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Autore: kikka_akachan    29/01/2010    5 recensioni
Esiste un mondo dove villaggi e città sono divise da foreste e lande deserte, le Lotti Morte, abitate dai Draker, esseri umani che una forza misteriosa ha trasformato in demoni, che attaccano coloro che sono tanto arditi da oltrepassare i loro territori. Questo mondo è una terra chiamata Ashar. Dove uomini, per lavoro, si avventurano nelle Lotti Morte. Le persone affidano loro le proprie “memorie”. Il loro
compito è “consegnare”. Consegnare “missive”. Loro sono i “Commercianti”.
Kyar, una giovane Commerciante che vive da sola da due anni, mezza umana e mezza naiade.
Nahash, un giovane dal passato sconosciuto che la salva e per strade traverse va a vivere con lei.
Kyar, piena di domande. Nahash, chi sei? Da dove vieni? Che vuoi da me?
Cronache con un nuovo nome
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Salve, sono FullmoonDarkangel. Questa cosa avrei dovuto dirvela alla fine del prologo, ma ve la dico adesso: i Commercianti sono una mia versione dei letter-bee, come giustamente ha detto Alies, e la prima scena in cui entra Ainon l'ho presa dall'incantesimo del lago (chi lo conosce vede che la somiglianza finisce lì). Mi scuso per non avervelo detto prima e avervi fatto credere che fosse tutta 'farina del mio sacco', tuttavia spero che continuate a leggere Cronache, perché vi dico subito che il lavoro in secondo (forse terzo) piano. Detto ciò mi scuso enormemente, perché l'ultima cosa che voglio è perdere chi segue la mia storia. Grazie per la vostra gentilezza. Ciao.


– Fermiamoci qui per stanotte, Ainon – dissi osservando la locanda.
– C’è ancora abbastanza luce. Possiamo andare avanti un altro paio d’ore.
– Il prossimo villaggio è a tre ore da qui. Preferirei dormire su un letto vero. E magari, consultare la mappa. Non ho proprio voglia di perdermi.
– Conosco a memoria la mappa. Se ti fidi di me, non puoi perderti. Ti fidi di me, vero?
– A dire il vero, non tanto.
Ainon si accasciò sulla mia spalla. – Questa mancanza di fiducia mi ferisce, Kyar. Mi stai ferendo.
– Melodrammatico. Anche tu vorresti un pasto e un letto caldo. Di’ la verità.
– In effetti, non mi dispiacerebbe andare a dormire con la pancia piena.
Mi sistemai la spilla su corpetto, sentii la sensazione di calore che accompagnava la Chiusura. Perfetto. Nascosto il mio aspetto entrai nella locanda e mi diressi verso un posto vuoto. Ainon saltò su una sedia, tirai fuori la testa dal cappuccio e misi la borsa vicino al tavolo, dopodiché mi sedetti anch’io.
– Vuoi dell’arrosto, giusto? – chiesi rivolgendo un sorriso al mio Keryl.
– Oh sì, magari.
Si avvicinò un uomo robusto con un grembiule unto e una splendente calvizia. – che ti porto, ragazza?
– Dello stufato, dell’arrosto, del pane e del sidro.
Lui inarcò il sopracciglio. – Sicura di potertelo permettere?
Feci tintinnare tre monete d’oro sul tavolo. – Queste dovrebbero bastare.
L’uomo le afferrò rapido e se le mise nella tasca del grembiule. – Perfetto.
– Mi raccomando, bello abbondante l’arrosto.
Poco dopo mi ritrovai davanti tutto quello che avevo chiesto, ben abbondante. Presi il piatto con l’arrosto e lo misi davanti ad Ainon. Lui saltò sul tavolo e cominciò a mangiare.
– Gli animali non sono permessi – disse l’oste.
– Sia gentile. Il mio Veeny è piuttosto stanco.
– Allora voi siete una Commerciante?
Voi? Come cambiano velocemente idea gli uomini. – Sì. E molto stanca. Avete delle camere libere?
– Purtroppo no, signora. Siamo al completo.
Maledizione! – Non fa niente!
Tirai fuori dalla borsa la mappa e mi misi a consultarla. – Se domani partiamo presto arriveremo a destinazione entro il pomeriggio.
Ainon sollevò il muso dal piatto. – Uffa, non mi piace svegliarmi presto la mattina.
– Che t’importa? Stai sempre appollaiato sulla mia spalla. Sono io quella che fatica.
– Se ci andassimo volando?
Riflettei un attimo. – Potremmo impiegarci soltanto un pomeriggio.
– Allora si dorme –esclamò Ainon addentando l’arrosto.
Sospirai e ripresi a mangiare.
– Ehi, bambolina! Perché tutta sola?!
Mi girai verso un tavolo dove erano seduti due uomini, i volti rossi e gli occhi lucidi per l’alcool. Uno aveva i baffi, l’altro era di un biondo splendente. – Parlate con me?
– Certo! Non vedo altre bamboline, a parte te – rispose quello coi baffi.
– Perché non vieni a bere con noi? Se la compagnia è splendida, il vino è più buono – esclamò il biondo.
– Non grazie.
– Quanti anni hai? Sei di queste parti?
– Possiamo farti fare un giro turistico che non dimenticherai – disse il biondo lanciandomi uno sguardo ambiguo.
Avevano lo sguardo di chi si domanda come sei nuda o come te la cavi a dare piacere agli uomini. Insomma, volevano solo scopare. In quegli anni il mio favellare s’era un po’ volgarizzato, eh?
– Lasciatemi in pace – sbottai finendo la mia cena.
– Lo vedi, l’hai spaventata. Tutta colpa del tuo muso baffuto.
– Certo che è carina anche arrabbiata.
– Andiamo Ainon –. Presi le mie cose e mi diressi verso la porta.
I due uomini mi bloccarono la strada.
– Senti, carina – sibilò il baffuto. – Noi siamo abituati a prendere quello che ci piace.
– E tra le cose che ci piacciono rientri anche tu – concluse l’altro accarezzandomi il braccio. – Quindi verrai con noi. Con la buone o con le cattive.
Se non gli sputai addosso fu per buona educazione. Arretrai di un passo per sottrarmi alla sua mano, li guardai in cagnesco e Ainon cominciò a ringhiare contro di loro.
– Ah, perdono, perdono – esclamò un’altra voce.
Sentii un braccio circondarmi le spalle, girai lo sguardo e vidi un ragazzo con i capelli neri.
– Perché non mi hai aspettato? Ti avevo detto che ti avrei raggiunto il prima possibile, mio bocciolo di rosa – continuò il giovane.
Avvicinò il suo volto al mio e mi posò sulla guancia un bacio lieve che ardeva. Eh no! Stop! Ferma un minuto! Come si permetteva?!
– Tu chi saresti, di grazia? – gli domandò uno dei due uomini.
– Accompagno la ragazza – rispose. – Voi perché non andate a farvi un giro? – chiese a sua volta schioccando le dita.
I due uomini scattarono sull’attenti, ci diedero le spalle e uscirono dalla locanda a passo di marcia.
– Devi perdonarli. Erano solo ubriachi.
– ‘Mio bocciolo di rosa’? se vuoi fare incetta di ragazze, trova frasi meno melense.
Scostai con malagrazia la sua mano dalla spalla e uscii dalla locando. E quello mi seguii.
– Un grazie sarebbe ben accetto – esclamò.
– Non sono abituata ad essere salvata. Inoltre mi sarei liberata di loro da sola. Non avresti dovuto intrometterti.
– Sì certo. Avrei voluto vedere come avresti fatto dopo, con uno che ti teneva ferma e l’altro che ti violentava.
Gli mostrai il pugnale e la pistola. – So difendermi da sola. Fa parte del mio lavoro.
– Dubito che tu sia in grado di difenderti.
Sbruffone! Decisi di fargli una bella sorpresa e mi tolsi la spilla. Sgranò gli occhi. – Avrei potuto minacciarli di maledirli. Volevi sentirti dire ‘grazie per l’aiuto’? Eccoti accontentato. Ciao.
Rimisi a posto la spilla e mi allontanai. Ainon gli ringhiò contro e volò sulla mia spalla.
– Le donne – sbuffò il ragazzo.



Camminavo spedita per la strada. Che maschilista! Mi portai la mano sulla guancia. Come aveva osato baciarmi? Volevo tornare indietro e dargli una bella lezione per ciò che aveva fatto. Ma una parte di me (cosa a cui non ero per niente abituata) voleva che le labbra del ragazzo si posassero di nuovo su di me.
Sentii un brivido lungo la schiena. Riconobbi la sensazione.
– Hai sentito, Kyar?
Annuii. – Un Draker. E di livello piuttosto alto. Non si è accorto di noi.
– Dobbiamo attirarlo in un vicolo cieco e distruggerlo.
Mi concentrai liberando la mia energia magica. Bene. Si era portato sulle mie tracce. Svoltai un angolo, due. Ormai mi era addosso come un’ombra. Accelerai il passo e lui m’imitò. Ainon spiccò il volo e si librò in alto. Corsi dentro un vicolo e mi fermai a pochi passi dallo steccato che bloccava la strada. Un attimo dopo il Draker mi raggiunse. L’aspetto di quel Draker era più umano di quelli di livello inferiore. Capelli argentati e cortissimi, occhi blu elettrico, barba di due giorni, fisico asciutto, completamente vestito di nero. Sarebbe stato bellissimo, se non fosse stati per quelle zanne talmente lunghe che la bocca non sembrava in grado di contenerle. Rise. Come tutti quelli del suo livello, aveva una voce che mi avvolse come un raggio di luna.
– Hai finito di scappare, gattina? – domandò leccandosi le zanne. – Vieni più vicino. Fatti vedere meglio. Hai un buon odore, tu. Sembri appetitosa.
Ridacchiai. – Finalmente ha abboccato un pesce grosso. Se l’esca è buona, arrivano i pezzi da novanta – dissi tirando fuori la pistola.
– Tu…?
– Tranquillo. Non devi preoccuparti. Fa male solo all’inizio – continuai puntandogli contro l’arma.
– Wow… – sghignazzò il Draker. – Una donna che mi minaccia con una pistola scaccia demoni… Eccitante!
– Sta’ tranquillo, tesoro. Ti farò fuori in maniera assolutamente indolore!
– Il tuo odore è strano. Non sei completamente umana. Perché non chiami il tuo amico?
– Sbaglio o sei intelligente, per essere un demone che abbocca così facilmente? – gli chiesi senza abbassare la pistola. – Ainon!
Al mio richiamo il Keryl atterrò nel vicolo. Aveva già cambiato le sue dimensioni. A quattro zampe già superava i tre metri. Si mise in posizione d’attacco e ruggì. Il Draker non si scompose. Schioccò le dita e dal nulla apparve una rete di ferro che, cadendo dall’alto, imprigionò il mio amico.
– Illuso! – esclamai. – Credi che basti questo per fermarlo?!
– Io non mi fermo mica qui – rispose. – Kiruk!
La rete fu avvolta da scariche elettriche. Ainon ruggì di dolore. Dopo circa un minuto che mi parve infinito, le scariche smisero e il mio Veeny si accasciò al suolo ritornando alla grandezza di un gatto.
– No, Ainon! – gridai rivolgendo la mia attenzione sul mio amico. Quella distrazione mi fu quasi fatale.
Da una fessura vicino ai miei piedi, spuntò una radice, dal diametro di circa una spanna, che mi avvolse come le spire di un serpente immobilizzandomi.
– Io sono un Draker della Rosa – m’informò. Buono a sapersi.
Si avvicinò a me mentre la radice stringeva di più. Cavolo! Quelli della Rosa avevano il controllo anche sulle piante. Il Draker schioccò di nuovo le dita e dalla radice spuntarono delle spine lunghe e affilate come artigli che mi si conficcarono nella carne. Urlai di dolore.
– Sapessi che bell’espressione hai adesso – ridacchiò. – Fammi vedere meglio il tuo bel visino – disse avvicinandomi una mano al volto.
Riuscii a girare il polso e ad appoggiare il palmo sulla radice. – Girey – sussurrai.
La radice esplose. Il Draker fece un salto indietro per salvarsi dall’onda d’urto, e io caddi rovinosamente a terra. Avevo usato poca energia per l’esplosione, ma dopo la perdita di sangue era il massimo che avevo potuto fare. Dei brandelli di radice si animarono e, avvolgendosi intorno ai polsi e alle caviglie, m’immobilizzarono. Il Draker mi si avvicinò di nuovo e appoggiò la mano sulla mia pancia.
– Lenee! – urlò.
Venni avvolta da una raffica di vento, con forza fui sbattuta contro lo steccato spaccandolo. Atterrai su una roccia sporgente a parecchie braccia di distanza da dove mi aveva colpita. Cadendoci sopra, la roccia mi fece un taglio dal polso al gomito, gridai di nuovo. Fu davanti a me in un attimo. Mi osservò dall’alto.
– Ecco perché il tuo odore è diverso – considerò lui. – Sei una Naiade.
Abbassai lo sguardo e vidi la spilla per terra. Il Draker mi prese per il collo e mi sollevò finché non ci ritrovammo faccia a faccia.
– Una Naiade. Il pranzo di un re.
Un ghigno gli solcò il volto da un orecchio all’altro. Spalancò le fauci così tanto che vedevo il fondo della sua gola. Schifo! Avvicinò le zanne alla mia gola, pronto a dilaniarla. Poi qualcosa gli atterrò addosso e io finii per l’ennesima volto a terra.
All’inizio si trattava si trattava di una macchia nera. Quando misi a fuoco vidi lui. Il ragazzo della locanda. A vederlo di schiena, si accavallò nella mia mente il ricordo dell’uomo che anni addietro mi aveva salvato dal Kran. No, impossibile. Era troppo giovane.
– Non preoccuparti, ragazzo. Mi occupo della ragazzina e poi penso a te.
Il ragazzo non disse niente. Estrasse un pugnale e si lanciò all’attacco. Il demone balzò all’indietro giusto in tempo per evitare che la lama del coltello di lui gli tagliasse la gola. Il ragazzo riprovò, ma il Draker gli bloccò il braccio e tentò di azzannargli la mano. L’altro però riuscì a dargli una ginocchiata nello stomaco, e quello rinunciò a morderlo. Il ragazzo strinse la presa sul pugnale e glielo affondò in mezzo agli occhi. Il demone cadde gridando, premendosi le mani sulla ferita. Il sangue scorreva lento tra le sue dita.
– Partita chiusa, stronzo! – gridò il ragazzo sgozzando il Draker da un orecchi all’altro.
Un ultimo grido ancora, poi il demone non fiatò più. Uno spettacolo agghiacciante. Rivolse la sua attenzione su di me. Prima che potessi fare qualcosa, mi si fece incontro e mi afferrò.
– Sei ferita? – chiese senza guadarmi in faccia. Gran maleducato.
Non attese risposta e cominciò a tastarmi. Quando mi toccò la ferita al braccio repressi un gemito di dolore. Lui non si scusò e continuò a controllare che non avessi ferite. Sollevò l’orlo del corpetto per guardarmi anche la pancia, ma gli allontanai il braccio. La pelle sotto la mia mano si flesse in un poderoso muscolo. Che cavolo me ne importava?! Quel tizio stava allungando le mani più del dovuto
– Tieni a posto le mani – dissi.
– Sei ferita? – ringhiò scandendo le parole. E finalmente mi guardò in faccia.
In quel momento mi resi conto di due cose:
Uno; era bellissimo, c’era poco da dire, e anche virile, e sexy, e… e… Insomma, se era un dio, era senza ombra di dubbio un dio della fertilità.
Due; eravamo così vicino che sentivo il suo respiro sul mio volto.
Aveva l’aspetto di un ventenne, i capelli gli incorniciavano il viso incredibilmente bello e attraente, che non era grazioso né aveva alcunché di femmineo. Ma era decisamente mozzafiato, con lineamenti marcati e sensuali, ben rasato e che sembrava essere stato scolpito nella roccia, delle ciocche argentate gli nascondevano gli occhi in modo adorabile, iridi azzurre, quasi bianche, circondate da un sottile bordo nero, pupille lunghe e sottili che ricordavano quelle di una vipera, l’espressione un po’ arrogante. L’effetto austero era rovinato da labbra stupende che invogliavano al bacio. Sembravano fatte apposta per quello, anzi. Sembravano create per fare nefandezze in luoghi tenebrosi. Tutto il lui trasudava forza e autorità. Dal colletto aperto vidi il gioco di ombre delle clavicole e del collo, fatto apposta per essere succhiato.
Cavolo! Ero incredibilmente attratta dalla sua virilità.



L’unico pensiero che aveva in mente era: ‘Che schianto di ragazza!’
Nahash ne aveva viste, e avute, di ragazze e donne. Ma questa era assolutamente più bella di tutte le altre. Alla locanda era sembrata solo una ragazzina arrogante, non l’aveva neanche guardata bene in faccia. Che spettacolo si era perso.
Aveva all’incirca diciotto anni, lineamenti dolci e armoniosi, i capelli marroni striati da quelle insolite ciocche verdi, occhi luminosi e intelligenti, nei quali ci si poteva perdere, ornati da ciglia nere e lunghe.
La sua attenzione si concentrò sulle labbra socchiuse della ragazza. Aveva una bocca molto bella e stava benissimo su quel viso leggermente brunito.
E quel corpo lo mandava fuori di testa.
Era davvero bella. Fu colto dal solito desiderio.
Stava facendo queste considerazioni quando sentì la sua maglia inzupparsi di sangue. Maledizione! La ferite dell’altro scontro si erano riaperte. La vista cominciò ad appannarsi, e le energie a venir meno.
Cadde in avanti ritrovandosi col volto sul petto della ragazza. Dio, com’era morbida, e il profumo della sua pelle lo intossicava, gli faceva venir voglia di affogarcisi.
Era il luogo migliore per morire.

X marty_odg: ah ok vedrò d nn preoccuparmi + x il macabro (in effetti, sn le scene ke mi riescono meglio). Anke a me dispiace molto x il papi il mio senso di colpa è aumantato in modo vergognoso.

X Giulia 91: “scoperto”? mica è un sito archeologico (e mica sn così vecchia). Ke bello ho una nuova recensitrice. Continua a seguire la mia storia. Mi renderesti molto felice. Grazie tante

X voi mie recensitrici: grazie mille perché mi seguite. Arigatoo e sayoonara

X Alies & gegge_cullenina: grazie infinite x aver messo la mia storia tra le preferite
  
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