Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
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Autore: Yumi_Slyfox483    02/02/2010    2 recensioni
Cosa succederebbe se Bill si svegliasse nel suo letto e scoprisse una brutta verità?? Il successo, I Tokio Hotel erano tutto un sogno???
"Perché ridi??" domandò Bill offeso...
"Porte comunicanti con me??" ripetè Tom ridendo...
"Ja!" rispose Bill timido "Non mi posso immaginare una vita senza di te.."
Tom smise di ridere e diventò completamente rosso in volto...
Genere: Generale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Normalità

Bill fissava il cellulare di fronte a lui.
Seduto alla sua scrivania stava facendo di tutto tranne che lavorare.
Era il primo giorno di lavoro dopo una settimana di ferie che aveva preso, giusto per imparare in una settimana ciò che aveva studiato in più di cinque anni.
Suo figlio gli aveva fatto vedere il famoso quaderno di cui gli aveva parlato e sembrava che Bill fosse un padre più che premuroso.
Aveva illustrato in quel qaderno tutti i trucchetti e le varie cose che doveva conoscere una volta cresciuto per essere un bravo fotografo. Una specie di diario personale che lo avrebbe accompagnato durante i suoi studi.
Certo non era stato facile imparare, ma soprattutto capire, tutto quello che vi era scritto, ma facendo qualche prova erano uscite delle foto... decenti.
Aspettava seduto da circa mezz'ora da quando era arrivato e ancora nessuno gli aveva illustrato quello che doveva fare.
Il cellulare sulla scrivania, inoltre, non accennava ad illuminarsi.
Che in fin dei conti non aveva neppure motivo di illuminarsi. Nessuno aveva il suo numero di cellulare, apparte Andreas e Ilaria.
Forse sperava che lo chiamassero per dirgli che doveva subito tornare a casa.
"See, Bill, hai ancora 7 ore di lavoro di fronte a te..." si disse chinando la testa e poggiandola tra le braccia incrociate sulla scrivania.
"Un momento!" d'improvviso si alzò di scatto come se si fosse appena ricordato di qualcosa che non avrebbe dovuto assolutamente dimenticare.
Il suo numero lo avevano anche Georg e Gustav!
Come aveva potuto dimenticarsi di loro?
Sperava quasi che in quello stesso istante il cellualare cominciasse a squillare come un matto, ma così non fu e appena sentì un rumore provenire dalle sue spalle quasi cadde dalla sedia.
"PAPàààààààààààà!"
Quello che doveva essere il suono del cellulare era in realtà il grido di aiuto di suo figlio.
"MATHIAS!" Bill si alzò spaventato e si voltò verso il luogo dove aveva sentito il rumore.
"Papà.." esclamò il bambino in lacrime "Mi.. Mi sono fatto male!"
Bill, che non era in condizioni migliori, si fiondò sul figlio e lo afferrò tra l e braccia cullandolo piano.
"Shhh.. Adesso passa, tesoro. Come hai fatto a farti male?"
"Mi.. Mi è caduto addosso quel coso!" alzò la manina paffutella e andò ad indicare con il dito il punto dove stava ora per terra una macchina fotografica e accanto a lei il suo piedistallo.
"Ma, piccolo, cosa volevi fare?"
"Volevo vedere come era..." Mathias parlava tra i singhiozzi mentre si stringeva dolorante al collo del padre.
Bill lo tirò su piano e gli accarezzò piano la schiena nel tentativo di farlo calmare.
"Shh, piccolo, c'è papà adesso.. Dove ti sei fatto male?"
"Qui.." Mathias portò il viso di fornte a quello di Bill e si toccò la fronte dolorante dove il moro riuscì a intravedere un piccolo segno rosso dal quale usciva una gocciolina di sangue.
"Pa..pà... Mi esce... Il sangueeeee!" urlò il bambino piangendo più forte e Bill cominciò a dondolarlo sempre più veloce.
Non ci so fare con i bambini! pensò disperato mentre massaggiava il punto offeso del suo piccolo.
"Adesso papà fa una magia, la vuoi vedere?"
Mathias smise di piangere e annuì con ancora gli occhi lucidi, mentre Bill lo faceva sedere sulla scrivania e cercava dappertutto un fazzolettino o qualcosa per pulire il sangue.
Quando era piccolo ogni volta che si faceva male piangeva a dirotto, proprop come Mathias in quel momento e Tom lo curava sempre mettendogli un cerottino e posando un bacino sulla parte offesa del fratello.
A Bill sembrava che il dolore passasse in un attimo.
Trovò in un cassetto un cerotto adatto all'occasione. Si vede che il Bill di quella realtà era abituato a incidenti di quel tipo.
"Papà, fa presto, per favore!" lo pregò Mathias che minacciava di scoppiare ancora a piangere tanto i suoi occhioni si erano gonfiati di lacrime.
"Arrivo, tesoro!" Bill prese il cerotto e si diresse verso il figlio.
"Adesso fai il bravo..." Il moro gli poggiò un dito sulla bocca. Mathias tirava su con il nasino cercando di trattenere le lacrime e fare come il papà gli aveva ordinato.
Bill lo trovò adorabile in quel momento e gli baciò il graffietto sulla fronte.
Mathias sussultò con un piccolo gemito, poi tornò a concentrarsi sulla maglietta insolita che si era messo il suo papà e che poco prima aveva attirato la sua attenzione.
"Ma questa è una maglietta di mamma!" pronunciò riconoscendo il buffo disegnino, un cagnolino, che gli piaceva tanto.
"Sì, ma non dirlo alla mamma! Me la sono cambiata quando è uscita di casa stamattina. Siamo d'accordo? Non glielo dici?"
Mathias si portò il ditino al mento per pensare con calma alla proposta del padre.
"Solo se tu mi fai passare il dolore!" concluse infine. I suoi occhioni tornarono a luccicare, mentre il dolore alla fronte tornava a farsi sentire.
Bill sorrise "Ok!" disse, mentre metteva il cerottino sulla fronte del figlio.
Lo prese di nuovo tra le braccia e posò le labbra sul ceretto, lasciando per la seconda volta un tenero bacio. Continuò a lasciare altri bacini al suo piccolo e in quel momento non riuscì a descrivere nemmeno lui quello che gli stava succedendo.
Sentiva il bisogno di stringere quel bambino stretto tra le sue braccia.
Sentiva un amore smisurato per lui.
Era forse quello il sentimento paterno?
Amare senza alcun limite?
Avrebbe riempito di baci quel pargoletto se non avesse sentito le sue manine giocherellare sul suo petto.
"Che fai, amore?" chiese il moro ridendo.
"Niente..." Mathias arrossì mentre nascondeva il viso sul collo di Bill e si faceva coccolare dai capelli del padre sul suo viso.
"Ehi..." Bill era un po' confuso, ma in effetti capì che era solo un bambino molto timido.
"Ti voglio bene, papà!" esclamò il bambino vergognoso continuando a giocherellare sul petto di Bill.
"Anch'io, amore mio, anche se in questi giorni sono diverso, io vi amo comunque.." erano parole sincere e Bill le aveva pronunciato con tutto l'affetto che aveva nel cuore, mentre teneva ancora più stretto a sé il bambino.
Avrebbe pianto se solo non si fosse preoccupato del trucco. Contro quello che Andreas gli aveva consigliato quella mattina, Bill si era truccato e vestito come Bill Kaulitz, nonostante si fosse dovuto arrangiare con i suoi vestiti e i trucchi della moglie, evitando di spararsi i capelli in aria.
D'improvviso la portà si aprì e fece il suo ingresso un uomo alto con capelli brizzolati e vestito elegantemente. Aveva avuto all'incirca 45 anni.
"Ciao Bill!" pronunciò l'uomo sorridendo come se lo conoscesse da anni. Ma Bill non aveva la minima idea di chi fosse.
"Salve..." rispose Bill cortesamente quasì spaventato.
"Ciao Mathias!" l'uomo diede una carezza al bambino che si scostò dal collo di Bill per guardare chi fosse quella persona per poi rifugiarvisi di nuovo timido timido.
"Salve signor Parker.." pronunciò, ma le sue parole erano soffocate dalla spalla di Bill.
"Allora, Bill, come stai?" domandò l'uomo tornando serio.
Il panico si impadronì del moro.
Cosa doveva fare?
Cosa voleva da lui quell'uomo?
Gli avrebbe assegnato qualche lavoro?
Doveva forse fingire di svenire?
No.. pensò Come farei con Mathias?
Scartò l'idea dal suo cervello e posò il bambino a terra che dopo aver posato un bacio sulla guancia del suo papà, tornò a giocare con le macchine fotografiche.
"Mathias, stai attento!" si raccomandò Bill.
Il piccolo annuì.
"Sto bene, danke..." rispose poi all'uomo che aveva sorriso per tutto il tempo che aveva osservato Mathias e Bill.
"Meno male.. Questa settimana hai tanto lavoro, Kaulitz... Devi essere in forze..."
"Tanto... lavoro??" chiese cercando di nascondere il terrore.
"Sì, Bill. Non ti ricordi? Questo è il periodo delle coppie felici!"
"Coppie felici?" ripeté stavolta confuso.
"Bill sembra che tu non abbia mai lavorato qui..." l'uomo rise, e anche Bill lo imitò con una risata nervosa.
Hai centrato il problema, signor Parker
"E' la settimana dei matrimoni... glielo hai dato te questo soprannome, non ricordi?"
"Oh sì!" mentì Bill "Certo... S-Sono ancora molto stanco."
"Avevi detto di stare bene..."
"Nulla di grave... allora cosa devo fare?" domandò radioso.
Aveva due alternative: piangere o ridere... aveva optato per la seconda.
Parker rise di gusto "Intanto spiegami come mai hai gli occhi neri!"
Bill chinò lo sguardo come se fosse diventato dìimprovviso timido "M-Mi sono truccato!"
"Tu? Da solo?" L'uomo sembrava stupito.
"Sì... Mia moglie non..." No! Non doveva dire che non voleva. Bill Kaulitz non prendeva ordini da nessuno.
"Mia moglie non ha voluto truccarmi!"
"Wow, Bill, sei stato precisissimo!"
Parker lo guardava quasi come se fosse un alieno.
"Grazie.."
"Ok, passiamo alle cose serie!" l'uomo tirò fuori dei fascicoli da una ventiquattrore.
"Questa è la prima coppia. Devi essere là per le 14.00. Il matrimonio inizia alle 15.30. Dovrai fare delle foto agli sposi prima del rinfresco, poi durante il matrimonio e al ristorante. Quindi ti porterà via tutta la giornata."
"C-Cosa?? D-Dove? I-Io??"
"Bill sembri agitato, qualcosa non va?"
"No, è che... cioé.. Cosa dovrei fare?"
"Cosa dovresti fare??" ripeté l'uomo ridendo "Il tuo lavoro, mi sembra logico..."
Parker non faceva altro che peggiorare le cose.
Sì infatti lo è.. "Che sarebbe?"
"..." L'uomo era non poco confuso. L'atteggiamento del suo fotografo quel giorno era molto strano.
"Bill, sei il migliore della mia squadra. Non mi deludere!" gli posò una mano sulla spalla e poi uscì, salutando di nuovo Mathias e augurando a Bill buon lavoro.
Appena Parker scomparve dietro alla porta, Bill si buttò sulla sedia e quasi scoppiò in lacrime quanto era nervoso.
"Non posso... Non posso... Come diavolo faccio??? Lo avevo detto io ad Andreas che non era una buona idea..."
Mathias, vedendo l'agitazione del padre, si diresse verso Bill e si fece prendere in braccio, proprio come qualche minuto prima, prima dell'interruzione di Prker.
"Papà?" esclamò.
Bill si lasciò scivolare una lacrima nera sulla guancia, che la manina leggera di Mathias catturò immediatamente.
Adesso toccava a lui aiutare il suo papà, proprio come poco prima aveva fatto con lui.
Gli diede un bacino sulla fronte ed esclamò "Ti aiuto io, papà, non preoccuparti!"
"Grazie, cucciolo mio.." Bill sorrise e lo abbracciò.
"Chi era quel signore?" domandò ridendo dopo un po', una volto sciolto l'abbraccio.
"Era il tuo capo, papà. Non mi ha dato il cioccolatino. Me lo da sempre... dopo glielo chiedi??" Mathias si rattristì, per poi sfoderare due bellissimi occhioni da cucciolo bastonato.
"Va bene, amore.." rispose Bill non potendo dire di no, davanti a tanta dolcezza, e abbracciandolo teneramente.
Aveva fatto bene a far saltare la scuola a Mathias per aiutarlo a lavoro. Ora doveva solo cercare di fare un lavoro impeccabile per non deludere le aspettative del suo capo.
Aveva il timore negli occhi, mentre stringeva il figlio tra le braccia.

***

**SHUN DI ANDROMEDA**= Sono contenta che ti piaccia la piega che sta prendendo la storia. Aspetta di leggere cosa ha partorito la mia mente xD Miraccomando aspetto un tuo commento ^^ un bacio.

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