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Autore: theSwamp    07/02/2010    2 recensioni
Renesmee è cresciuta, e della bambina deliziosa che incantava chiunque è rimasto davvero poco, rimane solo una ragazza costretta a vivere una vita sul filo di due mondi totalmente diversi. E arriverà il momento in cui dovrà capire quale sia il vero significato dell'amore.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La sera era sempre stato il momento più dolce della giornata, per me

 

La sera era sempre stato il momento più dolce della giornata, per me. I momenti migliori della mia vita avevano sempre avuto un sottile legame con l’oscurità. Come se la luce delle stelle la vita si animasse.

E nemmeno quella notte era differente. Le nuvole si erano disperse, e larghe chiazze di cielo scuro lasciavano intravedere alcune piccole, o grandi, o assolutamente insignificanti, stelle bianche. Le guardavo incantata, mentre scompigliavo delicatamente i capelli sottili di Benjamin. Avevano un profumo. Aveva un profumo. Tornai ad osservarlo, distogliendo lo sguardo dal cielo. Tenevo la sua testa in grembo, teneva gli occhi chiusi,ed era talmente tranquillo e silenzioso da sembrare quasi addormentato. Ascoltavamo un cd, a volume basso. Non sapevo che ore erano, forse erano suppergiù le due. Non sapevo perché, ma non avevo per niente sonno.

-Sai che io c’ero andato a una sue esibizione?- Si riferiva a Billie Holiday. Non avevamo scoperto da molto che era una delle cantanti preferite di entrambi. Ci piaceva quella strana malinconia che faceva voglia di sorridere, ci piaceva davvero starcene in silenzio ad ascoltare un paio di vecchie canzoni ruvide e scure.

-Davvero?-, risposi io, stanca. Non aveva ancora aperto gli occhi, fino a quel momento. Mi guardò ancora con quella strana espressione incuriosita sul volto, come se ancora avesse dovuto capire bene chi fossi.

-New York, 1948. Era un genio. Era una delle prime volte che tornavo in America-

-Un gran bel modo per festeggiare il ritorno-

-Era dura stare con tutta quella gente attorno, era proprio dura-

-Non sarà dura per sempre-

-Migliora-, mi rassicurò, scrollando le spalle. Improvvisamente, però, qualcosa sembrò attirare la sua attenzione: indicò lo stereo, dalla parte opposta della camera. –Ascolta la canzone-. Obbedii.

Si chiamava You showed me the way. Anche a me piaceva molto. –Anche a me hai mostrato la strada-.

Doveva smetterla di essere così maledettamente lirico, o un giorno o l’altro mi si sarebbe strappata un arteria. Mi si accelerò il respiro: non era una cosa volontaria, se avessi potuto avrei preferito evitare tutta quella scena. Proprio il mio corpo non voleva saperne di non reagire, di abituarsi a lui. Gli presi il volto tra le mani e lo baciai. Sospirò.

-Sarebbe proprio una bella sera per fare l’amore-, si lamentò. Non ci feci troppo caso, sapevo che lo faceva tanto per fare.

-Potrebbe fare irruzione con un machete. Lasciagli il tempo di abituarsi alla situazione, e poi vedrai che anche lui capirà-. Anche a me la cosa non piaceva, perché in effetti era proprio una bella sera per fare l’amore. Avevo la strana, più che certa impressione che mio padre fosse appostato sulla soglia della porta della camera.

-Mmm. Cercherò di adattarmi-, sospirò, risistemando la testa sulla mia pancia. Sorrisi, avevo ripreso possesso di me. Forse avrei potuto divertirmi un po’, in qualche modo.

-Allora, anche tu eri un cuore in cerca di felicità e io ti ho mostrato la strada?-, gli chiesi, parafrasando la canzone che mi aveva fatto ascoltare. Decisamente mi divertiva, metterlo in imbarazzo, farlo stare zitto. Capì quale era il mio gioco, anche lui mi sorrise, furbo.

-Forse non proprio la felicità…m direi che mi hai comunque mostrato la strada. Adesso lo scopo della mia vita è evitare che tu ti lasci assoggettare da certe tue manie compulsive piuttosto idiote, o dalla tua inguaribile tendenza al dramma-

-Non tendo al dramma-, risposi seccata. Avrei voluto anche io essere fredda come lui.

-No Nessie, non tendi assolutamente al dramma. Hai solo cercato di suicidarti lentamente e scenograficamente sperando di lasciare la scena in una fiammata di gloria. No, non tendi assolutamente al dramma-. Scoppiò a ridere, incapace di trattenersi. Era parte di lui, rallegrarsi delle debolezze altrui. Ad alcuni avrebbe potuto sembrare semplice cattiveria, a me sembrava solo spassionata drammatizzazione di uno stato di cose. Era stupido prendersela tanto per i propri difetti, ci si poteva anche ridere un po’ su. Anche io risi.

-Ci devo un po’ lavorare, su questa cosa-, ammisi alla fine. Sciolsi i capelli che avevo raccolto in un alto chignon. Ma si era scomposto, e lasciai che i capelli mi coprissero le spalle. Le punte arrivavano a solleticare la punta del naso di Ben.

-Lascia perdere, è meglio così. Di chi riderò di qui alle prossime svariate centinaia di anni se tu diventi l’essere super perfetto che la tua testolina confusa immagina?-. Sembrava davvero dispiaciuto. Rimasi un po’ in silenzio, pensavo.

-Hai davvero intenzione di vivere così a lungo?-

-Gesù, Nessie. Spero che la pianterai un giorno o l’altro con questa ossessione del tempo-, esclamò, un po’ nervoso. Si agitava sempre quando andavo sull’argomento. Ovviamente perché anche lui se lo chiedeva, a cosa gli sarebbe servito tanto tempo, era questo che lo rendeva speciale. Non voleva ammetterlo davanti a me, credeva che avrei pensato che non mi amava abbastanza. Ma io lo amavo, sinceramente, oltre ogni ragionevole limite, anche se non sembrava. Eppure continuavo a domandarmelo, a cosa ci sarebbe servito tanto tempo.

-A me capita di pensarci, tutto qua-. Scrollai le spalle, cercando di sembrare indifferente. Aprì gli occhi: spostò i miei capelli dietro le spalle e allungò la mano verso il comodino, per prendere le sigarette. Gliele passai. Ne mise una tra le labbra, gliela accesi.

-Ci pensi ancora spesso, eh?-, chiese lui. Lasciva cadere la cenere nel posacenere che avevo messo sul letto, di fianco a lui.

-A che cosa?-

-Alla questione dell’essere umana-

-Non tanto, adesso. Ma ci ho pensato molto, lo sai-

-Sono contento che tu non ci pensi più tanto-

-Perché?-

-Perché non porta a niente. Credimi.-

-Purtroppo no-. Ritornai di nuovo a guardare il cielo. le nuvole si stavano muovendo: probabilmente non avremmo visto la luce del sole, il mattino dopo.

-Mi piace tua madre-, disse, fissandomi con quello sguardo stranamente ironico.

-Mi vuoi già piantare?-. Feci una smorfia,irritata. Insomma, quando eravamo partiti lei lo odiava, e adesso se ne stavano qui, a farsi un sacco di moine l’uno con l’altra.

-Dovresti essere contenta. Adoro mia suocera-

Suocera. Che ridere.

-Infondo, è una donna anche lei. L’avrai solamente conquistata-. Mi strinsi nelle spalle, lo sentii ridere. Che voce del diavolo che aveva, avrebbe dovuto cantare.

-E’ sposata. Con le donne sposate non ci si può combinare niente-, asserì tranquillo.

-Per piacere, come se potesse fare la differenza-

-Ammettilo: ti piace immaginarmi così infame. E se anche non lo fossi per te sarebbe lo stesso, perché saresti convinta che lo sono-

-Stasera parli troppo-

-Questa era la mia battuta-, disse sottovoce. Prese la mia mano, ancora tra i suoi capelli. La osservava attentamente.

-Raccontami di una donna con cui sei stato-. Non mi raccontava mai le sue storie. Ovviamente ero gelosa, spaventosamente piena di gelosia, se mi raccontava di una donna con cui era stato, ma ovviamente provavo un certo piacere perverso nel sentirmi la vincitrice, tra tutte quelle che ci avevano provato. In fin dei conti, ero sempre stata molto competitiva. Ma non mi raccontava quasi mai niente. Di solito lo faceva così, per darmi un po’ fastidio, quando ero un po’ persa nei miei pensieri. Mi riportava a terra in un istante.

-Ancora? Gesù, Nessie, stasera hai intenzione di andare a tirare in ballo tutti i discorsi più pesanti che tu possa immaginare o è solo il tuo inconscio che lavora a un ritmo più frenetico del solito?-, esclamò spazientito, improvvisamente all’erta. 

-Avanti, alla fine piace anche a te raccontarmi. Solo una!-

-Poi se te la racconto diventi nervosa-. Si guardava attorno, in trappola. Pensavo che avrebbe aperto la finestra e se la sarebbe data a gambe da un momento all’altro.

-Mi passerà-

-Nes-, mi guardò serio, sbuffò. –Nes, lo sai anche tu che ti passerà solo se poi ti porterò a letto, ma visto che qualcuno ha fatto voto di castità per stasera, preferirei evitare di assecondare le tue domandine morbose-

-Non è un voto inderogabile. Insomma, alla fine, nessuno ha accettato le condizioni di mio padre, no?-

-E la storia che sarebbe entrato facendo irruzione con un’ascia o qualcosa di simile?-, inarcò le sopracciglia. Soppesava le proposte. Era un gran furbo, ecco cos’era.

-Non credo che un machete potrà veramente arrecarti qualche danno permanente, dopotutto-

Lo visi riconsiderare la cosa, e anche io fui soddisfatta della piega che la situazione aveva preso. Forse sarei riuscita a dormire, dopo essermi stancata un po’.

-Racconta!-. Schioccai la lingua entusiasta.

-Che fatica. Vediamo, fammi pensare-

-Secondo me preferivi le bionde!-

-Mah, era abbastanza uguale-

-A me piacciono i biondi!-

-Mmm, interessante-. Inarcò le sopracciglia scure, rise. –Che diavolo hai stasera?-

-Credo di essere abbastanza felice. Non cambiare discorso, chi era la bionda fortunata?-

-Non ho detto che mi piacciono le bionde-

-Scusa-, sussurrai. Giurai a me tessa di stare zitta e di contenere la mia momentanea esuberanza per uno scopo migliore.

-Ti racconterò di Dharma, visto che probabilmente accompagnerà Tatjana qui, la prossima settimana-. Si mise a sedere di fianco a me, appoggiando la schiena alla morbida testiera del mio letto. La luce smorta delle stelle illuminava il suo profilo di una strana tonalità metallica, d’argento. Rimase in silenzio, a guardarmi con una sfacciata espressione di sfida negli occhi. –Allora, non sei gelosa?-

-Veramente ti ho chiesto io di raccontarmi la storia, perché dovrei essere gelosa?-, tagliai corto. Benjamin sbuffò divertito, mi strinse a sé.

-Che palle. Non mi fai mai divertire. Comunque, io e Dharma abbiamo avuto una storiella. Niente di che-, mormorò suadente. Se fossi stata un po’ più scema sarei rimasta solamente incantata ad ascoltarlo, senza farmi troppi problemi.

-Esattamente un storiella di quanto?-

-Mah, una decina d’anni, quindici forse, comunque è uguale. Sai, è una un po’ strana. Tutta fissata sui chakra, e sul karma, e su tutte quella roba da fachiri. Proprio non era il mio tipo-

-L’hi lasciata tu?-. Mi guardavo le unghie che mi ero giusto fatta quella sera, mentre cercavo di capire se era il caso di agitarsi o no. Una decina di anni, quindici forse.

-Penso di sì-, fece una smorfia, annoiato – Un giorno le ho detto che me ne andavo senza di lei e lei ha detto che si poteva fare-

-Interessante. L’hai più vista da allora?-

-Un paio di volte-

-Cosa centra con Tatjana?-. mi concentrai sul suo viso. Di lei non sapevo praticamente niente: sapevo che era la sua creatrice, sapevo che già un volta aveva intercesso tra noi e i Volturi, quando avevo deciso di lasciare la mia famiglia e di andarmene con Ben. Senza il suo appoggio non ci avrebbero lasciato fare così facilmente. Qualcosa la legava alla famiglia reale, era potente, a suo modo. Io non l’avevo mai vista,in ogni caso: e Benjamin non ne parlava quasi mai e, se capitava, di solito il solo pensiero bastava a irritarlo. Anche allora sembrò un po’ seccato dalla domanda.

-Sono legate da una specie, come posso dire…di patto. Entrambe sono profondamente egoiste, tutto quello che fanno è ben calcolato perché vada a loro vantaggio tra loro. Evidentemente trovano che spalleggiarsi a vicenda sia un ottimo modo per assicurarsi una vita più agiata e sicura-. Sembrava disgustato da quello che aveva appena detto.

-In che senso?-, chiesi piano. Seguii con le dita i contorni delle piccole cicatrici sul suo collo, così, giusto per tranquillizzarlo un po’. Ero molto curiosa di sapere, valeva la pena di insistere un po’ a modo mio. Funzionava, socchiuse gli occhi.

-A tutte e due piace sentirsi potenti, gli piace imporre il loro carattere. Sono due stronze, Ness. E Dharma ce l’avrà con te, vedrai-. Sospirò e mi strinse ancora un po’ a sé, mentre rimanevo a bocca aperta, entusiasta della mia fortuna sfacciata. La rivale in amore. era meraviglioso: già mi vedevo, vittoriosa, mollemente avvinghiata a Benjamin, pienamente ricambiata, mentre la rivale, in silenzio e in disparte, oppressa da un’invidia insostenibile, lasciava la scena accompagnata dalla triste melodia gracchiante di un violino. Cercai di non lasciar trasparire l’entusiasmo, perché non pensasse che fossi pazza. Ricominciai a sfiorare le tracce delle cicatrici, lui ricominciò a vuotare il sacco-

-Mi spiace che ce l’avrà con te. Sa essere insopportabile,e cattiva-, disse scuotendo la testa. Rivolse a me lo sguardo - Quasi quanto te-. Ci scambiammo un’occhiataccia.

-Guarda che non m’incanti. Io lo so che ti piace-. Sciolsi l’abbraccio e mi distesi sul letto, a pancia in giu.

-Cosa?-, chiese confuso.

-Il fatto che io sia seccante-, sussurrai, schioccando la lingua. Andavo molto fiera del mio pessimo carattere.

-Mmm. Confesso che mi aiuta. Non penso mai che nessuno potrebbe provarci seriamente con te, per esempio-, rispose lui, giusto per provocarmi. Come sempre ci riuscì, ringhiai. E lui rise delle mie fusa sgraziate.

-Vuol dire che non sei geloso?-, esclamai risentita, come se fosse un’accusa.

-E perché dovrei esserlo? Tu non lo sei, no?-, fece lui calmo.

-Certo che lo sono!-, strillai

-Non pensavo proprio, visto che farti raccontare le mie storie passate ti diverte-. Rimase in silenzio a fissare il soffitto. Ero talmente concentrata sulla mia piccola offesa che non mi ero resa conto che si  era incazzato. Rimasi per un po’stupita a fissarlo. Presi la sua mano, la baciai delicatamente.

-Ehi. Cosa c’è?-. sussurrai piano, di nuovo posai le labbra sul dorso della sua mano.

-Non fare così. Mi fai sentire in colpa, cazzo-. Continuava a guardare il suo soffitto, tutto concentrato. Era esattamente così che volevo farlo sentire, ragionarci sarebbe stato più semplice.

-E per cosa?-, strinsi la sua mano, senza starlo ad ascoltare. Sapevo bene cosa dovevo fare.

-Non dovrei fare così, non sono un’idiota e so che non è giusto-

-Però?-,lo incalzai inquieta.

Posò lo sguardo su di me, il battito del mio cuore accelerò. Come diavolo facevano i suoi occhi ad essere sempre così neri?

-Perché non sei gelosa?-

-Certo che lo sono!-, giurai sicura. Avrei ucciso per lui, lo sapevo bene.

-Non quanto me!-. Quasi urlò, feci un salto. Mi guardava con insistenza, desideroso di una risposta. Me ne stessi un po’ zitta così, solo a guardarlo, per non perdermi lo spettacolo della sua fronte corrugata e dei suoi occhi inquieti.

-Tu credi che io non sia gelosa-

-Non è così semplice. Per me è..-

-Importante?-, azzardai. Fece una smorfia, poi alzò di nuovo gli occhi al soffitto e infine, guardandomi di sbieco, fece cenno di sì. Improvvisamente mi sentii molto matura e ragionevole, fu proprio una strana sensazione. Mi sfuggì una risatina. –Sai che non ti facevo così permaloso?-, dissi, rilassandomi un po’. Benjamin sorrise e si passò una mano tra i capelli, ancora distratto. –E guarda che io sono gelosa!-, aggiunsi, offesa dal suo mutismo.

-Ah sì?-. Alzò teatralmente un sopracciglio, dubbioso.

-Certo che sì, razza di idiota!-, attaccai io, ma Ben mi interruppe prima che potessi insultarlo ancora un po’.

-E allora perché non reagisci? Perché non fai qualcosa di minimamente sospettoso! Insomma sei qui tutta contenta e beata che non vedi l’ora di farti raccontare con chi è che sono stato, e non reagisci nemmeno se ti dico che la mia ex sarà qui la prossima settimana!-. scuoteva la testa, frustrato.

-Ma io sono gelosa. È solo che mi piace conoscere le mie rivali, solo per sentirmi più forte di loro, non lo avevi capito?-, sbuffai –Di solito non ci metti molto a capire-. I suoi dubbi erano totalmente  assurdi. Ero gelosa di lui da star male. Sembrò sorpreso quanto me di quella considerazione così ovvia.

-Cosa scusa?-, chiese Benjamin, cercando di capire meglio.

-Mi piace pensare a me che sto con te e a loro senza niente-, spiegai velocemente. In effetti, era una cosa abbastanza ridicola, nel mio stile. Subito Ben non disse niente, poi scoppiò in una risata fragorosa. Anche io sorrisi: mi piaceva farlo ridere.

-Nessie, sei un mostro-, mi disse mettendomi a posto una ciocca di capelli fuori posto.

-E tu sei un idiota-. Gli diedi una spinta, lui si distese al mio fianco. Il suo viso era di fronte al mio, sentii i miei nervi tendersi.

Era come se improvvisamente il ritmo della notte fosse cambiato. Anche la musica in sottofondo era cambiata.

-Uccideresti per me?-. Benjamin mi osservava, con quel suo sguardo stranamente lucido, con quell’ espressione morbosa sul viso. Forse anche io avevo la stessa faccia deformata dall’ emozione.

-Quanto tu per me-, risposi senza esitazione.

-Non so perché te lo chiedo-

-Anche io lo penso a volte-

-E’ un aspetto interessante della relazione-

-Forse parliamo troppo-

Sfiorai la sua palpebra con il mio indice. Sfiorò le mie labbra con il suo.

-Lo senti anche tu che potremmo morire?-, sussurrai incerta.

-Sì. Hai paura di morire?-

-Solo se penso che sarò sola. Non se penso che dopo di me non ci sarà niente-

-Io ho paura del vuoto-

Posai il palmo della mia mano sulla sua guancia. Toccò appena il mio mento.

-Benjamin, non dovremmo avere paura di morire. Non dovresti preoccuparti del tempo-

-Gli esseri umani vivono e non si accorgono del tempo. Noi consumiamo la nostra esistenza pensando di sconfiggerlo. Non voglio sfidare il tempo Nes. Non voglio sfidare nessuno, mi basta vivere con te-. Chiuse gli occhi, io rimasi in silenzio a guardarlo. Era innaturale. Per un istante, posai le mie labbra sulle sue, una linea dura e tesa sul suo volto di pietra. Sentii il suo sapore, mi allontanai.

-Se non lo vuoi, non farlo. Non lottare con nessuno. Non potrei seguirti, non so come si fa-

-Lo so-

-Ma se volessi, potrei imparare a farlo-

-Non voglio-

Riaprì gli occhi, non aspettavo altro. Era confuso, come se avesse paura di qualcosa. D’un tratto mi sembrò un po’ meno pazzesco, che avesse avuto paura che non fossi gelosa di lui. Sentivo il bisogno di difenderlo.

-Non ci divideranno. Nessuno di loro può fare la differenza per noi-

-Pensi ai Volturi?-

-Esattamente-

Mi sorrise, complice. Eravamo due bambini con un grosso segreto tra le mani, nella mia cameretta da ragazzina con le pareti color malva e con il mio telefono finto con le smarties nella cornetta trasparente.

Non avevo nemmeno troppa paura di morire.

-Benjamin?-, sussurrai.

-Cosa?-

-Non ho nemmeno paura di vivere-

-Come sei profonda, ragazzina-

-E tu?-

-Nemmeno io ho paura-

-Prima o poi riusciremo a mettere tutto a posto, vedrai-

-Ne sei sicura?-

-Cosa?-

-Credi davvero che i nostri problemi siano Jacob e un paio di sadici maniaci?-

Ci pensai su un secondo.

-No-

-Non è così semplice-

-Proprio così-

-Per me va bene- dissi

Mi sorrise, entusiasta.

-Io non me ne andrò mai-

-Nemmeno io-

 

Dovevo proprio ammettere, arrivata a quel punto, che ero stata molto fortunata, più di quanto mi sarei davvero meritata. Infinitamente di più di qualsiasi altra persona normale. Ci sono centinaia, migliaia, milioni di persone che soffrono, per i motivi più diversi. Per la solitudine, per l’abbandono, per l’incomprensione, per la rabbia, per l’odio, per l’indifferenza. Ma sono molto pochi quelli a cui è data la possibilità di ricominciare. Forse non di essere felici, perché non tutti sanno essere felici. Ma perlomeno di avere la possibilità di vivere davvero.

Tutte le grandi cose della mia vita erano successe di notte, e così fu anche allora.

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! Scusate per il ritardo, ma sono stata piuttosto presa dalla scuola e dallo scambio con una classe di svedesi (ma siccome sono praticamente tutte ragazze, con mio enorme disappunto, non sono poi così entusiasta. Vorrei vedere voi, a girare con una vichinga super bionda e super tettona, se mi passate il termine!). Il titolo l’ho copiato dalla famosa canzone che penso conoscerete tutti e che mi ha molto aiutata nella scrittura del finale, cioè Thoughts of a dying atheist dei Muse.

Grazie ancora a chi legge e a chi commenta J

LadyEl: Ciao!! Be non credo che chi fa scuole come le nostre abbia di certo innato il dono della sintesi XD Ti capisco! Purtroppo stasera vado di fretta (devo ripassare la mia parte della visita guidata della città che faremo domani con le terribili svedesone) quindi devo fare un sunto. Non sapevo che scrivessi! J appena ho tempo darò un’occhiata alle tue storie, anche se di solito non leggo molte fan fic…però mi hai incuriosita!Riguardo la playlist ho pensato di associare le canzoni a dei particolari momenti: in effetti mi aiutano molto, come nel caso di questo capitolo, e mi piacerebbe riuscire a trasmettere attraverso le parole quello che a me dicono, però è complicato! Riguardo la fine della storia invece, penso che ormai sia quasi tempo J alla fine, siamo giunti a un punto fermo, no? E dove non c’è contrasto, non c’è storia. Quindi credo che dovrò solo mettere a posto qualche questione (vedi Jacob) e introdurre qualche altro piccola modifica prima di finirla. Non credo che farò seguiti…non mi piacciono! Le belle storie sono quelle che rimangono immobili nella nostra memoria, quelle a cui non c’è bisogno di apportare cambiamenti, secondo me. Grazie ancora per le bellissime recensioni e a presto! Un bacio

Sinead: Ciao! Be niente “blocco della scrittrice” ma più che altro “scuola assassina”, uffa! Be Edward padre anche a me affascina come figura…secondo me perché la Meyer non l’ha approfondita a dovere. Insomma rimane quasi ambigua: certo, ama sua figlia alla follia, ma quasi “convenzionalmente”. Mi da un po’ quest’impressione, come se amasse più il fatto che sia una parte di Bella piuttosto che sua figlia. Sotto sotto Edward mi ha sempre inquietata un po’… grazie ancora per le recensioni, un bacio!

Sily85: Ciao Ale! J ed ecco qua Ben super tenero che ascolta Jazz anni trenta…me lo immagino un po’ così, ancora perso nel suo mondo. E’ lui il cucciolo!! XD Be comunque non ti preoccupare, c’è un futuro anche per Jake tra un’effusione e l’altra dei due colombelli (ok, non è esattamente la figura adatta ma non mi viene in mente altro :s ), che non sarà poi così triste e tragica, solo un po’ disincantata. Grazie mille per i complimenti, davvero, mi incoraggiano sempre a partire per la tangente! XD  Un bacio, a presto!

 

 

 

 

 

 

 

  
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