XIII
Angels
“You
took my heart
Deceived me right from the start
You showed me dreams
I wished they'd turn to real
You broke the promise
And made me
realise
It was all just a lie”
[Within Temptation, “Angels”, The Silent Force, 2004]
Shikamaru
sedeva su un grosso masso al centro dell’accampamento coperto sulle spalle da un
pastrano ruvido e sporco, che avrebbe dovuto tenerlo più caldo, e teneva tra le
mani una tazza di tè ormai freddo; secondo Tsunade-hime quell’infuso sarebbe
riuscito a «lenire il dolore». Se era così, i suoi effetti erano decisamente
lenti ad arrivare, stava bevendo già la seconda tazza senza alcun
risultato.
Fissava,
ma senza realmente vederlo, il grande portone d’ingresso al campo, trepidante,
attendendo l’arrivo di qualcuno. Le ginocchia si muovevano febbrilmente, nervose
e scattanti.
Un’ombra
piccola si avvicinò a quella del ragazzo, mescolandosi per un breve istante per
poi tornare tutte e due nitide sull’erba bruciata e ingiallita. La notte stava
lentamente calando mentre il rosso scuro del tramonto illuminava ancora per poco
l’accampamento della foglia.
«È
due giorni che sei seduto su quel masso a fissare quelle dannate porte. Non
credi che sia l’ora di darci un taglio?»
Shikamaru
si voltò lentamente verso Temari che lo osservava dall’alto con la sua solita
aria da prima donna. La scrutò per parecchi secondi negli occhi, per poi
abbassarli ancora più tristemente di quanto già non fossero
prima.
«Oooh,
guardatemi! Sono Shikamaru Nara, la mia vita è uno schifo! Tutti sono contro di
me! Nessuno mi ama!» sbottò Temari in tono melodrammatico, portandosi
teatralmente una mano alla fronte e mimando uno svenimento da
palcoscenico.
Nara
le lanciò un’occhiata colpito: aveva una gran forza interiore quella ragazza,
non c’era ombra di dubbio. Abbozzò ad un sorriso triste e tornò alla sua tazza,
riprendendo a bere avidamente, beandosi, per la prima volta dopo tempo, del
dolce sapore di menta in bocca e del pizzicore zuccherino che gli solleticava la
gola infiammata.
Temari
notò con piacere l’espressione leggermente più allegra del ragazzo e senza
nemmeno chiedergli il permesso si sedette accanto a lui sopra il masso,
osservando l’orizzonte.
«Sai
che la nostra missione non è andata bene riguardo al nostro rapporto. Non mi
pento di ciò che ho detto e non mi scuserò con te del mio comportamento. Ma
voglio che tu sappia che prima di tutto questo ero tua amica, e vorrei esserlo
ancora.» Temari si fermò un secondo, scrutando il volto del ragazzo alla ricerca
di qualche segno d’assenso o di negazione, ma quando vide che niente aveva
smosso il suo sguardo fermo, decise di andare avanti.
«Vuoi
parlarne? Tranquillo, non te la offendo la biondina…»
«Mi
sento immeritatamente preso per il culo» esordì sbuffando, lasciando qualche
secondo di pausa per trovare le parole e vedere che effetto quelle appena dette
avevano fatto sulla ragazza.
In
risposta a questo, Temari scoppiò in una grassa risata e venne presto fulminata
da Nara.
«Oh,
sì, scusa» disse, cercando di riprendere il controllo di se stessa. «È difficile
contenersi quando inizi i discorsi così…»
«Voglio
dire» cominciò Shikamaru lanciando una lunga occhiata a Temari per evitare che
gli scoppiasse a ridere in faccia un’altra volta. «prima fa la gelosa e mi
lascia intendere qualcosa, poi va a farsi consolare da Sai-faccia-da-morto! Io
non la capisco. Non riesco a capire cose cavolo pensa sotto quella catasta
bionda di capelli!». Per Shikamaru era stato come togliersi un grosso peso dal
cuore. Temari lo guardava con gli occhi leggermente spalancati, indecisa se
scoppiare di nuovo a ridere o prendersi il volto tra le mani per la
disperazione.
Era
ovvio che l’allusione alla “lei” era rivolta ad Ino, ma sentirne parlare le
sembrava un pugno nello stomaco.
«Bè,
se è così» rispose, incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo.
«Anche io dovrei sentirmi immeritatamente presa per il culo. O… forse no?»
aggiunse con meno sicurezza, captando lo sguardo incredulo che le era stato
rivolto.
«Non
mi pare di averti mai… promesso qualcosa…» rispose Shikamaru, tentando di
non ridere a sua volta alla vista dell’espressione confusa di
Temari.
«Sì, hai ragione… »
ammise la bionda, sbuffando fuori aria dalla bocca. «Comunque sono dell’idea che
Ino stia sbagliando. Sai potrà anche essere un ragazzo carino, ma non è quello
che vuole. Lo sa lei, lo sa Sai e lo sai anche tu.» concluse, grattandosi la
nuca.
Nara
la guardava e più la guardava più ora tutta quella situazione gli sembrava solo
una dannata scocciatura.
Ed
era anche pronto a rivelarlo quando una ragazza, dagli insoliti chignon stile
cinese si portò al suo fianco, osservando attentamente il paesaggio che si
estendeva davanti a loro.
«Tenten
che vuoi?» chiese Nara credendo che la ragazza fosse venuta a riferirgli
qualcosa. Ma quella sembrava non ascoltare, continuando imperterrita ad
osservare un punto preciso lontano, davanti a lei.
«Tenten?»
riprovò Shikamaru con più insistenza, ma ancora una volta la ragazza lo ignorò.
Temari osservò anche lei il paesaggio, notando delle sagome nere in lontananza
che prima non c’erano.
«Cosa
c’è?» chiese più a se stessa che a qualcuno in particolare. Tenten si portò
davanti al masso, aguzzando la vista, sempre in assoluto
silenzio.
Anche
Shikamaru si sporse di più, lasciando cadere il pastrano in terra con un tonfo
sordo, alzando un po’ di polvere. Ora vedeva perfettamente chi si stava
avvicinando.
Apriva
la fila un, a prima vista, indenne Neji Hyuuga, seguito a ruota da Kiba che
sorreggeva Hinata, la quale sembrava sconvolta e prostrata. Seguivano Sakura e
Naruto, quest’ultimo coperto di tagli e ferite che sembrava si stessero
rimarginando. Chiudevano la fila, deglutì sonoramente, Shino, Sai, Akamaru, ed
Ino. Sai sembrava ferito superficialmente, zoppicava; Ino era distrutta: quasi
denudata, il volto spento, la carnagione pallida, pressoché verdognola. Era in
braccio al moro, che le carezzava la guancia con le labbra. Shino li seguiva
tranquillo, come una presenza che c’è ma non c’è.
«Neji!»
l’urlo disumano di Tenten fece perdere tre anni di vita sia a Nara che a Temari.
La ragazza partì di corsa senza preavviso ad una velocità sorprendente, tanto
che nemmeno il genio della casata Hyuuga si accorse della sua presenza finché
non se la vide piombare addosso facendogli quasi perdere l’equilibrio. Tenten
piangeva quasi dalla gioia, stringendo a sé il corpo stanco e affaticato di
Neji, come a volersi accertare che quello non fosse un sogno o un’allucinazione.
Era tutto reale.
Il
ragazzo rimase un tantino sorpreso, dopo il modo non molto allegro con cui si
erano lasciati non si aspettava tanta felicità.
«Ehm…
ciao?» disse con tono soffocato, battendo un mano sulla spalla della ragazza e
facendo una leggera pressione, cercando di non dare a vedere che stesse tentando
di allontanarla per non morire strozzato. «Tenten, sarebbe carino se mi
lasciassi andare. Dopo che mi sono salvato da tutto, non vorrei morire
strangolato da te.»
Tenten
in risposta lo strinse ancora di più se possibile. Neji invece sentì
distintamente delle risatine di scherno provenire alle sue spalle e voltandosi
vide gli occhi di Naruto e Kiba che lo fissavano
maliziosi.
«Ehm,
sono soli piccoli problemi tecnici.» mormorò arrossendo leggermente. Non vedendo
altro modo di fare, Neji circondò con le braccia la vita della ragazza,
riuscendo ad alzarla di peso.
«Ora
vado a fare rapporto. Stasera dobbiamo parlare, sei d'accordo?» le sussurrò a un
orecchio in tono più seducente di quanto in realtà non
volesse.
«Uhm»
mugugnò Tenten annuendo con la testa, guardando poi al di sopra della sua
spalla.
«Adesso,
infatti, non mi sembra il caso. Ino…»
«…
ha bisogno di te, lo so.» ribatté il giovane. Le sfiorò delicatamente una
guancia e si allontanò verso la tenda dell’Hokage.
Intanto
il gruppetto era stato circondato da una moltitudine di shinobi preoccupati,
tutti che volevano sapere cosa fosse successo là dentro e perché si trovavano
con un cadavere da sotterrare, ma i ragazzi erano troppo, troppo stanchi per
rispondere e li superarono senza degnarli di attenzione. Passarono davanti a
Temari e Shikamaru, e quest’ultimo si portò una mano alla bocca, vedendo le
condizioni di Ino.
«Che
cazzo le è successo?» esclamò senza nemmeno preoccuparsi del suo linguaggio,
afferrando Sai per un braccio e costringendolo a posare il corpo di Ino a terra,
ancora del tutto incosciente. Temari bisbigliò soltanto un «Vado a chiamare
l’Hokage» prima di correre verso le tende.
Sakura
si avvicinò al ragazzo, chino sul corpo della compagna che cercava di capire
cosa potesse esser stato a ridurla come uno straccio.
«Le
ha violato la mente, Shika. L’ha torturata.»
«Chi?»
domandò Shikamaru, cercando di trattenere la sua rabbia e forza distruttiva dal
distruggere tutto.
«Orochimaru.
E sospettiamo che quel bastardo dell’Uchiha l’abbia…» lasciò la frase in
sospeso, ma la conclusione non fu difficile da raggiungere, anzi, arrivò veloce
e inarrestabile, fiondandosi nella testa del giovane senza pietà.
«Ino…
la mia Ino. Era così… innocente…» balbettò senza coerenza, assolutamente
esterrefatto dalla rivelazione.
Tsunade
arrivò dopo qualche secondo, cominciando a esaminare Ino e a pronunciare le
prima diagnosi, ma Shikamaru non la stava ad ascoltare. I suoi occhi e la sua
mente erano persi nel vuoto, non sapeva più cosa fare, era completamente
disorientato. Non si accorse nemmeno quando lo afferrarono da sotto le braccia
per portarlo via, in un luogo dove non c’era confusione. Fu fatto sedere per
terra, davanti a una tenda che riconobbe come quella di Sakura, mentre tre
figure gli stavano davanti.
«Shika
ascolta… non siamo sicuri di quello che le hanno fatto in quel buco di posto.
Aspetta che Tsunade-sama abbia fatto con precisione la sua visita…» cercò di
calmarlo la ragazza in ginocchio davanti a lui.
Ma
Shikamaru non la guardava, non l'ascoltava, se ne stava solo seduto senza fare
niente. Nella sua testa c'era solo l'immagine devastata di Ino, nient'altro, non
riusciva a concentrarsi su niente che non fosse diverso dalla sua compagna di
squadra.
«Shikamaru,
andiamo…» provò Naruto con un sorriso avvicinandosi, mentre Sakura si guardava
intorno non sapendo che fare, del tutto incapace di risollevare l'animo
dell'amico. Anche lei ci stava male per Ino, avrebbe voluto aiutarla se solo ne
fosse stata in grado, ma in quelle condizioni poteva affidarsi soltanto alla
speranza e alla bravura di Tsunade-sama.
«È
completamente spossato, che facciamo?» domandò in quel momento Sai. Gli
scocciava star dietro a Nara, ma quando Ino era stata portata via dagli altri
ninja medici, Sakura lo aveva fulminato con lo sguardo.
«Facciamo
che ti uccidiamo, stronzo?» esclamò Shikamaru, con puro disgusto nella voce. La
presenza di quell'essere non solo gli faceva ribrezzo, ma lo rendeva anche
eccessivamente irritabile.
«Come,
scusa?» tentò Sai, fingendo di non aver udito per non peggiorare la
situazione.
«Hai
capito benissimo, feccia.» sbottò Shikamaru, alzandosi e mostrandogli il pugno
serrato. «È tutta colpa tua se Ino è in questo stato! È solo colpa tua! Io… io…
io te l'avevo affidata, te l'avevo lasciata e tu…» non terminò la frase, ancora
incredulo dello stato in cui si trovasse la SUA Ino.
«Ragazzi,
calmatevi.» Sakura si interpose come paciere, nel tentativo di fermare le
ostilità. «È inutile che stiate a discutere. Non salverete Ino in questo
modo.»
«È
vero.» asserì Nara, rilassandosi appena. «Non salverò Ino, ma vedere questo
tizio morto mi darebbe una grande soddisfazione.»
Naruto,
che fino a quel momento era rimasto in disparte, temette che Shikamaru potesse
perdere il lume della ragione e scagliarsi contro Sakura; afferrò il ragazzo da
dietro e lo tenne fermo quando cercò di divincolarsi.
«Accidenti
a te, Naruto! Mollami!»
«E
tu calmati, dannazione!»
«Non
starai anche tu dalla parte di quel pezzente!?»
«Noi
non stiamo dalla parte di nessuno e-»
Shikamaru
dette una gomitata in pieno stomaco al biondo, che mollò immediatamente la
presa. Senza preoccuparsi di chiedere scusa, si precipitò addosso a Sai, che
distratto, non lo vide nemmeno arrivare; sentì soltanto le nocche del giovane
Nara colpire dritto il suo zigomo e poi il suo mento. Fece qualche passo
indietro, per non perdere l'equilibrio, mentre la vista dall'occhio destro
cominciò a farsi offuscata.
«Ti
è dato di volta il cervello?» gli urlò sconvolto. Non si aspettava una reazione
del genere, non da uno calmo e pacato come lo era Shikamaru. Non lo conosceva
bene come gli altri, ma sapeva che non era tipo da rissa, non avrebbe fatto del
male nemmeno a una mosca.
«Sta’
zitto! Lo avevo detto subito che lei non doveva venire in missione con te! Non
sei capace nemmeno a difendere la ragazza che ami!»
Shikamaru
partì di nuovo all'attacco di Sai, colpendolo al ventre e ancora in viso,
accecato da una furia assassina.
Sai
tentò di parare quanto poteva, ma la follia del Nara era irrefrenabile. Ben
presto si trovò coperto di lividi e con sangue che gocciolava dalle
ferite.
«Adesso
basta!» intervenne Naruto, trattenendo Shikamaru per la seconda volta. «Sei
fuori?!» gridò.
Sakura
si parò davanti all'amico e lo guardò dritto negli occhi, seria. Subito si udì
il rumore secco di uno schiaffo.
«Mi
fate schifo. Tutti e due.» sibilò la rosa, inviperita. «Mentre voi siete qui a
scazzottarvi come due cretini, Ino rischia di non riprendersi. Ho intenzione di
andare ad assistere all'intervento di Tsunade-hime e ad aiutarla con tutte le
mie possibilità per permettere ad Ino di vivere anche solo un giorno in più. Voi
dovreste fare lo stesso: dite di amarla tanto, ma poi guardatevi! Dei bambini!
Vergognatevi.»
Shikamaru
si arrese all'evidenza: Sakura aveva ragione. Si liberò dalla morsa di Naruto e
corse via.
Sai
si asciugò le ferite con la manica della maglia.
«È
completamente impazzito.» commentò, quasi divertito.
Naruto
lo fulminò con lo sguardo. «Io credo che ti avrei già ucciso se questa cosa
fosse capitata a Sakura.»
Sai
guardò stupefatto il biondo, rimanendo in silenzio. Sakura dal canto suo non
potè fare a meno di arrossire, pensando che se davvero fosse successo a lei,
Naruto avrebbe fatto cascare il mondo, letteralmente. Gli si avvicinò con
lentezza, sfiorando con una mano la sua spalla.
«Credo
che dovresti andare da Shikamaru: non vorrei che se la prendesse con
qualcun'altro e si mettesse a fare a botte con chiunque gli capiti a
tiro.»
Il
ragazzo annuì, lanciando un'ultima occhiataccia a Sai, prima di incamminarsi
nella stessa direzione in cui era scomparso Nara poco
prima.
«E
tu vieni con me, ti darò qualcosa per quelle ferite.»
Sai
seguì Sakura in completo silenzio, tenendosi premuto il labbro con un lembo
della maglia. Nonostante le parole di Naruto, non riusciva ancora a capire come
e dove aveva sbagliato; quando Ino era stata rapita, lui era a combattere con
lei, non si era certamente tirato indietro. Dunque cosa c'era che non era andato
nel suo comportamento?
«Non
è davvero colpa tua, non scervellarti troppo.» Le parole di Sakura lo
risvegliarono dai suoi pensieri. La ragazza si era fermata di botto e lo
guardava non più con rimprovero ma con dolcezza, avrebbe osato
dire.
«E
allora di chi è la colpa?» mormorò, abbassando lo sguardo,
mortificato.
Sakura
sembrò pensarci su per secoli. «Diciamo che è di Ino.» disse, poi
sorrise.
Sai
la guardò e si meravigliò di come ella potesse sorridere genuinamente,
nonostante la situazione in cui la sua migliore amica si
trovava.
«Di
Ino, dici?» domandò.
«Sì,
di Ino.» continuò, facendolo sedere su una brandina e prendendo il kit di primo
soccorso. "Vedi, Ino e Shikamaru sono sempre stati una sorta di… entità a sé.
Fin da quando si sono conosciuti, tutti a Konoha potevano percepire la magia che
li legava: se quando erano piccoli si chiamava "amicizia", ora che sono grandi
possiamo chiamarlo "amore".»
Sai
ascoltava attentamente e ogni volta che gli occhi di Sakura incontravano i suoi
veniva ferito dalla sua forza.
«Il
tuo arrivo, Sai, è stato come un fulmine a ciel sereno. Dopo anni, Shikamaru era
riuscito a liberarsi dell'unico ostacolo che lo teneva lontano da Ino: Sasuke.»
a quel nome, lo sguardo della rosa si riempì di lacrime. «Poi sei arrivato tu, e
subito Ino non ha avuto occhi che per te. Lo faceva per far ingelosire
Shikamaru? Non ne sono mai stata certa finché non si è dichiarata a te. Ricorda,
Sai, Ino non si dichiara mai. Ino attende, perché l'uomo, in questo caso
Shikamaru, deve fare la prima mossa.» sorrise, scacciando la
tristezza.
In
quel momento, a Sai fu tutto chiaro.
«Sono
stato usato?» chiese con un fil di voce.
Sakura
imbevette d'alcool un pezzo di cotone e lo passo sul labbro ferito del
compagno.
«Usato…
usato è una parola grossa. E dimostra anche quanto tu stesso conosca poco Ino:
lei non fa del male alle persone di proposito, per quanto possa a volte sembrare
il contrario. È prepotente e pretende che il mondo sia ai suoi piedi, è vero, ma
usare le persone non le piace, proprio no. Lei ama Shikamaru da una vita, ma
come a volte succede, si è sentita attratta da altre persone. Prima Sasuke,
adesso tu… insomma, quando si è dichiarata era in parte sincera. Con Sasuke è
successa la stessa cosa, palesava il suo amore anche fin troppo, questo solo
perchè era attratta da lui, non innamorata. Capisci ciò che voglio dirti,
Sai?»
Il
ragazzo annuì lentamente, abbassando lo sguardo a terra. Come doveva sentirsi in
questo momento? Arrabbiato, geloso, nauseato o comprensivo? Non sapeva quale
stato d'animo dovesse scegliere per quella circostanza.
«Vado
a prepararmi per l'intervento. Tu dovresti stare alla larga da Shikamaru, credi
di farcela?»
«Sì.
Grazie, Sakura.» abbozzò ad un sorriso mentre Sakura usciva dalla
tenda.
Grazie
di che cosa?, si chiedeva. Grazie per averlo distrutto?
Non
poteva certamente lasciare le cose così, ora. Avrebbe dovuto vedere Ino,
chiarire, lasciare che andasse con Shikamaru e nascondersi, possibilmente il più
lontano possibile da loro. Una sensazione disgustosa lo assalì: cos'era,
odio?
Si
mise le mani tra i capelli e abbassò la testa, stanco. Subito sentì un pizzicore
salato invadergli la bocca, mentre le guance si bagnavano e l'acqua cadeva a
terra a gocce. Non riuscì a capire che cosa fosse quel liquido che gli colava
lungo le gote, ma ciò che provava era un qualcosa di molto, molto
sgradevole.
Note:
Innanzitutto:
perdonooooo!!
L’altro
giorno stavamo esplorando le vecchie cantine di casa e abbiamo ritrovato questa
storia con il capitolo 13 incompleto e bhè… poverino, ci ha fatto pena! Quindi,
con un grande sforzo, abbiamo deciso di portare a termine questa fanfic
vecchissima.
Qualcuno
non ci sperava più, ammettetelo.
Sperando
di non scomparire di nuovo, ci ribecchiamo tra una settimana
(speriamo).
Lee
& Akami