«Buongiorno oxfordiani!
Sono
le dieci di domenica 31 agosto! E’ una bellissima giornata ed
io vi aiuterò a
svegliarvi con la musica di Radio Ox!», la voce squillante
dello speaker entrò
nei padiglioni auricolari della povera ed assonnata Kim.
«Mmm...», si
lamentò con voce
impastata.
La canzone risuonò nella
camera. La ragazza diede un colpo alla sveglia, «Stupida
radio», commentò, «Che
caspian di nome è Radio Ox?»
Sua madre probabilmente aveva
spolverato il suo comodino, impostando per sbaglio la sveglia. Si mise
a
sedere, massaggiandosi la nuca con movimenti circolari. Si
alzò, spostandosi in
bagno. Si armò di spazzola e pettinò gli
arruffati capelli biondi che si sistemarono,
formando un semplice ma splendido caschetto dorato.
Dopodiché rassettò il suo
intimo. Era il suo preferito. Era lilla, in seta con inserti in raso
viola.
Sistemò anche il suo ciondolo, che durante la notte si
attorcigliava sempre con
il resto della collana. Lo aveva dalla nascita, poiché
gliel’aveva regalato la
nonna. Era un piccolo medaglione, formato da complicati intrecci
d’argento con
al centro una minuscola pietra bianca, simile ad un diamante. Era un
diamante?
Strinse le spalle. Si lavò accuratamente la faccia e scese
in cucina.
Sua madre era ai fornelli,
come sempre. Era una donna alta, magra e slanciata, proprio come la
figlia. I
capelli erano un po’ più lunghi dei suoi, biondi e
mossi mentre gli occhi erano
verdi. Gli occhi di Kimberly invece, erano azzurro cielo, come quelli
del
padre.
«Buongiorno
dormigliona», la
salutò.
«E’ colpa tua
se mi sono
svegliata», l’accusò la figlia,
insofferente.
Sua madre la guardò
sorpresa,
«Perché?».
«Lascia
perdere», con un
gesto, Kim liquidò la faccenda.
Si sedette al piccolo
tavolino in formica, aspettando pazientemente che sua madre le servisse
la
colazione. Puntualmente, la servì, con qualche biscotto al
cioccolato e una
tazza di latte fumante.
Giocando con una ciocca dei
suoi capelli dorati, immerse svogliatamente il primo biscotto nel
liquido
bianco e tiepido. Continuò a rigirarsi i capelli tra
l’indice, aiutandosi con
il pollice, immersa nei suoi pensieri. La cucina sprofondò
nel silenzio più
assoluto, rotto solo dal soffuso girare di un cucchiaio di legno lungo
la
superficie di vetro di una ciotola. Sua madre stava facendo una torta.
«Buongiorno!»,
la porta
s’aprì, lasciando intravedere Casey,
l’esuberante sorella quindicenne di
Kimberly. Aveva lunghi capelli biondi, raccolti in una spettinata coda di cavallo ed occhi
verdi, come la
madre. Era molto più piccola della sorella, che alla sua
età aveva superato il
metro e settanta.
Kim sussultò, ed il
biscotto
le cadde nella tazza, colma di latte.
«’Azzo»,
imprecò sottovoce,
mentre il povero biscotto tondo s’impregnava di liquido e
sprofondava negli
abissi lattiferi della tazza. La ragazza immerse sgraziatamente le dita
nel
latte caldo, per salvare il disgraziato biscottino.
Sua sorella
s’avvicinò
saltellando al tavolo.
«Per colpa tua
dovrò fare la
rianimazione bocca a bocca a questo sciagurato»,
accusò.
Casey ridacchiò,
«Ah sì? E
come pensi di farla?»
Kim si ficcò in bocca il
biscotto intero, «’Osì!»,
disse a bocca piena, tra le risate della sorella
minore.
La maggiore
s’alzò dal tavolo,
poggiando la tazza sporca nel lavandino. Strascicava i piedi, era
stanca,
nonostante si fosse appena alzata. Probabilmente, sebbene si fosse
lavata, la
sua faccia sembrava quella di uno zombie. Sicuramente, pesanti occhiaie
le
contornavano gli occhi, accentuate da grosse borse. Erano mesi che le
aveva.
Non riusciva a dormire bene. Era agitata, perché sapeva che
sarebbe andata
all’Università di Oxford, esattamente il giorno
successivo. La tensione era
palpabile. Casey la guardò incuriosita, inclinando la testa
da un lato, proprio
come un cagnolino.
«Ci siamo svegliate con
il
piede sbagliato stamattina?»
Kim le lanciò
un’occhiata
truce, con i suoi occhi azzurri.
«Correre fa bene alla
salute,
mette il buonumore e fa sparire quelle orribili occhiaie... Dovresti
farlo
anche tu», notò la sorella.
«Taci nanetta»,
borbottò Kim,
in preda ad un improvviso sbalzo d’umore.
Fingendosi offesa, Casey
salì
atleticamente le scale, diretta in camera sua.
«Nessuno corre
più alla
mattina nella società moderna... Non si ha
tempo!», mormorò tra sé,
contrariata.
La giornata che era appena
iniziata non era delle migliori.