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Autore: _ s a m    05/02/2010    1 recensioni
FLASH!
- Ora. Basta! - una voce profonda si annunciò dal corridoio.
Poi un impermeabile e due magnifici occhi azzurri comparvero
sotto l’arcata di quella che una volta era una porta. Veloce
come il vento Castiel si morse la punta del pollice e disegnò
sul muro un simbolo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Un carillon suonava. Alle sue orecchie arrivava una melodia smorzata e antica, gli ricordava vagamente qualcosa...
Di sottofondo un neonato piangeva, o forse rideva?
Un battito d'ali nere, e lo scenario cambiò.

Dove sono?
Sangue, sangue a non finire scendeva dai polsi, ma Sam non sentiva dolore. Non sentiva nulla. Solo la sua testa sentiva. Era pesante. Pulsava.
Dove sono? - si domandò ancora cercando di non badare al sangue che scendeva copiosamente. Avanzò qualche passo incerto, in sottofondo, un insistente goccia d'acqua continuava a cadere in una pozzanghera. Poi un urlo straziato, intriso di un forte dolore.
- Lascialo stare maledetto! - quella voce l'avrebbe riconosciuta ovunque.

- DEAN! - scattò di corsa lasciandosi guidare dalle urla, ma più correva più non sembrava mai arrivare, più aggirava un muro, più un altro si parava di fronte. Sam pregava, pregava che Dean stesse bene, che quell'urlo non fosse uscito veramente da suo fratello.  Il carillon riprese a suonare, più veloce, quasi frenetico, certamente inquietante, scandiva ogni passo in quel sotterraneo, mischiandosi al ritmo irregolare del cuore di Sam.
- DEAN?! - urlò ancora, il panico nella voce.

- Manca poco - un eco dolce ma allo stesso tempo autorevole riecheggiò in lontananza.

Luce bianca, purissima prima di un susseguirsi di ali nere. Centinaia di ali nere che sbattevano davanti al suo viso, per poi aprirsi in un cielo bianco sotto la volta di una cripta.
- Perchè mi costringi a questo... fa male... a te... dimmi dov'è? - tratti di quella voce che poco prima aveva sentito riecheggiare. Ancora un urlò, quell'urlo pieno di dolore, il suo dolore.

- DEAN?! - urlò ancora, con quanto fiato aveva in gola. Pechè non riusciva ad arrivare? Perchè non riusciva trovarlo? Era vicino, lo sentiva.
- Dimmi dov'è Sam... farò altro male - altre ali sbattevano nel suo campo visivo.
- MAI! - gli disse deciso Dean, il rumore delle catene rompeva il silenzio, poi un colpo, un tonfo, ora le catene stridevano sul pavimento di pietra. Il respiro di Sam si avvicinò all'iperventilazione, il panico stava prendendo il sopravvento, facendolo correre giù per le scale della cripta. Un altro corridoio tetro, illuminato soltanto da rare fiaccole semi spente. Un'intensa luce bianca, talmente forte che Sam dovette coprirsi il volto con le braccia.
- Sam... my - Dean giaceva a terra, incatenato ad una colonna dalla sommità spezzata, davanti a lui c'era.. sè stesso.


Sam si svegliò battendo la testa al muro, pochi istanti dopo realizzò che era stato lui ad urlare in quel modo. Si guardò attorno, ancora impaurito, il petto si sollevava al ritmo dell'aria che attraversava i polmoni, ossigenandoli. Boccheggiava senza fiato, come se avesse davvero corso fino allo svenimento.
- Ben svegliato Samuel - il volto di Sam scattò verso l'origine di quella voce. La prima cosa che focalizzò fu un sorriso, non mostrava la perfetta dentatura, quella rimaneva celata dietro due labbra stirate in un leggero sorriso, gli angoli rivolti verso l'alto.  Sollevò lo sguardo, incatenandolo agli occhi dell'Arcangelo Caduto. Per qualche istante si perse in quel ghiaccio desolato, in quegli occhi, Sam, vi leggeva una forte tristezza, una tristezza profonda e arcana, radicata ormai nel profondo di Lucifero.
- Spero che i miei figli ti abbiano trattato come meriti - lo sguardo di Sam s'indurì e quell'attimo di pietà che aveva provato somparve. Lui voleva il suo corpo. Lui voleva distruggere la Terra. Lui era il male. Lui avrebbe ucciso suo fratello. Si eresse sulla schiena, per quanto le catene che lo tenevano legato gli consentirono. Dean stava bene, non era mai stato toccato: Ma lui come si trovava lì?
Scavò nella sua memoria, ricordava di Bobby, ricordava di aver avuto una discussione con lui e ricordava di essere uscito di casa oltre... il nulla.
Perchè non ricordava?
Guardò Lucifero cercando di nascondere dietro la facciata tutta la sua confusione, e la paura. Si, Sam era terrorizzato, non tanto per chi aveva davanti ma per gli scopi che aveva l'Arcangelo. Certamente non si sarebbe fermato di fronte ad un secco "No", Lucifero era il male e per quanto umano e misericordioso si ostinasse ad apparire non avrebbe sorvolato al suo rifiuto. Abbassò lo sguardo, finendo casualmente a studiare i suoi polsi ammanettati. Sotto il pesante anello di ferro battuto, vi era una crosta di sangue rappreso, in alcune parti ancora fresco. Le sue mani erano sporche e piene di piccoli graffi ormai cicatrizzati, posate sul jeans ormai logoro e strappato sul ginocchio. Cosa gli era successo? Perchè non ricordava?
- Cosa mi è successo? - domandò con voce flebile.
Lucifero inclinò la testa di lato, sorridendo lievemente, questa volta mostrando i denti.
- Come? Non ricordi? Hai opposto resitenza ai miei figli - rispose con lo stesso tono gentile e inquietante.
Altra luce bianca.
Cosa sarebbe successo adesso?

Eco, l'eco di Lucefero martellava nella sua mente.
- Dovrai dirmi si, sai che lo farai... - sussurrava - Non sei abbastanza forte... piccolo Sammy. Non puoi salvarli, non puoi sfuggire al tuo destino... - in cuor suo Sam sapeva di non essere così forte. Era crollato una volta, due volte, deludendo suo fratello, sarebbe stato abbastanza forte per evitare la terza?
- Un "Si" Sam e i tuoi problemi svaniranno - continuava Lucifero, suadente, tentatore.
- Poi sarai libero Sam... non puoi fuggire... - e tutto divenne buio.

 
 
  
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