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Autore: Babu 17    08/02/2010    5 recensioni
-Tu non sembri una di loro-, disse cortese. -Non lo sono infatti. Lavoro da sola e costo di più-, risposi facendogli segno con due dita di avvicinarsi. -Quanto?-. -Dipende da quello che vuoi-. Tutto ciò che è piacevole dura poco, diceva mio nonno. Ed aveva ragione. Accidenti se aveva ragione. Lui non era venuto. Ero stata una stupida a crederlo diverso.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo di questa storia. Un po' mi rende triste sapere che è finita, ma credo che mi consolerò con il nuovo racconto che pubblicherò: “The smiler”. Titolo inquietante, eh? Beh, vi assicuro che il contenuto lo è ancora di più. Quindi tenete d'occhio la lista delle nuove storie perché sto per tornare! xD

Quindi siamo giunti al mio ultimo commento pre-capitolo.

Ne approfitto per ringraziare tutti dal più profondo del mio cuore per aver seguito la mia storia. Grazie davvero, siete fantastici.

Ringrazio principalmente la dolce Claudia che ha sempre letto e commentato il mio racconto con sentimento e gentilezza, e che spesso mi ha commossa con i suoi innumerevoli complimenti. Grazie, questo capitolo è per te.

Infine, ammetto che è stato strano ed emozionante scrivere una storia come questa: intrigante e anche malinconica, ma spero che vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuto a me scriverla.

Siamo giunti alla fine.

Che cali il sipario.

Mi aspetto gli applausi. =)

Saluti e calorosi baci.

Babù.


13. Byebye


Qualcuno bussò alla porta interrompendo il mio sogno.

Aprii e restai a bocca aperta: -Che cosa ci fai qui? Non ti avevo forse detto di non farti più vedere?-. Un groppo umido e disgustoso mi risalì per la gola.

Si fece avanti. Era pallida, sconvolta, disperata, piagnucolante. Gettò le sue braccia dietro al mio collo e mi baciò: le sue labbra premettero dolcemente sulle mie ed io volai in paradiso.

La strinsi forte al mio petto e desiderai che quel momento durasse per sempre.

Affondò il volto tra mia spalla ed il collo scoppiando a piangere: -Avevo bisogno di vederti. Sei tutto ciò che mi è rimasto...Linda...è morta...la mia bambina se ne è andata...-.

La osservai e con un altro bacio mi unì al suo dolore troppo profondo da poter essere descritto con le semplici parole. La presi in braccio e la trasportai fino al mio divano, la feci stendere e le accarezzai il volto con dolcezza: ero felice che, tra tutti, lei avesse scelto di rendere partecipe me del suo male.

Guardai il tavolino di vetro a pochi centimetri da noi, pieno di una dolce polvere bianca. Mi chiesi che cosa avrebbe pensato.


I suoi baci erano stati confortanti. Più di quanto avrei mai potuto immaginare.

Era sopra di me e mi fissava. Il suo sguardo postò velocemente verso il tavolino ed io lo seguii: c'era dell'eroina. O almeno credevo fosse eroina, per quello che ne sapevo poteva essere qualsiasi cosa!

Lo osservai con attenzione e notai quei piccoli particolari a cui non avevo dato peso, prima.

Tremava, violentemente, sudava nonostante fosse freddo. Le occhiaie profonde, le labbra pallide, gli occhi vacui ed il colorito spento, morto, marcio.

Spostai il suo volto in modo che i nostri occhi si incontrassero: -Rick, che cosa hai fatto?-.

-Sto cercando di uccidermi...sono un mostro...-.

Lo abbracciai forte, -Non puoi morire, non puoi lasciarmi anche tu!-.

Mi baciò. Le sue labbra erano vomitevolmente amare.

-Non ho più scelta, Samantha, sto morendo...-.

-NO! TU NON MORIRAI!-, gridai esasperata.

Sorrise e posò delicato le labbra sulle mie: -E' troppo tardi...è da mesi che ci lavoro...e adesso è troppo tardi...mi spiace solo di non averti incontrata prima...-.

Scoppiai a piangere. -Shhh-, disse dolce, -Non piangere, ci rivedremo...un giorno...-.

-Non lasciarmi-.

-Non ho scelta-.

Lo fissai con gli occhi pieni di lacrime: -Almeno amami un'ultima volta...-.

Unì i nostri corpi in un abbraccio e ci abbandonammo a quel piacere che ci aveva colpiti la prima volta che ci eravamo incontrati.

I suoi gemiti si fecero più forti. Erano di dolore, puro e violento dolore.

Lo strinsi forte a me.

-Ti amo Rick...-.

Ci guardammo intensamente. -Anche io ti amo...mi mancherai...-.

Sorrisi: -Non preoccuparti, ci rivedremo presto-, lo baciai e lasciai che il suo corpo senza forze si accasciasse sul mio.


Restai ore a guardare il suo volto morto ed immobile. Ore passate ad accarezzare i suoi capelli ed a baciare le sue labbra fredde e dure.

Non avevo pianto. Non ne avevo bisogno, poiché la nostra morte si sarebbe rivelata un'altra vita.

Chiusi gli occhi ed inspirai una striscia di ero: la quinta di quella notte.

Mi alzai in piedi, indossavo la sua maglietta ancora impregnata del suo odore squisito. Lo coprii con una coperta e lasciai il suo corpo splendido addormentato eternamente su quel divano che tante volte ci aveva accolti ed aveva accolto il nostro amore.

Aprii la porta-finestra, l'aria gelida mi bruciava i polmoni.

Salii in piedi sul cornicione.

La luna è bellissima stanotte.

Feci un passo e caddi nel vuoto.

Linda, sto arrivando. Arrivo. Arrivo. Arrivo. Arr...


Uno schianto disumano aveva fatto svegliare tutto il vicinato.


All'interno di una camera di ospedale un cuore ricominciò a battere violento.


The end

  
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