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Autore: Aurora Barone    07/02/2010    3 recensioni
Ripropongo una storia che avevo scritto all' età di 14 anni, si può dire che è stata la mia prima storia, anche se prima ne esisteva un'altra versione, comunque questa è la versione che sto revisionando. Un crimanale e una ragazzina che subisce molestie dal padre adottivo si incontrano per caso in sgradevoli circostanze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Kyo:

Dopo aver letto il fogliettino insieme al padre, mi sentii morire, Yoko era scappata via, senza dire dove fosse diretta ed era tutta colpa mia, l' avevo ferita e adesso chissà dove era e in quali mani avrebbe potuto finire.

Non mi lavai neppure scesi di corsa insieme al padre per cercarla ovunque, con quella macchina che andava lentissima, rischiai persino di fare un incidente, perché osservavo soltanto i marciapiedi e l'andirivieni della gente, ma non le macchine e i motori che frenavano per non venirmi addosso, mentre il padre di Yoko mi avvertiva del pericolo, riportando la mia attenzione verso la strada, dopo un po' la macchina si fermò del tutto, era finita la benzina, così proseguimmo la nostra disperata ricerca a piedi, poi mi rammentai una cosa, non avevo più il mio telefonino forse se l' era portato lei,così dissi al padre di Yoko di prendere il suo telefonino, glie lo tolsi dalle mani senza dargli alcuna spiegazione e composi il numero del mio cellulare, ma non rispondeva nessuno, poi però sentii la chiamata venir interrotta, l' aveva rifiutata, dopo richiamai con insistenza supplicandola di rispondere, ma Yoko la rifiutò per una seconda volta, riprovai la terza volta, ma il telefonino era stato spento.

“Merda!” urlai infuriato lanciando il telefonino per strada,mentre il padre di Yoko rimaneva in silenzio, forse stava riflettendo su dove la figlia potesse essersene andata.

Il telefonino si aprì in due parti, si era tolta la batteria, Nageshi neppure lo raccolse dall' asfalto, lo lasciò lì, poi disse “Calmati, adesso riflettiamo su dove possa essere andata!”

“Non conosce neppure le strade di Okinawa e si azzarda ad andarsene a zonzo per la città, che incosciente!”

“Ha detto di volersene andare lontano da noi due, quindi suppongo che se ne voglia andare da Okinawa di conseguenza o vuole andare alla stazione di Okinawa oppure all' aeroporto...” affermò Nageshi.

“Allora ci converrà separarci lei vada all' aeroporto ed io alla stazione... d'accordo?” proposi tentando di mantenermi calmo, nonostante fossi nervosissimo.

Non avevamo neppure i soldi per un taxi, Yoko ci aveva sotratto tutti i soldi che avessimo nel portafogli, quindi ci ritrovammo a fare l' autostop, Nageshi riuscii a far fermare qualcuno, utilizzando la sua carica politica per convincere qualcuno a fermarsi urlando per strada la sua identità e dicendo che se gli avessero dato quel passaggio dopo li avrebbe ricompensati di sicuro, mentre io mi parai contro le macchine rischiando di farmi investire per richiedere quel passaggio, alcuni mi bestemmiarono contro non essendo affatto disposti ad accogliere uno come me nella loro macchina, così feci quello in cui ero bravo, rubare.

Menomale che avevo portato la pistola pensai, poi puntai la pistola contro una macchina urlando di fermarsi, il conducente si fermò di botto, poi non appena si fermò aprì la portiera intimandolo di scendere puntandogli contro la pistola, lui scese spaventato,così finalmente avevo una macchina per poter raggiungere la stazione di Okinawa sfrecciai come un pazzo, ma poi fui costretto a dovermi fermare a causa del traffico, così scesi dalla macchina correndo come un disperato, ma a piedi non ce l' avrei mai fatta ad arrivare in tempo.

Sperai che Yoko si trovasse all' aeroporto e non alla stazione, perché di sicuro il padre sarebbe arrivato in tempo, ero io quello che non ce l' avrebbe fatta.


Yoko:

Kio aveva detto di non amarmi che il suo solo interesse era stato quello di scoparmi, dopo quella frase non ebbi più la forza di dir nulla, piansi disperatamente, trattenendo a stento le lacrime.

Lo odiavo, mi aveva mentito e aveva mentito persino a mio padre, la sua sola preoccupazione era quella di finir in galera per aver messo la mani su una minorenne.

Odiavo lui, mio padre e sopratutto me stessa, perché mi ero lasciata ingannare e odiavo mio padre perché mi aveva affidato a lui, se solo non mi avesse lasciato nelle sue mani a quest'ora tutto questo non sarebbe successo, non avrei sofferto così tanto.

Così decisi di scappare da tutti e due, non appena mi risvegliai con le lacrime agli occhi, corsi via portando via i loro soldi e il cellulare di Kyo, volevo scappare, ancora non sapevo dove l' importante era andare lontano da loro.

Presi il primo autobus che vidi passare, non lessi neppure quale fosse la direzione non mi importava, poi scesi in una fermata a caso, poi pensai che continuando a camminare senza una vera metà sarei comunque rimasta ad Okinawa e che primo o poi avrebbero potuto rintracciarmi, così decisi di dirigermi verso la stazione di Okinawa per prendere un treno che mi conducesse via da quella città, ma non avevo idea di quale fosse la strada per arrivare alla stazione di Okinawa, mi maledii per non essermi portata la cartina di Kyo.

Chiesi indicazione a dei signori, loro mi indicarono la strada che avrei dovuto fare, così incominciai a camminare, prendendo anche la metropolitana, giunta a destinazione, ormai stremata, osservai i treni passare non avevo idea di che treno prendere,uno valeva l'altro, però avrei dovuto decidere una destinazione, così lessi e rilessi i treni in partenza.

Uno conduceva a Tokyo, un altro ad Osaka, un altro ancora ad Hokkaido e poi uno diretto a Kyushu, quello di Tokyo era da escludere, poi alla fine mi decisi a prendere quello di Osaka.

Comprai il biglietto alla macchinetta elettronica e poi aspettai il treno in arrivo, ma era in ritardo, poi ripensai a Reika, adesso la invidiavo, il professore di matematica non l' aveva presa in giro, non aveva usato il suo amore per soddisfare i suoi desideri sessuali, come aveva fatto Kyo ingannandomi con i suoi sorrisi e le sue gentilezze.

Mi dispiaceva non averla salutata, anche se ci conoscevamo da poco tempo, lei forse era stata la sola persona che non mi aveva tradito, aveva mantenuto il mio segreto e non mi aveva ingannato, si era anche confidata con me parlandomi dell' amore che nutrisse per il professore di matematica.

Ripensai alle parole di Kyo e alla sua risata cattiva che riecheggiava nelle mie orecchie provocandomi una stretta al cuore, poi mi sentii vuota, non avevo neppure più la forza di piangere, le aveva consumate tutte e poi non volevo più soffrire per una persona meschina come lui, non meritava neppure una goccia delle mie lacrime.

Ripensai anch a mio padre, odiavo anche lui, perché mi aveva lasciato nelle mani di Kyo, aveva lasciato che quell'uomo mi ingannasse e poi se solo le cose fossero andate diversamente adesso io, lui e mia madre avremmo vissuto felici e invece mia madre morì, io finì nelle mani di Keitawa e poi tra le sudicie braccia di Kyo.

Ormai nulla avrebbe potuto essere come prima, lui non poteva tornare ad essere mio padre, avevo ormai perso fiducia verso tutti gli uomini, persino quando vidi un uomo chiedermi che ore fossero gli risposi malamente, poi udii la suoneria del telefonino di Kyo.

Presi il cellulare, con il cuore palpitante e con agitazione, era il numero di mio padre, rifiutai la chiamata, poi squillò per una seconda volta e la rifiutai ancora, poi lo spensi temendo che potessse scoprire il posto in cui fossi, attraverso il cellulare.

Poi vidi due uomini, osservarmi, erano gli uomini di Keitawa, spaventata mi allontanai dalla stazione facendo finta di nulla, ma i due uomini mi seguirono, così accelerai il passo correndo a perdi fiato, ma dopo un po' arrivai ormai al limite, così mi fermai rassegnata. Loro mi afferrarono per i polsi e mi trascinarono via.


Kyo:

Corsi velocemente, con le gambe a pezzi e i polmoni che mi esplodevano in corpo, con la consapevolezza che se fossi arrivato troppo tardi Yoko sarebbe già salita sopra il treno e sarebbe stato troppo tardi. Per giunta non sapevo che treno avesse intenzione di prendere, oppure avrebbe preso l' aereo, ma era più probabile che si trattasse di un treno, perché per l' aereo ci voleva il permesso di un genitore per farla partire, mentre con il treno sarebbe facilmente passata inosservata.

Arrivata alla stazione, mi fermai osservandomi intorno, mi girai e rigirai ovunque, ma non la vidi, forse era troppo tardi, era già partita, così chiesi a tutte le persone che erano lì se avessero visto una ragazzina, ma nessuno fu in grado di darmi una risposta esaustiva.

Esausto e disperato, mi fermai sperando che fosse in aeroporto, ma ero più che certo che avesse preso il treno, così incominciai a pensare a quale treno potesse aver preso, ma era impossibile indovinare così a buffo quale fosse la sua destinazione.

Rimasi lì diverse ore, si fece persino sera, poi mi arresi e percorsi esausto la strada di casa, rimanendo in attesa del ritorno di Nageshi, speravo che fosse tornato con Yoko, ma quando tornò, lo vidi da solo che nutriva la mia stessa speranza, che fossi stato io a trovare la figlia.

Toshio quando capì la situazione non disse nulla, ma non mi sembrava un granchè preoccupato e dispiaciuto per Yoko, ma ne rimase in un certo senso turbato, forse perché mi vedeva del tutto fuori di me: mi rifiutavo di mangiare e di parlare, mi rintanai nella mia stanza bevendo una bottiglia di vino.

Da quando avevo incontrato Yoko, avevo smesso di bere, perché non ne avevo più avvertito il bisogno, ma adesso che lei non era più con me, mi sentivo solo, perso e disperato, inoltre mi sentivo colpevole della sua scomparsa.

Pensavo a lei tutta sola e disperata con questo buio, in un 'altra città che non conosceva e a tutto ciò che poteva succederle, mi lasciai prendere dal panico e piansi più volte, ricordando la prima volta che l' avevo incontrata:

Si stava buttando giù da quel terrazzo, le avevo salvato la vita, ma nonostante ciò, inizialmente non l'avevo sopportata, avevo persino pensato di ucciderla spinto da Toshio, poi però i sentimenti per lei erano cambiati, me ne ero innamorato senza una vera ragione, mi piaceva tutto di lei, anche quando si arrabbiava e si intestardiva agendo di testa sua, come aveva fatto scappandosene via.

Perché se ne era scappata? Stupida ragazzina, pensai furibondo nell' ubriachezza, aveva davvero creduto alle mie parole pensai ferito, come aveva potuto credere che non l' amassi e come aveva potuto pensare di andarsene via, così senza dire dove fosse diretta.

Gettai la bottiglia di vino per terra frantumandola, poi mi scagliai contro ogni oggetto della stanza gettandolo per terra, poi osservai il letto a baldacchino a forma di cuore dove avevamo fatto l' amore.

Mi sdraiai nel letto sentendo ancora il profumo di Yoko, sparso nel letto, era quell' odore particolare e indefinito che possedeva soltanto lei, avrei voluto sniffare quell' odore mantenendolo nelle mie narici, ma ormai si era perso e confuso con il mio fetore, puzzavo di alcool e di sudore.

Dopo un po' il padre di Yoko, mi chiamò dicendo che gli era arrivata una chiamata al telefonino da Keitawa che gli aveva detto di aver rapito Yoko.

Io ero ancora mezzo ubriaco per capire cosa stesse dicendo, mi ripresi dalla sbornia non appena Toshio mi preparò del caffè, poi compresi chiaramente le parole di Nageshi che mi spiegò meglio la situazione.

In pratica Keitawa aveva rapito Yoko, perché voleva che Nageshi abbandonasse le elezioni, ma da quel che sapevo non c'era alcun pericolo che Nageshi venisse eletto primo ministro e allora perché Keitawa lo temeva così tanto da rapire la figlia per convincerlo a rinunciare?

Arrivammo nel luogo d'incontro dove aveva detto Keitawa. Era una vecchia casa abbondata che stava cadendo letteralmente a pezzi, li vidi una Yoko legata ad una sedia, braccata da Keitawa e da altri uomini, con una benda alla bocca che le impediva di parlare.

“Adesso piantala, abbandonerò le elezioni, ma lasciala stare!” affermò il padre di Yoko.

Keitawa non gli diede affatto ascolto e poi disse “ Non hai pagato abbastanza per i tuoi errori, Ikuto!”

“Se hai dei conti in sospeso con me, pigliatela con me e non con mia figlia!” affermò alterato.

“No, è più divertente così...” affermò osservando sadicamente Nageshi, poi il suo sguardo si soffermò confuso verso di me chiedendomi “ E tu figliolo, cosa ci fai qui?”

“Lasciala andare!” affermai furioso e agitato.

“No, spiacente figliolo ma non posso farlo, ci sono troppi conti in sospeso con quest'uomo!” affermò indicando Nageshi.

Poi tirai fuori la mia pistola dandola al padre di Yoko, lui non capì quali fossero le mie intenzioni e prese con incertezza la pistola, mentre gli uomini di Keitawa e lui stesso ci osservava allarmato.

Keitawa posò le sue sudicie mani sul seno di Yoko con un espressione malvagia sul volto, mentre lei cercava inutilmente di liberarsi dalle corde che le stringevano i polsi, io la osservai angosciato, lei mi guardò a a malapena il suo sguardo era spento.

Osservai il padre di Yoko mormorandogli di fare come dicevo io, gli dissi di dire a Keitawa che se non avesse lasciato andare Yoko mi avrebbe sparato e che se non si decideva a lasciarla andare mi avrebbe dovuto sparare per davvero, lui mi osservò incredulo e confuso, poi però infine fece come gli avessi detto.

Keitawa disse “Come se tu fossi capace a sparare a qualcuno. No, tu non sei così, non ti insudici le mani, sei un verme, ma non fino a questo punto!”

Nageshi disse “Tra di noi ci sono soltanto state delle incomprensioni, io ti volevo veramente bene, ti consideravo un fratello e ti avrei anche prestato quei soldi se non fosse stato per i miei genitori che me lo impedirono!”

“Sei un bugiardo, io ero nella merda fino al collo e lo sapevi bene, avevo due bambini da crescere e una moglie... tu invece avevi una famiglia piena di soldi pronta a sostenerti sempre, hai sempre avuto la vita facile tu, sin da quando eravamo piccoli, ti ho sempre considerato mio nemico!” affermò con disprezzo Keitawa.

“Hai ragione sono colpevole di essermi lasciato comandare dai miei genitori, ma non potevo far nulla, mi bloccarono persino la carta di credito, ero ancora giovane per potermi opporre a loro...”

“E stato per questo che ho deciso di candidarmi, per dimostrare a tutti chi è il migliore, quello che merita veramente questa candidatura sono io, perché ho faticato davvero, ho lottato contro tutto e tutti, ho fatto le cose più meschine, per poter arrivare fino in fondo...ho sacrificato i miei figli e tutta la mia intera esistenza per questo, per potermi vendicare di te!” affermò ringhiando.

“Tu sei pazzo!” urlò infuriato Nageshi.

“No, ti sbagli, non sono pazzo sono soltanto incazzato perché in questo schifoso mondo, soltanto quelli come te sono degni di venir considerati dalla società e adesso che sono anch'io come te, ho i tuoi soldi e la vita facile, chi pensi che avrà la meglio io o tu?”

“Non mi importa più nulla di queste elezioni, vuoi diventare primo ministro, bene, diventalo! Abbandonerò la candidatura, non mi importa! Ma lascia in pace mia figlia!Soltanto questo ti chiedo, se hai un briciolo di cuore!” affermò Nageshi.

“Quindi non ti importa nulla delle elezioni, però ti importa di questa puttanella” affermò furioso, puntando un coltello contro il collo di Yoko.

“Sparami!” urlai al padre di Yoko, non appena vidi il coltello puntato verso il suo collo, lui mi guardò incerto, non aveva alcuna intenzione di sparare, ma io uurlai ancora una volta di farlo se voleva che Yoko si salvasse, così mi sparò alla gamba.

Sentii il proiettile penetrarmi nelle ossa del ginocchio, ebbi come l'impressione che un pezzo di osso si fosse spezzato e persi l' equilibrio provando un dolore lacerante.

Keitawa osservò sconvolto verso la mia direzione, io lo osservai sperando che avrebbe liberato Yoko preoccupato della mia salute, dato che ero sempre stato il suo figlio preferito.Speravo che se nutrisse ancora un po' di affetto per me, avrebbe lasciato andare Yoko per salvarmi la vita, ma lui non lo fece anzi mi diede dello stupido, così continuai ad urlare al padre di Yoko di spararmi, tanto valeva che se moriva Yoko morissi pure io nel tentativo di salvarla.

Suo padre mi sparò all' altra gamba, ricaddi per terra ormai non riuscendo più a sollevarmi, aveva tutte e due le ossa delle ginocchia fratturate dai proiettili. Poi vidi Keitawa gettare il coltello sul pavimento, mentre Nageshi continuava a tenere la pistola puntata verso di me, ma non appena si accorse che aveva liberato la figlia, smise di puntare la pistola contro di me per slegare la figlia, ma gli uomini di Keitawa lo fermarono.

“D'accordo non mettiamo in mezzo i nostri figli, risolviamola fra di noi...” disse impugnando una pistola.

“ Facciamo così Yoko canterà una canzone, non appena la canzone termina, chi spara per prima sopravvive, mentre chi spara nell'ultimo istante muore, d'accordo?” propose Keitawa

Nageshi disse “Non potresti semplicemente dimenticare il passato? Io non ho alcuna intenzione di ammazzarti!”

Liberò la bocca di Yoko dalla benda, dicendogli di cantare una canzone enka che cantava sempre sua madre, quando Nageshi gli chiese come faceva a sapere che la madre di Yoko cantasse spesso quella canzone, lui disse divertito, che c'era andato a letto, ma che quella puttanella come la sua ex moglie ovvero mia madre non amava gli uomini come lui, ma sapeva amare solo e soltanto gli uomini ricchi come lui.

“Eri innamorato di Kyoko?” chiese il padre scioccato.

“Ma figuriamoci se ero innamorato di quella puttanella...” affermò con cattiveria.

“ Invece si altrimenti non mi spiego perché tu ce l' abbia così tanto con me...” esclamò Nageshi.

“Si, e magari sono pure innamorato di tua figlia, ma non dire stronzate altrimenti giuro che l' ammazzo!”affermò incollerito.

“Ok , non ti agitare...” rispose Nageshi preoccupato per Yoko, mentre io non riuscivo ancora ad alzarmi da terra.

Yoko con la bocca ormai libera chiese con le lacrime agli occhi “ perché ci stai facendo tutto questo?”

Keitawa gli rispose urlando “Perchè siete tutti degli ingrati, anche tu, ti ho cresciuta in casa mia come se fossi mia figlia e tu invece di amarmi te ne sei andata e hai persino tentato di avvelenarmi, sei come tua madre e come tutte le altre donne che ho conosciuto, ma la cosa più brutta è che l'unica donna è che davvero mi ama non riesco ad amarla!”

Di fronte quella rivelazione restammo basiti e preoccupati, lui aveva amato la madre di Yoko e adesso era innamorato di Yoko, nonostante tutto il male che le avesse fatto, lui affermava di amarla, non capivo e anche Yoko sembrò non comprendere affatto.

“Tu mi hai sempre molestato, fatto del male e adesso dici di amarmi?” chiese scossa.

“La cosa che più detesto è sentirmi impotente davanti ad una donna, detesto, mostrare la mia fragilità e quindi tentavo chiaramente di celarla e poi ti volevo, ti desideravo più di ogni altra cosa e non mi importava se non mi volevi, io ti volevo e questa era la sola cosa che contava, poi facendoti del male in un certo era come far pagare tuo padre per il male che mi avesse fatto...”

“ Tu sei pazzo!” urlò il padre di Yoko, non volendo sentire oltre.

Keitawa avvicinò le sue labbra a quelle di Yoko, che era ancora legata, ma ricevette un chiaro rifiuto da quest'ultima che lo morse, Keitawa gli mollò uno schiaffo, poi esasperato lasciò cadere una lacrima dai suoi occhi neri come la pece.

“Bene allora mia amata, canta questa canzone...” affermò facendo una risata sadica.

Yoko cantò spaventata quella canzone costretta da Keitawa, con la sua vocina angelic e con le lacrime agli occhi temendo per l' incolumità del padre. Durante l' esecuzione della canzone Keitawa disse ai suoi uomini di andarsene e di non intromettersi, poi quando Yoko intonò l'ultima strofa, chiuse gli occhi e quando terminò la canzone si udii uno sparo.

Vidi Keitawa disteso per terra, si era puntato la pistola alla tempia, mentre il padre di Yoko si avvicinò a lui, si agitò per un istante sfiorò appena la mano di Nageshi, poi non si mosse più.

Io ero ancora disteso per terra, non ero in grado di muovermi le ossa delle gambe mi dolevano, poi persi i sensi, dovevo aver perso troppo sangue.

Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai su un letto di ospedale. Udii la voce di Yoko chiamarmi con insistenza, quando riaprii gli occhi mi diede con brutalità dello stupido, poiché mi ero fatto sparare per poterla proteggere.

Nageshi mi porse le sue scuse e mi ringraziò per quello che avessi fatto per salvare sua figlia, poi mi sorrise dicendo “Ami Yoko, molto più di quanto io amassi Kyoko e me ne vergogno... per lei non ho mai fatto nulla di simile anzi quando le cose si complicavano, io me la svignavo, non ho mai avuto neppure il coraggio di sposarla come avrei voluto a causa della contrarietà dei miei genitori...”

I dottori dissero riguardo le mie condizioni che per molto tempo avrei dovuto camminare con la sedia a rotelle, ma che c'erano molte probabilità che avrei ripreso l'uso delle gambe. Yoko si sentii in colpa a causa di ciò, ma io finsi più volte di non aver alcun problema e che l'idea di non poter camminare non mi preoccupasse affatto, ma che la sola cosa che mi preoccupasse davvero era la sua compassione, oppure il fatto che non sopportasse l'idea di stare con qualcuno che avesse perso l'uso delle gambe.

Inizialmente fu doloroso dover accettare il fatto che non potessi più camminare, tentai più volte di alzarmi da quella carrozzina cadendo ripetutamente, era difficile accettare il fatto che avessi perso il controllo dei miei arti, poi però mi abituai o comunque fini per accettare quella condizione con rassegnazione.Ma quando vedevo Yoko sempre con il sorriso stampato in faccia che trasportava la mia carrozzina, mi sentivo meglio e lei mi incoraggiava dicendo che sicuramente un giorno avrei potuto di nuovo correre e camminare, perché anche i medici dicevano che avevo delle buone probabilità e che dovevo ancora fare la riabilitazione.

Nonostante avessi perso l'uso delle gambe non mi pentii mai di quel che avessi fatto, perché io amavo Yoko e lei amava me, mi sosteneva sempre e mi incoraggiava anche in quei momenti difficili.



Yoko:

Soffrivo molto per Kio ridotto in quelle condizioni, ma io ne ero sicura primo o poi io e lui avremmo corso insieme e avremmo ancora una volta giocato insieme come due bambini, non sapevo il perché ma ne ero sicura, anche i medici lo dicevano che c'erano molte probabilità e anche mio padre adesso era dalla nostra parte.

Riguardo Toshio, alla fine sembrò cedere al fascino di Saito e non mi ebbe più di tanto in odio, nonostante per colpa mia suo fratello avesse perso l'uso delle gambe, molto probabilmente perché vedeva con quanto amore mi occupassi di lui, nonostante la situazione fosse difficile da gestire.

Riguardo le elezioni, venne eletto mio padre primo ministro, ma alla fine rifiutò la carica dicendo che lo avevano votato soltanto perché il suo acerrimo avversario fosse morto, poi Kyo visse in casa nostra.

Un giorno come tanti, mentre lo aiutavo a fare cose che da solo non potesse fare, nonostante lui non volesse e nonostante anche mio padre avesse assunto un ragazzo che lo aiutasse e seguisse in queste cose, io volevo essere la sola ad occuparmi di lui, anche se lui si arrabbiava dicendo che ferissi il suo orgoglio.

Infuriato e ostinato si alzò dalla sedia a rotelle, accorgendosi di non perdere più l' equilibrio, le sue gambe erano finalmente salde come un tempo e sorrise correndo verso di me, mentre io gli dicevo di stare comunque attento e di non sforzarsi troppo, poi contenta chiamai pure mio padre che portò persino lo champagne per festeggiare.


   
 
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