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Autore: MaryLouise    08/02/2010    3 recensioni
Quattro ragazze.
Un grande potere.
Storia temporaneamente sospesa ed in fase di riscrittura.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Buongiorno oxfordiani! Sono le dieci di domenica 31 agosto! E’ una bellissima giornata ed io vi aiuterò a svegliarvi con la musica di Radio Ox!», la voce squillante dello speaker entrò nei padiglioni auricolari della povera ed assonnata Kim.

«Mmm...», si lamentò con voce impastata.

La canzone risuonò nella camera. La ragazza diede un colpo alla sveglia, «Stupida radio», commentò, «Che caspian di nome è Radio Ox?»

Sua madre probabilmente aveva spolverato il suo comodino, impostando per sbaglio la sveglia. Si mise a sedere, massaggiandosi la nuca con movimenti circolari. Si alzò, spostandosi in bagno. Si armò di spazzola e pettinò gli arruffati capelli biondi che si sistemarono, formando un semplice ma splendido caschetto dorato. Dopodiché rassettò il suo intimo. Era il suo preferito. Era lilla, in seta con inserti in raso viola. Sistemò anche il suo ciondolo, che durante la notte si attorcigliava sempre con il resto della collana. Lo aveva dalla nascita, poiché gliel’aveva regalato la nonna. Era un piccolo medaglione, formato da complicati intrecci d’argento con al centro una minuscola pietra bianca, simile ad un diamante. Era un diamante? Strinse le spalle. Si lavò accuratamente la faccia e scese in cucina.

Sua madre era ai fornelli, come sempre. Era una donna alta, magra e slanciata, proprio come la figlia. I capelli erano un po’ più lunghi dei suoi, biondi e mossi mentre gli occhi erano verdi. Gli occhi di Kimberly invece, erano azzurro cielo, come quelli del padre.

«Buongiorno dormigliona», la salutò.

«E’ colpa tua se mi sono svegliata», l’accusò la figlia, insofferente.

Sua madre la guardò sorpresa, «Perché?».

«Lascia perdere», con un gesto, Kim liquidò la faccenda.

Si sedette al piccolo tavolino in formica, aspettando pazientemente che sua madre le servisse la colazione. Puntualmente, la servì, con qualche biscotto al cioccolato e una tazza di latte fumante.

Giocando con una ciocca dei suoi capelli dorati, immerse svogliatamente il primo biscotto nel liquido bianco e tiepido. Continuò a rigirarsi i capelli tra l’indice, aiutandosi con il pollice, immersa nei suoi pensieri. La cucina sprofondò nel silenzio più assoluto, rotto solo dal soffuso girare di un cucchiaio di legno lungo la superficie di vetro di una ciotola. Sua madre stava facendo una torta.

«Buongiorno!», la porta s’aprì, lasciando intravedere Casey, l’esuberante sorella quindicenne di Kimberly. Aveva lunghi capelli biondi, raccolti in una spettinata  coda di cavallo ed occhi verdi, come la madre. Era molto più piccola della sorella, che alla sua età aveva superato il metro e settanta.

Kim sussultò, ed il biscotto le cadde nella tazza, colma di latte.

«’Azzo», imprecò sottovoce, mentre il povero biscotto tondo s’impregnava di liquido e sprofondava negli abissi lattiferi della tazza. La ragazza immerse sgraziatamente le dita nel latte caldo, per salvare il disgraziato biscottino.

Sua sorella s’avvicinò saltellando al tavolo.

«Per colpa tua dovrò fare la rianimazione bocca a bocca a questo sciagurato», accusò.

Casey ridacchiò, «Ah sì? E come pensi di farla?»

Kim si ficcò in bocca il biscotto intero, «’Osì!», disse a bocca piena, tra le risate della sorella minore.

La maggiore s’alzò dal tavolo, poggiando la tazza sporca nel lavandino. Strascicava i piedi, era stanca, nonostante si fosse appena alzata. Probabilmente, sebbene si fosse lavata, la sua faccia sembrava quella di uno zombie. Sicuramente, pesanti occhiaie le contornavano gli occhi, accentuate da grosse borse. Erano mesi che le aveva. Non riusciva a dormire bene. Era agitata, perché sapeva che sarebbe andata all’Università di Oxford, esattamente il giorno successivo. La tensione era palpabile. Casey la guardò incuriosita, inclinando la testa da un lato, proprio come un cagnolino.

«Ci siamo svegliate con il piede sbagliato stamattina?»

Kim le lanciò un’occhiata truce, con i suoi occhi azzurri.

«Correre fa bene alla salute, mette il buonumore e fa sparire quelle orribili occhiaie... Dovresti farlo anche tu», notò la sorella.

«Taci nanetta», borbottò Kim, in preda ad un improvviso sbalzo d’umore.

Fingendosi offesa, Casey salì atleticamente le scale, diretta in camera sua.

«Nessuno corre più alla mattina nella società moderna... Non si ha tempo!», mormorò tra sé, contrariata.

La giornata che era appena iniziata non era delle migliori.

   
 
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