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Autore: Milla Nafira    05/02/2010    1 recensioni
Dal cap. 11:
-Ti avevo detto che sarei venuta stanotte-. Rispose la ragazza. -Avevo capito, pensavo solo che saresti venuta un po’ prima-. Disse il biondo, mentre entrambi andavano verso il balcone della Torre. -Sai, volendo, ti potrei togliere diversi punti-. -Stronzo…-. Fece lei, sorridendo dolcemente, pur sapendo che lui stava scherzando e avvicinando le sue labbra a quelle del ragazzo. -Rispetto a stamattina, quando dicevi che non potevamo nemmeno essere amici, abbiamo fatto progressi…-. Le mormorò Draco in un orecchio, non appena si staccarono. Passò qualche minuto, in cui i due si tennero stretti stretti sotto le stelle, senza parlare, Jennifer con la testa poggiata sulla spalla di Draco, i lunghi, lisci capelli scuri che scivolavano lungo il suo braccio. Lui la guardò: era fantastica, così. Niente divisa della scuola, niente stemma e colori del Grifondoro, che la rendevano così distante da lui, semplicemente jeans e maglietta. Malfoy pensò a come sarebbe stato se fosse stata sempre così: niente Grifondoro, niente Serpeverde, senza Hogwarts, senza rivalità tra famiglie, e soprattutto senza una cazzutissima guerra che andava distruggendo, devastando anche anime innocenti “…come sua zia!”. Pensò a come sarebbe stato se la sua morte non fosse già stata decisa, se avesse avuto davanti a sé ancora tutta una vita, se loro due fossero stati due semplici ragazzi innamorati. --- la mia prima fic: se vi piace, COMMENTATE!!!
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lacrime di speranza'
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Cap. 17-Era solo un gioco

L a scuola era rincominciata da più di due settimane e Draco e Jennifer non avevano più parlato di ciò che era successo poco prima. Avevano continuato a incontrarsi di nascosto, quasi ogni sera, non avevano più litigato: era tutto tranquillo. Troppo tranquillo perché qualcuno non decidesse di rompere i coglioni.

-Ciao amore…-. Una ragazzina con un caschetto di capelli neri accoglieva un biondo nella Sala Comune del Serpeverde. Questo alzò un sopracciglio in un’espressione interrogativa ed evidentemente scocciata nel sollevare lo sguardo quel tanto che bastava per poter scorgere Pansy Parkinson che, nella penombra della sera, illuminata dalla luce del fuoco ardente nel caminetto, se ne stava comodamente seduta su una poltrona verde con un gatto acciambellato sulle ginocchia. Ricordava tanto lo stereotipo delle vecchiette.

-Forse non ho sentito bene, Parkinson-. Il ragazzo calcò di proposito il nome utilizzato al posto del cognome guardando male la bella ragazza, senza sedersi a sua volta. -Tu mi hai chiamato amore?-. L’espressione di Draco ora era anche un po’ schifata. Pansy azzardò un sorrisetto, vagamente speranzosa: -Per tutti sono la tua ragazza, no?-.

-No-. Fece risoluto Draco, senza staccarle i glaciali occhi di dosso. -Ora ho già una ragazza. Una ragazza vera-.

-La Dirie?-. Sibilò fredda la Parkinson.

-Si-.

Una piccola lacrima rigò la guancia della Serpeverde.

-Perché io non ti piaccio?-. Le sua voce era leggermente tremula, di chi sta per piangere. -Perché non sei mai stato innamorato di me?-.

-E’ Jennifer che mi piace, ora-. Affermò semplicemente Draco, stringendosi nelle spalle. Non odiava Pansy. Ma nemmeno l’amava. E nemmeno gli piaceva. E nemmeno gli stava simpatica. E nemmeno le voleva bene, né teneva a lei. Non era una fidanzata, né un’amica, né una confidente, né nulla. Era solo una bella tipa da cui per quattro anni aveva avuto dell’appagante sesso. Era stata solo l’oggetto…no, nemmeno del suo desiderio, l’oggetto del suo piacere.

-Ma ti piace o la ami?-. Insistette Pansy. Lei era così, perdutamente innamorata di Draco Malfoy, che mai l’aveva considerata più che un bell’oggetto, ma che l’aveva comunque considerata. Lui era stato il primo per lei, e mai lei avrebbe potuto scordarlo. Il primo amore. L’unico ragazzo che avesse mai amato. Un amore morboso, triste, che tante volte l’aveva fatta piangere quando lui si era scopato qualcun’altra, un amore mai corrisposto, e Pansy ne era consapevole, ma se lo faceva andare bene così, si accontentava di quegli scorci di notti di sesso, anche se sapeva che non era l’unica con cui lo faceva. Ma ora era diverso. Quella era la sua ragazza.

-Per lei provo qualcosa. Per te no-. No, non ce la faceva proprio Draco, a dire “La amo”. Grandi lacrime iniziarono a rigare il viso olivastro della ragazza.

-Ma…ma io sono stata la tua prima-. Riuscì a balbettare convulsamente tra i singhiozzi. -La prima ragazza con cui hai fatto sesso-. Continuò, tirando su col naso. -E se la tua storia con Jennifer Dirie finirà, lei cosa sarà stata per te?-.

-La prima ragazza con cui ho fatto l’amore-.

Vuoto. Vuoto totale. Queste parole arrivarono a Pansy Parkinson come una pugnalata al cuore. Non voleva credere a quello che aveva sentito dire da Draco: con un sofisticato giro di parole le aveva appena detto che lui amava Jennifer Dirie, e che lei, Pansy, era stata solo una puttana gratis. La mente della ragazza si bloccò per un istante, mentre, lo sguardo fisso a terra, era scossa da leggeri spasmi, gli occhi sbarrati. Per lei in quel momento si era infranto il castello di stupide illusioni in cui si era barricata in quei sei anni. Non aveva fatto sesso con un’altra, aveva fatto l’amore con una ragazza che non fosse lei. Pansy conosceva l’abisso che separava queste due sfumature del significato. Lei l’amore lo conosceva davvero. E Draco? Si, anche Draco lo conosceva, ma non per lei.

-Vai avanti, Pansy-. La voce di Malfoy era gelida, ma al contempo seria e quasi sinceramente interessata. -Fatti una vita. Non puoi vivere solo per me-.

-Perché no?-. Pansy quasi urlò queste parole. -Ti dava tanto fastidio il fatto che io ti amassi, tanto da fare sesso con te pur sapendo che la mattina dopo non sapevi nemmeno se la notte l’avevi passata con me o con un’altra?-. Parole gridate, scosse dai singhiozzi. Parole disperate di chi è stato appena distrutto.

-E esattamente questo, Pansy-. Tono gelido. Sguardo gelido appena intravisto nella penombra. Ma era la seconda volta che la chiamava per nome. Era serio davvero. -Non voglio una ragazza che pur di stare con me si accontenti di notti di sesso pur sapendo che lei o un’altra per me non fa la differenza-.

Lacrime. Ancora lacrime. Era quello che anche lei pensava, che anche lei sapeva. Ma vederselo sbattere in faccia in quel modo le faceva sentire un bruciore allo stomaco.

-Credevo ti piacesse fare sesso con me-. Il sussurro della ragazza arrivò all’orecchio di Draco quasi come una supplica.

-Mi piaceva-. Affermò. Sulle labbra della Serpeverde un lievissimo sorriso in cui danzava una fiamma di speranza quasi spenta si accennò. -Ma come mi poteva piacere un gioco-. E nella testa di Pansy, ancora vuoto. -Sei stata solo un gioco-. Ribadì. -Che per un po’ mi è piaciuto, lo ammetto-.

Pansy si prese la testa nella mano, tra i singhiozzi. Odiava Jennifer Dirie, per averle rubato il ragazzo. Odiava Draco, perché l’aveva usata e poi aveva preferito un’altra a lei. Odiava sé stessa, perché si era lasciata trattare come un giocattolo. Ma lei l’aveva fatto per amore, e quindi non poteva odiare sé stessa. E non poteva odiare nemmeno Draco, perché l’amore che provava era per lui. Odiava solo la Dirie: la odiava, perché era riuscita ad avere Draco senza essere la sua bambola, la odiava perché avrebbe voluto essere al suo posto, la odiava per via di Draco, la odiava perché lui la amava, e Pansy non avrebbe mai potuto cambiare questo.

***

Erano le cinque di un buio sabato pomeriggio, e Jennifer se ne stava seduta ad una scomoda panca in legno in Biblioteca, mentre, con i gomiti appoggiati al tavolo, studiava svogliatamente un libro di Storia della Magia.

-Ciao secchiona-. Un ragazzo moro si sedette accanto a lei, sul bordo della panca. La ragazza buttò a terra la borsa nera.

-Ciao, Zabini-. Sospirò.

-Blaise-. Specificò questo con un sorriso, gettando un’occhiata al libro di Jennifer. -Mamma mia, ma che voglia hai di studiare ‘sta roba?!?-.

-Domani c’è interrogazione-.

-Secchiona-. Ribadì il ragazzo con un ghigno. Lei non rispose, fece un sorrisetto e tornò al suo libro. -Si ma se non reagisci non c’è gusto!-. Sbottò lui. -Solo un mese fa mi avresti mandato a cagare se solo ti salutavo!-.

Jennifer non disse niente, ma improvvisamente si rabbuiò. -Ehy, non è che non dici niente perché credi di dovermi qualcosa, vero?-. Fece indagatore Blaise. -Perche non mi devi niente, lo sai-.

-Si che ti devo qualcosa. La vita per l’esattezza-.

-Okay-. Sospirò Zabini. -Punto primo: non è vero, e lo sai. Io ti ho solo accompagnata in infermeria, non ti ho salvato la vita e tu non mi devi niente. Punto secondo: quando ti provoco mi diverto di più se ti incazzi-. Rise.

Anche lei si sciolse un attimo in una risata: -Allora fottiti, perché io non sono una secchiona!-.

-Invece si!-.

-Invece no!-.

-INSOMMA ZITTI, QUESTA E’ UNA BIBLIOTECA!-. Risero entrambi a bassa voce all’urlo della bibliotecaria (k nn mi ricordo cm si kiama, se potete dirmelo grazie NdA).

-Non avrei mai immaginato di potere stare bene in compagnia di un Serpeverde-. Fece Jennifer con un sorriso.

-Eppure la notte con Draco ci stai un gran bene, no?-. Sghignazzò Zabini. Jennifer avvampò violentemente di fronte alla frase allusiva.

-Dai, scherzavo, ti scandalizzi per tutto! Comunque credevi che fossimo degli stronzi, eh?-.

-Be’…senza offesa-. Ribattè lei con un ghigno tipico della Casata opposta alla sua. Risero entrambi.

Anche Blaise non si sarebbe mai aspettato di potere stare così con una Grifondoro, dovette ammetterlo. La compagnia di Jennifer gli piaceva. Era onesta, era coraggiosa, era simpatica. Era bella. Anzi stupenda. Ma era anche la ragazza del suo migliore amico, si ricordò Zabini. Non doveva desiderarla, non poteva desiderarla, ma la desiderava lo stesso. Non era giusto che a Draco fosse andata così bene in amore da trovare una ragazza così. Da quel punto di vista avrebbe tanto voluto essere al suo posto. Avrebbe voluto avere accanto una ragazza speciale come Jennifer, avrebbe voluto Jennifer, che lei fosse innamorata di lui, e non di Malfoy. Ma questo non era possibile. Anche se lei gli aveva detto che si trovava bene con lui, anche se lui se l’era scopata prima di Draco. Al massimo poteva essere amici, forse nemmeno quello. L’amicizia, a Blaise, sarebbe bastata? No, ma avrebbe dovuta farsela bastare.

In quel momento sollevò lo sguardo su Jennifer che improvvisamente aveva assunto un espressione preoccupata. -Si è saputo?-. Domandò lei. Blaise alzò un sopracciglio come a dire che non capiva. -Che quella notte mi hai salvata?-.

-Non ti ho salvata-.

-Si è saputo?-. Insistette Jennifer.

-La notizia non è arrivata a tutti i Mangiamorte-.

-A casa tua lo sanno?-. Cazzo. Domanda diretta. Jennifer lo sapeva che nella sua famiglia erano tutti Mangiamorte.

-Si. Ma non ti preoccupare-.

-Non hai passato guai per colpa mia?-. Ormai si sentiva gli occhi pungere dalle lacrime che non si stava nemmeno sforzando di ricacciare indietro

-Non ti preoccupare-. Ribadì lui.

-Mi dispiace-. Due piccole lacrime sgorgarono dagli occhi della ragazza rigandole le guance. Era stupenda, pensò Blaise, ma non avrebbe mai potuto averla. Era perfetta, bella, ma non appariscente, dolce, sotto quella maschera di apparente freddezza degna di una Serpeverde. Bella anche così, pallida, sbattuta ancora provata da quello che era successo a dicembre, nonostante le vacanze di Natale. Lo sguardo di Blaise si soffermò per un istante sulle occhiaie marcate sotto gli occhioni color miele della ragazza.

-Da quanto tempo non dormi, Dirie?-. Di nuovo la guancia della Grifondoro fu rigata da una lacrima. Zabini capì al volo, ma non disse niente.

-Ho paura, Blaise-. Jennifer singhiozzando si prese la testa in una mano. -Paura che se mi addormento non mi risveglierò più-.

-Draco non vuole metterti in pericolo, lo sai?-.

-Si, e per favore, non dirgli niente di quello che ti ho detto-. Disse la ragazza scoprendo gli occhi lucidi. -Penserebbe che è colpa sua. Non è colpa sua se è stato costretto a diventare un Mangiamorte, e comunque io sono figlia di membri dell’Ordine, sarei comunque in pericolo-.

Blaise annuì. Dannazione, quanto avrebbe voluto che fosse per lui che Jennifer si preoccupasse così. -Cerca di dormire tranquilla-. Le disse, con un tono di voce più freddo di prima per mantenere il distacco. -Non credo che torneranno-.

-Ehy, Jennifeeeer!-. Si sentì una vocina squillante provenire dall’ingresso della Biblioteca, e i successivi sbuffi della Bibliotecaria.

-Oddio-. Fece Zabini alzando un sopracciglio e ghignando lievemente. -E ‘arrivato il clown del circo!-.

-Ma poverina!-. Fece piano Jennifer, salutando con la mano la ragazza che si avvicinava. -Luna non è affatto un clown, non capisco perché dici così!-.

-Oh, sicuramente non per quei due orecchini a forma di lecca-lecca gigante multicolore!-. Ghignò il Serpeverde. Jennifer soffocò un risolino e all’arrivo di Luna le fece spazio sulla panca per sedersi accanto a lei.

-Oh ciao!-. Fece la Lovegood a Blase notandolo con uno sguardo stranito e occhi spalancati. -I Nargilli ti hanno condotto fin qui?-.

-Oh certo!-. Fece lui ghignando verso Jennifer come cenno d’intesa. -Mi spiace, ma ora mi chiamano per condurmi nella mia Sala Comune!-. Continuò con un sarcasmo che sfuggì completamente a Luna, la quale si limitò ad annuire come fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Dirie, Lovegood-. Fece con voce calma il ragazzo mentre si allontanava, ma quando Luna stava fissando interessata le insenature del legno del tavolo, guardò Jennifer picchiettandosi l’indice sulla tempi e dicendo col labiale: “E’ pazza”. Jennifer si sforzò di ridere in silenzio. Luna aveva attaccato a parlare di animali inesistenti, ma mancava solo una mezz’ora alla cena, e avrebbe anche potuto sopportarla. Anche perché l’animava il pensiero che, dopo cena, l’aspettava la Stanza delle Necessità.

 

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CIAO, Eccomi con un altro capitolo!

Lo so, non è molto incentrato sul resto della storia e non vede loro due insieme, ma ho pensato che dovessero comunque avere una vita e fare qualcosa al di fuori di loro due e che ci fossero anche altre persone, quindi ho scritto anche questo capitolo extra (è uno in piu che all’inizio non avevo previsto). Riguardo al capitolo precedente volevo sottolineare che non tiene molto conto del fatto che Bellatrix sia la zia di Draco, qunto del fatto che sia una Mangiamorte.

Ringraziamenti:

x SeryChan x: a chi lo dici, praticamente non ce la faccio quasi più a scrivere! Non ti preoccupare, spero solo che riuscirai e leggere a commentare questo capitolo e i successivi.

Ringrazio anche chi ha aggiunto la storia alle preferite/ seguite, che non sto a elencare.

Premetto che ci saranno altri 2 capitoli + un epilogo finale e poi ho finito di farvi soffrire!xD volevo anche dire per i prossimi capitoli che per ciò che non nomino e che ometto si deve tener conto dei fatti come li ha raccontati la Rowling.

Commentatemi, spero di aggiornare presto!

Beso,

Milla

 

   
 
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