretto, ma aveva tergiversato fino all’ultimo perché si sentiva terribilmente in colpa per quello che aveva fatto, per essersi intromesso in quel modo, ma, soprattutto, aveva tergiversato perché non avrebbe saputo che fare qualora sua sorella non avesse voluto nemmeno vederlo, mantenendo fede alle parole che gli aveva sputato contro nell’impeto della rabbia. Rapidamente, levò lo sguardo su di lei che era rimasta ferma, appoggiata al mobile della cucina con le braccia conserte e si decise ad uscire dall’imbarazzo e la difficoltà iniziale.
“Posso entrare?” domandò, temendo la sua risposta. Yoshiko non rispose subito, facendolo restare sulla graticola ancora per qualche altro momento, prima di abbozzare un sorriso ed avvicinarsi al tavolo.
“Certo che puoi, siediti.”
Anche se lei non se ne accorse, in quel momento Taro tirò un profondo sospiro sollevato, lasciando che parte della tensione provata fino a quel momento abbandonasse le sue spalle. Con calma si liberò del cappotto pesante, appoggiandolo sull’attaccapanni accanto alla porta di ingresso che aveva richiuso sui suoi passi.
“Vuoi un tè? Io l’ho già preso, ma te lo preparo se ne vuoi un po’. Fuori fa un freddo cane.” propose la ragazza, ma lui scosse il capo, prendendo posto nella sedia accanto a lei.
“Grazie, sto bene così.” ed incrociò le mani sulla liscia superficie del tavolo.
“Ok.”
Il silenzio aleggiò tra loro per un tempo che il giocatore dello Jubilo Iwata non seppe definire, mentre si rimestava le dita con un certo nervosismo, prima di decidersi a prendere le mani della sorella tra le sue e buttare fuori tutto quello che pensava.
“Mi dispiace, mi dispiace davvero di essere stato così… pessimo.” disse d’un fiato e guardandola dritto nei suoi occhi nocciola “Io non volevo intromettermi nella tua vita, non volevo farti soffrire, non volevo tutto questo. Ero solo preoccupato per te e volevo… volevo fare il tuo bene perché sono tuo fratello e proteggerti è il mio compito, ma…” sospirò, rivolgendole finalmente uno di quei suoi sorrisi affettuosi cui lei era profondamente legata “…sembra che ormai non spetti più a me. Credevo che saresti per sempre rimasta la ragazzina che mi portava i fiori nello spogliatoio chiedendomi di vedere nostra madre almeno per una volta. Ed invece il tempo è passato, ed io non ho più il diritto di dirti cosa sia giusto o meno per te.”. Poi, inarcò un sopracciglio dipingendosi un’espressione abbastanza eloquente quando concluse “Sei davvero sicura che io assomigli alla mamma?”
Yoshiko non trattenne una risata nel vederlo leggermente ‘turbato’ all’idea. “No che non le somigli.” disse ricambiando la stretta delle sue mani “E dispiace anche a me averti detto quelle cose, non le pensavo davvero ero solo… molto arrabbiata. Lo so che mi vuoi bene e che le tue azioni sono state dettate solo dall’affetto e mi dispiace di essermela presa in quel modo, però… sono contenta che tu abbia capito.”. Lentamente si alzò, prendendo posto sulle sue gambe come faceva quando era più piccola. “Ci tenevo davvero tanto al tuo appoggio.”
“Quindi… non era troppo tardi, vero?” ed il sorriso che sua sorella gli rivolse fu più chiaro di qualsiasi risposta. Stavolta sorrise anche lui ed era sincero.
“Abbiamo deciso di darci una possibilità e sono sicura che le cose andranno bene.”
“Ne sono convinto anche io.” Appoggiò, abbracciandola con affetto. “Yuzo è una brava persona e so che farà di tutto per renderti felice.”
Yoshiko sospirò, il mento appoggiato tra il suo collo e la spalla “Sei ancora preoccupato?”
“Mentirei se dicessi di no. Per quanto lo rispetti, l’opinione che ho del suo lavoro non la cambierò tanto facilmente.” Taro sciolse l’abbraccio per poterla guardare negli occhi “E’ pericoloso, in certi casi, e credo che ormai lo sappia bene anche tu: non voglio vederti soffrire come ha sofferto lui alla morte di Aiko. Comprendimi, sei mia sorella.”
“Certo che ti comprendo.” sorrise Yoko “Ma so anche che Yuzo non farebbe mai nulla che possa mettermi nella stessa condizione in cui si trovò lui quattro anni fa. E’ diventato più attento e prudente di quanto già non fosse, stai tranquillo.”
A Taro non restò che capitolare in via definitiva. In cuor suo, sperò davvero che la loro storia potesse avere uno svolgimento tranquillo e sereno: Yuzo era suo amico da una vita, Yoshiko era la sua adorata sorellina, nessuno, più di lui, avrebbe potuto essere felice per loro.
Con un sospiro ottimista, annuì alle parole di Yoko, prima di tirare in ballo l’ultima persona che sua sorella avrebbe mai voluto sentir nominare in quel momento. “E con la mamma come la metterai? Stamattina mi ha chiamato, pregandomi di convincerti a tornare a Sendai. Continua a sentire dei terremoti in TV…”
Il viso della ragazza assunse una smorfia seccata. “Oddio, ma perché… perché non mi lascia in pace?” sbuffò, sciogliendo l’abbraccio con Taro e prendendo a camminare nervosamente per la cucina. “Gliel’ho detto e ripetuto che non me ne andrò da qui.”
“Yoshiko, cerca di capire anche lei, è tua madre.”
“E’ asfissiante!”
Taro rise. “Lo so. Ma dovresti chiamarla e farle sapere che stai bene.”
Lei scosse il capo con rassegnazione, appoggiandosi contro il lavello della cucina. “E a che servirebbe? Mi direbbe di ritornare a Sendai, di cambiare città e andare a studiare altrove.” e lei non aveva la minima intenzione di fare una sola delle tre cose che aveva appena elencato.
Suo fratello la raggiunse lentamente, prendendo posto accanto a lei e passandole affettuosamente un braccio attorno alle spalle. “Ah, che fatica essere suoi figli.” sospirò con ironia e Yoko sbuffò un sorriso, mantenendo le braccia conserte.
“Parole sante.”
“Ma non puoi rifuggirla in eterno o passare le vostre telefonate a litigare, non sei d’accordo.”
Yoshiko poggiò la testa contro il suo petto; le sopracciglia aggrottate le conferirono un’espressione afflitta. “Io ci provo, Taro, devi credermi. Ogni volta cerco di parlarle e farle capire il mio punto di vista, ma lei non mi ascolta o finge di non ascoltarmi e mi dà della testarda.”
E suo fratello non stentava a credere che fosse vero per quanto sua madre, con lui, fosse stato meno invadente di come avrebbe sicuramente voluto; probabilmente perché troppo presa dal senso di colpa. “Provaci ancora, sorellina. Ripetiglielo fino a che non dovrà arrendersi all’evidenza.”
Yoshiko sbuffò, anche lei pienamente consapevole che non avrebbe potuto fare nient’altro. “Va bene. Stasera o domani vedrò di telefonarle…”
“Le dirai di Yuzo?”
La ragazza ci pensò su per una brevissima frazione di secondo. “Sì.” se c’era una cosa che aveva imparato, da che aveva conosciuto il vulcanologo, era affrontare le difficoltà senza tergiversare o metterle da parte, perché più si accantonavano, più diveniva difficile. E anche Taro le aveva appena detto di non rifuggire sua madre, quindi, se telefonandole avrebbe fatto trenta, tanto valeva fare anche trentuno.
“Ah, ma sei masochista allora.” ridacchiò suo fratello, riuscendo a strappare un sorriso anche a lei che gli avvolse la vita in un abbraccio affettuoso ed in cerca di appoggio.
“Prima glielo dirò, prima si abituerà all’idea. Almeno comincia a mettersi l’animo in pace.” poi scosse il capo “Ma sono sicura che mi toccherà chiedere l’intervento di papà. Ovviamente dovrai metterci una buona parola anche tu, che credi?!” concluse, pizzicandogli il fianco e sghignazzando.
“Va bene, va bene!” si arrese Taro ed anche se la lite tra loro era durata solo l’arco di una giornata, era felice di aver ritrovato la complicità che l’aveva sempre legato a sua sorella. Spalleggiarla contro sua madre, in fondo, sarebbe stato divertente. “Ti voglio bene.” disse, lasciandole un bacio sulla testa coperta dai lisci capelli castani e anche se non poteva vederla, era sicuro che Yoko stava sorridendo.
“Anche io, fratellone.”

Rita varcò la soglia del terzo piano travolgendo le due persone che stavano uscendo senza nemmeno scusarsi. I fogli stretti nelle mani, l’espressione pessima ed un continuo borbottio tra le labbra.
L’ignorato “Ehi! Ma che modi!” dei due poveri malcapitati che si erano ritrovati investiti dalla furia color carota si attirò l’attenzione del resto della squadra, ancora ferma presso la scrivania di Rick.
Guagliò, con me.” disse loro, ed i tre non se lo fecero ripetere, immettendosi nella sua scia.
“Rita, abbiamo capito cos-…” tentò Ricardo, ma la sismologa lo interruppe.
“Allora siamo in quattro.”
Toshi si portò una mano alla fronte mentre superavano le scrivanie e la gente al lavoro. “Oddio, non dirmi che è confermato?!”
“Sì, e stamm’ ch’i cazz’.”[1]
“Voglio emigrare in Giamaica!” piagnucolò Hisui sconsolato, mentre Rita spalancava con decisione la porta dell’ufficio di Yuzo, ma quando lo scorse fermo davanti alla finestra aperta dalla quale era ben visibile il cono del Fuji, si rese conto che fossero in cinque ad aver capito.
Ce si’ arrivato pure tu? Ma che tenimm’ i neuroni in sincrono?!”[2] sbottò e Yuzo si volse per incrociare il suo sguardo sconvolto con quello altrettanto allibito del resto della squadra. Il freddo di Febbraio divorava l’ambiente e smuoveva le carte sul tavolo.
Con un filo di voce chiamò finalmente il pericolo che incombeva, non più solo su Nankatsu ma su un’area che aveva addirittura cento chilometri di raggio massimo, col suo vero nome.
“E’ l’Huzi.”[3]
Passò in rassegna uno per uno i suoi colleghi, ma nessuno smentì quell’affermazione. Non c’era più alcun dubbio, ormai.
Inspirò a fondo. “Quanto è grave la situazione?” ma con tutti i terremoti che c’erano stati non si aspettò nessuna risposta rassicurante.
Il primo a parlare fu Hisui. “I dati geodetici forniti dalla JMA hanno evidenziato un rigonfiamento della struttura vulcanica, lento, ma costante e relative variazioni dei massimi gravimetrici e magnetici.”
“Nelle zone intorno al cono si sono verificati degassamento sotterraneo e innalzamento della temperatura al suolo.” continuò Toshi “Il lago Tanuki è stato chiuso, una parte della foresta Aokigahara è marcita e si sono verificate slavine.”
Ricardo incrociò le braccia la petto. “Dalle simulazioni, si direbbe che la macchina eruttiva si sia già messa in moto.”
“Togli il condizionale, Riccà.” Rita avanzò decisa verso la scrivania. Il pacco di fogli lanciato con malagrazia sul tavolo toccò la superficie con un sonoro tonfo, catturando il severo sguardo di Yuzo che lentamente si mosse per raggiungerlo. “La microsismicità è cominciata già alla fine di Gennaio ed il suo andamento ha dato i risultati che temevo.”
Mentre Rita parlava, lui prese alcuni dei fogli, dando un’occhiata ai tracciati. Ed era tutto come aveva sperato che non fosse, non ancora almeno, ed invece si trovavano già nel punto critico, quello in cui, anche se il destino non era segnato, non si poteva più fare finta di non vedere.
“C’è tremore spasmodico.” concluse la sismologa e Ricardo si massaggiò la fronte, sibilando quel sofferto “Dios mio…” che era un misto di preoccupazione e rabbia.
Accanto a loro, Toshi prese a scuotere lentamente il capo, mentre Hisui si lasciava sprofondare nel divano, togliendosi definitivamente la mascherina.
Il tempo si stava lentamente esaurendo ed aveva addirittura preso a scorrere più velocemente, ora che erano finalmente venuti a capo del mistero, che per giorni li aveva ingannati camuffando in segnali fuorvianti quella che era la risposta più ovvia ad ogni loro quesito. Perché ce l’avevano avuta sempre sotto gli occhi praticamente fin da subito. Ma per ogni giapponese, il Fuji era una specie di simbolo, la montagna sacra, quella che Yuzo si era fermato a contemplare infinite volte fin da quando era piccolo e come lui migliaia di altri giapponesi. Era una sorta di portafortuna, qualcosa di stabile e immutabile, che non importava quanto tempo saresti stato lontano da casa, al tuo ritorno lo avresti sempre trovato là, con la sua struttura perfetta e simmetrica, innevata quasi per tutto l’anno. E proprio questa sorta di stupido affetto infantile, di familiarità, gli aveva fatto dimenticare la cosa più importante, quella fondamentale, quella che nessun giapponese, soprattutto lui, avrebbe mai dovuto dimenticare: la loro montagna era un vulcano, e quel vulcano, dopo quasi tre secoli di quiescenza, era tornato in attività.
Lo sgomento iniziale per la scoperta trasfigurò sul suo viso in un’espressione severa che, aspramente, gli indurì i tratti. Afferrò lesto alcuni dei sismogrammi analizzati da Rita e, come il vento, lasciò lo studio senza dire una parola, ma i suoi colleghi sapevano esattamente da chi stesse andando e pensarono bene di non seguirlo.
Yuzo fece gli ultimi metri del corridoio che portavano allo studio di Hideki praticamente correndo e fuori dalla grazia di Dio, perché se quel maledetto imbecille di Kishu non avesse cercato in tutti i modi di ostacolare il loro lavoro, magari ci sarebbero potuti arrivare prima e non quando la massa magmatica era praticamente già in procinto di risalire perché, da quel momento in poi, tutto sarebbe potuto accadere e loro non avevano ancora preso nessuna contromisura in merito, non avevano stime ipotetiche del tempo che ancora li separava da un’eventuale eruzione, ipotesi sulla magnitudo, durata ed estensione areale della stessa.
Tanti, troppi fattori da prendere in considerazione e tutti ancora che erano contraddistinti solo da un punto interrogativo e preceduti da un enorme ‘SE’: se fosse avvenuta un’eruzione che avrebbe anche potuto non verificarsi affatto. Ma Yuzo aveva smesso di essere ottimista già da quattro anni e se lo sentiva fin sotto la pelle che il risveglio del Fuji non si sarebbe limitato solo a qualche avvisaglia, e quando ne scorse di nuovo il cono candido sul fondo grigio del cielo, attraverso le vetrate che costeggiavano il corridoio, ebbe la terribile certezza di cosa, in particolare, sarebbe accaduto.
“Adesso si fa a modo mio.” ringhiò, lanciando al vulcano un’ultima occhiata carica di rabbia prima di piombare nello studio di Hideki senza nemmeno bussare.
“Kishu voleva un valido motivo per non fare il suo fottuto comizio?” sbottò, sbattendo con forza i diagrammi sul tavolo, sotto al naso del burbero. “Beh, ora ne ha uno.”
Hideki lo guardò come se fosse appena uscito dal manicomio: gli occhi sbarrati, la bocca semiaperta ed il sigaro che per poco non gli cadeva dalle labbra.
“Ma, dico, ragazzo. L’amore t’ha dato di volta il cervello?!” borbottò incredulo “Di che diamine stai parlando?”
“Della sismicità anomala di Nankatsu e no, il mio cervello non è mai stato tanto a posto come ora.”
A quelle parole, il direttore dell’FVO alzò le braccia la cielo, felice come una Pasqua. “Halleluja, ci sei riuscito! Sapevo che non mi avresti deluso.” esclamò, togliendo entusiasticamente il sigaro dalla bocca. Afferrò alcuni fogli e cominciò a visionarli. “Allora? Qual è il problema? Lasciami l’onore di prendere a calci nel culo quello stronzetto in giacca e cravatta, ti prego-”
“Hideki!” Yuzo interruppe la sua frenesia, attirandosi lo sguardo interrogativo. Adagio, il vulcanologo appoggiò le mani sulla scrivania, sporgendosi verso di lui, e, dall’espressione che fece, il suo superiore si rese conto che non c’era nulla da stare allegri. “Si tratta del Fuji.”
Hideki boccheggiò per qualche momento, sbattendo le palpebre. “Del… cosa?!”
“Non sono impazzito.”
“E dovrei crederti?! Ti rendi conto di quello che mi hai appena-…”
“Cristo, Hideki! Solo Dio sa quanto vorrei che non fosse vero!” sbottò Yuzo, strappandogli con impazienza i fogli dalle mani e disseminandoli per tutta la superficie in modo che lui ne avesse una visione completa. “Ma non ci siamo sbagliati! Abbiamo contattato gli altri FVO: aumento della temperatura e acidità delle acque sono avvisaglie che da sole non bastano e lo so, ma a queste somma la migrazione ipocentrale, somma che sia arrivata proprio fin qui e non altrove, somma variazioni nelle anomalie magnetiche e gravimetriche. Sono troppi gli elementi che non hanno niente a che vedere con la tettonica.”
Il direttore continuò a scuotere il capo per nulla convinto e sicuro che fosse un’altra la spiegazione. I suoi occhi saettavano da un sismogramma all’altro, quasi a cercare in quel confondersi di linee una risposta che scongiurasse quella che sembrava essere l’ipotesi per una catastrofe.
“Ma la microsismicità-…”
E lì, Yuzo si attirò definitivamente il suo sguardo.
“Questa non è microsismicità normale.”
Le iridi scure di Hideki, da sopra le lenti da vista, si fecero enormi nel lento divorare quelle del vulcanologo. Le labbra tese e dritte rimasero serrate per qualche momento, prima che sibilarono quello sconcertato. “Non è possibile che siamo già arrivati a questo stadio così avanzato.”. Gli occhi si abbassarono di nuovo sui fogli che improvvisamente sembrarono dirgli ben più di quanto avrebbe voluto sapere. “Non è possibile che questo sia…”
“Tremore. E gli ipocentri sono tutti localizzati sotto la struttura vulcanica.” Yuzo sospirò lentamente “Non c’è nessun errore.”
“Cristo santo.” esalò Hideki “Da quanto tempo è spasmodico?”
“Circa tre giorni. Non ce ne siamo accorti prima perché eventi a più grande magnitudo li hanno coperti e perché eravamo troppo convinti che la causa fosse tettonica.”[4] si passò nervosamente una mano nei corti capelli scuri “Siamo stati degli imbecilli.”
Ma per Hideki quello era già passato in secondo piano, mentre lentamente si toglieva gli occhiali.
“Trecento anni, mio Dio… ti rendi conto di cosa significa?”
Yuzo chinò il capo, annuendo. Un ennesimo sospiro pesante venne rilasciato con forza.
“Sì.”
“E allora mettiti subito al lavoro. Cercate di farmi avere al più presto un quadro complessivo dell’hazard, voglio sapere quanto nere potranno essere le nubi davanti a noi.”
Yuzo annuì con risolutezza e subito si mosse per lasciare l’ufficio e dare disposizioni alla sua squadra, ma Hideki lo fermò che aveva appena afferrato la maniglia.
“Allerta tutto l’FVO, voglio ogni uomo, donna e tirocinante con il naso puntato sotto al Fuji. Io mi occuperò di contattare quelli dell’ERI e del VRC e, parola mia, questa telefonata se la ricorderanno a vita.”
“Come la mettiamo con Kishu?” domandò Yuzo senza voltarsi.
“Penserò io a lui, lo farò venire qui e voglio che ci sia anche tu quando gli parlerò.”. Hideki rimase per qualche secondo in silenzio, ma Yuzo non si mosse perché sapeva che l’altro aveva ancora qualcosa da dire. “Con quello che sappiamo ora, che suggerisci?”
Anche allora il vulcanologo seguitò a dargli le spalle, le iridi scure fisse sul legno della porta chiusa davanti a lui.
“Lo hai visto il cono del Fuji?”
Il sospiro di Hideki fu più eloquente di mille parole; lo aveva visto, eccome.
“Allora sai già la mia risposta.” e lasciò definitivamente l’ufficio.
Rimasto solo ed avvolto da un inquietante silenzio, Hideki lasciò vagare il suo sguardo sui sismogrammi sparsi sulla sua scrivania con espressione preoccupata. Era bastato un attimo affinché la situazione subisse un tracollo devastante e in quelle condizioni, sì, conosceva bene la risposta di Yuzo perché era uguale alla sua.
Con decisione afferrò la cornetta, componendo il numero dell’Hotel in cui alloggiava il Vice Prefetto e mentre attendeva che dall’altra parte qualcuno del centralino rispondesse, inforcò le lenti dando voce ai suoi pensieri.
“Dobbiamo prepararci all’evacuazione.”

Quando ritornò nel suo ufficio, Rita, Rick, Hisui e Toshi erano ancora lì. Pazientemente avevano atteso che lui portasse con sé le parole del burbero che avrebbero indirizzato le loro operazioni da quel momento in poi.
La squadra si volse nella sua direzione quando chiuse la porta alle sue spalle, rimanendovi appoggiato.
“Allora? Che ha detto?” domandò Rita avanzando di qualche passo, le braccia incrociate e l’espressione visibilmente preoccupata, come tutti del resto.
Yuzo pescò lentamente una sigaretta dal pacchetto, portandosela alle labbra, e quando fece scattare il meccanismo dello zippo rimase a fissare la fiamma per qualche attimo prima di accendersi la cicca.
E che Yuzo si mettesse a fumare in ufficio, non era affatto un buon segno.
“Vuole una mappa dell’hazard.” disse piano. Il fumo che sfuggiva assieme alle sue parole, mentre gli altri restavano attenti. “Dobbiamo capire di quanto tempo disponiamo ancora e che portata avrà l’evento.” si zittì di nuovo ed inspirò una lunga boccata dalla cicca; con lo sguardo fisso al pavimento sembrò come se stesse raccogliendo per bene tutti in pensieri prima che le sue iridi tornassero a sollevarsi sui membri della squadra per dare decise disposizioni. “Rita, torna nella sala dei sismografi e  monitora costantemente il tremore, dovesse esserci anche la più piccola variazione me la dovrai riferire. Hisui e Toshi voi passerete i dati registrati in tempo reale a Rick che farà delle simulazioni eruttive. Inoltre, Hisui, dovrai metterti di nuovo in contatto con la JMA, fatti mantenere aggiornato sulla direzione e forza dei venti. Tutto chiaro?”
“Sì.” fu l’affermazione unanime e anche lui annuì, ma prima di congedarli aggiunse.
“Hideki ha detto di allertare l’intero Osservatorio perché per le valutazioni dell’hazard impiegheremo ogni singolo uomo presente in questo edificio.”
“Era anche ora.” e tutti appoggiarono l’esclamazione di Rick.
Facendosi da parte, Yuzo aprì la porta alle sue spalle. “Mettetevi al lavoro.” disse ed il gruppo non se lo fece ripetere, lasciando l’ufficio in tutta fretta per raggiungere subito le proprie postazioni. Lui, invece, si diresse lentamente alla sua scrivania chiudendo la finestra che aveva lasciato spalancata. Tirando un’ennesima boccata dalla sigaretta si sedette, spostando, col taglio della mano, le carte che la stavano sommergendo per recuperare l’apparecchio dell’interfono con cui avrebbe potuto mettersi in contatto contemporaneamente con tutti i piani, uffici e laboratori dell’FVO.
Una volta che l’ebbe davanti rimase a fissarlo ancora per qualche secondo, pensando che quella fosse la prima volta che ne faceva uso e, se la situazione si fosse evoluta in peggio, probabilmente sarebbe stata anche l’ultima.
Tirando un profondo sospiro e spegnendo il rotolino di tabacco, pigiò sul tasto che azionò il microfono.
“Attenzione. È il Vice Direttore Yuzo Morisaki che vi parla e questa, purtroppo, non è un’esercitazione.”
In tutto l’edificio ogni persona interruppe ciò che, fino a quel momento, stava facendo, sollevando il capo per osservare, con sorpresa e curiosità, l’altoparlante più vicino dal quale proveniva la voce del numero due in carica di quell’Osservatorio.
“Qualcosa di molto grave sta interessando da giorni, settimane, la nostra città e buona parte della Prefettura e credo che di questo, ormai, ne siate consapevoli tutti.”
Shiguro abbassò il giornale, Takumi si sistemò gli occhiali sul naso ed esibì un’espressione tendente al terrorizzato. L’attimo dopo, Rita piombò nella stanza come fosse una furia ancora più furiosa di quando era andata via e lì capì che faceva bene ad avere paura.
“Quello che probabilmente ciascuno di voi ignora è che ciò che era cominciato come un evento di natura tettonica è ora divenuto di natura vulcanica e sancisce, così, la fine della quiescenza del Monte Fuji.”
Su quelle parole tutti trattennero il fiato come se Yuzo avesse appena detto la più grande eresia concepibile e con lui anche il resto della sua squadra, alle persone presenti lì al terzo piano, parvero colpevoli perché li avevano visti raggiungere le scrivanie come dei fulmini e attaccarsi subito chi al pc e chi al telefono.
Anche in quel momento che il loro Vice Direttore blaterava follemente di ‘fine quiescenza’ del Fuji loro erano al lavoro, per nulla intenzionati a fermarsi.
“Al momento attuale, la situazione è già piuttosto critica. Siamo in allarme di livello arancione per comprovata presenza di tremore spasmodico sotto l’edificio vulcanico. Quindi, le probabilità che nell’immediato futuro si profili un’eruzione sono molto alte. Il nostro compito, come Osservatorio, sarà quello di stilare nel più breve tempo possibile un’approssimativa mappa dell’hazard. So che farete tutti del vostro meglio perché molte vite dipenderanno dal lavoro che insieme svolgeremo a partire da ora.”. Yuzo fece una pausa, inspirando a fondo ed assumendo un tono meno formale. “Signori, purtroppo il tempo che ci rimane è più misero di quanto possiamo pensare, ma ho fiducia nelle capacità di ciascuno di voi. Diamoci da fare.” ed interruppe la trasmissione passandosi lentamente una mano sul viso. Chiuso nel suo studio continuò a sentire uno strano silenzio provenire dal piano e pensò che la notizia doveva essere stata shockante per ognuno di loro e così fu, infatti. Tutti rimasero immobili, come inebetiti, per alcuni secondi, poi la meraviglia scomparve e Yuzo avvertì il concitato vociare degli studiosi che rapidamente si mettevano a lavoro.

Quando Hideki Yoshikawa gli aveva telefonicamente comunicato di precipitarsi – testuali parole – alla sede dell’FVO perché avevano delle pessime novità, Tatsuya Kishu aveva pensato che dovevano aver trovato chissà che fantomatico pelo nell’uovo per impedire lo svolgersi del comizio. Oppure, peggio ancora, magari se l’erano addirittura inventato, il vecchio occhialuto ed il suo vice zelante, ma lui aveva abbozzato un sorriso beffardo ed aveva lasciato lentamente l’albergo deciso a fargli capire, una volta per tutte, che non avevano a che fare con un qualsiasi servetto imbecille di Terobashi. Peccato che, una volta arrivato all’FVO, già al piano terra aveva avuto una strana sensazione. La guardia, che restava sempre ferma presso la porta principale dell’edificio, lo aveva salutato senza la solita cortesia che gli aveva riservato le due visite precedenti, ma mantenendo un’espressione severa e tesa.
Ed il sentore che qualcosa non quadrava lo aveva accompagnato anche durante il viaggio in ascensore fino al terzo piano. Poi, le porte metalliche si erano aperte ed un vociare ancora più concitato del solito aveva raggiunto la sua piccola delegazione – lui e altre due persone – già sul pianerottolo. Ma era stato quando aveva finalmente varcato l’uscio ed era stato travolto da un caos inimmaginabile che aveva cominciato a pensare che, forse, il pelo nell’uovo doveva esserci davvero e non era nemmeno tanto piccolo.
Eppure, si era convinto con la sua solita durezza di non farsi impressionare da quell’elettrico via vai ed aveva attraversato le scrivanie con molta difficoltà, beccandosi anche delle rapide occhiate traverse da alcuni dei membri della squadra guidata dal Vice Direttore.
Ora che si trovava finalmente nell’ufficio di Yoshikawa, seduto nella poltrona opposta alla sua, nei suoi occhi ridotti in fessure lesse un nervosismo che gli piacque sempre maledettamente di meno.
Kishu gli vide rimestare il sigaro stranamente acceso tra le labbra, mentre seguitava a  mantenere il silenzio fino a che la porta dell’ufficio non si aprì e Morisaki fece la sua comparsa, richiudendo l’uscio alle sue spalle.
“Scusate l’attesa, ma abbiamo molto da fare.” si giustificò in tono lapidario ed accennando un saluto col capo. “Vice Prefetto.”
Lui decise che era il momento di cominciare a capirci qualcosa. “Allora, si può sapere che sta succedendo? E cos’è tutta questa fretta?”
Hideki tolse il sigaro, appoggiandolo nel posacenere. “Andiamo di fretta perché non c’è più molto tempo.”. Alle sue spalle, Yuzo rimase fermo presso al muro accanto alla finestra, aperta di uno spiraglio per stemperare l’odore forte del cubano. Lasciò che fosse il burbero a cominciare mentre lui fissava le reazioni di Kishu.
“Abbiamo finalmente le risposte all’anomala attività sismica della Prefettura e non sono buone. Purtroppo la situazione è tale che l’annullamento del comizio sarà l’ultimo dei suoi e nostri problemi.”
Il Vice Prefetto sospirò pesantemente e con condiscendenza, assumendo un piglio annoiato “Direttore Yoshikawa, se sta cercando di ingigantire una sciocchezza per tentare di convincermi a sospendere la manifestazione sappia che-…”
“La probabile eruzione del Fuji è una sciocchezza per lei?”
E con quell’affermazione Yuzo ottenne la totale attenzione di Tatsuya Kishu che gli rivolse il suo sguardo nero e duro come una lastra di marmo.
“Cosa ha detto?” scandì lentamente. Il famoso pelo era diventato grosso come una trave.
Il vulcanologo non si fece intimorire dal tono sottile della sua voce.
“Quello che ha sentito. Il Fuji è tornato in attività, un’attività già piuttosto avanzata.”
Il silenzio, tra i tre interlocutori, aleggiò per un momento lunghissimo prima che proprio il Vice Prefetto sbottasse a ridere forte.
“Il Fuji che erutta!” ripeté ed anche i due accompagnatori alle sue spalle accennarono un sorriso perché di tante scuse a loro disposizione gli avevano offerto la più impossibile. “Se volevate farmi divertire ammetto che ci siete perfettamente riusciti.” continuò, cambiando posizione nella poltrona “Ma in tutta sincerità, potevate inventarvi qualcosa di meglio per convincermi. Riprovate.”
“Questo non è uno scherzo.” Hideki anticipò Yuzo che era già pronto per balzargli alla gola, nonostante avessero messo in conto il suo probabile scetticismo, ma il modo in cui seguitava a trattare l’intera faccenda, la sua superficialità, erano terribilmente irritanti.
Kishu assottigliò lo sguardo ed il tono, smettendo di ridere. “Deve esserlo. Perché che il Fuji erutti, il nostro Fuji, un simbolo per l’intero Giappone, è semplicemente assurdo.”
“Il Fuji è un vulcano, non una montagna qualunque dove andare a fare una gita!” Yuzo avanzò con decisione verso la scrivania. Le mani vennero appoggiate sulla liscia superficie per sporgersi di più verso il politico. “E, per di più, è attivo. Lo è sempre stato, ma era rimasto in quiescenza. Quiescenza, Kishu, non estinzione. E la quiescenza può terminare anche dopo mille anni.”[5]
“Il Fuji non erutterà.” si impuntò l’altro, perché già la sola idea di quello che avrebbe significato ammettere una simile ipotesi aveva un che di catastrofico. “Le vostre sono solo congetture e qui servono prove.”
Yuzo disseminò valanghe di fogli sotto al suo naso che per lui avevano lo stesso senso degli scarabocchi di sua figlia.
“Le abbiamo, le stramaledettissime prove, tutte quelle che vuole, per chi diavolo ci ha preso?” il vulcanologo era fuori dalla grazia di Dio, il tono della voce che aumentava ad ogni parola. “Siamo dei professionisti, dalle nostre interpretazioni dipende la vita di migliaia di persone, crede che le avremmo comunicato una simile notizia senza esserne sicuri?”.
Se avesse potuto, il Vice Direttore lo avrebbe fulminato con lo sguardo, di questo Kishu ne era praticamente convinto, ma come poteva pretendere che potesse credere alle sue parole come nulla fosse?
Il Fuji era tornato in attività.
Il Fuji avrebbe potuto eruttare.
Madre Natura si stava forse vendicando della sua arroganza di poterla dominare?
Alle sue spalle, anche i due accompagnatori erano rimasti visibilmente di sale.
“Il nostro non è un tentativo di sabotare il suo dannato comizio.” intervenne Yoshikawa “Non useremmo mai il nostro lavoro per creare allarmismo su un evento così grave.” e le sue parole, per quanto proferite in tono calmo, rispetto quello del suo Vice, grondavano disprezzo. “La struttura vulcanica ha subito un lento rigonfiamento nel corso degli ultimi mesi.”. Con gesti rapidi ripescò alcuni fogli dal mucchio per farglieli vedere e Kishu riuscì ad interpretare i diagrammi che mostravano la lenta variazione geodetica. “Mentre la sismicità, che era cominciata poco più di un mese fa come normale evento tettonico, deve aver prodotto delle variazioni nel sottosuolo tanto da intaccare l’equilibrio relativo alla camera magmatica, probabilmente generando nuovi apporti di materiale che hanno innescato la risalita attraverso il condotto.”
“Sta già risalendo?!” questa volta, una nota di sconcerto sfuggì alla sua voce “Come fate ad esserne sicuri?”
“Le vede tutte quelle linee nere?” Yuzo indicò i sismogrammi con un cenno del capo “Quelle sono tracce di eventi localizzati esattamente sotto al vulcano.”
“Tutti quanti?!”
“Tutti quanti.” scandì l’altro lentamente, mentre Kishu cercava di schermare il più possibile la preoccupazione che, finalmente, gli stava facendo rendere conto quanto reale fosse l’intera faccenda.
“Il problema…” continuò il giovane Vice Direttore dell’Osservatorio “…è che quelli non sono eventi isolati, ma sequenziali e vengono classificati come ‘tremore’.”
Il nome già non gli piacque, ma lui aveva bisogno di qualsiasi cosa cui aggrapparsi per avere anche la minima possibilità di smentire il loro allarmismo infondato e riuscire a non bloccare la macchina del comizio, che ormai lavorava a pieno regime: mancavano ancora solo pochi giorni e dopo il Fuji avrebbe potuto fare quello che gli pareva.
Anzi.
Improvvisamente la tensione abbandonò i suoi tratti, lasciando che una nuova idea prendesse corpo nella sua mente. Se il vulcano era davvero entrato in attività, allora perché non sfruttare la situazione a proprio vantaggio?
Il comizio sarebbe stato il momento perfetto per comunicare alla popolazione quello che stava avvenendo ed il Prefetto avrebbe illustrato come stessero fronteggiando la crisi con abilità e tutto fosse assolutamente sotto controllo. Sarebbe stato un colpo da maestro che avrebbe assicurato la vittoria a Terobashi e avrebbe ridotto la sua distanza dalla poltrona di Primo Ministro.
Era perfetto.
Perché non ci aveva pensato prima invece di farsi prendere dal panico?
“Ed è un male?” domandò, il tono improvvisamente distaccato, quasi indifferente, come se gli stessero parlando di cose futili e irrilevanti.
Questo cambiamento non passò inosservato a Yuzo che comunque rispose.
“Delle vibrazioni continue, in generale, non sono mai un bene. Significano mancanza di equilibrio a causa dell’azione di una forza. In questo caso, una probabile massa in risalita e gas che premono e cercano di infilarsi nella massa rigida sovrastante che, attualmente, ostruisce il condotto vulcanico del Fuji.”. Eppure, mentre parlava, ebbe l’impressione che tutto ciò che gli diceva non sembrasse avere effetto su di lui e la cosa non gli piacque. Se prima gli era sembrato come scosso alla notizia che gli aveva ben fatto sperare sulla sospensione del comizio, adesso la sua freddezza aveva cancellato di colpo tutto il suo ottimismo, facendogli sospettare che lui avesse già in mente qualcosa, ma se si fosse azzardato ancora a prendere sottogamba il problema, Yuzo era convinto che non avrebbe più risposto delle proprie azioni.
“Quindi, cosa dobbiamo aspettarci ora?”
“Nel peggiore dei casi, un’eruzione.”
Le iridi di Kishu saettarono rapidamente per incrociare le sue e Yuzo ebbe la netta impressione di aver compiuto il passo falso che il Vice Prefetto stava aspettando simile ad un avvoltoio.
“Il peggiore dei casi? Mi sta dicendo che l’eruzione non è sicura?”
Lo sguardo del vulcanologo si assottigliò mentre inarcava un sopracciglio, scrutandolo attentamente.
“Dove vuole arrivare?”
Ma che prima che il politico potesse rispondere intervenne Hideki che, purtroppo, il ragionamento di Kishu l’aveva già capito. Erano troppi anni che aveva fare con quella categoria e ne aveva assimilato anche il modo di pensare e macchinare.
“Sì, è così.” ammise “Già è difficile fare previsioni con vulcani costantemente attivi, con uno che è quiescente da quasi trecento anni lo è ancora di più. Possono esserci varie ipotesi: che la situazione si mantenga costante fino al nuovo equilibrio senza che si verifichi un’eruzione, oppure può peggiorare e le probabilità che il vulcano erutti, salire.”
“O il peggioramento può essere talmente rapido da non aver nemmeno il tempo di rendersene conto se non quando ormai è troppo tardi.” concluse Yuzo, calcando di proposito sul quell’ultimo punto con la speranza che l’altro si rendesse conto della gravità e mutevolezza della situazione, ma Tatsuya Kishu sbuffò con un certo fastidio.
Tsk. Voi scienziati siete i soliti pessimisti e vi allarmate per un nonnulla. L’avete detto poco fa che il Fuji è comunque un vulcano attivo, non credo, quindi, che sia il caso di fare tutto questo rumore per un qualcosa che è effettivamente normale e che, molto sicuramente, non porterà a nessuna eruzione.”
Il Vice Direttore dell’FVO lo guardò con tanto d’occhi.
“Che cosa?!” sbottò, ma la mano di Hideki gli arpionò il braccio con forza per fargli capire che non doveva perdere le staffe e Yuzo ci provò, ci provò davvero, ma quello che Kishu aggiunse soppresse tutti i suoi buoni propositi, soprattutto per il tono di supponenza con cui si rivolse loro.
“Ovviamente, il mio ordine è quello che non allarmiate la popolazione con i vostri ‘se’ e i vostri ‘potrebbe’: sono riposte e soluzioni quelle di cui ha bisogno la gente, non inutili ipotesi. Fino a che non avrete nulla di davvero concreto, la vita a Nankatsu continuerà proprio come ora, comizio incluso.”
“Ma si rende conto di quello che sta dicendo?!” Yuzo era esasperato “Tacere un fatto così grave è inaccettabile!”
Ma Kishu non si lasciò impressionare, facendo trapelare un sorriso beffardo di chi sa perfettamente di avere il potere e il controllo dell’intera situazione. “E allora, mi dica lei: cosa suggerirebbe di fare in questo caso?”
“Evacuare, mi sembra ovvio.” Yuzo non aveva il minimo dubbio in merito “Non può fingere che non stia accadendo nulla quando basterebbe un attimo per passare da una fase pre-eruttiva a un’eruzione vera e propria. E la popolazione deve essere messa al corrente di tutto ora, non quando il vulcano sta già eruttando!”
Tatsuya rise. “Evacuare? Si vede che non ha la minima idea di come funzionino certe cose. Se il Fuji non dovesse eruttare, oltre al panico infondato, ci sarebbero perdite economiche enormi per la città.”
“I soldi si possono recuperare, i morti no! Non si metta a fare politica con un vulcano, per Dio!” lo scienziato era al limite della pazienza e sapeva che, a breve, sarebbe esploso di fronte a tanta ottusità, pregò solo che Hideki gli impedisse di mettergli le mani addosso. “Lei non immagina nemmeno lontanamente quale catastrofe sarebbe se il Fuji-yama dovesse eruttare senza che sia stata attuata un’evacuazione, perché non si tratta solo di Nankatsu! Sarebbe un’ecatombe!”
Il Vice Prefetto agitò una mano con noia. “Non cerchi di renderla inutilmente più tragica di quello che è, non mi farò certo intimorire.”
A quelle parole, Yuzo cominciò a vedere rosso.
“Inutil… mente…”
Hideki strinse la presa attorno al suo braccio. “Calma.” sibilò per quanto anche lui fosse seriamente tentato di cacciarlo fuori dall’FVO a pedate ed agire in totale autonomia.
Il giovane si divincolò dalla sua stretta, dirigendosi alla finestra e spalancando i vetri di scatto. Il vento smosse i fogli tanto che qualcuno cadde al suolo con un fruscio, ma nessuno nella stanza se ne curò.
Lo sguardo di nuovo serio e fermo di Kishu era fisso sul Vice Direttore dall’espressione furiosa ed il dito puntato dritto al cono dello stratovulcano che l’altro vide ergersi nitido e candido al centro di un cielo plumbeo.
“Inutilmente tragica?!” fece eco “Vede di cosa stiamo parlando, eh?! Lo vede?! Un mostro da tremila metri di altezza che corrispondono a tremila metri di condotto ostruito sotto al quale ci sono masse fuse e gas che stanno cercando di risalire ma non possono, aumentando la pressione a dismisura. E continueranno fino a che non ci sarà l’esplosione che potrebbe portare addirittura al crollo parziale della struttura; riversamento di materiale vulcanico, ceneri e polveri a non finire raggiungerebbero perfino Tokyo! Tokyo, ha capito? A cento chilometri da qui! Ma, soprattutto, emetterà gas ad altissima temperatura e allora sì che per Nankatsu sarà la fine. Mi dica, il lahar che si caricherà dell’acqua del pendio innevato e del materiale piroclastico sotto di esso, quella valanga inarrestabile, la fermerà a parole? Massì, gli dica che ha un comizio da fare, vediamo se funziona.”
Gli occhi di Kishu si assottigliarono. “Il Fuji non è il Mount St. Helens, signor Morisaki. Non mi prenda in giro.”
No! Lei non lo sottovaluti! Perché le mie ipotesi possono essere catastrofiche quanto vuole, ma non sono campate in aria. Posso non essere certo di come si comporterà il vulcano fino a che non erutterà, ma di una cosa sono assolutamente sicuro: contemporaneo all’eruzione, un lahar verrà giù dalla montagna e se per quel momento la città non sarà stata evacuata, l’avrà condannata a morte. Non ci sono sufficienti dighe SABO[6] per un simile volume di materiale, non riusciranno mai a contenerlo e Nankatsu sarà rasa al suolo!”
Kishu rimase in silenzio per qualche secondo. Era davvero così pericolosa la situazione? E lui… la stava davvero sottovalutando, mettendo in pericolo migliaia di vite?
“Lei vaneggia.” sibilò tagliente “E’ solo acqua.”
Yuzo avvertì distintamente l’andare in frantumi di tutta la sua lucidità o, almeno, di quel poco che gli era ancora rimasta perché non era possibile che la tragedia cui aveva assistito a Navidad fosse destinata a ripetersi a causa di un imbecille che si ostinava a non volerlo ascoltare. Si era ripromesso che una cosa simile non sarebbe accaduta  mai più, perché non poteva accettare che la morte di Aiko fosse inutile ora che una sciagura simile stava per abbattersi proprio lì. Non poteva accettarlo.
Come una furia si lanciò contro la scrivania, sbattendovi i pugni con forza, mentre i fogli si sparpagliavano ovunque ed Hideki sobbalzò.
“Io ho perso mia moglie a causa di un lahar, non mi venga a dire che quella è ‘solo acqua’, Cristo Santo, perché non è così, Kishu! E lei non ha la minima idea di cosa può essere capace di fare!”
Davanti a quello sfogo, il Vice Prefetto non rispose, limitandosi a fissarlo con una certa sorpresa. Ora riusciva a comprendere perché il vulcanologo temesse così tanto l’eruzione del Fuji, oltre a rappresentare un evento eccezionale di per sé; sapeva di cosa stava parlando e forse, proprio in virtù di questo, avrebbe dovuto dargli ascolto, ma qui ne andava della sua grande occasione, il lavoro di una vita. Non poteva ancora arrendersi.
Dal canto suo, Yuzo parve riscorsi dal suo impeto d’ira e rendersi conto di aver perso decisamente il controllo. Osservò prima lo sguardo meno severo, ma sempre fermo di Kishu e poi quello dispiaciuto di Hideki.
“Scusate.” masticò in fretta, lasciando l’ufficio del burbero ed il piano in rapide falcate. Aveva bisogno di aria perché là dentro si sentiva soffocare e perché aveva bisogno di recuperare la calma.
Una volta che Yuzo fu fuori dalla porta del terzo piano, Toshi sbuffò. “Credo che non sia andata tanto bene con quell’idiota del Vice Prefetto.”
“Già.” appoggiò Hisui
Ricardo tamburellò nervosamente la tastiera del suo pc. “E noi non possiamo fermare lo scorrere del tempo.”

Quando il freddo all’esterno dell’edificio gli ghiacciò gli ultimi residui di rabbia, Yuzo si rese conto che esplodere in quel modo non era stato molto professionale.
Con estrema lentezza si passò una mano sul viso, emettendo un profondo sospiro prima di levare lo sguardo al cielo che gli restituì un’immagine grigia e compatta.
Forse stava esagerando.
E lo ammise a sé stesso con una punta di dolore che gli trafiggeva lentamente il petto.
Forse la paura che si verificasse una nuova Navidad o, peggio ancora, una nuova Armero gli stava facendo vedere la situazione peggiore di ciò che era realmente.
Forse il Fuji non sarebbe mai eruttato, forse aveva tratto troppo velocemente le sue conclusioni. Forse… forse…
Ma, d’altra parte, un tremore spasmodico non era una sciocchezza da prendere sotto gamba come fosse nulla di grave, per di più se relativo ad un vulcano come quello.
Mentre pescava le sigarette dalla tasca dei pantaloni, si disse che avrebbe dovuto recuperare la lucidità al più presto per poter fare bene il proprio lavoro, ma in quel momento gli sembrò di aver perduto tutte le sue capacità di giudizio e analisi.
Nell’attraversare la strada con passo quasi trascinato, prese una delle rosse. Sentendosi stanco come mai in vita sua, si sedette nella panchina posta all’altro lato della strada, rigirando il rotolino di tabacco tra le dita per qualche momento prima di accenderlo e tirarne una lunga boccata.
Quando rilasciò lentamente il fumo, il senso di confusione ed incapacità di affrontare la situazione era ancora lì e Yuzo sprofondò il viso in una mano, sconfitto.

Mentre camminava a passo spedito, ma non affrettato, in direzione dell’FVO, Yoshiko si sentiva pervasa da un piacevole senso di tranquillità e leggerezza.
Era felice che Taro avesse capito e accettato i suoi sentimenti e le sue scelte perché teneva tantissimo a lui. Suo fratello era sempre stato un importante punto di riferimento per lei e averlo vicino anche e soprattutto in quell’occasione rendeva il momento ancora più bello di quanto non fosse già.
Per un attimo, il pensiero di sua madre fece capolino nella sua mente, ma lei lo accantonò subito, decidendo di occuparsene a tempo debito. Ora voleva solo comunicare la bella notizia a Yuzo e al resto avrebbe pensato dopo.
Convinta che il vulcanologo doveva essere sicuramente immerso nel suo lavoro, tra carte e pc, aveva pensato di fermarsi a prendere caffè per lui e la squadra in modo da avere anche la scusa per fargli fare una piccola pausa altrimenti, conoscendo la sua dedizione al lavoro, non si sarebbe fermato nemmeno per respirare.
Fu per questo che, quando lo scorse seduto in una panchina di fronte all’edificio dell’Osservatorio, ricurvo in avanti ed il viso nascosto in una mano, si fermò. Un’espressione perplessa prese possesso dei suoi tratti, scacciando il sorriso che aveva mantenuto fin da quella mattina.
Che Yuzo non fosse rinchiuso nel suo ufficio era già di per sé un evento eccezionale, ma che restasse seduto fuori al freddo e senza nemmeno un giaccone che lo proteggesse era ancora più strano.
Con cautela si mosse per raggiungerlo e nella sua testa cominciarono già ad affacciarsi le prime ipotesi a riguardo, ma quello che ritenne dover essere la più sicura fu che fosse accaduto qualcosa di grave al lavoro. Di molto grave se Yuzo era addirittura fuori dall’edificio e la cosa cominciò a preoccuparla mentre aumentava l’andatura.
Yuzo non si accorse di lei nemmeno quando l’ebbe ad un passo e Yoko rimase a fissarlo per qualche attimo ancora con le sopracciglia aggrottate.
Tra le dita del vulcanologo la sigaretta veniva fumata dal vento.
“Capisco che stamattina desideravi tanto poter poltrire, ma prenderti un malanno per poter restare a casa non è affatto una grande idea.” disse la ragazza, palesando la sua presenza e Yuzo alzò la testa di scatto inquadrandone la figura minuta avvolta nello sciarpone multicolore.
E fu avere lei lì, vederla e sentire che fosse dannatamente in pericolo che lo sbloccò dallo stallo in cui era caduto per un attimo. Era la stessa sensazione che aveva provato quando, quattro anni prima, si trovava sul Ruiz, quando lui sarebbe voluto andare via ed Aiko lo convinse a restare. Lo stesso, orrendo presagio che gli camminava sotto la pelle come una scia di formiche.
Era vero, lui non poteva prevedere con precisione assoluta quello che sarebbe potuto accadere se il Fuji avesse eruttato, come tutto lasciava supporre, o acquietarsi di colpo, ma aveva ancora il suo sesto senso su cui fare affidamento e quest’ultimo continuava a dirgli che l’intera zona era a rischio e che Yoko, qualsiasi cosa fosse accaduta, doveva lasciare Nankatsu il più presto possibile.
“Cosa fai qui?” domandò, la cenere che si staccò da sola dalla cicca non riuscì a toccare terra, una folata ti vento la disperse prima che potesse farlo.
Yoshiko sollevò la confezione che stava reggendo, mostrandogli i sei caffè.
“Venivo a portarvi un po’ di energie. Immagino che ne abbiate spese già tantissime da stamattina.”
Lo sguardo di Yuzo si addolcì, ma non perse la forte preoccupazione che lasciava trasparire tanto che la sorella di Misaki fece scomparire il sorriso che aveva ostentato fino a quel momento, assumendo un tono più serio. “C’è qualcosa che non va, vero?” chiese, prendendo posto accanto a lui “Che fai qui fuori al freddo?”.
Il giovane continuò a fissare intensamente i suoi occhi nocciola senza rispondere. Le dita sottili di Yoshiko gli carezzarono il viso dalla pelle infreddolita per il gelo di Febbraio e lui riuscì a rilassarsi leggermente sotto al suo tocco affettuoso.
“Che succede?”
Yuzo lasciò cadere al suolo il mozzicone consunto, spegnendolo con la scarpa.
“Ho avuto un’accesa discussione col Vice Prefetto ed avevo bisogno d’aria.” si decise a rispondere.
Yoshiko inarcò un sopracciglio. “E’ venuto a crearvi problemi? Ma perché non vi lascia fare il vostro lavoro in pace?”
Yuzo sospirò pesantemente, scuotendo il capo e prendendo nella sua la mano con cui lo stava carezzando. “La situazione non è così semplice, purtroppo.”
Yoko strinse con forza le sue dita, cercando di scaldarle. “Certo che lo è: lui si leva dai piedi e voi potete capire cosa sta succedendo. Più facile di così.”
“Yoshiko.” lo sguardo di Yuzo tornò ad incrociare quello della giovane, fissandolo con apprensione “Noi lo abbiamo capito.”
Quella notizia avrebbe dovuto tranquillizzarla, di questo Yoko ne era sempre stata sicura, forse troppo ingenuamente. Era convinta che, appena Yuzo avesse scoperto la causa dei terremoti, non ci sarebbe stato più nulla di cui preoccuparsi. Eppure, in quel momento, si sentì stranamente più spaventata di prima, forse perché Yuzo non aveva cercato di rassicurarla in nessun modo, perché non le aveva detto che era nulla di grave, che presto sarebbe passato. Perché continuava a guardarla come se stesse per abbattersi una sorta di catastrofe sulla sua piccola oasi di pace.
“Promettimi che farai quello che ti dirò e andrai via da Nankatsu.”
“Yuzo cosa sta succedendo?”
“Prima promettimi questo.”
Ma lei era testarda come un mulo e forse, almeno un po’, sua madre aveva ragione ad arrabbiarsi tanto. “Non finché non mi dirai la verità.”
Il giovane sospirò con forza e avrebbe voluto trovare parole più adatte e meno traumatiche, ma come poteva rendere meno preoccupante di quello che era un’eruzione vulcanica?
Si fece un po’ più vicino a lei, la mano libera corse a sfiorargli il viso in un tocco che cercò di essere il più rassicurante possibile.
“Il problema è il Fuji, Yoshiko. E’ uscito dalla sua stasi secolare.”
Una folata di vento più gelida parve come ghiacciare l’espressione della giovane che rimase a fissarlo con incredulità per qualche momento prima che lo sguardo cominciasse ad allargarsi e caricarsi di terrore. Le iridi misero a fuoco, oltre la spalla del vulcanologo, la struttura perfetta dello stratovulcano.
“Il… il Fuji…” fece eco e Yuzo ironizzò.
“Sei la prima a non chiedermi se sto scherzando.”
“So che non lo faresti mai sul tuo lavoro.” gli occhi di Yoshiko si puntarono nuovamente in quelli del giovane “Siamo in pericolo?”
L’espressione di Yuzo non presagì nulla di buono; nonostante volesse mantenersi sul vago, si decise a dirle la verità.
“Sì.”
“Oddio… tutta la città?”
Il vulcanologo annuì. “Nankatsu e tutte quelle che si trovano in un raggio di dieci-venti chilometri dal vulcano.”
La ragazza si passò una mano sul viso lentamente. “Ed il Vice Prefetto lo sa? Cosa vuole fare?”
A quella domanda il tono di Yuzo si fece aspro mentre puntava lo sguardo al palazzo dell’FVO.
“Certo che lo sa e quel bastardo non vuole fare niente. E’ per questo che abbiamo discusso.”
Yoshiko non credeva alle proprie orecchie. Il Vice Prefetto non avrebbe diramato un allarme per avvertire i cittadini? Ma prima che potesse replicare, gli occhi di Yuzo tornarono a puntarsi nei suoi con decisione e fermezza.
“Devi lasciare la città.”
“Che cosa?!”
“Lascia la città, fa’ come ti dico. Non voglio saperti a Nankatsu in questa situazione.”
“Ma… è davvero così pericoloso?” tentò di protestare, osservando nuovamente il cono e… e non sembrava tanto minaccioso… più o meno.
Yuzo alzò una mano, frapponendola tra loro. “Non è l’eruzione che mi preoccupa!” sbottò e lo sguardo della sorella di Misaki tornò su di lui e la sua espressione tesa e preoccupata. “Il Fuji non è un vulcano dall’attività esplosiva molto forte e anche se arrivano lontano, i prodotti areali sono controllati dal vento: se spira in direzione contraria è molto probabile che a Nankatsu non cadrà nemmeno mezzo lapillo.” spiegò con fervore “Ma il percorso di un lahar segue la topografia e Nankatsu….” l’espressione si fece sofferente “…si trova alla fine di un vallone. Ci sommergerà in un attimo.”
Yoko rimase in silenzio per qualche secondo, realizzando le parole di Yuzo con una lentezza terribile; sembrava quasi che una parte di lei volesse rifiutarle.
“Un lahar?” fece eco, adagio “Come… come è successo sul…”
“Ruiz.” concluse il vulcanologo per lei, che non riuscì a sostenere il suo sguardo puntandolo altrove. Quindi era questo il motivo per cui voleva che andasse via ad ogni costo.
“Per favore…” Yuzo le carezzò il viso con dolcezza, prendendolo tra le mani e costringendola a guardarlo di nuovo “…promettimi che farai quello che ti ho detto e te ne andrai via da qui. Sarò più tranquillo sapendoti al sicuro, perché…” scosse il capo e la ragazza riuscì a leggere la paura nelle sue iridi scure “…non voglio che le cose si ripetano. Non di nuovo.”
Yoko socchiuse gli occhi, appoggiando una mano sulla sua. Abbozzò un sorriso godendo del tocco del suo palmo sulla guancia. “Non si ripeteranno.” tentò di rassicurarlo con dolcezza, ma lui era convinto che l’unica sicurezza gliel’avrebbe data la sua partenza.
“Perché non torni a Sendai?” propose infatti “Lì non correresti alcun pericolo e faresti anche la gioia di tua madre.”
Ma Yoshiko non rispose. Aprì lentamente gli occhi per osservare i suoi, speranzosi.
“Tu resterai qui, vero?” e sapeva già la risposta dietro la quale si nascondeva anche la sua scelta.
“Sì.” confermò Yuzo, stringendosi nelle spalle “E’ il mio lavoro. Quest’eruzione, se avverrà, sarà davvero un evento importante a livello scientifico. Non possiamo perdercela.”. Poi sorrise, cercando di sdrammatizzare “Ma non preoccuparti per noi, sappiamo bene quello che facciamo. Siamo dei professionisti.”
Lei annuì adagio. “Lo so.” disse, prima di comunicargli la risposta che il vulcanologo stava ancora aspettando e lei sapeva che non gli sarebbe piaciuta nemmeno un po’. “Mi dispiace, ma… io resto.”
Il sorriso di Yuzo scomparve di colpo mentre gli occhi si sbarravano. “Che cosa?!”
“Io non lascerò Nankatsu, non sapendoti qui.”
“No. Yoshiko, no!”
“Voglio restarti vicino finché sarà possibile.”
Il vulcanologo balzò in piedi, prendendo a camminare avanti e indietro davanti alla panchina; i nervi a fior di pelle.
“Ma… ma… è mai possibile che dobbiate essere tutte così dannatamente testarde?!”
“Yuzo, siediti.”
“No che non mi siedo! Ma perché, per una volta, una!, non fate quello che dico io?! ‘Va bene, tesoro’ è così difficile da dire?!” ed era veramente fuori di sé.
Yoko trattenne una risata, ottenendo uno sbuffo rassegnato da parte sua.
“Non c’è niente da ridere.” disse, mentre lei lo prendeva per mano, costringendolo a sedersi.
“Lo so che sei preoccupato per me e lo capisco, ma se i nostri ruoli fossero invertiti te ne andresti?”
Yuzo fece per replicare qualcosa, puntandole contro l’indice, ma ci rinunciò, sbuffando di nuovo. Era ovvio che non l’avrebbe mai fatto.
“Tutte io quelle cocciute.” borbottò, appoggiando la fronte sulla sua spalla.
“E’ perché sei cocciuto anche tu.” ridacchiò Yoshiko al suo orecchio “Non devi preoccuparti, quando la situazione si farà davvero insostenibile lascerò Nankatsu, promesso. Ma finché posso… voglio restare con te.”. Le dita gli accarezzavano piano la nuca. Poi, Yuzo sollevò lentamente il capo.
“Ti chiedo almeno di restare da Taro, mh? Ti prego. A questo non puoi dire di no.”
Prese già come un sì il sorriso della ragazza prima che annuisse.
“Va bene, andrò da lui.” accordò, mordicchiandosi il labbro “A dire il vero, i caffè erano solo una scusa per vederti: volevo proprio parlarti di mio fratello.”
Yuzo parve perplesso.
“E’ venuto da me verso l’ora di pranzo.”
“Voleva la mia testa?” sospirò il vulcanologo con rassegnazione, ma la ragazza scosse il capo.
“No, mi ha chiesto scusa e ha detto che vorrebbe davvero che noi fossimo felici.”
La perplessità sul viso di Yuzo scomparve lentamente, sostituita da un sincero sorriso. “Una nota positiva dopo tremila negative… è un buon inizio.” decretò, prima di baciarle dolcemente le labbra.
“Dovresti tornare a lavorare.” ed il sussurro di Yoko si infranse piacevolmente sulla sua pelle.
“Tienimi informato, ok? Voglio sapere tutti i tuoi spostamenti, per favore…”
“Promesso.”
Yuzo annuì, separandosi definitivamente da lei.
“Quanto tempo abbiamo?” ma il vulcanologo davvero non conosceva la risposta a quella domanda, non ancora almeno. Sospirò con forza.
“Non lo so, ma se dovesse eruttare non ce ne rimarrebbe ancora molto.”
Yoshiko annuì, baciandolo fugacemente un’ultima volta prima di alzarsi. “Fate tutto il possibile, mh?”
“E tu vai da Taro.” ci tenne a raccomandarle ancora.
Yoko sorrise. “Ci sentiamo più tardi.” che nascondeva un ‘sì, stai tranquillo, andrò da mio fratello.’ A lui non rimase altro da fare che vederla allontanarsi e divenire sempre più piccola. Poi lo sguardo gli cadde sui caffè che aveva portato e sospirò profondamente.
Doveva rimettersi al lavoro, nonostante la decisione del Vice Prefetto, perché se l’unico modo per convincere quell’idiota ad evacuare Nankatsu era quello di mostrargli dati più certi possibili… allora non poteva perdere tempo. Ma prima di rientrare nell’FVO, aveva ancora una cosa da fare.
Cavò il cellulare dalla tasca dei pantaloni, componendo rapidamente un numero e non dovette attendere molto perché qualcuno rispondesse.
“Papà, sono io.” esordì in tono serioso “Ti ricordi quando ti ho detto che in caso di pericolo sareste dovuti andare da zia Yukino? Beh, fate i bagagli.”[7]


[1] “STAMM’ CH’I CAZZ!”: XD ahè, tradurla è un po’ complesso. Sappiate che è un equivalente di “Stiamo inguaiati!” XD (altresì traducibile come ‘siamo messi male’)

[2] “CE… SINCRONO!”: “Ci sei arrivato anche tu? Ma abbiamo i neuroni sincronizzati?”

[3] HUZI: ed arriviamo praticamente a svelare l’arcano del titolo (XD dopo 20 capitoli, ehm.) L’Huzi E’ il Fuji XD. Huzi è la PRONUNCIA corretta di Fuji. XD.

[4]: in questo caso (oltre ad essere loro scemi *fischietta*) c’è da dire che, sì, quando un vulcano è quiescente da molto tempo, si possono confondere i ‘segnali’ di ripresa delle attività, scambiandoli per normali terremoti tettonici. Infatti ho introdotto l’ambiguità sul fattore (b) di proposito.

[5]: vari esempi in merito: il Pinatubo eruttò nel 1991 dopo una quiescenza di cinque secoli, tra l’eruzione vesuviana delle ‘Pomici di Avellino’ e quella del 79 d.C sono trascorsi circa mille anni, le Isole Lipari affrontarono un periodo di quiescenza di circa 50'000 anni prima della ripresa delle attività eruttive.

[6]DIGHE SABO: ne studiai l’esistenza lo scorso semestre, quando dovetti preparare un ppt sul vulcano Unzen (e mi sono studiata anche l’Unzen, ovviamente XD Tra parentesi, l’Unzen è il vulcano che Yuzo nomina a Yoko quando parla delle ‘colate piroclastiche’. X3). In Giappone ve ne sono svariate, sono delle dighe che vengono posizionate nelle zone che possono essere soggette a frane e smottamenti (rientrano anche i lahar, non solo i debris flow o le debris avalanches nella categoria). Se ne trovano anche in zone vulcaniche (ad esempio l’Unzen) per rallentare e trattenere i materiali vulcanici e detritici che vengono giù dalla montagna durante e dopo l’eruzione. Ho ipotizzato che anche il Fuji ne avesse e avevo ragione: *QUI* una diga SABO sul Fuji. I giappo sono troppo avanti.

[7]Yuzo lo dice nel capitolo 10.


…E poi Bla bla bla…

 

NOTE ASTRUSE FTW E… LOCANDINA!!! \O/
Col ritorno, ritornano anche le valanghe di note, ma ormai credo che voi siate abituate XD
Allora, il capo me lo sono già cosparso di cenere all’inizio del capitolo e mi dispiace davvero, davvero, davvero per l’attesa.
Per farvi capire che non ho intenzione di rimollare la fic, vi dico che sto già scrivendo il capitolo 21. *alzapugno* e vi comunico che, per grazia di Dio, nel capitolo appena pubblicato ne ho accorpati ben due *w*, quindi la meta verso la parola ‘FINE’ è sempre più vicina!
La Locandina. XD
Ve l’avevo promessa, alla fine dell’aggiornamento scorso, ed eccola qui XD. Li avete riconosciuti? XD oddio, spero di sì! Comunque, dall'alto: Yuzo, Kishu e Yoko. **v No, non mi drogo. Sì, ho i neuroni esauriti XD

Ad ogni modo, cominciamo col dire che l’eventualità dell’eruzione del Fuji esiste e lo sanno anche gli scienziati giapponesi. Nel 2000/2001 si sono visti tremare il Fuji sotto un alto numero di microscosse, segno quindi che il vulcano è bello che attivo e tanto felice di farsi sentire. Ovviamente, i giapponesi sono balzati subito sulle sedie per darsi da fare e mettere a punto un piano di evacuazione ed uno che preventivasse i danni. (per saperne di più: *QUI*, *QUI* e *QUI*)
Questo genere di organizzazione, ad ogni modo, comporta un sacco di tempo ed in Giappone ci hanno impiegato circa tre anni (2004).
Ora.
In questa fic sono molto più tardi XD, nel senso che ci mettono un po’ di più (ma si tratta ugualmente di giorni, anche se sembra che siano passate settimane, eh XD) per capire cosa sta succedendo perché, in definitiva, cominciano ad interessarsene con mooooolto ritardo.
In parte li giustifico perché, comunque, si era davvero partiti da un qualcosa di tettonico (al largo della Depressione di Nankai) e perché la migrazione orizzontale di ipocentri, solitamente, può essere accettata (come associabile ad una attività vulcanica) se confinata in un raggio di dieci chilometri dal vulcano. Nankatsu è stata posizionata a circa venti chilometri dal Fuji, diamo loro il beneficio del dubbio. XD

Inoltre, ho scoperto per caso l’esistenza di un disaster movie che parla anch’esso di un eruzione del Fuji (va beh, parla di eruzioni ovunque e anche del Fuji XD). ** Al che mi sono tutta gasata e mi sono messa subito a cercare qualche video, prima di poterlo reperire (ormai parto sempre prevenuta con questo genere di film).
Miracolosamente, pesco il trailer su YouTube… e lì mi sciolgo in un mare di LOL per quanto è ORRENDO XDDDDD
Cioè, ma dico io, il film è del 2006, ok? Uno, come minimo, si dovrebbe aspettare degli effetti speciali decenti (è comunque un blockbuster) ed una trama che si regge in piedi… ed invece NO! XD Gli effetti speciali sono culosi da morire e questi vogliono far sfiatare il magma SPARANDO ALL’EDIFICIO VULCANICO ATTRAVERSO UN SOTTOMARINO!!! \O/ CON UN ORDIGNO NUCLEARE!!! *urla girando in tondo*
DIOPADRE, SALVACI TUTTI! \O/
NO, NO E NO! è_é io queste cose NON le posso accettare, per la miseria! NON HANNO SENSO \O/
Come non ha senso (e lo potete vedere dal trailer) la presenza CONTEMPORANEA di una colonna eruttiva assieme alle colate di lava \O/! Ma dove, dico io, DOVE!, hanno mai visto una cosa simile?! D-O-V-E!
Sì, mi ci incazzo. O_O
Vengono pagati un sacco di soldi e non si informano nemmeno?!
NON possono esserci, contemporaneamente, colonne eruttive e riversamenti lavici. Possono osservarsi in una stessa eruzione ma non nello stesso momento. O l’uno o l’altro. “O” disgiuntiva.
La colonna eruttiva NON è il vapore generato dal calore della lava, NO, quindi non può sollevarsi dalla superficie stessa.
La colonna eruttiva è una miscela di gas, pomici o scorie e ceneri. Ma non esiste né in cielo e né in terra che, durante una fase di colonna eruttiva sostenuta, vi troviate trabocchi di lava dal cratere: perché la forza del gas (che è insito nella lava stessa e parte da essa) sparato verso l’alto SE LA TRASCINA IN CIELO, CRISTOSANTO! \O/ La eradica, la straccia, creando brandelli viscosi che poi si riverseranno al suolo come materiale da caduta. *piange sangue* (e, sì, quei rivolini incandescenti, che sembrano tanti rigagnoli di lava e non lo sono, sono i prodotti piroclastici che ricadono al suolo dalla nube)
*respira, cercando di recuperare la calma*
L’unico caso in cui possono esserci riversamenti lavici e colonne eruttive è in caso di stromboliane: perché le altezze raggiunte dalla colonna sono di pochi chilometri, quindi è come se restasse confinata tutta all’interno del cratere.
Ma, visto che il caso del film NON era assolutamente stromboliano… ho un tantinello perso le staffe. XD scusate, ma sapere che la gente viene pagata e dice cazzate mi urta (dateli a me, quei soldi! \O/)
Comunque, non è possibile che, dopo TREDICI ANNI, il miglior disaster movie di sempre continui a restare: DANTE’S PEAK! *w* E gli effetti speciali di Dante’s non sono chissà cosa, ma restano accettabilissimi O_O.
Ciò detto, vi faccio fare due risate e vi metto il trailer di “Magma: Volcanic Disaster” (sì, dal titolo dovevo immaginarlo che fosse una minchiata colossale) e una scena di “Dante’s peak” XD la mia preferita, dove Greg impazzisce per il caffè e la faccia di Paul, accanto a lui, è da manuale! (riferimento a Yoko che va all’FVO e porta loro il caffè? Sì, lo è X3)

- Magma: Volcanic Disaster Trailer

- Dante’s Peak: coffee scene. Ora. Voi dovete guardare questo video con mooolta attenzione perché ad un certo punto vedrete comparire una scritta sull’affare giallo che Terry stacca dal robottino. Io ho trovato la cosa assurdamente profetica. XD come dire: il mio destino era già scritto in Dante’s Peak! *rotola via dal ridere*

“Angolino del: ‘Grazie, lettori, grazie!’ XD”:

- Hikari-san: con i tempi giurassici, sono arrivata ad occuparmi anche di Taruccio ** che, come vedi, si è fatto perdonare. ** il fatto è che lui era preoccupato, da buon fratello maggiore, e la preoccupazione gli ha fatto fare una cretinata XD capita!
T^T perdonami tantissimo per l’attesa.

- Sakura-chan: ** sei proprio una mitica Be(t)ta, la mappa mi è stata utilissima anche a distanza di tempo, mentre cercavo di far quadrare tutte le cose in questo capitolo XD ed io ti ringrazio tantissimo per la pazienza che hai con me, perché ti sbologni roba lunga chilometri. Grazie tantissimo anche e soprattutto per le tue parole ed i complimenti. T^T grazie e scusami per il tempo che ci ho messo a mandarti questo capitolo.

- Eos: fai bene a non mettere via la scimitarra *trullalà*, ma tanto ormai dovresti essere abituata a me e al fatto che io scrivo sempre tragggedie tragggiche XD. Insomma, se non faccio soffrire i pg non mi diverto, il che denota una mia particolare vena sadica. Anche quella, la conosci molto bene, ormai! XD
*_* sono felice di averti fatto ridere, cioè, insomma, parlavamo di Ricardo XD è un pagliaccio colossale, quello lì XD Ti pare che non avrebbe fatto trovare i festoni a Yuzo?! *rotola* non si terrebbe un cecio in bocca nemmeno se lo si pregasse in ginocchio, giuro! XD
T^T anche con te mi scuso tanto per il ritardo.

- Rubysage: Rubynaaaaaa *abbraccia*, quando lessi la tua recensione rimasi davvero contentissima **. Mi fa tantissimo piacere che la storia ti stia piacendo e ti ringrazio per i tuoi complimenti. T^T
Spero che l’attesa non ti abbia scoraggiato, e mi scuso tantissimo per il ritardo di questo aggiornamento. Cercherò di velocizzarmi e, come detto, lo sto già facendo. *alzapugno*
Ti ringrazio ancora :*

- Jaly-chan: XD sì, diciamo che qua proprio incarna la Sfiga con la “S” maiuscola. *rotola*
Sei stata davvero gentile e le tue parole mi hanno fatto davvero felicissima. ** Ti ringrazio tantissimo per aver rivalutato questo povero pg che è davvero un personaggio che meriterebbe molto di più ed io, nel mio piccolo, cerco di darglielo (assieme alla sfiga XD) *alzapugno*
Come con tutte, mi scuso infinitamente anche con te per l’attesa di questo capitolo. T^T mi spiace davvero tanto.

E anche per questo capitolo sono finite le ciarle XD
Scusate lo sfogo di prima, ma quando vedo certe cose mi si rizzano in testa i capelli. T_T cercate di capirmi.
Vi ringrazio di tutto e vi rimando al prossimo capitolo che, vi posso preannunciare, sarà pervaso da una gran botta di adrenalina **/

   
 
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