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Autore: MrEvilside    31/01/2010    4 recensioni
Inghilterra aveva sempre ripetuto a Galles, Scozia ed Irlanda che non avrebbero mai dovuto entrare in contatto con altre Nazioni, perché gli altri Paesi non erano inglesi, erano rozzi, puzzolenti e non sapevano cucinare gli scones, né tantomeno erano in grado d’apprezzarli, con quel senso del gusto pari a quello d’un sasso che si ritrovavano – a quest’affermazione solitamente seguiva un’imprecazione ed un nome che di britannico aveva solo la pronuncia; France, o qualcosa di simile.
E, i tre giovani Stati erano stati ben istruiti a questo proposito, loro non potevano parlare con chi non amava gli scones.
Per questo motivo, Galles, Scozia ed Irlanda furono molto sorpresi quando zio Arthur tornò da uno dei suoi viaggi portandosi dietro un’altra Nazione.

Un po' di britannica fluffosità, un po' di americana stupidità, un po' di ridicola comicità, un po' di personaggi originali.
Genere: Commedia, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, England/UK/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Mondo Esterno avrebbe dovuto dormire per terra.

Inghilterra aveva sempre ripetuto a Galles, Scozia ed Irlanda che non avrebbero mai dovuto entrare in contatto con altre Nazioni, perché gli altri Paesi non erano inglesi, erano rozzi, puzzolenti e non sapevano cucinare gli scones, né tantomeno erano in grado d’apprezzarli, con quel senso del gusto pari a quello d’un sasso che si ritrovavano – a quest’affermazione solitamente seguiva un’imprecazione ed un nome che di britannico aveva solo la pronuncia; France, o qualcosa di simile.
E, i tre giovani Stati erano stati ben istruiti a questo proposito, loro non potevano parlare con chi non amava gli scones.
Per questo motivo, Galles, Scozia ed Irlanda furono molto sorpresi quando zio Arthur tornò da uno dei suoi viaggi portandosi dietro un’altra Nazione – che poi, corrispondeva esattamente alla descrizione ch’era solito sciorinare loro Inghilterra: aveva la parlata d’uno scaricatore di porto, odorava di terra e di peli di toro e non aveva mai neanche sentito nominare gli scones. Inoltre, dopo averne masticato un morso, ne aveva sputato i resti misti a saliva addosso a Irlanda, che era scappato a farsi disinfettare dalle lacrime risanatrici della sua amica Fenice.
-Il suo nome è America.- lo presentò Arthur, segnandosi mentalmente d’insegnare al nuovo arrivato l’importanza delle buone maniere ed in particolar modo degli scones nella vita d’ogni buon inglese nell’assistere al suo incivile gesto d’espellerli sulla faccia di Irlanda. -E da questo momento fa parte della nostra famiglia-.
America sollevò il pollice in aria nella loro direzione, strizzò loro l’occhio ed esclamò, ostentando un’inglese britannico dal retrogusto selvaggio: -Hi there, bros!-.
Galles e Scozia ne scrutarono i denti macchiati di scones che l’ampio sorriso mostrava, poi inarcarono un sopracciglio in un modo che ricordava molto Inghilterra e andarono a cercare Irlanda, che piangeva disperato perché, malgrado le cure della Fenice, temeva che i germi del mondo esterno contenuti nella saliva dell’americano potessero causargli una cancrena.
Fu Arthur a spezzare il silenzio imbarazzato che era venuto a crearsi fra lui ed America, gli unici rimasti nella cucina. -Farete presto amicizia: non sono molto abituati a conoscere nuove persone.- disse, incerto – non era mai stato bravo a confortare la gente.
Alfred scrollò bonariamente le spalle. -Posso capirli: non è una cosa da tutti i giorni avere un eroe in casa, no?- rispose, con quel suo sorriso idiota ancora dipinto sul viso.
Inghilterra impiegò qualche momento a recepire che non stava scherzando, tuttavia si limitò a borbottare un neutro Sì, probabilmente hai ragione e tese una mano ad accarezzargli i capelli biondi, sospirando impercettibilmente.
Per la prima volta si domandò per quale motivo si fosse accanito tanto nel tentativo di strappare a Francia un ragazzino così stupido – inoltre, non era Francis quello che doveva salvaguardare la propria abitazione da una possibile guerra civile fra quattro giovani Stati, adesso.
Galles, Scozia ed Irlanda avevano sperato che, se si fossero limitati ad ignorare America durante il suo soggiorno nella loro dimora, lui non avrebbe dato loro più fastidio di quanto aveva fatto entro pochi minuti dal suo arrivo – e che zio Arthur l’avrebbe fatto dormire per terra, per evitare che sulle lenzuola del letto matrimoniale dov’erano soliti dormire restassero segni del mondo esterno.
E quando Inghilterra rivelò loro che l’americano non si sarebbe trattenuto soltanto un paio di giorni, bensì qualcosa di terrificante come una vita intera, ed avrebbe condiviso il letto con loro, Scozia avrebbe fatto estinguere la specie dei salmoni, Irlanda si sarebbe fatto schernire da un lepricano e Galles si sarebbe mangiato ogni libro appartenente alla mitologia del suo popolo, pur di aver capito male.
Poi, Scozia tracciò una linea immaginaria al centro – più o meno esatto – del materasso e dichiarò con fermezza: -Questa- accennò col capo alle sue spalle, dove sedevano i fratelli -è la nostra parte di letto. Non varcarne i confini e la pace sarà duratura; altrimenti, procederemo alla tortura degli scones, progettata per i criminali che non amano gli scones-. Durante la seguente pausa d’effetto, Galles mormorò qualcosa in merito a quanto sarebbe stato meglio se gli scones preparati in occasione della tortura fossero finiti nel suo stomaco e Scozia l’ignorò bellamente. -Quella- seguitò, indicando, dinanzi a sé, dov’era accomodato un Alfred un po’ perplesso – l’emozione iniziale era comprensibile; ora, tuttavia, stavano andando un po’ oltre -è la tua parte di letto e ti assicuro che non la oltrepasseremo-.
Mentre Galles, Scozia ed Irlanda si stringevano l’uno all’altro nella loro sezione di materasso – così amorevolmente confortati da un salmone alato, un elfo e mamma Dôn che Irlanda rischiava di cadere dal letto, quasi soffocato nei dieci centimetri di spazio che era riuscito a conservare in mezzo alla folla – e America si stravaccava sulla sua con un borbottio d’apprezzamento – non aveva compreso molto del discorso di Scozia, ma aveva inteso che, se desiderava dormire serenamente, non avrebbe dovuto oltrepassare la linea immaginaria, sempre che si fosse ricordato dove si trovava, e tanto gli bastava –, Arthur osservò quel poco di materasso che restava libero nel mezzo ed arcuò una delle folte sopracciglia.
-E dov’è che dovrei dormire, io?- intervenne, portando le mani sui fianchi.
-Tu stai in mezzo, zio Inghilterra.- rispose Galles con ovvietà. -Sei il confine-.
Fra America, Galles, Scozia, Irlanda, creature mitologiche e divinità varie, Arthur si chiese se ci sarebbe davvero entrato, in quel mezzo; tuttavia, considerando che il pavimento sarebbe stato molto più freddo ed inospitale al confronto, si insinuò sotto le lenzuola.
Teoricamente non sarebbe stato permesso dormire con esseri fantastici, ma, quando i suoi tre nipoti cominciavano a parlare di confini, di pace e di torture, preferiva non verificare l’attitudine alla guerra, pericolosamente mescolata alla pungente accidia tipicamente inglese di Scozia – la stessa che Inghilterra utilizzava nei confronti di Francia –, la capacità di convincere i suddetti esseri fantastici che l’eventuale elemento fastidioso fosse il nemico di Irlanda – probabilmente ereditata dagli sciamani celtici – e la conoscenza della magia che Galles aveva acquisito grazie ai suoi libri – iniziava a sospettare che il malfunzionamento d’ogni suo incantesimo e la perfezione di quelli del nipote fossero dovuti all’abilità artistica infantile che permetteva a Galles di disegnare dei pentagoni tribali migliori dei suoi –, che dovevano aver ereditato in quanto Nazioni.
Fortunatamente, per quanto agguerriti, si trattava pur sempre di Paesi giovani ed avevano bisogno di dormire perlomeno nove ore a notte. E nessuno dei tre aveva mai sofferto d’insonnia.
Tre minuti e venti secondi dopo soltanto Alfred, probabilmente abituato ai suoni notturni della giungla – o di qualunque altro luogo selvaggio nel quale avesse vissuto prima d’allora –, era rimasto sveglio; Arthur lo sentiva agitarsi fra le coperte, turbato da un silenzio che per secoli non aveva mai conosciuto.
-England.- sussurrò infine l’americano, sistemandosi su un fianco. Resistette per qualche istante, poi depose la schiena sul materasso e rivolse lo sguardo al soffitto. Un’altra manciata di secondi e si girò in cerca d’una nuova posizione.
Forse non sarebbe riuscito a dormire, valutò stancamente Inghilterra, almeno fino a quando il nuovo arrivato non si fosse abituato alla civiltà.
-Sì, America?- rispose sottovoce.
Si aspettava che Alfred si fosse reso conto della palese ostilità che Galles, Scozia ed Irlanda manifestavano nei suoi confronti, che gli chiedesse come mai non lo sopportavano, che magari se ne dispiacesse, come qualunque altro essere senziente avrebbe fatto.
-Com’è che siete tutti stretti, da quella parte?- domandò America.
Ma forse l’americano era troppo stupido per anteporre una simile questione alla sua evidente incapacità di vedere le creature magiche che affollavano il letto, rifletté Arthur senza troppo stupore, accompagnandosi ad uno sbadiglio.
-Sono così entusiasti che io abbia deciso di consumare il mio eroico riposo al loro fianco da volermi concedere quanto più spazio possibile?- aggiunse Alfred con orgoglio.
Ed Inghilterra maledì silenziosamente il folle istinto che l’aveva convinto ad adottare quella Nazione idiota e ad accettare la conseguente probabile guerra interinglese.
Eppure, sia lui che Galles, Scozia ed Irlanda, volevano già bene a quello stupido Stato. O forse era compassione per la palese assenza d’un cervello nella sua testa, o una cosa del genere.
Qualunque sentimento fosse, si ridusse esponenzialmente sino a sostituirsi al desiderio omicida quando, il giorno seguente, Galles, Scozia ed Irlanda percepirono il dolce peso di America accomodato sopra di loro – nella sua ricerca d’una sistemazione comoda aveva palesemente varcato il confine, che si svegliò per metà disteso sul pavimento, inconsapevole di come ci fosse finito.



I libri di Galles e mamma Dôn.
I salmoni di Scozia.
I malvagi [perché sì, sono creature crudelmente astute e beffarde] leprecani di Irlanda.
Nei link soprastanti troverete tutte le informazioni che ho utilizzato per creare i tre nipoti di Arthur. Adesso, teoricamente in Hetalia questi tre sarebbero inglobati dalla persona di Inghilterra - che sarebbe quindi più corretto chiamare Regno Unito -, ma poiché su WikiPedia c'è scritto che il Regno Unito è divenuto ufficialmente tale nell'800 e la guerra d'indipendenza americana risale a prima, ho pensato di potermi inventare Galles, Scozia ed Irlanda - che, proprio per sostenere l'affermazione di WikiPedia, non viene mai citata solamente come "Irlanda del Nord".
Poi, niente. La fanfiction è nata semplicemente per strappare una risata - eh, magari: faccio pena con il genere comico - o perlomeno un sorrisino. E' solo una cosina fluffosa che mi seccava tenere ad ammuffire nelle cartelle, ecco. Adesso che l'ho postata, però, potrebbe venirmi voglia di fare un seguito.
Se vi è piaciuta, fatemelo sapere; se vi ha fatto schifo, fatemelo sapere; in tutti gli altri casi, fatemelo sapere. *regala biscotti*
Chu.

Saeko no Danna, il Giullare
  
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