Ohhhhhh! Ma quella è la Lolla!
No, sono solo io
con qualche chilo in più…e soprattutto sono ancora viva…
So che molte di
voi mi attendono con un forcone e con uno sguardo tutto fuorché amichevole… avete ragione da vendere e non sono so davvero come fare per farmi perdonare questo ritardo
stratosferico… ç_______ç
Vi avevo
anticipato un capitolo tutto al maschile!!! Il Pov è
quello di Edward.
Vi anticipo che
il linguaggio utilizzato è a tratti volgare essendoci
discorsi tra uomini, ma ho comunque cercato di limitarmi il più possibile.
Ringrazio di
cuore la mia amica Ely per avermi aiutata. Grazie davvero!
E come sempre barby&marco per il supporto.
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Bad Girl
[Edward Cullen]
Cap. Twenty Two – Disperate
vampire
Un
milione quattrocentocinquantadue pecore…
Un
milione quattrocentocinquantatre pecore…
Gli
umani credono che questo stupido giochino aiuti a conciliare il sonno... a me aveva fatto solo venir fame.
Stupide
pecore…
Se fossi un umano, con ogni probabilità,
i gorgoglii del mio stomaco risuonerebbero fino in città. Uhg!
Stupidi
animali…
Ero
tremendamente assetato.
Sentii
la gola ardere come se avessi appena ingoiato una sigaretta accesa, anzi, non
una, cento.
E con questo tempo, qui a Forks, non
girava neanche una mosca per sbaglio.
Digiuno
forzato uguale Edward incazzato nero, è risaputo.
E se passassi all’ospedale per un
rifornimento di sacche?
No,
questo è proprio da escludere! A meno che non io voglia passare il resto della
mia esistenza ad ascoltare, nella mente di Carlisle, mio padre e creatore, i
sensi di colpa per non essere riuscito ad allevare un figlio secondo la “dieta
vegetariana” che non prevede l’assunzione di sangue umano.
…E
se invece, mi cibassi dei canarini di Esme? Sarebbe
pur qualcosa…
No
no no! Conoscendo mia madre mi ridurrebbe a pezzettini e
senza pensarci troppo allestirebbe una pira, a modi barbecue, in
giardino, con i miei resti…
È
la donna e la mamma più dolce del mondo ma, come tutte le donne, quando vuole
sa essere spietata, e quando la definisco “spietata” è perché sono fin
troppo clemente e benevolo nei giudizi.
Quindi, mi sarebbe toccato spostarmi
altrove. Magari in un posto dove tutte le forme di vita non fossero in letargo
o ibernate dal freddo.
Schiusi
lentamente gli occhi come se mi fossi appena svegliato da un sonno profondo.
Vidi
piccoli fiocchi di neve danzare nell’aria leggeri per
poi posarsi sul mio viso.
Non
si sciolsero a contatto con la mia pelle. Ne sentii la consistenza delicata
accarezzarmi e subito ripensai al tocco delle sue labbra delicate,
morbide…saporite… mhh…
Ecco,
avevo troppa fame per pensare a lei.
Anzi,
non dovevo proprio pensare.
Scossi
la testa facendo cascare la neve depositata su di essa.
Senza
neanche respirare, mi beai del suono del silenzio. Era così raro e così
maledettamente piacevole.
<
Eeeeeedwardddd > una voce, quasi un eco, mi raggiunse rompendo la mia pace.
Come
non detto…
Cercai
di rimanere perfettamente immobile mimetizzandomi nella neve.
Sono
solo un illuso…
I
passi veloci, insieme ai pensieri dei miei due fratelli, si fecero sempre più
vicini.
Poco
dopo mi comparirono davanti.
<
Che ci fai così imbalsamato fratellonzo? > La
risatina ilare di Emmett mi inquietò. Come faceva ad
essere così vivace a stomaco vuoto?
Mi
sollevai con uno scatto repentino.
<
Credevo non ti piacesse cacciare gli orsi mentre
dormono > sollevai scettico un sopracciglio. Emmett amava la competizione.
Non ce lo vedevo proprio a introdursi in una grotta e
attaccare un povero orsetto in letargo.
<
Infatti… > mi sorrise storto in una poco riuscita
imitazione del mio famoso sorriso sghembo.
Lo
fulminai con lo sguardo.
<
Hey > con un gesto appena accennato, quasi smorto, Jazz mi rivolse il saluto
e si avvicinò.
Dovevo
ammettere che il suo poco entusiasmo mi consolava: non
ero l’unico vampiro a risentire della sete qua giù.
Ci
sedemmo ai piedi di una quercia, sull’umido terriccio dal quale spiccava
qualche filo d’erba, al riparo dalla neve.
Emmett
prese posto al centro, nella tipica posizione dei capo tribù
indiani: con le gambe e le braccia conserte.
Jazz
si sdraiò poco distante con le mani dietro la testa. Sul volto un espressione cupa e pensierosa.
Emmett
ci squadrò entrambi per qualche secondo con un aria saccente
stampata in volto, poi sospirò, e infine, con un sorrisino, decretò <
So esattamente di cosa avreste bisogno voi due!>.
Prima
che potesse continuare a parlare intervenni.
<
E M O G L O B I N A > sillabai esasperato.
Sangue
fresco, globuli rossi…
<
Non solo di quello, credimi… > continuò ambiguo.
<
E di cosa, sentiamo? > Speravo proprio che Jazz non
glielo chiedesse.
<
Semplice: sesso > rispose lui, tranquillo.
Jazz
gli mostrò il medio e io non mi sprecai nel mandarlo a quel paese.
<
Dì un po’….con Isa a che punto siete arrivati?>
Continuò imperterrito Emm con aria di chi la sa molto lunga.
<
I cazzi tuoi mai, eh? > Risposi seccato.
<
è evidente che se risponde così e
perché non ci ha fatto niente > Jazz intervenne
sforzandosi di rimanere serio giocherellando con un filo d’erba.
<
Non ti ci mettere anche tu, ora > sbottai incazzato puntandogli un dito
contro. Era meglio per loro che la finissero qui se
non volevano vedersela brutta.
Emmett
scosse la testa contrariato.
<
Cioè… l’hai vista? Secondo me quella
sta solo aspettando che la porti in qualche posto isolato per …. > lo interruppi con uno sguardo assassino.
“Biscotto!” fu l’ultima parola che riuscii a percepire dalla sua testa.
<
Dai andiamo…Non hai visto come ti guarda? > Continuò.
<
E perché tu hai visto come la guarda lui?> Jazz
scoppiò a ridere tanto che sembrava quasi si stesse strozzando. Che si
strozzasse sul serio quel pirla…
Sospirai
stufo.
<
Siete totalmente fuori strada… >
I
due si guardarono dubbiosi.
<
Te lo avevo detto che se l’era già fatta > strepitò vittorioso il gigante.
<
E bravo fratellino…> mi diede una forte pacca sulla spalla che quasi non mi ribaltai.
Poi
si avvicinò all’apatico < Sono cento dollari, Jazz > allungò il palmo
della mano verso quest’ultimo il quale tirò fuori dalla
tasca dei jeans un po’ di carta accartocciata e gliela porse in malo modo.
Direi
che il limite era stato superato. Come si permettevano
a scommettere su di me questi idioti?
<
E tu poi ci racconti… nei dettagli >
<
Te lo puoi pure scordare > ringhiai.
I
due si scambiarono uno sguardo di intesa e poi
scoppiarono a ridere.
<
E la vipera invece, dove l’hai lasciata? >
Tanya
Ma si erano riuniti in una combutta
contro di me?
<
Sincero? Non lo so e non lo voglio neanche sapere > risposi
irritato.
Tanya
Denali, una delle vampire più attraenti che conoscessi. Capelli lunghi biondi, occhi color caramello a testimonianza della sua dieta vegetariana,
labbra rosse, carnose capaci di accendere qualsivoglia desiderio maschile,
agile, caparbia, insomma la donna perfetta… peccato fosse anche molto stupida, piuttosto
banale e prevedibile. Non c’era certo bisogno di leggerle nel pensiero per
capirla: estremamente egoista, egocentrica e vanitosa.
Un oca starnazzante, insomma.
La
immaginai davanti a uno specchio o a scegliere lo
smalto per le unghie.
Maledii
che, contrariamente a come si vedeva nei film, i vampiri potessero
realmente riflettere la propria immagine.
<
Ti starà cercando > il grizzly accentuò volutamente
il tono minatorio della frase facendomi quasi trasalire. Ma
non mi scomposi.
Passandomi
una mano tra i capelli ne tolsi i residui di neve con studiata lentezza.
Sapevo
bene dove voleva arrivare a parare con questi discorsi.
Il
suo obiettivo era farmi irritare per potersi confrontare nell’ennesima gara
contro di me.
Direi
che se il suo scopo era questo ci stava riuscendo alla perfezione visto che mi stavano girando a mille. Purtroppo per lui,
però, non era proprio giornata. Non avrei di certo sprecato le ultime energie
con uno stupido.
<
Non credo mi troverà facilmente > Sbottai fingendo
indifferenza al riguardo.
<
Potresti non tornare più a casa per anni, lo sai? >
Mi schernì nuovamente.
Effettivamente
questa non era una cosa da escludere, conoscendola…
<
Non dovresti comportarti così con lei. Io le donne le conosco bene. Fidati >
mi fece l’occhiolino e si immerse totalmente in una
sequenza incontrollata di immagini porno nella sua testa. Disgustoso!
<
Andiamo Emmett la vuoi finire? Se
non sbaglio, tu che dici di conoscere le donne, sei in una situazione peggiore
della mia > Lo smontai.
Ero
uno stronzo con la esse maiuscola. Tirare fuori
l’argomento della bionda non era stata una mossa leale, visto e
considerato, che tutto ciò che sapevo era frutto di intrusioni
nella sua testa ma ero davvero al limite.
Mi
guardò truce quasi come se l’avessi appena accoltellato.
Seguì
un lunghissimo e imbarazzante minuto di silenzio.
<
Vuoi parlarne? > Se ne uscì Jasper. Chi meglio di lui poteva percepire come
si sentisse Emmett in questo momento? Nessuno. Nemmeno io con la mia capacità
di leggergli nel cervellino bacato che si ritrovava: a volte i suoi pensieri
erano talmente sconnessi e senza un apparente filo logico che mi risultava difficile persino decifrarlo.
Emm
scosse la testa imbronciato facendo oscillare alcuni
riccioli neri. Nonostante la sua stazza nerboruta a volte
sembrava proprio un poppante.
<
Allora? > Lo esortò Jazz.
Le
labbra di Emmett si allargarono in un sorriso
cancellando in un baleno l’espressione triste di un minuto prima.
<
Davvero credete che due mammole come voi possano darmi
dei consigli sulle donne? Nahh! > scoppiò in una fragorosa risata.
Si
ostinava ancora a fare il duro, come se, noi non sapessimo
che in realtà, dentro, era un cucciolo.
<
Tu ad esempio > mi indicò con l’indice.
<
Fai tanto il santarellino ma poi… >
Non
riuscii a trattenere un sorrisetto decisamente
eloquente, non serviva leggere nei pensieri per capire a cosa stessi pensando.
<
Ha ragione Emm! Devi mettere in chiaro le cose… con una delle due, almeno >
Jazz si alleò , ancora una volta, con orso Bubu.
<
Giusto > ribadì quest’ultimo picchiando un pugno
sul palmo aperto dell’altra mano mettendosi in posizione di ascolto.
<
Ma che diavolo dite? Con Tanya non c’è assolutamente
niente >
<
Dai diccelo che te la sei scopata…anche lei > affermò Emmett divertito senza
troppi peli sulla lingua. Lui era fatto così: diretto.
Anche Jazz non riuscì a trattenere una
risatina maliziosa.
<
Emh…Sì > ammisi abbassando lo sguardo < Ma il fatto che abbiamo condiviso il letto in passato non significa proprio
niente. Avevamo entrambi bisogno di compagnia, niente di più… > aggiunsi mettendo in chiaro le cose.
Per
me Tanya era solo una bambolina di rara bellezza. Con lei avevo passato intere
nottate di sesso, non nascondendole, comunque, la mia
riluttanza a una rapporto che andasse al di là di qualcosa di prettamente
fisico e lei sembrava condividere.
<
Credo che i vostri giochini si siano tramutati in qualcosa di più… per lei…>
pronunciò Jazz con aria da filosofo cinese.
E se lo diceva con questo tono voleva
dire che sapeva qualcosa che io non sapevo.
Cazzo
Jazz perché devi sempre essere così enigmatico?
Al
contrario di Emmett, Jasper aveva sviluppato un
efficace sistema per eludere il mio potere.
Era
riuscito a creare un’altra “frequenza” nella sua testa per i pensieri che
voleva tenere sottochiave. Così mi erano disponibili solo pensieri di poco
conto, roba poco interessante. Dovevo concentrarmi più del dovuto, sprecando le
poche forze rimaste, per riuscire a scovarne qualche frammento.
Maledetto
cervello vampiresco evoluto …
Feci
confluire le poche energie sulla sua mente e fu così che riuscii a scorgere
qualcosa dalla quale evidentemente voleva tenermi all’oscuro.
<
Jazz > sussurrai ancora incredulo inchiodandolo con lo sguardo.
“Volevo
dirtelo”
<
E quando, sentiamo? > dal tono della mia voce si
percepiva tutta la rabbia che provavo.
“Presto,
credimi”
<
Non è una decisione che spetta a te > Lo ammonii
ringhiando.
Istintivamente
si mise in posizione di difesa.
<
Lo sai. Sono gli accordi > ribadì lui.
<
Hey, voi due > Emmett si frappose tra noi.
<
Volete spiegarmi che succede? > sbottò Emmett visibilmente irritato
<
Chiedilo a lui! > Puntai il dito contro Jasper che però non parlò, si limitò
a tornare in posizione eretta e cercò di utilizzare il suo potere calmante su
di noi.
Emmett
lo esortò a parlare con un gesto della mano.
<
Dobbiamo andarcene > disse Jazz secco.
<
Cosa? > Urlò l’orso incredulo.
<
Hai sentito benissimo > ribatté l’apatico.
<
Ma che cazzo vai blaterando?!>
<
Alla festa di Alice…> iniziò Jazz.
<
Jasper, andiamo! Sono certo che nessuno si sia accorto di nulla. Sono intervenuto in tempo e con attenzione > lo interruppe
Emmett.
<
Non mi riferisco a quello > Jazz deglutì il veleno.
<
La ragazza sa > affermò con convinzione.
Mille
domande mi balzavano nella testa. Come aveva potuto Jasper rivelarle la nostra
vera natura?
<
Perché l’hai fatto? > Domandò Emm cercando di
mantere il controllo.
<
Io non ho fatto un bel niente > disse e fui certo che
non stava mentendo.
Vidi dalla sua testa come stavano realmente le
cose mentre lui le raccontava. Sembrava di vedere un film con un
narratore esterno che descrive i fatti.
“Non sai quanto ti abbia
aspettato” la frase sussurrata da
Alice prima di addormentarsi rimbombò
come un eco nella mia testa.
< Non significa niente questo, Jazz > lo
rassicurai < La ragazza era sottoschock e probabilmente già non si ricorda,
senza considerare che quella frase potrebbe avere un altro significato >
< Sì, la nanetta potrebbe
provare qualcosa per te > disse
il gorilla dandomi manforte.
< Lo escludo > disse
accigliato.
Era così assurdo che una ragazza si innamorasse di lui?
Corrugò le sopracciglia e assunse un aria pensosa. Lo conoscevo tanto bene da sapere che
l’espressione sul suo volto era la tipica “espressione del
soldato”, la utilizzava quando
macchinava qualcosa.
< E se invece sapesse
qualcosa?> Disse poi.
< A quel punto non
avremmo altra scelta: dovremmo andarcene >
disse mesto rispondendo da se.
< Oppure…dovresti
farla fuori > continuò Emmett serio.
Io e Jazz lo inchiodammo con lo sguardo. Come
poteva uscirsene con certe sparate?
< Non guardatemi così. Io non ho alcuna intenzione di andarmene > intrecciò le braccia al
petto.
Non era difficile capirne il motivo…
<Per il momento terrò
sottocontrollo la situazione sondando costantemente la sua mente.
Se ci sarà il benché minimo riferimento alla nostra vera natura dovremmo
informare Carlisle >
E questa ultima ipotesi
significava solo una cosa: partenza immediata.
Solo al pensiero mi si gelava il poco sangue
nelle vene. Non era mai stato un grosso problema per me lasciare una città ma
adesso era diverso…
E
probabilmente a questo punto non ero il solo a sentirmi tanto legato da non
volermene andare per nessuna ragione.
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Sigh Sigh…
Vero
che non mi ammazzate? E che mi volete ancora tanto
bene?
Prometto
solennemente che cercherò di non ritardare più così tanto ç____ç
Allora
si sono scoperti alcuni altarini…tipo che Edward e Tanya hanno trombato emhh… vabbè avete capito benissimo, ma come avete potuto notare
non gli interessa nulla di lei…forse perché il suo cervellino è occupato a
pensare a un'altra???? Mha…chi lo capisce a quello…
Ulteriore colpo di scena: a Jazz non sfugge
proprio nulla da bravo soldatino! Chissà se ha ragione lui: Alice sa o non sa? This is the question!
Il
prossimo sarà più divertente e meno depression…sono
già a buon punto ;)
Vi
lascio anche un piccolissimo spoiler: il titolo del capitolo
My little snot (= il mio
piccolo marmocchio) XDDDDD
Ringrazio tutte quelle persone che
nonostante il ritardo non mi hanno cancellato tra le seguite/preferite! GRAZIE DAVVERO DI
CUORE!
Un grazie particolare alle 23 meravigliose ragazze che
hanno dedicato qualche minuto del loro tempo per lasciarmi
un commentino
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Come sempre un
GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le
preferite/seguite e chi legge in silenzio.
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Statistiche:
127 preferiti
143 seguiti
641letture
75 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *me
commossa*
Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come
ringraziarvi.
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Per
chi ama i protagonisti originali
ho creato questa:
Spero
vi piaccia <3