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Autore: kannuki    29/01/2010    3 recensioni
La prima cosa che vide Angela, fu il suo sguardo cupo e accigliato. La seconda, le mani sporche di sangue. Non aveva neppure pensato di lavarlo via. Gli serviva a ricordare chi era. Lo convinceva d'aver fatto la cosa giusta. “La tua adorata nipotina disturbava il mio stile di vita. Non l'avevi previsto, vero?"
"Non ho controllo sulle mie premonizioni..."
“Te ne faccio io, una. Prevedo che morirai fra atroci tormenti. Ma non sarà oggi, ne domani. Verrò, prima o poi, e te la farò pagare per tutto quello che hai fatto" ringhiò arrivando quasi a sfiorarla. "Sta sempre attenta, Angela... non saprai mai quando un respiro sarà l'ultimo!”
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angela Petrelli, Claire Bennet, Meredith Gordon, Sylar
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'effetto farfalla'
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L'aveva investita un autotreno, pensò quando si svegliò con la testa che scoppiava e una colata di cemento in bocca. La sensazione era simile: una volta si era fatta davvero investire da un mezzo pesante, per testare i suoi poteri. Dio, rimuginò arrancando fra le lenzuola con aria disfatta, non dovrebbe essere legale vendere quella roba. Il fattore rigenerativo gli faceva il solletico. Sospirò e strinse la testa fra le mani per calmare il picchio che aveva fatto il nido nel suo cervello. Quando Sylar agiva era meno doloroso, pensò gemendo fra i denti. Ficcò la testa sotto l'acqua, sedette davanti al laptop, infilò le cuffiette e lanciò Skype. I potenti mezzi tecnologici battono il teletrasporto, pensò sbadigliando. Ma che ore saranno in America?

Dov'era quel maledetto cellulare?, si chiese udendo un distinto ronzio poco lontano da se. Con un grugnito, lo fece volare in mano. “Mh...” borbottò sentendo una comunicazione disturbata.

Stavi dormendo?” mormorò con la faccia affondata sulle braccia.

Mh... sì” sospirò e si voltò sulla schiena “come va?”

Sono una sega” rispose alzando la testa e posando la fronte sulla mano sinistra per sorreggerla.

Dove sei?”

Claire ci pensò su con l'unico neurone che si era svegliato con lei e sospirò “Giappone.”

Terra di pervertiti...” mormorò sbadigliando “quando torni?”

Quando avrò imparato qualcosa” biascicò “non dire a nessuno dove sono.”

Ok...” mormorò sentendo la linea cadere. Chi c'era in Giappone che Claire conosceva?, si domandò aprendo un occhio. Nakamura. A cosa le serviva un tipo grassotello che sapeva trasportarsi, quando aveva lui? Il re dei cretini teneva in ostaggio la sua donna. Tzè, la starà seducendo con una raccolta di fumetti, pensò ficcando la testa sotto il cuscino. Nakamura. Quel tipo gli aveva predetto che sarebbe morto solo. Riemerse dalla coperte e ciondolò la testa da un lato. Sapeva trasportarsi. E viaggiare nel tempo, pensò stropicciando la faccia. Che doveva fare, a spasso per il tempo? Cambiare il passato o il futuro?

- - -

La sala era silenziosa. Si studiavano a vicenda analizzando i punti deboli dell'uno e dell'altro. Quando arrivò il primo colpo, Claire era impreparata e lo ricevette dritto alla schiena. Fece una smorfia e si rimise dritta.

Non sei concentrata!”

No, non riusciva a concentrarsi con quei due che le danzavano intorno silenziosi come ombre. Era così che l'aveva fregata Sylar, la prima volta. Non l'aveva sentito arrivare. Il secondo colpo la raggiunse allo stomaco, lo deviò e fu colpita ai polpacci. Cadde a terra con un gemito e si rialzò sbuffando. I suoi nemici facevano molto più rumore di loro, pensò tetra, il doppione di Gabriel si muoveva come un bufalo, eppure l'aveva sopraffatta contando sul fattore psicologico. Doveva dominare la sua paura. Doveva crederci, era una guerriera Jedi, no?! “Attaccatemi insieme” propose spavalda rimangiandosi le parole un attimo dopo. Pensa. Fra tutti i poteri che hai acquisito, cosa può tornare veramente utile in questo momento? Claire li guardò stringendo le palpebre. I lividi non si contavano, ma per fortuna guarivano da soli. Facevano male, però, rimuginò massaggiandone uno. Un sottile ringhio interno l'avvertì che c'era un pericolo in agguato. Abbassò istintivamente a testa e Adam la fissò “brava. Mi hai sentito arrivare?”

Diciamo di sì” mormorò senza riuscire a darsi una spiegazione. Ma certo! Che stupida! Lei capiva come funzionavano le cose, aveva il potere di Sylar, se si concentrava, sentiva chiaramente i loro muscoli muoversi come se fossero meccanismi. Parò un colpo e ne deviò un altro. Forse era così che lui la trovava sempre. No, era un questione di empatia, gliel'aveva spiegato più volte. Non distrarti, pensò quando un colpo si abbatté sulle spalle e la spostò di qualche metro in avanti. “Ci sono!” esclamò rimettendosi in piedi. “Sto cominciando a capire.”

Sta bene, bimba. Ma in guerra non puoi chiedere al nemico di aspettare” le fece notare Adam giocherellando con la spada di bambù. “Io dico di fare sul serio” posò la canna e prese la lama che balenò nella stanza. “Il pericolo mette il pepe al culo.”

Claire lo guardò un po' inquieta e annuì e stento.

Hai paura?”

Sì” ammise osservando Hiro fare la stessa cosa “e sto cominciando ad agitarmi.”

E cosa succede, se ti agiti?” domandò scherzoso puntandole la spada alla gola.

Esplodo, idiota!” sibilò scostandola da se con un dito. La lama la ferì sul braccio e il sangue spillò e si ritirò subito nella ferita. “Mi hai fatto male!”

Non piagnucolare e concentrati. Ehi, amico!” urlò in direzione del giapponese “stasera avremo roast – beef di cheerleader!”

Non sono più una cheerleader” gli fece notare un po' offesa. Smise di lamentarsi un secondo dopo, quando vide lo scintillare delle lame contro di lei. Cominciò a sudare freddo e si impose la calma. Non ci pensare!

Pausa?”

No!” gridò alterata “posso farcela!”

Adam alzò gli occhi al cielo e rinfoderò la spada.

Claire crollò seduta a terra e mugugnò arrabbiata. “Non riesco a concentrarmi per più di tre minuti d'orologio!”

Ricordo come perdevi la testa quando litigavi col cazzone moscio. Ci vorrebbe...”

No. Devo cavarmela da sola” ribattè guardando la maglietta tagliuzzata, così come i pantaloni della tuta che indossava. “Riproviamo!”

Claire li fissò uno alla volta acuendo le sue sensazioni. Adam era stanco, ma sarebbe andato avanti a lungo. Hiro aveva la testa da un'altra parte. Sentiva i loro pensieri, pensò stupita, sentiva quello che provavano. Adam stava per alzare la spada. L'avrebbe abbattuta su di lei dall'altro verso il basso, mentre Hiro da destra a sinistra, a livello dello stomaco. Poteva schivarli, pensò contenta, poteva lasciarli esaurire e poi colpire! Anche una volta sola sarebbe bastato. Con una piroetta, schivò il colpo del giapponese e fermò la lama di Adam alzando una mano.

Brava” commentò immobile. “Riproviamo.”

Il ginocchio sinistro di Hiro scricchiolò quando mosse un passo verso di lei, Claire sentì 'a livello fisico' l'articolazione flettersi. Lo schivò un'altra volta, afferrò la spada di bambù e lo colpì sul braccio,

Molto bene, miss Bennet” dichiarò massaggiando il punto “ma nella lotta, il nemico è sempre in agguato.”

Claire non capì le sue parole e quando un ruggito interno le scosse il sistema nervoso, trattenne il respiro, voltò come un fulmine su se stessa e bloccò una spada corta che volava contro la nuca. Claire trattenne il respiro e lo osservò emergere dal buio.

Bravissima” mormorò fermandosi a pochi passi da lei “non ti avevo detto di spostare il punto debole?”

Ma come... hai fatto...” balbettò abbassando le braccia e guardandolo stupita.

Non ti distrarre” mormorò guardando i due che erano con lei “migliora o dobbiamo bastonarla di più?”

La frusta funziona sempre” sghignazzò Adam indicandola “tu sarai l'azione di disturbo.”

Sta bene” disse tornando a guardarla “mh, sexy” ridacchiò osservando la mogliettina floscia per i vari tagli nel tessuto. Continuava a guardarlo come se non credesse che fosse lì.

Ricominciamo” Adam alzò la spada verso la sua gola e Claire spostò lo sguardo su di lui “non perdere la testa!”

Non riusciva a concentrarsi con quel rumore di sottofondo. Claire diede una craniata ottimale a terra quando scivolò sui propri piedi. Il rumore che intendeva, era dato dal ringhio basso e minaccioso che sentiva provenire da quel bastardo sputato dall'inferno che se ne stava seduto in disparte ad osservare. Raramente interveniva. Ma quando lo faceva, Claire finiva puntualmente gambe all'aria. Battè la nuca contro il pavimento e la massaggiò dal dolore. Si mise a sedere e lo guardò di traverso. “Pausa” mormorò affranta e infastidita.

Direi che può bastare per stasera” esclamò Adam in direzione di Hiro che annuì e continuò a guardare Sylar che lo salutò con un cenno della mano. “Ci si rivede, eh?”

Perché sei qui, Uomo dei Cervelli?” domandò ponendosi fra lui e Claire che lo guardò sorpresa. “Se cerchi lo scontro, questo non il luogo adatto” affermò sbarrandogli il passo. “Al rintocco della mezzanotte...”

Gabriel guardò l'orologio e sorrise “mezzanotte passata da un pezzo” annunciò divertito “magari un'altra volta.”

Non farai del male alla cheerleader!” esclamò “come eroe ho il sacro dovere di proteggerla e morire per lei!”

Adam mugugnò di dolore e scosse la testa “questo ha la mente bacata...”

Dalla sua reazione, era evidente che non gli aveva raccontato nulla della loro relazione. Claire si rimise in piedi con uno sbuffo “è tutto a posto, Hiro. Lui...”

Sono la guardia del corpo!” esclamò vedendo il suo impaccio “nonché unico signore e padrone...”

Claire lo fulminò con un'occhiata e Gabriel sentì la bocca sigillarsi da sola. Potè sentirlo sogghignare anche in quel modo. “Non è pericoloso. Basta sfamarlo ed evitare di bagnarlo dopo la mezzanotte” disse arrossendo e mordendosi un labbro quando lo udì chiaramente scoppiare a ridere. “Non c'è bisogno di trovargli una cuccia per la notte, ora se ne torna dritto da dove è venuto!” sibilò nella sua direzione.

Tranquilla, cheerleader” la prese in giro con sguardo altezzoso “sono qui per fare del turismo e i miei bagagli sono in albergo” si voltò verso Adam e gli fece un cenno con la testa “andiamo a fare il giro dei locali?”

Vedi? La vita sociale comincia a migliorare, se la smetti di ammazzare le persone!”

- - -

Claire trasalì sentendo un rumore infernale provenire dal corridoio. Qualcuno rideva un po' troppo forte alle tre di notte e sapendo benissimo di chi si trattava, saltò giù dal letto assonnata e infuriata. Una cosa era svegliare lei, un'altra il padron di casa che li ospitava e la mattina andava a lavorare! “Basta fare casino!” sibilò guardando i due ubriachi di sakè che sedevano a terra e continuavano a ridere “tu tornatene in albergo e tu vattene in camera tua” ordinò in tono perentorio. La guardarono e dopo un secondo scoppiarono a ridere stupidamente. Con uno sguardo, Claire gli paralizzò le corde vocali e il silenzio scese di nuovo nel corridoio. “Oh!” esclamò a bassa voce tornandosene nella sua stanza. Si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi cercando di riprendere sonno. Le sembrò, mentre scivolava nel dormiveglia, che qualcuno la abbracciasse, ma non ne era sicura. E forse era solo un bel sogno. Arrancò con gli occhi chiusi e spense l'abat jour, godendosi l'oscurità. Non aveva più paura del buio. E quel letto era diventato improvvisamente comodissimo.

- - -

Gabriel si svegliò sentendo un piacevole solletico sotto il mento e un profumo paradisiaco che andava a colpire i centri del piacere. La strinse contro di se e spostò i capelli che gli facevano il solletico sulla gola. Era arrivato il momento di andarsene, pensò aprendo un occhio e trovandola accucciata contro di lui. Qualsiasi cosa stesse facendo, la stava facendo bene. Era più veloce, più decisa. Lo vedeva da come si muoveva per evitare un colpo e da come reagiva al pericolo imminente. Tornare a provare dolore aveva stimolato il suo istinto di sopravvivenza. Se non voleva soffrire, doveva muoversi in fretta. Era sempre stata una creatura fragile e timorosa che se la faceva sotto al minimo rumore. Aveva sempre avuto paura di portare a termine quello che cominciava. Non dormiva più con la luce accesa. Non aveva più paura dell'Uomo Nero. Aveva uno scopo nella vita. Non si muoveva a casaccio, sperando che la tirasse fuori dai guai, ma seguiva un pensiero preciso. Si scostò da lei e la guardò dormire. Se la fissava troppo a lungo, sentiva il suo istinto risvegliarsi e ordinargli di prenderla e di farla gridare finchè non avesse avuto più voce. Era sua. Gli apparteneva. Prese un respiro e passò i polpastrelli lungo il viso e la gola. Reagì scostando la testa di qualche centimetro e sorridendo appena. Aprì la bocca quando la sfiorò, e gli intrappolò il pollice fra le labbra morbide. Aveva la lingua calda. Il respiro accelerò quando lo lasciò scivolare lungo il mento e una scia umida le illuminò la pelle. Frastornato da quel gesto che l'aveva risvegliato del tutto, si chinò su di lei respirandole sulle guance, sfiorandola con il dorso delle dita. Qualche secondo dopo la sentì reagire al contatto, le sue mani toccarlo, le gambe muoversi. Restò sdraiato accanto a lei, la vide aprire gli occhi, assonnata e interrogativa. Lo riconobbe e per un lungo momento non disse nulla. Afferrò il lembo della maglia che indossava e la tirò via, lasciandola avvolta lungo le braccia, esponendo il seno che nella pallida luce lo abbagliava e cancellava parte della ragione. Scivolò lento lungo lo stomaco e fin sulla pelle delicata, mentre inarcava la schiena e chiedeva ancora, non a parole, ma con un movimento naturale che non sapeva di fare ma la rendeva una calamita vivente. Raramente si era soffermato a guardare così lungo una donna, quasi mai ne aveva ammirato le imperfezioni. Avrebbe potuto tracciare una mappa dei nei del suo corpo. Conosceva l'esatta ubicazione del tesoro, il più dolce che avesse mai gustato nella sua vita. La circondò con le braccia, tirandola verso di se. Era nuda, eccettuato quelle sottile mutandine quasi trasparenti dal tessuto così delicato che bastava guardarle, per farle cadere a pezzi. Le sollevò il viso mentre lei infilava le dita nei capelli e posava la fronte contro la sua. “Mi sei mancato...” sussurrò con un filo di voce.

La baciò una volta, gustandone le labbra, la seconda intrappolando la lingua che l'aspettava vibrante e morbida. Come la pelle che stringeva sotto le mani. Come il seno che gli schiacciava addosso, sul torace denudato mentre lo baciava. “Potrebbe essere diverso, ora...” mormorò nel suo orecchio sentendo il corpo tremare. Non gli rispose, si limitò a scivolare su di lui come acqua sul fondo del mare. “Strappale” bisbigliò prendendogli le mani e posandole sui fianchi. La guardò e poi fece come gli aveva chiesto. Sussultò quando il tessuto la graffiò, ma tenne lo sguardo incollato al suo. La pelle si arrossò e il respiro divenne affannoso, come se avesse corso per miglia senza mai fermarsi. Era quella lenta agonia a farla eccitare, pensò mentre gli slacciava i jeans e li tirava via. C'era sempre un gesto che abbatteva le sue difese. Non importava quale, bastava che applicasse un po' di forza e perdeva il controllo. Le dita scivolarono lungo le gambe incontrando il punto più delicato del suo corpo. Trattenne il respiro quando udì il gemito che emise. Cominciava a perdere la testa, lo vedeva da come si muoveva e da come vagava su di lui senza capire bene da che parte cominciare. Con un gesto delicato, si tirò a sedere premendole contro. Un altro gemito che stracciava la mente e faceva perdere il poco autocontrollo che era rimasto.

- - -

Claire si svegliò di soprassalto e strinse il lenzuolo sotto le unghie. Si guardò attorno non riconoscendo la stanza e per un momento andò nel panico. Aveva perso il controllo di se stessa, e la cosa l'aveva scossa a tal punto che non era riuscita a trattenere le lacrime. Si sentiva vulnerabile quando la toccava, la costringeva a tirare fuori una parte oscura che doveva restare chiusa a chiave dentro di lei. La rabbia che provava e che pensava fosse svanita durante l'addestramento, era rimasta nascosta per tutto il tempo. In agguato, pronta a colpirla quando aveva abbassato la guardia. Aveva voglia di fare del male, aveva voglia di torturare chi l'aveva fatta sempre soffrire. Aveva voglia di prendere quel vecchio malefico e ridurlo un cumulo di carne sanguinolenta. Voleva punire suo padre per le bugie che le aveva detto. Far soffrire Angela per tutto quello che le aveva fatto. Voltò lo sguardo verso il suo amante addormentato. Se non fosse stato per Angela, tutto questo non sarebbe mai successo, pensò rabbiosa, gli occhi che rilucevano disperati. Voleva punire lui per tutto il dolore che le aveva arrecato. Soffiò con forza dalle narici e cercò di calmarsi, il corpo scosso da brividi improvvisi. Se non fosse mai entrato nella sua vita, non avrebbe perso l'innocenza della sua anima. Sedette sul bordo del letto stringendo la testa fra le mani, mentre ricordi delle ore precedenti si sommavano a quelli di molto tempo prima. Come poteva essere così dolce con lei e dannatamente perfido, il resto del tempo? Cominciò a piangere, in piccoli singhiozzi che diventarono sempre più profondi e disperati. Cos'era giusto e cosa sbagliato? Chi la vittima, chi il carnefice, se si scambiavano così volentieri i ruoli quando si spogliavano delle vesti abituali? Come poteva dirle che la amava e trapassare senza ritegno alcuno la sua carne, costringendola a godere della sua corruzione?

Claire...”

Si avvicinò cauto e la toccò sulle spalle, lasciando scivolare le mani lungo le braccia. La tenne contro di se finchè non smise di piangere. Alla fine si quietò, stanca o arresa ad una testa più dura della sua. “Incubo?”

Un debole assenso. Poi una negazione. Con delicatezza le sollevò il viso e quando lo guardò, si accorse che c'era qualcosa che gli sfuggiva e non riusciva a mettere a fuoco. “Raccontamelo.”

Claire scosse la testa e tornò ad accucciarsi nelle sue braccia, ascoltando il battito del cuore. Il suo odore la risvegliò una seconda volta, ma il sentimento che la spingeva a toccarlo non centrava con la passione o il desiderio. Era pura disperazione. Con un gesto brusco che non si aspettava, lo sdraiò sotto di se affondando la bocca nella carne, mordendo fino a farlo gemere. Le afferrò i capelli alla nuca, costringendola a smettere. La guardò negli occhi e strinse più forte. C'era da perdersi in quelle pupille, era come fissare il centro dell'inferno. “Usami” sussurrò invitante “fammela pagare” continuò mentre le unghie gli entravano nella pelle “sfogati per tutto quello che ti ho fatto passare...” una smorfia di dolore quando lo graffiò a sangue “e poi fottimi... ”

- - -

Claire scrutò la stanza vuota e la luce che proveniva dalla finestra socchiusa. Non l'ho fatto davvero, pensò sentendo il corpo pesante e languido che giaceva sul letto sfatto. Era svuotata, senza forze. Posò un braccio sugli occhi e il buio calò immediato, regalandole un momento di incoscienza. Ma si può violentare un uomo?, si chiese con un mugolio distorto. Adesso si sentiva meglio, molto meglio. Dovevano farlo più spesso. Migliorava l'autostima, pensò guardando il posto vuoto. Se n'era andato. Morse un labbro e si tirò a sedere. Lo vide accanto a se, un biglietto ripiegato. Vi girò attorno come se potesse morderla. Lo aprì piano e restò titubante a guardarlo.

Claire si avvicinò alla porta della cucina e lo osservò trafficare con la colazione. Le gambe si mossero da sole e prima che se ne rendesse conto, gli aveva cinto la vita con le braccia e posato la guancia contro la schiena. Profumava di buono, di pulito.

Un sorriso gli si formò sulle labbra, quando lo abbracciò. Guardò dietro di se, notando solo una testolina di capelli biondi che rischiarava la maglia nera che indossava. Godette quella sensazione di intimità con piacere. Da che riuscisse a ricordare, non avevano mai avuto gesti d'affetto fra loro. O si picchiavano o si amavano senza troppi fronzoli. Forse era lì, l'errore.

Claire lo sentì torcere il busto, allargando un braccio per cingerla. Si staccò appena, scivolò fra le sue braccia e sorrise affondando contro di lui. C'era un motivo, allora, se i ragazzi li fabbricavano più alti, pensò sorridendo un po' svanita.

Era morbida e profumava come il più dolce dei peccati. Le baciò la fronte strofinando il mento sulla testa. “Ti va di fare la turista, oggi?” sussurrò vedendola alzare la testa. Sorrideva, era felice. Come la mattina dopo la loro prima volta. Le accarezza una guancia col dito. Lei continua a sorridere e annuisce. Si alza sulle punte per baciarlo. Gli cinge il collo con le braccia e posa le labbra sulle sue. Sono morbide e calde. Piega il collo approfondendo il bacio. E' tenero e affettuoso. Dovrebbero coccolarsi di più, pensa staccandosi con il batticuore. Da quando ne è innamorata? Quando ha imparato ad essere così dolce?, si domanda col cuore gonfio e le labbra socchiuse. La sta guardando, la accarezza lungo il viso. “Ti hanno scambiato nel sonno... tu non sei così...”

Sono proprio così” afferma infilando le dita fra i capelli “sono sempre stato così... ”

Mi piace... ti rende...”

Umano?”

Sexy.”

Claire lo baciò un'altra volta, poi afferrò a tazza di caffè poco distante e si mise a sedere al tavolo della cucina sorridendogli. “Mi stai preparando la colazione?”

Invece di risponderle, le diede le spalle. Claire lo osservò intenerita dal suo comportamento e quando vide svolazzare un fiorellino dalla finestra fino a lei, mugolò di felicità, rigirandolo fra le dita. “Posso scrivere sul mio blog quanto sei adorabile?”

Sì...”

Non ce l'ho, il blog” ridacchiò arrossando “grazie...”

Aprine uno.”

Il tempo si fermò all'istante. Hiro scongelò la ragazza e la sua voce risuonò stranamente acuta. “Cosa fa l'Uomo dei Cervelli nella mia cucina?”

Prepara la colazione” commentò un po' stranita da quell'invasione inaspettata “cosa pensi che faccia con un mestolo in mano? Vuoi un po' di caffè?”

Il giapponese lo guardò ancora e Claire attirò la sua attenzione “potresti ripristinare il tempo? E' la prima volta che mi cucina qualcosa e sto morendo di fame!”

Il ragazzo balbettò qualcosa a bassa voce e si sedette quando gli ordinò di farlo. “Non è pericoloso, non per noi” mormorò paziente “è la mia guardia del corpo, è... come Gollum!” esclamò sicura che avrebbe capito. Si interruppe e lo guardò. La sua espressione era assai perplessa. “Non fa più...” un gesto veloce e Hiro annuì, ancora scosso.

Anche il più malvagio degli uomini può trovare la sua strada, allora...” commentò osservandolo “le mie parole non sono state vane.”

Cosa?” lo fissò negli occhi ed ebbe uno strano brivido.

Ho visto il suo futuro. La brama di poteri lo porterà alla solitudine. Morirà solo e nessuno piangerà la sua morte.”

Claire battè le palpebre piano e girò la tazza fra le mani. Non era una cosa carina da dire... un tremendo dubbio la scosse e le impedì anche di respirare. E se la stesse usando per impedire l'avverarsi del suo futuro?! Restò congelata sulla sedia, mentre Hiro ripristinava il tempo.

Merda!” esclamò guardando la maglia che indossava “potresti evitare di farlo mentre cucino?” domandò gettando un'occhiata alla macchia che deturpava il tessuto e al volto sbigottito di Claire. Immediatamente perse il buonumore. Lo fissava come se avesse appena commesso un orrendo omicidio. Lasciò cadere il fiorellino sul tavolo, inghiottendo. E se si fosse sbagliata un'altra volta? “Mi stai usando?” sussurrò con le labbra che tremavano “hai paura di morire solo e... hai...”

Mi credi capace di una cosa del genere?” domandò con voce roca e lo sguardo cupo “è l'unico dolore che non infliggerei ad una persona...”

Scusa...” biascicò col batticuore allungando le braccia verso di lui “scusami...”

Gabriel l'abbracciò con cuore pesante. Sarebbe stato sempre così? Non si sarebbe mai fidata di lui? Dopo tutto quello che avevano passato, pensava davvero che avrebbe potuto ingannarla su una cosa del genere? “Non lo farò mai. Te lo prometto...” mormorò nel suo orecchio “mi credi, amore mio?”

Claire lo ascoltò raggelata. Il cuore smise di pompare sangue e riprese più forte di prima. “Sì... sì, ti credo” sussurrò stringendo più forte. Amore mio. Come erano arrivati a quel punto?

Gabriel spostò lo sguardo sul giapponese e si incupì. “Prova a dirle di nuovo una cosa del genere e i piccoli boy scout giapponesi ritroveranno le tue membra sparse sul monte Fujiama per i secoli in avvenire!” lo minacciò stringendo Claire a se “sono stato chiaro?”

Dio... ma come fai ad essere così lucido e così incazzato a quest'ora del mattino...” gracchiò la voce assonnatissima di Adam. Marciò davanti a tutti, sedette a sinistra di Hiro che teneva lo sguardo fisso sulla coppia. “Come il più anziano della casa, pretendo di sapere cosa sta succedendo...” farfugliò stropicciando la faccia “ce n'è anche per me?”, domandò indicando la tazza di caffè che gli spostò davanti senza un commento.

Le ha detto che la sto manipolando!”

E' quello che fai di solito, di che ti stupisci?” Adam sospirò e li guardò a turno “cristo santo... abbassa la voce!”

Il passato non si cambia, Uomo dei Cervelli!” esclamò il giapponese deciso. “Come eroe, ho il dovere di proteggere...”

Che palle...” sbottò Adam stringendo le tempie fra le dita “nessuno ti ha chiesto di proteggerla! E' la sua donna, ci pensa lui!” ribattè abbassando subito la voce. “Ma cosa hai nel cervello, polpette?”

Possiamo sempre aprirlo e controllare” sibilò lanciandogli un'occhiataccia malevola.

Claire lo fissò incupita e si morse le labbra. L'amore fa brutti scherzi, pensò deviando lo sguardo. Ti fa dimenticare chi sei, ti pone troppo domande e ti fa sentire deboli.

- - -

Non le avrebbe perdonato quel momento di incertezza, pensò mentre lo raggiungeva nella sua stanza. Fissava fuori della finestra e la sua espressione era dolorosa e arrabbiata. “Non sono un santo, ma non giocherei mai con i tuoi sentimenti. Credi davvero che ti stia usando?” domandò come la sentì avvicinarsi.

Claire si fermò sulla soglia della stanza e delicatamente chiuse la porta appoggiandosi contro. Le sue parole nascondevano un'amarezza che raramente gli aveva sentito nella voce. “L'hai già fatto...”

Si voltò verso di lei e annuì con una smorfia “sono colpevole fino alla fine dei miei giorni? Non merito un briciolo di fiducia?”

Non ho detto questo...” mormorò staccandosi dall'uscio “stanotte non piangevo per l' incubo... quello è stato la miccia” sedette ai piedi del letto e lo guardò “sto cercando di capire cosa c'è che non va in me...”

Non c'è niente che non va in te” borbottò avvicinandosi.

Mi dispiace...”

Come la rivolviamo, splendore?” domandò sedendo a gambe incrociate di fronte a lei “che devo fare?”

Non devi fare niente... tocca a me, stavolta.” Strinse i denti ed evitò il suo sguardo. Era così innocente e limpido che stentava a riconoscerlo. “Ho appena scoperto una cosa che potrebbe cambiare la situazione. Hiro afferma che la trasmissione del catalizzatore avviene in punto di morte. Aquila mi ha riportato in vita...”

E potrebbe essere finito dentro di lui.”

Meredith è rimasta nella comunità dell'amore. Da quando Aquila l'ha guarita, secondo Adam, è andata in botta per il tipo... potresti controllare, ho paura che si metta nei guai...”

Certo” rispose abbracciandola. “Continua ad allenarti e ricordati di spostare il punto debole. Stai migliorando.”

Davvero?!”

Gabriel la guardò interrogativo. Metteva il dubbio il suo amore, ma se faceva un complimento alla sua tecnica distruttiva, risplendeva come una stella. “Mi credi quando dico che ti amo?” domandò di punto in bianco facendola trasalire. Annuì, senza indecisioni. E' già qualcosa. Alzò una mano e le tirò indietro i capelli. “Pensi di non essere in grado di stare con me?” Di nuovo annuì e guardò altrove. A quello potevano lavorarci. “Pensi che questa felicità sia solo un inganno momentaneo?”

Claire spostò lo sguardo su di lui e annuì con molta difficoltà.

Mi detesti ancora?”

Un altro assenso. Stavolta doloroso.

Gabriel abbassò le spalle e morse l'interno della guancia. Eccolo lì, il problema.



Nota solo per chi vede la serie: se non recensite, vengo a casa vostra con Parkman e alzo un muro di mattoni!! x)

  
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