E non
volevo esser messa da parte
E non
volevo quel sole, ma volevo quel freddo che si attaccava alle pareti
Ormai
spente, S P E N T E.
Perché c’era
la notte, c’era solo la stoffa e c’era solo una luna.
E non
volevo esser messa da parte.
Quando
una notte ho aperto gli occhi e ho preso a gridare e a rompere tutto intorno
E fare
uscire quel sangue, che lo sapevo solo io, che sapevi solo tu..
Qualche
parole distrutta dal vento e la fretta di tornare, una borsa da
tirare
E
prendere a calci il cemento perché il vetro era già rotto.
Volevo
spedire quel caldo, il profumo dei sogni e quelle frasi sconnesse che tu,
neanche ricordi.
Ti
chiedevo cosa volessi e rispondevo da sola che ormai ero stanca.
Ma non
era vero, volevo fermarmi a contemplare il soffitto.
E mi
chiedevi sempre cos’era quel tremito e cos’era poi quella luce negli occhi
E cosa erano le tue canzoni?
Intenditrice
del nulla, volevi sapere cosa era quel vuoto e perché
ne parlavo
Ma ti
fermai appena in tempo, perché già avevo urlato troppo e tu non potevi sapere
E tu
NON dovevi sapere.
Ma
violentando quelle dita, dovevi capire che la bellezza porta
solo parole.
Umiliandoci
risposi che si poteva…
Non volevo pensare a cambiare la situazione, volevo vederti ogni
mattina.
Volevo
ancora quella canzone per NONpoter dormire.
E ci
sono solo io, ricordo solo io.
In un
viola troppo spento e in quei segni troppo chiari e quelle gambe troppo grandi
E quella pelle troppo pesante e quel mio essere troppo
ingombrante e quei chili
Che
volevo tagliare e quei cerotti ormai usati e tu che ridevi e dicevi
che io
Ormai,
potevo anche vederti così.
Scoprii
che non era niente, che preferivi farmi male per poter
uscirne indenne.
Ma non immaginavo
quei giorni, ma non pensavo che un contatto ormai mi desse solo fastidio.
Mi svegliavo
martoriata pensando e parlando come se il passato uccidesse il presente.
Come un
unico verbo, un unico tempo da usare, un abbraccio che
sapeva di fine.
Ma le cose
vanno meritate, non so se l’odio che ho porti solo affanno
o solo fine.
Ma ogni tanto
ci credevo sai.
Dietro
quelle giustificazioni che sanno di mattine fredde e di latte troppo caldo
Vi è ancora
un’immagine che porta delle date e forse anche un po’ di speranze.
E così,
da un giorno all’altro ho smesso.
Non ti
raccontai mai di quella notte.
“..E scriverò in una lettera
atroce.”