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Autore: ladymisteria    31/01/2010    1 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Albus Silente alzò gli occhi sui Malandrini, non appena questi entrarono nel suo ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.

«Buongiorno ragazzi. Non vi sarete già messi guai, spero» disse, bonario.

James si esibì in uno sbuffo infastidito.

«Perché tutti credono sempre che l'unica ragione per cui veniamo nel suo ufficio sia quella di dover scontare una punizione - o subire una ramanzina - perché abbiamo fatto qualcosa?» domandò Sirius, esasperato.

Remus scosse la testa.

«Fossi in te non me lo chiederei, Sir...» gli sussurrò, sconfitto.

Il ragazzo parve rifletterci.

«Ah, già. Scusa» ammise alla fine, rendendosi conto di quanto assurda fosse stata la sua domanda.

James fece un passo avanti.

«Vorremmo entrare a far parte dell’Ordine della Fenice» disse, senza indugi.

Per qualche istante nella stanza regnò il silenzio - interrotto solamente dai sussurri colpiti dei vecchi presidi e dalle esclamazioni poco consone di Phineas Nigellus Black riguardo alla latente sanità mentale mostrata dal proprio bis-bis-nipote.

Alla fine Silente parlò, unendo le lunghe dita davanti a sé, un'espressione interessata sul volto.

«Si tratta di una richiesta molto diretta, ragazzi. Ed indubbiamente insolita, data la vostra età. Posso chiedervi cosa vi ha spinto a prendere una simile decisione?» chiese, pacato.

I quattro ragazzi si scambiarono un'occhiata.

«Odiamo profondamente ciò che Voldemort e i suoi seguaci stanno facendo al mondo magico e a chi lo abita, signore. Per non parlare poi di ciò che viene fatto ai Babbani. Non possiamo tollerare che questo... Questo... Regno di terrore sia il futuro che si prospetta davanti ai nostri occhi. Vogliamo vivere in pace, andare avanti con le nostre vite, farci una famiglia... Vogliamo vivere. E se per ottenere tutto questo dobbiamo combattere... Bene! Non abbiamo alcuna paura di affrontare dei rischi, se questo significa rendere il nostro mondo un luogo migliore in cui vivere» rispose James, serio e deciso come mai lo era stato.

Silente non rispose subito.

«Sono indubbiamente motivazioni più che valide. Ma mi domando se sappiate veramente ciò che significa combattere per ciò in cui si crede, e per coloro che si amano. Sappiate che gli scontri che affronterete - nel caso in cui diventiate effettivamente membri dell'Ordine - saranno ben diversi da quelli che avete conosciuto tra queste mura. In essi non rischierete una mera punizione, ma bensì la vostra stessa vita...» disse, fissandoli a turno.

«Ne siamo consapevoli, signore. Ma come ha detto James, non abbiamo paura di rischiare, se la causa è giusta» replicò Sirius.

«Essere membri dell'Ordine o non esserlo non farà alcuna differenza, per noi. Vogliamo combattere, e lo faremo in ogni caso» gli fece eco Remus, altrettanto deciso.

Peter annuì.

Silente annuì lentamente, poi disgiunse le mani, posandole sulla sua scrivania.

«Molto bene, allora. Domani notte convocherò l'Ordine, così da poter discutere in maniera approfondita della possibilità di concedervi o meno di entrare a farne parte. Venite verso l’una, e - se è loro intenzione seguirvi in questa decisione - portate anche la signorina Evans e la signorina Rosie».

«Grazie, signore» disse James, riuscendo a malapena a contenere la propria eccitazione al pensiero di riuscire finalmente a fare qualcosa di concreto contro Voldemort.

I ragazzi si voltano per uscire, ma la voce di Silente li richiamò.

«Scusatemi, ragazzi. Ma potrei parlare un momento con il signor Lupin in privato?».

James, Sirius e Peter lanciarono un'occhiata perplessa a Remus, che rispose con un gesto rassicurante.

«Andate avanti. Vi raggiungerò a lezione» disse, tranquillo.

La porta si chiuse alle spalle dei tre giovani, e Remus andò a sedersi davanti all’anziano preside.

L’uomo aveva una lunga barba argentata, che teneva infilata nella cintura, e penetranti occhi azzurri nascosti dietro a un paio di occhiali con le lenti a mezzaluna. Remus lo rispettava moltissimo: era stato lui a permettergli di entrare ad Hogwarts, permettendogli così anche di ricevere un'adeguata istruzione magica - che altrimenti gli sarebbe stata preclusa a causa della sua condizione.

«A quanto sembra, i tuoi amici condividono la tua intenzione di combattere contro il male che affligge ormai sempre più il nostro mondo...» disse Silente, pacato.

«Non si tratta esclusivamente di una mia intenzione, signore. Centinaia di maghi la pensano così» mormorò Remus, in difesa all'accusa che percepiva nelle parole del preside.

Quest'ultimo sorrise davanti all'intuitività del ragazzo.

«Devo ammettere, in verità, di aver pensato che il signor Potter, il signor Black e il signor Minus siano stati un po' influenzati da una vostra precedente conversazione... E non ti nasconderò che lo penso ancora».

«Posso assicurarle che non è così. Non posso prendermi il merito delle loro scelte» rispose il licantropo, tranquillo.

Silente lo studiò attentamente.

«Sembri avere molta fiducia nella loro capacità decisionale...»

«E’ così, infatti».

«Anche se una decisione del signor Black è stata ciò che ha causato quell'incidente - che ha seriamente rischiato di trasformarsi in tragedia - poco più di un anno e mezzo fa?» domandò allora l'anziano preside, fissando intensamente Remus attraverso gli occhiali a mezzaluna.

Il ragazzo serrò la mascella, e per un brevissimo istante i suoi occhi ebbero un guizzo ferito ed irato al ricordo.

«Sono dell'idea che a tutti sia concesso di sbagliare, professore. Sirius non è immune agli errori, e io nemmeno. Mi piace pensare che... l'incidente sia stato esattamente uno di essi. Ma, se posso, preferirei non ripensare a quella vicenda. Anzi, desidererei decisamente mettervi una pietra sopra. Certe cose non sono fatte per essere rivissute» mormorò, alla fine.

Silente annuì di nuovo.

«Certo».

Poi si alzò, andando alla finestra e facendo cenno a Remus si imitarlo.

Quando questi gli fu affianco, il mago sorrise benevolo.

«Vedi quel gruppo di studenti vicino al lago?» gli chiese, indicandoglieli.

Remus annuì, e Silente continuò.

«Presto qualcuno andrà a rimproverarli, mandandoli a seguire la lezione che hanno evidentemente deciso di saltare. Sai perché questo qualcuno non sarà un insegnante, ma bensì un Prefetto o un Caposcuola?».

Il licantropo rifletté a lungo, prima di rispondere.

«Presumo sia per perché un Prefetto o un Caposcuola - essendo più vicino a loro di età - otterrebbe un maggiore risultato, dato che un insegnante potrebbe essere visto solamente come un'autorità da sfidare. Senza offesa» s'affrettò ad aggiungere.

Silente ridacchiò.

«Non preoccuparti, nessuna offesa. Ebbene, hai ragione... Questo è il motivo per cui Hogwarts sceglie di nominare Prefetti e Caposcuola: per rendere possibile un dialogo tra professori e studenti. Poiché vi saranno sempre cose che un giovane non avrà mai il coraggio di dire ad un adulto, nel timore di essere giudicato; così come sempre vi saranno cose che un adulto non potrà dire ad un giovane, senza correre il rischio di essere visto come "un'autorità da sfidare"» ammiccò.

Entrambi ripresero i loro posti a sedere.

«Potresti chiederti il perché io ti abbia fatto questo discorso. Ebbene il motivo è semplice: è mia ferma convinzione che domani notte la vostra richiesta verrà accolta» disse Silente, sincero.

Remus non poté che annuire.

«E' ciò che speriamo, signore» ammise.

«In base a questo, è mia intenzione prendere alcuni provvedimenti per facilitare - così come qui a scuola - il dialogo tra ognuno dei membri. Vedi, delle persone che fanno parte dell'Ordine, probabilmente poche saprebbero gestire dei ragazzi della vostra età. E questo potrebbe rappresentare un ostacolo non indifferente. Mi serve, quindi, qualcuno che conosca il giusto modo di rapportarsi con entrambe le fasce d'età. Riesci ad indovinare chi io abbia in mente, Remus?» gli chiese, sorridendogli furbescamente.

Il ragazzo spalancò la bocca, stupito.

«Io, signore?» mormorò con un filo di voce, incredulo.

«Non vedo alcun motivo per cui non dovresti essere il candidato perfetto».

«Ma... Ma ci sono decine di persone ben più adatte... Voglio dire... James è Caposcuola e Capitano della squadra di Quidditch! Sicuramente le sue capacità di leader sono più che eccellenti, e...» disse Remus, arrivando quasi a balbettare.

Silente sorrise ancora.

«Eppure è inutile negare che la tua condizione ti ha reso notevolmente più propenso a comprendere l'animo di chi ti circonda, e ad agire in base alle situazioni - e alle persone - che ti trovi a dover affrontare. Senza contare che per quanto possa possedere uno spirito da leader, il signor Potter - esattamente come il signor Black - ha la tendenza ad agire d'impulso. E questo spesso non lo rende la persona più diplomatica con cui avere a che fare» gli fece notare. «Ma voglio che tu sappia che la mia non è altro che una proposta. Non sei obbligato minimamente ad accettare, se non è tua intenzione. Desidero solo che tu ci rifletta su, prima di darmi una risposta».

Il licantropo si zittì, pensando alle parole del mago seduto di fronte a lui.

Poi - dopo diversi minuti in cui nulla turbò il silenzio della stanza - annuì.

«Sarà un onore, signore. Le prometto che non la deluderò» disse, serio.

«Ne sono certo. Bene, è tempo che tu vada a lezione. I tuoi insegnanti e i tuoi amici ti attendono» replicò Silente, spiccio.

Remus annuì riconoscente, e qualche istante dopo era uscito.

   
 
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