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Autore: innerain    31/01/2010    7 recensioni
".. Hey, Platypus, indovina un po' chi ti ha portato il Frappucc-"
Si bloccò di colpo.
Sul suo viso, incredulità.
L'incomprensione della realtà, la confusione, il terrore, lo stupore; il caos.
Dipinto su quegl'occhi color ambra, grandi e spalancati.
Seduti davanti a lei, i Green Day.
Uno davanti all'altro; Tré più verso di lei, che copriva parzialmente Mike, seduto al centro, e in fondo, quasi sul lato opposto della stanza, Billie. La mente si rifiutava di capire, il cuore di battere; erano Loro. Non una foto, non un video clandestino su YouTube, non un poster, non il booklet di un CD. Non un sogno.
Erano Loro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's Notes: Ebbene, avevo promesso che avrei aggiornato presto, invece vi ho fatto aspettare più di dieci giorni. Chiedo umilmente perdono.
Purtroppo durante questo periodo ho avuto una "siccità creativa" impressionante; non riuscivo a scrivere una riga senza dover essere brutalmente richiamata in riga dall'asfissiante studio che caratterizza il fine quadrimestre, non contando poi che ogni cosa che riuscivo a scrivere mi sembrava un obbrobrio. Quindi, ancora una volta, scusatemi per questo mio ritardo.
In compenso questo capitolo è lungo, assai lungo per i miei standard, quindi, insomma.. Meglio per voi, no? (:
Ora, l'angolo delle risposte:

801_Underground: Ti ringrazio infinitamente.. Io non so veramente come ringraziarti per tutti questi complimenti (per altro immeritati, del tutto).
Sono davvero contenta di sentire che ciò che scrivo ti fa rivivere l'11 Novembre.. Per me anche un solo ricordo di quel giorno mi distrugge, e mi ritrovo a piangere. .. Forse ti sembrerà esagerato.. Eppure io non so mai se sono lacrime di gioia o di amarezza, di tristezza. L'ho definito, con una mia amica, "bittersweet migraine"; è un sapore dolce con un retrogusto amaro, o viceversa? Non ho mai saputo rispondere. Ora ti lascio, e, ancora una volta.. GRAZIE INFINITE. =D

Elaintarina: Ehm.. questo lo capirai più avanti, se sarà successo o meno. E' stato il mio sogno per tanto tempo.. ma non l'ho ancora incoronato neanch'io, sfortunatamente.
Comunque, per il coro pre-concerto in un certo senso hai ragione, deve essere qualcosa di nudo e crudo.. E "Are we the waiting" non corrisponde esattamente a quella definizione.. Eppure, ho sentito il bisogno di metterlo, forse perché in Bullet In a Bible, quando fa vedere la gente prima del concerto, c'è sotto il coro della folla che canta, appunto, quelle parole. .. E' mi è rimasto terribilmente impresso, dalla prima volta che ho visto il DVD. .. Che poi sia adatta o meno in quanto melodica non so dirti, io l'ho trovata adatta, più che altro perché si va a riconnettere al discorso dell'attesa che era tanto fondamentale nei precedenti capitoli. Spero che questo prossimo capitolo ti piaccia. (: Bye bye.

Un'ultima cosa: fate caso, se volete (non che sia nulla di trascendentale, sia chiaro..), alla frase con cui termina il precedente capitolo.. E a quella con cui inizia questo. E'.. una sottospecie di piccolo, chiaro collegamento tra questi due capitoli, tanto per comprenderne la continuità. (:

Buona lettura.. E, come sempre..
COMMENTATE! (:

PS: ginnyx, mia fedele lettrice, dove sei finitaaaaaa?!





Titolo: Louder than bombs and eternity
Soundtrack: Song of the Century, Green Day


"I have learned through bitter experience
the one supreme lesson to conserve my anger,
and as heat conserved is transmitted into energy,
even so our anger controlled can be transmitted into a power
that can move the world.”; Mahatma Gandhi


".. that's louder than bombs and eternity.."
Quell'urlo poteva benissimo esserlo.
Era quella, la Canzone del Secolo.
L'unica Song of the Century, quella più forte delle bombe, dell'eternità, di quel silenzio loro nemico.
Era la Song of the Century di cui Billie era in cerca da quando aveva forgiato, non troppo tempo prima, quelle stesse parole su un pezzetto di carta, di cui era in cerca da quando aveva per la prima volta preso in mano una chitarra, la sua chitarra, alla tenera età di dieci anni, di cui era in cerca, forse, da tutta la sua vita.
Racchiudeva, nella semplicità del suo suono, forse caotico, forse la cosa più ordinata e razionale a questo mondo, quella ricerca; non solo la sua, ma quella di ognuno di loro, di ognuno di quei singoli fan, di ogni singolo essere umano presente all'interno di quella folla.
Avevano fatto come lui, no, come loro avevano detto, perché erano loro i fucking leaders, ma erano tutti loro, i fan, ad avere il fucking power.
E, come era stato loro detto, avevano radunato i demoni della loro anima, quelli segregati in un angolo talmente remoto della loro mente, da aver paura anche solo di sfiorarli.
Eppure, lo avevano fatto. Nonostante tutto, avevano "Rallied up the demons of their souls", e li avevano portati lì, apposta per loro.
Per lui.
Billie Joe chiuse gli occhi, respirando ancora una, due, tre volte, prima di tendere le mani in avanti, aprendo e chiudendo a pugno le sottili dita; le sue labbra accennarono ad un sorriso. Gli piaceva la sensazione di non potersi fisicamente vedere, di non avere percezione alcuna della distanza che separava il suo volto dai suoi palmi, che aveva ora rivolto in alto.
Respirò profondamente, sentendo l'aria elettrica riempirgli i polmoni d'una saturazione che gli faceva martellare il cuore ad una tale velocità da sembrargli un mormorio indistinto.
Lì, davanti a lui, nel mero riflesso della notte che inghiottiva l'ambiente esterno, il buio era niente altro che la realtà.
Forse sconosciuta, forse imprevedibile, ma attesa, nella sua più cruda e veritiera delle forme.
Billie inspirò profondamente, e si ritrovò inghiottito dalle ombre, percorrendo l'oscurità con un intorpidimento sempre maggiore della mente, che, eppure, non era mai risultata così chiara, così libera da qualsiasi pensiero.
".. that's leading us into the promised land.."
Il frontman si fermò, d'istinto, respirando silenziosamente. La canzone, di sottofondo, gli solleticava la mente con la sua presenza, alla quale l'uomo sentì un'improvvisa affinità.
Sentiva le mani sudare, il corpo tremare violentemente; poteva già immaginare la sua voce rompersi d'emozione.
Il solo pensiero di riabbracciare la realtà era terrificante, reale, quasi fisico.. Esattamente come lo era il pubblico davanti a lui, la cui presenza riusciva distintamente a sentire, a percepire.
".. tell me a story into that goodnight.."
Prese fiato, cercando di calmare il suo animo bruciante di brama, di energia; era un desiderio, un bisogno così dilaniante da sentirsi la testa, il cuore dolorante. Egli, tuttavia, sapeva bene che cosa desiderasse davvero: riabbracciare loro.
Quella gente che non lo aveva mai tradito, quei fan che lo avevano da sempre, per sempre e ovunque seguito, quelle persone che, con un gesto apparentemente semplice come l'aver ceduto a lui il proprio cuore, non pretendevano nulla in cambio, se non ascoltare la sua voce, sentire il suono della sua chitarra, udire la sua musica.
Eppure, quella necessità fisica di sfiorare il suo pubblico, di ottenere un contatto reale, non poteva che esigere dal frontman l'offrire, con la stessa cieca fiducia, il suo cuore a loro.
Billie sporse appena le labbra; subito qualcosa sfiorò la pelle inumidita della bocca, e il frontman sentì il suo cuore ricominciare a martellare nel petto, così forte da far quasi male. Sorrise appena, e chiuse gli occhi.
Respirò, e schiuse le labbra rosee.
".. Sing us a song.. For me.."
La sua voce si unì, si sovrappose a quella della canzone in sottofondo; c'era una tale dolcezza, una tale serenità, eppure un'emozione così devastantemente toccante, da creare un silenzio assoluto.
Billie chiuse gli occhi, sorrise, percepì una lacrima, una sola, rigargli il viso; quel dolore indolenzito dell'anima si era ora affievolito, fino a scomparire.
E, dentro le sue orecchie, il silenzio improvviso veniva urlato con la stessa, devastante potenza di un grido; le persone, quelle migliaia di persone, stavano gridando in silenzio nella sua mente.
They're screaming in silence.. It's a sullen riot that's penetrating through my mind.
Ascoltando con attenzione, si potevano sentire i numerosi respiri trattenuti, i cuori battere velocemente, le menti dominate dall'assenza di suoni, di pensieri.
Waiting for a sign, to smash the silence with the brick of self control.
Poi, un urlo.
La folla gridò, unanime, come a pieni polmoni; strepiti sporadici macchiavano quel suono di una vita, di una vitalità satura d'energia.
Billie Joe aprì gli occhi, e, un attimo dopo, fu investito dalla luce.
Totale, assoluto, nuovo, elettrico.
Sorrise, sentendo un boato travolgerlo come un'onda devastante, come un maroso che spazzava via la totalità del creato con una tale velocità e potenza da dargli l'impressione di essere rimasto in piedi.
Sentiva dentro di se un bruciore, divenuto in un attimo fuoco, l'attimo dopo una fiammata che gli lambiva il ventre, il corpo; gli ardeva dentro, arroventata, febbrile, vampata di energia, di esistenza.
Dentro di lui, divampavano una rabbia e un'elettricità mai provate prima; tutto era nuovo, tutto era inaspettato, mai provato prima, eppure familiare.
Billie slanciò un braccio, chiudendo le dita in un ferreo pugno, alzandolo, dritto contro il cielo.
L'urlo del pubblico aumentò d'intensità, e all'uomo non parve che una scarica di corrente allo stato puro.
Urlò anche lui, con tutto il fiato che aveva nei polmoni; un urlo disumano, grezzo, crudo, bestiale.
Il suo sorriso si aprì, beffardo, mentre sente i primi accordi del pianoforte partire, seguiti dopo poco dall'applaudire ritmico del pubblico, a tempo con la musica.
Annuì, il suo sorriso non abbandonando mai le sue labbra sottili. Avrebbe voluto battere le mani con loro, avrebbe voluto lasciarsi andare, desidererava, più d'ogni cosa, lanciarsi sulle mani avide di contatto della folla, lasciarsi cullare dall'onda, stavolta di corpi, del suo pubblico.
Poi, la batteria di Tré; era il battito dei loro cuori, era il rullare di una marcia inarrestabile, era quel pulsare ruggente nelle orecchie che rese tutto più reale, tutto più vivo.
I cori; Mike, al suo fianco, batteva le mani anche lui, trasportato dall'inarrestabile travolgenza di quel momento, vittima come Billie Joe dell'overload di quell'intensa, travolgente furia.
Il frontman lasciò scorrere le mani sul ponte logorato di Blue, senza guardare, sentendo il legno levigato fresco e delicato al tocco.
Dopo di che, improvvisamente, punta gli occhi verdi, infuocati sul pubblico; le sue dita esperte si posizionano agili sui tasti, la mano destra colpisce violentemente l'accordo. Le sue labbra si schiudono ancora una volta.
"Born into Nixon, I was raised in hell.."
Le parole rotolavano via dalle labbra con una fluidità tale da renderne il peso quasi impercepibile; il battito del cuore ormai fuso con quello della canzone, scandita da ogni accordo, da ogni parola pronunciata, da ogni coro, da ogni battito delle mani.
Billie sentiva ogni respiro entrare dalle sue labbra, consumato quasi subito dall'immediatezza delle parole, del verso; era un'avidità, una necessità di sentirsi vivo. Era un motivo per respirare, un motivo per continuare a far battere il cuore, un motivo per essere vivi.
".. America!" Non Oakland, non California, non Rodeo, non Berkley.
Era l'America, quella di fronte a lui. Era il mondo, quella massa indistinta di gente che si estendeva oltre la percezione visiva di chiunque si trovasse su quel palco.
Era il suo mondo.
"21 Century Breakdown.. I once was lost, but never was found"
Cantò, scandendo ogni singola parola, eppure fondendola in un unico pensiero, in un unico sentimento; un bruciore dell'animo, piacevole, nuovo, una felicità.. La felicità di essere stato finalmente ritrovato.
Era finalmente ritornato, dopo tanto tempo, a vivere.
Si, era vero; si era perso, aveva smarrito la strada, neanche i suoi più cari amici, neanche la più potente delle emozioni era riuscita nell'intento di ritrovarlo, di riportarlo a galla, dopo essere caduto, dopo essersi perso.
Era stato come saltare da una nuvola, per poi sprofondare nella terra più in basso di prima; e, con il tempo che scorreva, si andava saldando la nozione che le inarrestabili spirali della caduta avrebbero continuato a cingerlo in una morsa sempre più soffocante.
Eppure, ora, a distanza di fin troppo tempo, Billie veniva finalmente salvato. Veniva finalmente ritrovato.
E.. non si era mai sentito così vivo in vita sua.
In quegli attimi, erano la sua anima e il suo corpo, quelli che stava cantando; erano le sue emozioni, la sua vita, e, sopratutto, la sua rinascita.
Lì, alla Oracle Arena.
Lì, spettatore del suo stesso concerto, parte di quell'America che tanto gli apparteneva, a cui si aggrappava quasi disperatamente.
"I think I'm losing what's left of my mind.."
Si, stava perdendo la sua razionalità di più ogni secondo che passava; non risuciva a distinguere null'altro che la musica e il pubblico, e questi sembravano accompagnarlo attraverso lo stesso percorso.. Come avevano sempre fatto.
Che cosa stesse davvero facendo, non lo sapeva con sicurezza; egli era a conoscenza di un solo fatto, in quel momento: non stava sbagliando.
Per una volta, in vita sua, Billie Joe sorrise a se stesso, per se stesso, felice nella sua sicurezza di non aver fottuto almeno una cosa.
In quegli attimi, seppe solo che ciò che stava facendo era giusto, e che, per una volta nella vita, non stava sbagliando.
"To the 20th century deadline.."

   
 
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