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Autore: ladymisteria    01/02/2010    1 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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«Tu come conosci questa stanza?» chiese Tonks, decisamente più allegra.

«E' il nostro "rifugio". Beh... Ovviamente non questo» specificò Remus, indicando i peluche e i colori accesi dominanti.

Tonks si morse il labbro.

«Posso vederlo, o è zona preclusa solo ai Malandrini?» chiese.

«Sarebbe solo per noi, ma in quanto cugina di Sirius, hai pieno diritto di considerarlo anche tuo».

Tonks sbuffò divertita.

«Quale onore...».

Anche Remus sembrò divertito.

«Prima però dobbiamo uscire. E' impossibile cambiare stanza, se qualcuno è all'interno - così come è impossibile entrare se non si conosce l'esatta formula usata. Certo, a meno che non ti venga aperta la porta...» le disse, alzandosi e tendendo una mano che la ragazza fissò enigmatica.

Remus sospirò teatrale.

«Anche se ti sembrerà assurdo, data la mia natura, posso giurare che non mordo» ghignò.

Tonks lo fissò corrucciata.

«Lo so! Mi stavo solo chiedendo se tutta questa tua gentilezza sia riservata solo a me, o se è una tua dote naturale»

«Diciamo solo che per te mi applico con maggior impegno» sorrise.

Tonks si sentì arrossire. Stava flirtando con lei?!

Nuovamente nel corridoio, Remus istruì la ragazza su quello che avrebbe dovuto pensare per accedere al rifugio.

«Ti basta passare qui davanti tre volte pensando: “Voglio entrare nel rifugio dei sacri Malandrini”».

Tonks lo guardò con il sopracciglio alzato, e il ragazzo ricambiò lo sguardo, sconfitto.

«Non guardarmi così. L’ha scelto tuo cugino» sospirò.

Tonks ridacchiò. Era proprio il genere di cose che Sirius avrebbe potuto pensare...

Fece quanto le era stato detto, e al terzo passaggio, comparì nuovamente la porta.

«Sai? Ho quasi paura di scoprire cosa ci sia qui dentro» ammise, leggermente preoccupata.

Remus si mise una mano sul cuore.

«Ti assicuro che non troverai nulla che possa turbarti».

Incoraggiata dalle parole del ragazzo, Tonks entrò - rimanendo stupita di quanto la stanza fosse cambiata: in un angolo vi erano quattro letti a baldacchino - ognuno con un diverso animale rappresentato sulle coperte - e ovunque erano appesi stendardi dei Grifondoro. Dove nella stanza da lei creata erano stati presenti alcuni tavolini, ora vi era un unico tavolo coperto di pergamene fitte di scritte e sul quale, ne era più che convinta, ogni piano dei Malandrini - ogni scherzo - doveva aver visto la luce. Davanti ad un accogliente camino, poi, comodi pouf erano stati incantati magicamente per narrare le malefatte dei Malandrini e altri racconti di vario genere - mentre sulla parete affianco ad esso erano affisse decine e decine di foto, oltre ad una targa che recitava:

“Non smetteremo mai di combattere fianco a fianco per la nostra amicizia e per i nostri ideali.
E anche se forgiando il nostro destino dovessimo morire, moriremmo in pace.
Perché noi siamo - e saremo sempre - i Malandrini.”

Sul fondo della stanza, infine, un’immensa libreria colma di libri di ogni tipo correva lungo tutta la parete, e in un lato della stanza vi era un altro tavolo, dove diverse pozioni dai colori più diversi bollivano placidamente dentro a lucidi calderoni.

«Allora? È davvero così terribile?» chiese Remus con un sorriso, entrando a sua volta.

Tonks scosse il capo, incapace di parlare.

«E’... E' stupendo! Ma come avete fatto?» domandò a sua volta, con un filo di voce.

Il licantropo fece spallucce.

«Con lunghi anni di aggiunte e cambiamenti. Vuoi contribuire anche tu?» le propose.

Tonks lo fissò come se le avesse appena detto di saltare dalla torre più alta del castello.

«Posso davvero?»

Il ragazzo annuì.

«Ti ho già detto che ora questo è anche il tuo rifugio. E come tale hai tutto il diritto di disporne come più vorrai».

Tonks rimase in silenzio per qualche minuto, pensando. Poi alla fine si concentrò, e nella stanza apparvero alcuni spettri colorati.

Soddisfatta, la ragazza guardò Remus - impegnato a fissare interessato la sua opera.

«Che significano?» domandò, curioso.

Tonks nascose una ciocca di capelli dietro l'orecchio, imbarazzata.

«Beh... I quattro animali rappresentano voi» disse, indicando un cane, un topo, un cervo e un lupo.

«Il giglio - ovviamente - Lily, la Musa Lidia - secondo la mitologia, infatti, Lydia sarebbe stato il nome di una delle figlie di Giove - e la Ninfa... Beh, penso sia abbastanza ovvio...» concluse, indicando gli spettri rimasti.

Remus sembrava pensieroso.

«Non ti piacciono?» domandò Tonks, mortificata.

«Come? Oh, no... Li adoro» la tranquillizzò. «Stavo solo riflettendo sul tuo nome...»

«Non dirlo!» gli ringhiò Tonks, i capelli che iniziavano ad assumere un colore viola scuro.

Il ragazzo ridacchiò.

«Non lo farò, non preoccuparti. In realtà, mi stavo accorgendo di quanto "Dora" suoni bene» la rassicurò, ripetendo il nomignolo tra sé e sé. «Sì, mi piace! Mi permetterai di chiamarti così, d'ora in poi?».

La ragazza arrossì.

«Certo! Anche mio papà mi chiama così... Ed è sempre meglio di quell’orrendo nome che mia madre mi ha dato» disse, tentando di mascherare il suo imbarazzo.

Remus guardò l’orologio.

«Sembra che sia arrivata l'ora di prepararsi per la festa di Lumacorno» disse, pacato.

«Cosa? Oh, certo... La festa. Credo che debba andare a prepararmi anche io, allora» replicò la ragazza.

Ancora non riusciva a credere che Remus l'avesse invitata.

Il licantropo sorrise un'ultima volta.

«Non vedo l'ora di vederti, Dora».

E senza dire altro le baciò la mano in un gesto di galanteria, uscendo e lasciandola a saltellare di gioia al centro del rifugio.

   
 
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