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Autore: Mio Akiyama    31/01/2010    1 recensioni
Inizio dicendo che è la prima volta che pubblico qualcosa, quindi se ho sbagliato nella prucedura, siate clementi, mi fustigherò da sola. :) Ho iniziato a pensare alla morte ieri sera, parlando con degli amici, perchè in breve tempo sono venute a mancare delle persone importanti, e ci siamo chiesto "Dio dov'è?". Siamo arrivati alla conclusione che se dopo la morte di queste persone siamo tornati tutti a vivere e siamo cresciuti, ecco, Dio sta nel miracolo del cambiamento.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voglio vivere

Non avevo mai conosciuto la morte.

Non aveva mai bussato alla porta della mia casa, mai aveva fatto capolino sulla mia via. Fino a ieri.


Ieri ho incontrato la morte, e aveva l'aspetto di un banco vuoto. Di un sedia solitaria. Di un mazzo di fiori laddove prima c'era un libro, un quaderno, un pacchetto di sigarette.

Ma non l'ho riconosciuta subito.

Ci ho pensato, ripensato, pensato ancora e ancora. E non capivo.

Era davvero quella la morte? Quel dolore pesante, inconcepibile, inassimilabile?

Sentivo la morte nell'assenza di calore accanto a me, in quel freddo uncinato che aveva scavato fino alle ossa.

Sentivo la morte nell'aria che ancora sapeva di tabacco, di sudata fatica, di quell'odore pungente che in poco tempo di sarebbe perso.

Sentivo la morte urlare nel silenzio assordante. Nessuno parlava, e le orecchie mi facevano male per quel rumore.

Ma sentivo la morte ancor di più in quell'ago pungente sulla mia gola, che mi chiudeva il respiro, mi causava spasmi continui. Perché non volevo piangere. Non volevo far uscire quelle lacrime bollenti di rabbia, di rassegnazione, di odio e di amore verso la vita. Sarebbe stata una sconfitta. Avrei riconosciuto che la morte era giunta.

E non volevo.

Continue gomitate nello stomaco, una voragine sempre più pesante nel mio petto. Laddove si era formato un vuoto, erano contenute le lacrime che non potevo versare. Laddove impedivo il pianto, iniziava la rabbia, e l'odio, e di nuovo la morte mi sfiorava le spalle, indicandomi la sua strada.



Sono in un abisso. Buio, nero, senza aria fresca. C'è odore di chiuso, di vecchio, di polvere, di muffa. Non so. Non so più nulla. Non so se sono ancora viva, o se ad essere morta sono io. Non so dove mi trovo. So solo che non voglio stare qui.

Rivoglio la luce.

Rivoglio l'aria.

Rivoglio la vita.



Non ho mai visto la chiesa così. Così piena di ragazzi, tutti vestiti di bianco, tutti vivi. L'aria vibra di loro. Nell'aria c'è un'emozione palpabile, un calore incomprensibile, un senso di speranza che accarezza le nostre teste. È l'amore ad invadere l'aria.

Eppure piangiamo tutti.

Guardo le mie ginocchia tremanti,. Guardo i miei piedi premere con rabbia sul pavimento. Guardo le mie mani, mani umane, mani che nella loro laboriosità non hanno potuto fare nulla per cambiare gli eventi.

E inizia il miracolo.

Non possiedo il tempo. Non posso riavere il passato. Non posso chiedere a me stessa l'eternità.

Ma non voglio morire.

Voglio dare la mia vita a ciò che non muore mai. Voglio dare la mia vita a ciò che è davvero per sempre.

Voglio vivere.

  
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