I. Partenze
Yvonne si sdraiò sulla
calda
sabbia dorata. Ascoltò il rumore della risacca del mare e
chiuse gli occhi. Le
poche nuvole, bianche e soffici, si scostarono e gli ultimi raggi di
sole le
illuminarono la pelle color cioccolato, producendo sfumature nocciola.
Essa era
liscia e morbida, senza alcuna imperfezione. Sciolse i capelli color
ebano,
liberandoli nella calda sabbia africana.
Rimase in quella posizione
per alcuni minuti. Adorava Moonlight Beach, vi andava ogni volta che
voleva
stare sola. Lì rifletteva, in compagnia del mare. La
spiaggia era una piccola
baia sabbiosa sulla costa della Guinea-Bissau, affacciata
sull’Oceano
Atlantico. Era a cinquecento metri dal villaggio; situato a pochi
chilometri da
Bolama, città principale della regione omonima. Una
minuscola mezzaluna, lunga
circa venti metri. Il mare era limpido, azzurro tendente al blu sempre
più
scuro, mano a mano che ci si allontanava dalla terra ferma. La sabbia
era
tiepida e dorata, scottava solo nelle ore più calde del
giorno. Era formata da
minuscoli granelli e da piccoli frammenti di conchiglie, che la marea
portava a
riva. Un piccolo gruppo di rocce formava un modesto promontorio, di
circa
cinque metri. Un leggero muschio era cresciuto sulle pareti rocciose
bagnate
dal mare e non illuminate dalla luce solare. Verde e viscido. Era
l’unica cosa
che non le andava a genio, in quell’incredibile spiaggetta.
Negli scogli si
erano formate delle pozze d’acqua stagna. Yvonne le adorava.
Ad ogni marea
andava lì e vi trovava sempre qualcosa di nuovo ed
interessante. Una stella
marina, un piccolo pesce, un mollusco, una conchiglia mai vista. Quando
poi
l’acqua delle pozze evaporava, lasciava sempre un residuo di
sale attorno alle
pareti rocciose. Molte persone del suo villaggio andavano lì
per raccoglierlo
ed usarlo per cucinare pietanze squisite. Una delle sue preferite era
lo Zighinì;
spezzatino di carne piccante cotta con cipolla e pomodoro.
Le piaceva molto anche
quando, con i suoi amici, si radunavano in spiaggia. Cantavano,
ballavano e
mangiavano pesce appena pescato, cotto alla trappeur. La legna di
quella
spiaggia prendeva fuoco in fretta. Era totalmente sbiancata e levigata
dall’acqua del mare, cosicché, quando ardeva,
produceva fiamme dal colore
bluastro. Le sfumature variavano spesso, molto più di un
fuoco normale;
andavano dal verde chiaro per poi sfumare: verde, verde bottiglia,
verde scuro,
blu scuro, blu, blu chiaro, indaco, azzurro cielo, azzurro chiaro. Il
fuoco. Si
ricordò di quando era piccola. Aveva circa otto anni ed
insieme agli altri
bambini raggiungeva il Saggio sotto il grande baobab. Lì,
l’anziano signore
raccontava storie ogni sera. Erano moltissime, andavano dalla creazione
del
villaggio alle fiabe per bambini. La preferita di Yvy era la leggenda
delle
Creazione della Luce. Uthomep, il grande Dio Supremo, aveva creato il
mondo. Ma
il pianeta era circondato dalle tenebre più assolute,
così un giorno,
maneggiando il fuoco, una scintilla schizzò sul polpastrello
di Uthomep
producendo una luce forte e allo stesso tempo fievole. Il Dio Supremo
allora,
moltiplicò quella scintilla magica, e fuse quelle minuscole
lucine insieme,
formando una grande stella, il Sole. Il sole portò la luce
sul pianeta Terra e
tutti gli uomini ne furono felici. Uthomep affidò dunque la
luce al figlio
Masak e le tenebre al figlio Demek. Da allora, sono loro che regolano
l’equilibrio tra Luce e Buio. Yvy aveva sempre avuto una
passione per
Si mise a sedere, agitando i
folti capelli mossi per liberarli dalla sabbia. Gli ultimi secondi di luce
stavano svanendo. Il cielo era color ocra e le nuvole sfumavano dal
rosa
pallido al violetto. Sorrise amaramente. Era difficile separarsi
dall’Africa. Avrebbe
voluto rimanere lì, nella sua terra natale, ma come le aveva
già spiegato sua
madre, c’era in ballo il suo futuro. Era sempre stata la
miglior studentessa di
tutta la Guinea-Bissau. Sua madre e lei avevano lavorato duramente per
mettere
da parte qualche soldo per l’università. Poi Yvy
aveva ricevuto la borsa di
studio e si era iscritta ad Oxford. In Inghilterra! Le sembrava un
sogno. Lei
voleva diventare veterinaria. Aveva sempre amato gli animali e poi al
suo
villaggio avevano bisogno d’un veterinario. Yvonne Kanay
sarebbe stata una
delle poche ragazze africane ad andare alla Oxford University! Le
sembrava
impossibile, ma era la pura realtà. Eppure era
così difficile separarsi
dall’Africa. Dalla Guinea-Bissau, dal suo villaggio, da sua
madre, dai suoi
amici, dal vecchio Saggio ed il suo baobab e anche da Moonlight Beach.
Si sentì in
lontananza un
lontano rullo di tamburi. Poi il rumore lento e regolare della musica
di inizio
cerimonia. La festa d’addio del suo villaggio stava per
cominciare. Si sistemò
la camicia a rete di lino grezzo. Il costume marrone era a posto. Si
rassettò i
capelli e sistemò i suoi pantaloni color mogano a sbuffo.
Poi corse via, al
villaggio.